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PIANETA TERRA. SULLE ALI DELLO SPIRITO DI FILADELFIA E DI GIOACCHINO DA FIORE, PER IL DIALOGO E LA PACE. UN NUOVO MOMENTO DELLA PROMESSA ...

OBAMA IN GHANA. IL DISCORSO IN PARLAMENTO. "Good morning. It is an honor for me to be in Accra, and to speak to the representatives of the people of Ghana". Il testo integrale dell’intervento - a cura di Federico La Sala

sabato 11 luglio 2009 di Federico La Sala
[...] I am speaking to you at the end of a long trip. I began in Russia, for a Summit between two great powers. I traveled to Italy, for a meeting of the world’s leading economies. And I have come here, to Ghana, for a simple reason: the 21st century will be shaped by what happens not just in Rome or Moscow or Washington, but by what happens in Accra as well. [...]
[...] Fifty-two years ago, the eyes of the world were on Ghana. And a young preacher named Martin Luther King traveled here, to (...)

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> OBAMA IN GHANA. IL DISCORSO IN PARLAMENTO. ---- Obama ai giovani afroamericani, alla Naacp, la più antica associazione per i diritti dei neri (di Angelo Aquaro).

sabato 18 luglio 2009


-  Il presidente alla Naacp, la più antica associazione per i diritti dei neri
-  "Non voglio che i nostri figli aspirino solo di diventare rapper o giocatori di basket"

-  Obama ai giovani afroamericani
-  "Studiate per diventare giudici"

-  dal nostro inviato ANGELO AQUARO *

NEW YORK - Quando Barack Obama si è ribellato, finalmente, all’ultimo padrone, quel tele-prompter, il gobbo, che gli confeziona i discorsi più convincenti, la gente, la sua gente giù in platea, è esplosa in un boato: "Guido per Harlem", ha urlato andando a braccio "scendo per il South Side di Chicago, vedo tutti quei ragazzi buttati agli angoli delle strade, e allora dico: potrei essere io, lì, ma grazie a Dio è andata diversamente". Grazie a Dio, e per volontà della nazione.

Nella sala dell’Hilton Hotel, addobbata di festoni e palloncini per i cent’anni del Naacp, la più antica associazione per i diritti civili, Obama riscopre l’orgoglio nero. "Noi lo sappiamo: anche se la crisi economica colpisce gli americani di ogni razza, tra gli afroamericani ci sono più disoccupati". Boato. "Sembra un sermone", chioserà il New York Times, e infatti i delegati cominciano a fargli eco con il classico "amen" delle funzioni religiose: l’origine del blues. Se ne accorge, Obama. "Ehi", scherza "ho creato un angolo della preghiera".

In campagna elettorale, nei primi cento giorni, il presidente non aveva mai esaltato le sue origini. Anzi. Ora gli analisti sottolineano che mai come adesso, stretto tra la crisi, le riforme che reclamano nuove tasse e le critiche per la scelta della latina Sotomayor alla Corte Suprema, il presidente ha bisogno del sostegno della comunità nera, magari nella forma lobbistica che il Naacp, 300 mila iscritti e 30 milioni di budget, può garantire. "Make no mistake", dice il presidente: non facciamo errori, non illudiamoci. "Il dolore della discriminazione è ancora sentito in America". Dice cose di sinistra, Obama. Parla di responsabilità. "Allontanate dai nostri figli l’Xbox, metteteli a letto presto. Non possono tutti aspirare a essere il prossimo Le Bron o Lil Wayne", dice, additando i due miti, del basket e del rap, dei giovani.

"Io voglio che i nostri figli aspirino a diventare scienziati e ingegneri dottori e insegnanti, non solo giocatori di basket e rappers. Io voglio che i nostri figli aspirino a diventare giudici della Corte Suprema. Io voglio che aspirino a diventare presidente degli Stati Uniti". In sala c’è ancora chi urla "Amen".

* la Repubblica, 18 luglio 2009


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