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FILOSOFIA. IL PENSIERO DELLA COSTITUZIONE E LA COSTITUZIONE DEL PENSIERO

MA DOVE SONO I FILOSOFI ITALIANI OGGI?! POCO CORAGGIOSI A SERVIRSI DELLA PROPRIA INTELLIGENZA E A PENSARE BENE "DIO", "IO" E "L’ITALIA", CHI PIÙ CHI MENO, TUTTI VIVONO DENTRO LA PIÙ GRANDE BOLLA SPECULATIVA DELLA STORIA FILOSOFICA E POLITICA ITALIANA, NEL REGNO DI "FORZA ITALIA"!!! Un’inchiesta e una mappa di Francesco Tomatis - a cura di Federico La Sala

Costituzione, art. 54 - Tutti i cittadini hanno il dovere di essere fedeli alla Repubblica e di osservarne la Costituzione e le leggi. I cittadini cui sono affidate funzioni pubbliche hanno il dovere di adempierle con disciplina ed onore, prestando giuramento nei casi stabiliti dalla legge
lunedì 22 settembre 2008 di Maria Paola Falchinelli
Non basta dire come fanno i francesi che la loro nazione è stata colta alla sprovvista. Non si perdona a una nazione, come non si perdona a una donna, il momento di debolezza in cui il primo avventuriero ha potuto farle violenza. Con queste spiegazioni l’enigma non viene risolto, ma soltanto formulato in modo diverso. Rimane da spiegare come una nazione dì 36 milioni di abitanti abbia potuto essere colta alla sprovvista da tre cavalieri di industria e ridotta in schiavitù senza far (...)

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> MA DOVE SONO I FILOSOFI ITALIANI OGGI?! --- «Salviamo l’Istituto di Studi filosofici». Parla l’avvocato Gerardo Marotta (di Stefania Miccolis)

sabato 23 marzo 2013

«Salviamo l’Istituto di Studi filosofici»

Parla Marotta, che ha venduto tutto pur di mantere la struttura in vita

Nato nel 1975 ha ospitato i più grandi studiosi ma ora versa in gravi condizioni economiche

Circa trecentomila volumi si trovano chiusi in un capannone a Casoria

di Stefania Miccolis (l’Unità 23.3.13)

«CI HO MESSO TUTTA LA MIA PASSIONE, E QUESTO ISTITUTO È DIVENTATO IL PRIMO, HA SUPERATO TUTTI, ANCHE QUELLI AMERICANI, NON CE NE SONO DI UGUALI, HA CONQUISTATO UNA DIMENSIONE CHE NON TROVA TERMINI DI PARAGONE NEL MONDO, COME È SCRITTO IN UN RAPPORTO DELL’UNESCO». A parlare è l’avvocato Gerardo Marotta, una di quelle figure della Napoli colta ed elegante che non si incontrano più, e l’Istituto, che ha sede nel Palazzo Serra di Cassano a Napoli è l’Istituto Italiano per gli Studi Filosofici.

Coperto da cappotto e cappello anche in casa, l’avvocato è come una miniatura; sommerso da migliaia di libri e dalle carte sparse ovunque, prima viene la sua voce e finalmente da dietro un giornale aperto spunta quella esile figura, e si scorgono due occhi piccoli, ma accesi che ti guardano e scrutano e capiscono:«’Istituto Italiano per gli Studi Filosofici, inizia a dire l’avvocato, è sorto per salvare la civiltà occidentale, mette a disposizione dei giovani tutto il mondo della cultura per formare le nuove generazioni!».

E ricorda quando sul divano di casa sua Elena Croce insieme a Enrico Cerulli, presidente dell’Accademia dei Lincei, gridava: «L’Europa è in declino, non c’e un minuto da perdere. Bisogna fondare un Istituto per gli studi filosofici e scientifici che si occupi di filosofia, scienze, letteratura, ecologia, urbanistica».

Il declino al quale si riferisce la figlia di Croce è quello della civiltà e della cultura e chissà cosa direbbe oggi (e l’avvocato si mette le mani alla testa) nell’ascoltare mistificatori della storia e barbari politicanti senza cultura. Quelli che recentemente hanno distrutto il Teatro Grande di Pompei rappresentano gli emuli di quei «luridi capobriganti» che Benedetto Croce ci racconta furono insediati al posto dei giacobini mandati a morte da Ferdinando IV al governo del Regno di Napoli.

L’Istituto nasce nel 1975 a Roma nella sede dell’Accademia Nazionale dei Lincei: «e subito demmo inizio all’attività a Napoli con la conferenza inaugurale di Norberto Bobbio su Giambattista Vico e la teoria delle forme di governo nella storia del pensiero politico, e da allora non ci siamo più fermati». I più grandi filosofi e i più importanti studiosi della comunità internazionale sono venuti a Napoli a tenere i loro seminari, su materie umanistiche ma anche scientifiche perché «lo scienziato deve essere anche filosofo».

Reinhart Koselleck, filosofo e storico tedesco ha dichiarato: «Ciò che caratterizza l’Istituto Italiano per gli Studi Filosofici è soprattutto la sua capacità di irradiare impulsi in tutti i campi del sapere verso tutti i paesi del mondo. Non conosco nessuna’altra istituzione scientifica che abbia impresso un segno così profondo nella cultura di tutta l’Europa».

L’avvocato Marotta alza la voce contro l’egoismo e l’individualismo, il vero appiattimento della cultura: molti studenti entrano nelle università, studiano per avviarsi verso una determinata carriera, si lanciano nelle professioni e si dimenticano della cultura. «Dalla facoltà escono degli egoisti! L’insegnamento monologico è un disastro perché genera una civiltà corrotta, ognuno pensa a sé, a fare i soldi, è come se la società si basasse sulla lotta per l’economia. Le forze retrive hanno ostacolato il formarsi di istituti e accademie, ed hanno perpetuato la formazione di una società corrotta senza coesione e senza amore per il bene pubblico».

L’Istituto versa oggi in gravi condizioni economiche: il piccolo grande uomo, l’avvocato Marotta, colui che come avrebbe detto Hegel impersona la seconda natura (così è anche il titolo del documentario che lo immortala, di Marcello Sannino) quella della cultura, si trova ora senza un soldo, perché ha venduto tutte le sue proprietà, tutti i suoi averi per mantenere in vita l’Istituto. Lo ha finanziato per quindici anni, poi è intervenuto Ciampi: «ne riconosceva il valore immenso culturale, capiva che l’Istituto era sorto per la difesa della civiltà europea».

Ciampi sfruttò dapprima l’8 per mille alla cultura, poi promosse una legge che destinava ogni anno all’Istituto due milioni e mezzo di euro. Con questi soldi sono state istituite centinaia di scuole di alta formazione nel Mezzogiorno, sono state date migliaia di borse di studio, è stato creato un Istituto superiore di studi ad Heidelberg dedicato al nome di Hans-Georg Gadamer, seminari costanti ogni anno vengono tenuti al Warburg Institute di Londra, e sono stati organizzati quarantamila tra lezioni e seminari in tutta Europa. «Ma purtroppo dal 1 gennaio 2010 il governo ci ha dimenticati». Nel 2011 la Camera prese posizione per tutelare sia l’Istituto per gli studi filosofici che quello per gli studi storici, espresse un ordine del giorno che ancora non si è tramutato in legge.

L’avvocato non riesce più a pagare i fitti dei tanti locali che contengono i libri, ed anche se la Regione Campania ha acquistato sotto l’amministrazione Bassolino un edificio nel centro della città, i lavori di ristrutturazione per la sistemazione della biblioteca a tutt’oggi non sono ancora iniziati.

L’enorme patrimonio librario, più di trecentomila volumi si trova ora in parte in un capannone a Casoria, chiuso in degli scatoloni, col rischio di sparire nell’oblio. Molti sono stati gli appelli per salvare l’Istituto, provenienti dagli intellettuali di tutto il mondo, dalla comunità europea. «Sono le accademie e gli istituti superiori ad aver salvato la cultura - continua l’avvocato ma oggi vivono in uno stato di quiescenza, il governo non le utilizza, non comprende la loro importanza».

Cita l’articolo uscito sull’Unità il 13 settembre 2012 di Edgar Morin: «Il progresso è fallito, ora una nuova civiltà», in cui Morin spiega come sia necessaria una «vigorosa reazione per ricercare nuove convivialità e ricreare uno spirito di solidarietà, intessere nuovi legami sociali per far riemergere quelle fonti spirituali che sono state soffocate». Ma lo aveva capito prima Croce quando nel 1946 scriveva sulla fine della civiltà «la fine della civiltà (...) è la rottura della tradizione, l’instaurazione della barbarie, ed ha luogo quando gli spiriti inferiori e barbarici (...) riprendono vigore preponderanza e signoria».

Il filosofo Hans-Georg Gadamer lo ribadisce: «La società è caratterizzata dall’anonimità. Siamo minacciati dall’epoca del progresso in cui viviamo», «è la grande vittoria dell’ondata tecnologica, ed è l’appiattirsi nella forma di insegnamento monologica, i cui caratteri distintivi sono la chiusura individualistica, la mancanza di ogni fede». «Si diffonde un pathos del disincanto che si può avvertire dappertutto e in particolare si è impadronito delle giovani generazioni».

L’avvocato Marotta vorrebbe che Napoli si rianimasse e si reinserisse nella grande storia. Desidera tenere viva l’eredità del grande pensiero europeo e edificare su queste premesse nuove forme di pensiero e di vita, desidera che l’Europa sopravviva alle minacce di questa epoca. Con le mani incrociate e lo sguardo rivolto verso l’alto dice: «Abbiamo ricevuto riconoscimenti in tutto il mondo, ma i governi italiani non mostrano preoccupazioni per il destino di questo Istituto. Vorrei vivere un altro anno ancora per sistemare le cose all’Istituto».

Noi gli auguriamo di vivere molti più anni, e sappiamo che rimarrà nell’immortalità: come dice il filosofo francese Jacques Deridda lui è l’homme des Lumières, un jour on lui donnera raison; c’est sûr, et mieux que jamais on comprendra qu’il a vu très loin, très tôt.


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