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IL MESSAGGIO EVANGELICO, LA COSTITUZIONE, E IL PARADOSSO ISTITUZIONALE DEL MENTITORE, ATEO E DEVOTO. COME LA "SACRA FAMIGLIA" DIVENNE ZOPPA E CIECA E IL FIGLIO PRESE IL POSTO DEL PADRE DI GESU’ E DEL "PADRE NOSTRO" E DIVENNE IL SANTO "PADRINO".... CON E ACCANTO A "MAMMASANTISSIMA".

LA QUESTIONE MORALE, QUELLA VERA - EPOCALE. AL GOVERNO DELLA CHIESA UN PAPA CHE PREDICA CHE GESU’ E’ IL FIGLIO DEL DIO "MAMMONA" ("Deus caritas est") E AL GOVERNO DELL’ **ITALIA** UN PRESIDENTE DI UN PARTITO (che si camuffa da "Presidente della Repubblica"), che canta "Forza Italia" con il suo "Popolo della libertà" (1994-2012). Questo è il nodo da sciogliere. Materiali sul tema - di Federico La Sala

giovedì 14 giugno 2012 di Maria Paola Falchinelli
VIVA L’ITALIA. LA QUESTIONE "CATTOLICA" E LO SPIRITO DEI NOSTRI PADRI E E DELLE NOSTRE MADRI COSTITUENTI. Per un ri-orientamento antropologico e teologico-politico.
PER L’ITALIA E PER LA COSTITUZIONE. CARO PRESIDENTE NAPOLITANO, CREDO CHE SIA ORA DI FARE CHIAREZZA. PRIMA CHE SIA TROPPO TARDI ...
PER UNA NUOVA TEOLOGIA E PER UNA NUOVA CHIESA.
L’INDICAZIONE DI GIOVANNI XXIII E DI GIOVANNI PAOLO II: LA RESTITUZIONE DELL’ANELLO DEL PESCATORE A GIUSEPPE.
Il loro successore ha il cuore di (...)

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> LA QUESTIONE MORALE, QUELLA VERA - EPOCALE. ---- Per riprendere a crescere serve lo spirito dello sviluppo (di Mauro Magatti).

mercoledì 23 novembre 2011

Per riprendere a crescere serve lo spirito dello sviluppo

di Mauro Magatti (Avvenire, 23 novembre 2011)

L a storia è sempre sorprendente. Lunghe e tormentate fasi gestatorie generano poi cambiamenti improvvisi. Spesso irreversibili. Così accade, per l’ennesima volta, in Italia in questi giorni, dove l’intero sistema politico, impantanato nelle proprie alchimie, si è ritrovato in qualche modo ’commissariato’ nel giro di 48 ore. Se saprà uscire dal pantano, la politica dimostrerà che non è così. Ma per intanto e soprattutto è il nuovo governo, composto da ’tecnici’, a tenere la scena. Un governo al quale si chiedono misure capaci di portarci fuori dall’occhio del ciclone. Cioè al riparo dalla speculazione, in modo che il vero valore del Paese - ben superiore a quello che ’i mercati’ hanno decretato in queste settimane - torni in auge. E tuttavia, non ci può illudere che la questione finisca qui.

Il Paese, infatti, ha bisogno di ristabilire non solo la propria economia, ma anche le condizioni stesse della propria convivenza, sociale e politica. Si potrebbe dire così: in quella che è stata chiamata Seconda Repubblica, il sistema politico nel suo insieme è stato il mediatore di un ’equilibrio di marginalità’: raggiunto il benessere e lo status di potenza economica, è come se l’Italia avesse smesso di pensare al suo futuro. Come se avesse smesso di interrogarsi sul proprio ruolo nel mondo e nella storia. Il debito pubblico è stato il galleggiante di tale ’equilibrio di marginalità’.

L’insostenibilità di tale modello ha cominciato ad affiorate con la nascita dell’euro. Come sappiamo, sono dieci anni che il Paese ha smesso di crescere. Il che è come dire che l’Italia non è stata capace di fare quel salto che le nuove condizioni richiedevano. E si è invece accartocciata su se stessa, facendo esplodere la conflittualità verbale, le chiusure corporative, le paure isteriche.

Chiudendo, così, la porta del futuro alle nuove generazioni. A poco a poco, la barca ha cominciato a imbarcare acqua. E oggi, sotto l’impulso delle autorità monetarie europee, siamo costretti a intervenire sulle falle che si sono aperte. L’urgenza dell’intervento è innegabile.

Ma mentre questo intervento si svolgerà è ugualmente necessario lavorare per ritracciare la rotta della nave che verrà riparata. E su questo punto occorre essere decisi: al di là degli interventi necessari, l’Italia potrà uscire dall’equilibrio di marginalità in cui è caduta solo a condizione di ritrovare uno spirito. Contrariamente a quanto pensa il neo-materialismo contemporaneo, lo sviluppo o è spirituale o non è.

Per chiarire di che cosa si tratta, vale la pena ricordare la radice del termine ’spirito’: spas-spus, che significa soffiare, esalare, alitare. In italiano - appunto - spirare. Il vento, infatti, spira. Per questo, lo spirito è strettamente associato alla parola speranza, che viene anch’essa dalla medesima radice nel senso di a-spirare e di spingere verso. Dunque, la speranza - come atto spirituale - indica la capacità dell’essere umano di desiderare qualche cosa di buono, di bello, di vero. Qualche cosa di qualitativamente differente dall’esistente. La speranza è esattamente l’eccedenza che troppo manca all’Italia di oggi, che per questo rischia di non avere futuro. La crisi italiana viene da lontano.

L’inadeguatezza ’tecnica’, che questo governo è chiamato ad affrontare, deriva prima di tutto e fondamentalmente da uno smarrimento spirituale. L’Italia ha oggi urgentemente bisogno del farmaco tecnico. Ma nessuno sviluppo potrà darsi se non tornerà a soffiare uno spirito. Cioè una speranza, un’energia, un desiderio.


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