Lettera al papa di un sacerdote "reduce dalla missione"
Da Adista n 50 del 2001
DOC-1097. ROMA-ADISTA. Si autodefinisce un "reduce dalla missione" e scrive una lettera al papa per chiedergli: "ma quei preti sono proprio dei mostruosi stupratori o a loro volta vittime violentate?". Il tema è dunque quello della violenza perpetrata da alcuni sacerdoti su giovani suore e novizie, denunciata alle autorità vaticane e alla dirigenza della Unione dei Superiori Generali a partire dal 1994 (v. (...)
Penso proprio che fare il prete o il missionario senza una famiglia senza una donna naturalmente vale anche per una suora sia proprio difficile. Come si fa se si hanno dei problemi a mettersi al servizio dell’altro? é un bel dilemma .
Si vede che Cristo non riesce a riempire il vuoto lasciato dall’inattività sessuale.
Senza sesso ci si sente incompleti ,va esercitato e quindi ci deve sussistere un suo spazio.
E allora per mettersi al servizio dell’umanità si deve necessariamente essere preti e suore?
Si può essere padri e madri e farlo ugualmente, evitando così di prendere in giro la chiesa con inutili giuramenti o promesse.
Vedasi tutte le organizzazioni che operano nel campo sociale.
O necessita per forza il riconoscimento di una professionalità che venga dalla chiesa?
Sembra quasi che si cerchi una sicurezza economica.
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