Il pensiero antico e il debito di Freud
di Giancarlo Ricci (Avvenire, 06.01.2007)
Le origini della psicanalisi, la sua appartenenza, le sue vere radici. In merito a tale dibattito questo libro getta una nuova luce. Mostra cioè, con rigore e precisione, gli effettivi legami che la «nuova creatura», inventata da Sigmund Freud, «ha intrattenuto fin dalla nascita con quell’imponente patrimonio filosofico e letterario che fa capo alla civiltà classica e latina». Yamina Oudai Celso, dottore di ricerca in Filosofia alla Ca’ Foscari di Venezia, scandaglia, utilizzando raffronti testuali e concettuali, i rapporti tra Freud e la filosofia antica. Con il duplice intento storico e teoretico questo lavoro traccia un’inedita mappa della «genealogia di un fondatore», come recita il sottotitolo del libro.
È facile pensare immediatamente a Edipo e a ciò che tale mito rappresenta per la psicanalisi. Tuttavia, osserva Celso, «più che di Sofocle e dell’Edipo, si tratta soprattutto della grande tradizione filosofica di matrice platonico-aristotelica (ma anche presocratica o ellenistica) che codifica, attraverso i lineamenti della propria scienza dell’anima (psyché), i punti di partenza di ogni moderna indagine psicologica: è a questa linfa vitale che attinge la geniale sintesi teorica di Freud». Platone, Aristotele, Empedocle, Artemidoro, Sofocle, Plotino, per citarne alcuni, vengono rivisitati da Freud in una stagione - quella dell’Europa fin-de-siècle - in cui fiorisce la passione verso l’antichità. Basti pensare a studiosi come Gomperz, Brentano, Nietzsche, Bachofen, Burckhardt.
Articolando la ricerca per nuclei tematici, attraverso i principali concetti del pensiero freudiano (dal sogno alla libido, dall’inconscio alle riflessioni etiche sul disagio della civiltà, dalla metapsicologia alle valenze terapeutiche), il libro espone le diverse implicazioni filosofiche e il dibattito metodologico derivanti dall’ibrida collocazione epistemologica della psicanalisi. La psicanalisi non avvalla l’irrazionale ma riscopre in esso un’altra razionalità, l’altro volto dell’anima.
Emerge dunque un ritratto inedito del fondatore della psicanalisi, il quale - ecco una tesi nuova - attinge alla classicità filosofica come strumento di emancipazione «dagli orientamenti dello scientismo riduzionista» e positivista dell’epoca. «Il pensiero greco per quanto istituzionalizzato dalla secolare tradizione del classicismo tedesco - osserva Celso - diviene in questo frangente un veicolo di novità». Per questa via emergono i tratti di una «duplice eresia» imputata alla psicanalisi freudiana: «Troppo rigida e scientista per i filosofi ma, al tempo stesso, troppo approssimativa ed esoterica rispetto alla scienza stricto sensu intesa». Ne risulta un fecondo ridimensionamento dell’opinione secondo cui Freud sarebbe un pensatore «organico al positivismo scientifico della sua epoca, un clinico freddamente determinista che irrigidisce la realtà psichica entro gli schemi asettici delle scienze della natura».
Yamina Oudai Celso
FREUD E LA FILOSOFIA ANTICA
Bollati Boringhieri. Pagine 226. Euro 22.00