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A FRANCESCO E CHIARA DI ASSISI. A DANTE E ALL’ ITALIA. "Deus charitas est: et qui manet in charitate, in Deo manet, et Deus in eo" (1 Gv., 4.1,21).

SE UN PAPA TEOLOGO SCRIVE LA SUA PRIMA ENCICLICA, TITOLANDOLA "DEUS CARITAS EST" ("CHARITAS", SENZA "H"), E’ ORA CHE TORNI A CASA, DA "MARIA E GIUSEPPE", PER IMPARARE UN PO’ DI CRISTIANESIMO. Una nota di Federico La Sala

DAL DISAGIO ALLA CRISI DELLA CIVILTA’: FINE DEL "ROMANZO FAMILIARE" EDIPICO DELLA CULTURA CATTOLICO-ROMANA
giovedì 28 febbraio 2013 di Federico La Sala
[...] Il grande discendente dei mercanti del Tempio si sarà ripetuto in cor suo e riscritto davanti ai suoi occhi il vecchio slogan: con questo ‘logo’ vincerai! Ha preso ‘carta e penna’ e, sul campo recintato della Parola, ha cancellato la vecchia ‘dicitura’ e ri-scritto la ‘nuova’: “Deus caritas est”
[Libreria Editrice Vaticana, Città del Vaticano 2006]!
Nell’anniversario del “Giorno della memoria”, il 27 gennaio, non poteva essere ‘lanciato’ nel ‘mondo’ un (...)

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> SE UN PAPA TEOLOGO SCRIVE --- La "Lumen Fidei", l’ enciclica, a quattro mani. Il testo porta la firma di Bergoglio ma in controluce si legge la prima stesura di Ratzinger (di Andrea Gualtieri)

venerdì 5 luglio 2013


-  Lumen Fidei, enciclica a quattro mani.
-  "La luce della Fede illumina la vita"

Il testo porta la firma di Bergoglio ma in controluce si legge la prima stesura di Ratzinger. Una riflessione sull’amore e sulla natura dell’uomo. Con riferimenti al matrimonio, alla famiglia e ad un mondo che non si basi solo su utili e profitti. "Papa Giovanni e Woytjla saranno santi"

di ANDREA GUALTIERI (la Repubblica, 05.07.2013)

Lumen Fidei, enciclica a quattro mani. "La luce della Fede illumina la vita" (ansa) QUATTRO capitoli più un’introduzione e una conclusione. E una traccia chiara: anche se si è pensato che "non servisse per i nuovi tempi, per l’uomo diventato adulto, fiero della sua ragione, desideroso di esplorare in modo nuovo il futuro", la "luce della fede" è "capace di illuminare tutta l’esistenza" perché è "in grado di valorizzare la ricchezza delle relazioni umane, la loro capacità di mantenersi, di essere affidabili, di arricchire la vita comune". Appaiono tredici volte le espressioni "vita comune" e "bene comune" nel testo dell’enciclica "Lumen fidei", presentata stamattina in Vaticano dai cardinali Mark Ouellet e Gerhard Muller, prefetti della Congregazioni dei vescovi e della dottrina della fede, e dall’arcivescovo Rino Fisichella, presidente del Pontificio consiglio per la nuova evangelizzazione.

UN’ENCICLICA A QUATTRO MANI - Ottantadue pagine scritte a quattro mani. Nell’ultima c’è la firma autografa di Francesco, il pontefice regnante. Ma in controluce si legge anche quella di Benedetto XVI, il papa emerito, che proprio stamattina insieme al suo successore argentino ha benedetto la statua di San Michele Arcangelo davanti al Governatorato. Nella Lumen Fidei è lo stesso Bergoglio a scrivere senza remore che dopo le lettere sulla carità e sulla speranza, Ratzinger "aveva già quasi completato una prima stesura di Lettera enciclica sulla fede": "Gliene sono profondamente grato - afferma Francesco - e, nella fraternità di Cristo, assumo il suo prezioso lavoro, aggiungendo al testo alcuni ulteriori contributi".

Alcuni appaiono evidenti. Come la metafora usata nel primo capitolo: "In tanti ambiti della vita ci affidiamo ad altre persone che conoscono le cose meglio di noi. Abbiamo fiducia nell’architetto che costruisce la nostra casa, nel farmacista che ci offre il medicamento per la guarigione, nell’avvocato che ci difende in tribunale". Papa Francesco, che è solito usare immagini vicine al vissuto comune, sottolinea che "abbiamo anche bisogno di qualcuno che sia affidabile ed esperto nelle cose di Dio" e inquadra in questo modo la figura di Cristo come "colui che ci spiega Dio", attraverso "il suo modo di conoscere il Padre, di vivere totalmente nella relazione con lui".

SENZA FEDE SI STA UNITI PER PAURA E INTERESSI - Parte da lì, spiega il pontefice, la propagazione della fede che "si trasmette nella forma del contatto, come una fiamma che si accende dall’altra" tanto che "è impossibile credere da soli" perché non si tratta di "un’opzione individuale". Proprio sulla base dell’esperienza cristiana, si comprende, secondo il Papa, anche "l’architettura dei rapporti umani": "Senza un amore affidabile - si legge nell’enciclica - nulla potrebbe tenere veramente uniti gli uomini. L’unità tra loro sarebbe concepibile solo come fondata sull’utilità, sulla composizione degli interessi, sulla paura, ma non sulla bontà di vivere insieme, non sulla gioia che la semplice presenza dell’altro può suscitare". Proprio nell’amore, invece, "è possibile avere una visione comune", imparando a vedere la realtà con gli occhi dell’altro, in un atteggiamento che "non ci impoverisce, ma arricchisce il nostro sguardo".

NELLA SOCIETA’ MA SENZA ARROGANZA - Ed è in questo spirito che il Papa afferma che "la luce della fede si pone al servizio concreto della giustizia, del diritto e della pace". Nel quarto capitolo si legge infatti del rispetto per il creato e di come i credenti siano chiamati a trovare per il pianeta "modelli di sviluppo che non si basino solo sull’utilità e sul profitto". Si affronta il tema dei rapporti sociali, con un richiamo alla fraternità, inseguita in tutta la storia della fede che, ammette Francesco, non è stata priva di conflitti. E si fa appello alla ricerca di forme giuste di governo, "riconoscendo che l’autorità viene da Dio per essere al servizio del bene comune".

Una fede che si riflette sulla società, nell’ambito della quale però il credente non può mostrarsi "arrogante" perché la sicurezza "lungi dall’irrigidirci - scrive il Papa - rende possibile la testimonianza e il dialogo con tutti".

MATRIMONIO UOMO-DONNA GENERA FEDE - Una fede, poi, che deve maturare dalla famiglia. E in questo c’è un richiamo al matrimonio, che nasca "dal riconoscimento e dall’accettazione della bontà della differenza sessuale" e che trovi la forza di essere una promessa "per sempre" nell’ottica di un disegno più grande dei propri progetti, "che ci sostiene e ci permette di donare l’intero futuro alla persona amata". Fondati su quest’amore, sottolinea il Papa, "uomo e donna possono promettersi l’amore mutuo con un gesto che coinvolge tutta la vita e che ricorda tanti tratti della fede".

"NON FACCIAMOCI RUBARE LA SPERANZA" - Uno spazio Bergoglio lo dedica anche ai giovani e al loro modo di vivere la fede con gioia, come manifestato nelle Giornate mondiali della gioventù. Di contro, però, citando l’esempio di san Francesco e madre Teresa di Calcutta come testimoni della carità, Bergoglio ricorda che Dio parla anche "all’uomo che soffre": non dona loro un ragionamento che spieghi tutto, ma "offre la sua risposta nella forma di una presenza che accompagna, di una storia di bene che si unisce ad ogni storia di sofferenza per aprire in essa un varco di luce". E’ il preludio di un passaggio che cristallizza nel documento un’espressione molto ricorrente in papa Francesco: "Non facciamoci rubare la speranza, non permettiamo che sia vanificata con soluzioni e proposte immediate che ci bloccano nel cammino".

WOJTYLA E RONCALLI SARANNO SANTI - L’enciclica, che porta la data del 29 giugno, è stata divulgata stamattina, nel giorno in cui papa Francesco ha pure firmato i decreti per la canonizzazione di Giovanni XXIII e Giovanni Paolo II che saranno proclamati santi insieme entro la fine dell’anno. Il pontefice ha approvato il miracolo attribuito all’intercessione del suo predecessore polacco e ha sottoscritto i voti favorevoli della sessione ordinaria della Congregazione delle cause dei santi sul fascicolo del "Papa buono". Un’espressione, quest’ultima, che conferma che la canonizzazione di Roncalli avverrà derogando dall’accertamento del miracolo con una decisione che solo il pontefice poteva prendere e che permette all’ideatore del Concilio di compiere l’ultimo passo verso la gloria degli altari proprio a cinquant’anni dalla morte. La data precisa sarà annunciata nel corso di un concistoro convocato da Bergoglio, ma è probabile che si converga sull’8 dicembre. Approvati oggi anche i decreti relativi a miracoli che aprono la via alla beatificazione del primo successore di Escrivà alla guida dell’Opus Dei, il vescovo Alvaro del Portillo, e di Madre Speranza, la spagnola suor Maria Giuseppa Alhama Valera, fondatrice delle Congregazioni delle Ancelle dell’Amore Misericordioso e dei Figli dell’Amore Misericordioso.


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