LA RICERCA DELLA VERITA’ DI MAGRITTE E LA NARCISISTICA CECITA’ DI MAURIZIO CECCHETTI
Come volevasi dimostrare - Cecchetti (novello Narciso) cade nella trappola dello specchio e non esce. Si mette, in particolare, di fronte al "quadro": Magritte, «La ricerca della verità», 1963. E continua a ’dormire’.
Senza alcuna offesa, è come per l’apprendista zen: quando il dito del maestro indica la luna, l’imbecille guarda il dito.
E a dire che il quadro di Magritte, preso per illustrare il suo articolo (Magritte, paradosso logico), avrebbe anche potuto svegliarlo - per il suo rimando simbolico al grande ’Pesce’ (I.X.Th.U.S. = Gesù Christo Figlio di Dio Salvatore - dei viventi) - e metterlo sulla strada della "ricerca della verità": Io sono la Via, la Verità, la Vita.
Il quadro, infatti, mostra agli occhi dello spettatore due ’forme’ (una piccola ’palla’ e un grande pesce ’in piedi’ - verticalmente) che ’disegnano’ allo specchio appunto un "o" e un "I", che - rovesciate - dovrebbero e dicono a se stesso: "I" "o", Io.
Per dirla con Wittgenstein: "L’Io è il mistero profondo", "e non dell’io in senso psicologico"!!! Di questo parla "la ricerca della verità" di Magritte. Non di altro. Ceccetti dinanzi a se stesso ha preferito chiudere gli occhi e continuare a ’dormire’.
Federico La Sala