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FILOSOFIA. IL PENSIERO DELLA COSTITUZIONE E LA COSTITUZIONE DEL PENSIERO

MA DOVE SONO I FILOSOFI ITALIANI OGGI?! POCO CORAGGIOSI A SERVIRSI DELLA PROPRIA INTELLIGENZA E A PENSARE BENE "DIO", "IO" E "L’ITALIA", CHI PIÙ CHI MENO, TUTTI VIVONO DENTRO LA PIÙ GRANDE BOLLA SPECULATIVA DELLA STORIA FILOSOFICA E POLITICA ITALIANA, NEL REGNO DI "FORZA ITALIA"!!! Un’inchiesta e una mappa di Francesco Tomatis - a cura di Federico La Sala

Costituzione, art. 54 - Tutti i cittadini hanno il dovere di essere fedeli alla Repubblica e di osservarne la Costituzione e le leggi. I cittadini cui sono affidate funzioni pubbliche hanno il dovere di adempierle con disciplina ed onore, prestando giuramento nei casi stabiliti dalla legge
lunedì 22 settembre 2008 di Maria Paola Falchinelli
Non basta dire come fanno i francesi che la loro nazione è stata colta alla sprovvista. Non si perdona a una nazione, come non si perdona a una donna, il momento di debolezza in cui il primo avventuriero ha potuto farle violenza. Con queste spiegazioni l’enigma non viene risolto, ma soltanto formulato in modo diverso. Rimane da spiegare come una nazione dì 36 milioni di abitanti abbia potuto essere colta alla sprovvista da tre cavalieri di industria e ridotta in schiavitù senza far (...)

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> MA DOVE SONO I FILOSOFI ITALIANI OGGI?! ---- PILO ALBERTELLI. Il coraggio di un professore (di Antonio Gnoli)

lunedì 10 marzo 2014

Il coraggio di un professore

di Antonio Gnoli (la Repubblica, 10.03.2014)

Poteva essere solo un tranquillo professore di filosofia greca, in un regio liceo della capitale. Un promettente studioso. Allievo di Giovanni Gentile. E poi di Guido Calogero. Gli toccò in sorte un’altra vita. Impegnata e rischiosa. Quando pensò che il fascismo fosse il peggiore dei mali, decise di combatterlo. Divenne uno dei capi della resistenza romana. Fu catturato. Morì settant’anni fa nell’eccidio delle Fosse Ardeatine.

Si chiamava Pilo Albertelli. Il liceo, che ha preso il suo nome, l’ha ricordato la scorsa settimana. E l’editore Mimesis ha pubblicato due libri che dedicò all’eleatismo e a Platone. Se fosse sopravvissuto, avrebbe ripreso a insegnare, tormentando gli occhiali davanti a un frammento di Parmenide.

I suoi studi, dedicati al mondo antico, non gli impedirono di provare indignazione per il contemporaneo. E di cercare la libertà che i moderni avevano smarrito. Per essa lottò e si sacrificò. Con coraggio. Consapevole che il coraggio fosse una virtù misteriosa. Che non tutti possedevano. E si sorprese, di vederla crescere in lui, in quei giorni in cui la banda Koch lo torturò orrendamente. Non fece nomi. Strizzò gli occhi miopi. E rivide la sua Grecia. Simbolo dell’Europa migliore.


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