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"Meditate che questo è stato" (Primo Levi)

SHOAH - STERMINIO DEL POPOLO EBRAICO. 27 GENNAIO: GIORNO DELLA MEMORIA - LEGGE 20 luglio 2000, n. 211, DELLA REPUBBLICA ITALIANA - a cura del prof. Federico La Sala

domenica 10 dicembre 2006 di Emiliano Morrone
Istituzione del "Giorno della Memoria" in ricordo dello sterminio e delle persecuzioni del popolo ebraico e dei deportati militari e politici italiani nei campi nazisti.
In data 20 luglio 2000 è stata promulgata dal Presidente della Repubblica, dopo l’approvazione della Camera dei Deputati e del Senato, la seguente legge:
Art. 1.
La Repubblica italiana riconosce il giorno 27 gennaio, data dell’abbattimento dei cancelli di Auschwitz, "Giorno della Memoria", al fine di ricordare la Shoah (...)

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venerdì 26 gennaio 2007

Negazionismo è spesso antisemitismo

Per questo va sanzionato in Europa, specie nei Paesi che collaborarono allo sterminio degli ebrei. La proposta Mastella segue l’appello di Angela Merkel

di BRUNELLO MANTELLI*

Non ho firmato il comunicato steso da Marcello Flores, Simon Levis Sullam ed Enzo Traverso, e sottoscritto da circa 150 colleghi storici, di critica all’ipotesi, enunciata dal ministro Mastella, di rendere reato penale la negazione della Shoah. Molti ragionamenti presenti in quel testo e negli interventi apparsi sui quotidiani possono apparire condivisibili e convincenti, e tuttavia mi sembrano peccare di astrattezza. Credo che esista una fondamentale differenza tra il discutere di questo tema in Paesi che la Shoah non l’hanno conosciuta direttamente né tantomeno vi hanno dato un contributo attivo, come Stati Uniti, Gran Bretagna, Svezia, e invece parlarne in quegli Stati che si sono fatti parte attiva nel perseguitare gli ebrei d’Europa e dal 1941 nello sterminarli: la Germania, l’Austria (l’Anschluß non autorizza gli austriaci a considerarsi semplicemente le «prime vittime del nazionalsocialismo»), l’Italia (tralascio per brevità i casi analoghi slovacco, romeno, ungherese, e così via).

Alla Shoah l’Italia diede un contributo decisivo

Dal 1938 l’Italia monarchico-fascista perseguitò duramente gli ebrei italiani e stranieri, e dopo l’8 settembre la Repubblica Sociale Italiana (composta da italiani, compresi i «ragazzi di Salò») diede un contributo decisivo nell’arrestare, concentrare, deportare quasi 9 mila ebrei verso Auschwitz (e oltre 26 mila non ebrei verso Mauthausen, Dachau, Ravensbrück). Per questo credo la questione non possa non suonare diversamente se posta da noi, così come nella Repubblica federale tedesca. È opportuno che questo Paese e i suoi cittadini imparino a provare vergogna per ciò che i suoi governanti di allora commisero, nell’indifferenza e spesso con l’appoggio dei cittadini non ebrei. La proposta di legge, se si limiterà a dire che è reato negare la storicità della Shoah non sarà sufficiente, rischiando di assecondare la tendenza diffusissima a scaricare la colpa su qualcun altro: «La deportazione e la Shoah l’han fatta i nazisti» è discorso frequente; «l’Italia è fuori dal cono d’ombra della Shoah» è frase scritta, sciaguratamente, da un grande storico quale fu Renzo De Felice. Ma se nel testo saranno richiamate le precise responsabilità dell’Italia monarchico-fascista prima, della Repubblica sociale italiana dopo, nella persecuzione e nello sterminio degli ebrei in Italia, allora anche la norma giuridica potrà dare un contributo a far diventare questo Paese un po’ più consapevole.

La libertà di opinione non c’entra

Vorrei far notare che: a) la proposta del ministro Mastella si richiama alla proposta lanciata dalla cancelliera tedesca Angela Merkel, presidente pro tempore dell’Ue, secondo la quale tutti gli Stati membri dell’Unione dovrebbero dotarsi di una legislazione analoga a quelle vigenti nella stessa Brd, in Austria e in Francia; b) nessuno può ritenere che Germania, Austria e Francia non siano Stati di diritto, democratici, rispettosi dei diritti dei cittadini (e la questione è all’ordine del giorno anche nella Confederazione elvetica); d) che c’entra la libertà di opinione con la manifestazione pubblica di affermazioni che portano un chiaro segno antisemita? e) Il negazionismo è una forma di antisemitismo, posto che in discussione non è il fatto che si discuta attorno ai «perché», ai «come», al «dove», al «quando» e nemmeno al «quanto» in merito alla distruzione degli ebrei d’Europa, ma il fatto che lo si neghi puramente e semplicemente; f) è la negazione pura e semplice dell’evento che a mio giudizio è opportuno sanzionare, qui in Europa, dove la distruzione fu effettuata, e in particolare negli Stati che di tale distruzione furono agenti attivi.

*Professore di Storia Contemporanea Università di Torino

* La Stampa, 26/1/2007


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