I vescovi staccano la spina: «Italia, disastro antropologico»
di Roberto Monteforte (l’Unità, 29 gennaio 2011)
«Siamo di fronte a un disastro antropologico: fermiamoci in tempo prima che degeneri ancora di più». L’invito del segretario generale della Cei, monsignor Mariano Crociata è a «superare le risse, le guerre di tutti contro tutti», a recuperare «oggettività» e «pacatezza» per perseguire il «bene comune» e l’«interesse del paese». Questo chiedono i vescovi al termine del loro Consiglio permanente. «Ma pacatezza non vuole dire mancanza di indignazione». Precisa il segretario della Cei, attento a dare voce anche allo sconcerto e all’indignazione di tanta parte del mondo cattolico scandalizzato da quanto è emerso dalla «vicenda Ruby» che ha coinvolto il premier Berlusconi. Assicura che i vescovi si ritrovano pienamente nell’analisi accorta e preoccupata del presidente della Conferenza episcopale, cardinale Angelo Bagnasco.
Presentando ai giornalisti il documento conclusivo della Conferenza permanente il vescovo insiste molto sul bisogno di «mantenere pacatezza ed equità di giudizio, tanto più in un clima che, per ragioni oggettive, si fa più teso».
PACATEZZA E SCONCERTO
È solo così che per la Cei è possibile uscire dall’attuale situazione di crisi. Questo però chiarisce rispondendo a l’Unità, non vuole dire «lasciare marcire i problemi» o «restare indifferenti», ma guardare le cose «con sforzo di oggettività, volontà di risolvere, ciascuno secondo le responsabilità che ricopre». «Non vedo contrapposizione - ha voluto sottolineare - tra indignazione e pacatezza». Mette in guardia. «Finchè la ricerca del bene del Paese viene strumentalizzata e resta tacciabile di essere una difesa di parte, si prolunga la difficoltà di prendere in mano la situazione». Senza alzare i toni i vescovi confermato quanto detto dal loro presidente, Bagnasco. Compreso l’allarme sul degrado morale, ancora meno sostenibile se si considera l’impegno della chiesa per l’«emergenza educativa» e l’esigenza di offrire, in particolare ai giovani, valori positivi e di speranza. È esplicito Crociata. «Chi ha maggiori responsabilità ha un maggiore impegno a risultare esemplare nel suo comportamento, nella sua vita, affinché le giovani generazioni crescano secondo un modello di autentica riuscita morale».
Nelle sue parole non vi sono riferimenti diretti al «caso Ruby» e alle accuse rivolte dalla magistratura al premier Berlusconi. Non è compito della Chiesa - sottolinea il vice di Bagnasco - prendere una posizione «politica», come sull’eventualità di elezioni anticipate come esito della drammatica crisi politica del Paese. «Gli sviluppi di temi strettamente politici - chiarisce Crociata - sono affidati agli attori responsabili di questi sviluppi e dei meccanismi istituzionali che presiederanno a questo ambito». «Tutti - ha aggiunto Crociata - siamo chiamati a seguire gli eventi con senso civico per il bene della vita del paese, perché questo momento di tensione va superato».
Ha pure chiarito come l’attenzione della Chiesa ai temi etici non si limiti soltanto all’inizio e «al fine» vita. A proposito del «federalismo fiscale» i vescovi chiedono attenzione a «non produrre divari tra una parte e l’altra dell’Italia», salvaguardandone «l’unità».
Sull’inchiesta G8 che vede coinvolto oltre all’ex ministro Lunardi anche il cardinale Sepe per quando era a capo di «Propaganda Fide», monsignor Crociata ha espresso la sua solidarietà al porporato ora arcivescovo di Napoli, ma anche fiducia nella magistratura, confidando «che le cose saranno chiarite nelle sedi opportune».