La caduta da cavallo
di Mirella Camera
in “a latere...” (http://alatere.myblog.it/) del 31 maggio 2011 *
E ora si moltiplicano le analisi per capire cosa è successo nell’elettorato alle elezioni amministrative che hanno messo ko Berlusconi. Eppure è di una semplicità elementare: il troppo stroppia. C’è un punto di rottura in tutte le cose, persino dopo il costante lavoro di anestesia delle coscienze che il berlusconismo ha compiuto in 20 anni.
Lo svelamento avviene per gradi. All’inizio una deformazione può essere celata, e quando emerge la si può persino considerare come qualcosa di nuovo e originale, una caratteristica che fa personaggio. Poi però la deformazione cresce e prende il sopravvento, così come si esaltano certi tratti in una caricatura. Se nessuno la ferma, si nutre di se stessa e diventa abnorme, paradossale, grottesca. E’ quello che è successo allo stile politico di Berlusconi e dei suoi fedelissimi nell’ultimo anno, compiendo questa metamofosi; o meglio, svelando la sua profonda natura e rendendola visibile attraverso una sempre crescente deformità che solo i ciechi e i disonesti intellettuali hanno continuato a sostenere come se fosse "normale".
I ciellini di corte, supportati da gerarchie completamente accecate, in questi anni hanno aiutato il berlusconismo ad avvelenare la convivenza in cambio del biblico piatto di lenticchie, e sono arrivati a capovolgere i più elementari principi del buon senso, prima ancora che dell’etica cristiana.
Una volta Giorgio Vittadini ha detto: "Berlusconi è un puttaniere, ma dobbiamo voltarlo per difendere i valori della famiglia". Se la logica è questa possiamo continuare: B, è un bugiardo, ma dobbiamo votarlo per difendere la verità; è un corruttore, ma dobbiamo votarlo per difendere la giustizia; è uno che pensa solo ai suoi interessi, ma dobbiamo votalo per difendere il bene comune; ha come dio il potere e il denaro, ma dobbiamo votarlo per difendere la religione cattolica. E così hanno fatto.
Persino dopo la disfatta di Milano, a urne ancora calde, Formigoni ha rilasciato un’intervista nella quale vagheggiava di portare Berlusconi al Colle, mettendo là, dove dovrebbe stare la più alta figura di garanzia istituzionale, colui che ha fatto strame delle istituzioni e dichiarato guerra alla stessa Costituzione.
In questi anni solo poche voci di cattolici si sono levate, ed erano quelle di singoli commentatori, di comunità di base, di gruppi legati al volontariato, di piccole chiese locali, di stampa minore, se si esclude la voce sempre chiara e inequivocabile di Famiglia Cristiana. La Chiesa istituzionale ha seguito Comunione e Liberazione e i suoi uomini al servizio di Berlusconi a occhi chiusi, con una assenza di discernimento semplicemente sconvolgente. Solo nell’ultima prolusione il cardinal Bagnasco ha preso le distanze, pur con quella sua prosa tutta "prudenza" che dice e non dice. Ma c’è voluta tutta la forza straniante del grottesco per insinuare qualche disagio in una Chiesa che dovrebbe invece coltivare come un tesoro il dono della profezia.
Il berlusconismo sta tramondando. Probabilmente non sarà un processo rapido e indolore. I cocci resteranno a lungo nella convivenza civile. E soprattutto rimarrà la costernazione, lo stupore, il dolore di moltissimi cattolici nell’aver visto in tutti questi anni la Chiesa italiana affiancare con la sua autorevolezza proprio chi inoculava nel Paese un’anticultura fatta di menzogne, corruzione, prepotenza, disprezzo delle regole, ingiustizia, egoismo, slealtà, amoralità, idolatria del potere. Lontana anni luce dallo stile evangelico.