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Memoria della Liberazione e della Costituzione, la Legge dei nostri Padri e delle nostre Madri Costituenti....

PER LA SCUOLA DELLA REPUBBLICA D’ITALIA (NON DI "FORZA ITALIA"!!!) E PER UNA PEDAGOGIA ISPIRATA ALLA COSTITUZIONE. Un intervento di Mario Lodi - a cura di Federico La Sala

martedì 8 marzo 2011 di Maria Paola Falchinelli
[...] Con la Liberazione fu necessario cambiare le leggi del nuovo stato democratico e in sede in Assemblea Costituente pochi sanno che l’11 dicembre ’47, fu approvato all’unanimità e con vivi e prolungati applausi, un ordine del giorno di Aldo Moro in cui si chiedeva che «la Carta Costituzionale, trovi senza indugio adeguato posto nel quadro didattico delle scuole di ogni ordine e grado, al fine di render consapevoli le giovani generazioni delle conquiste morali e sociali che costituiscono (...)

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> PER LA SCUOLA DELLA REPUBBLICA D’ITALIA (NON DI "FORZA ITALIA"!!!) E PER UNA PEDAGOGIA ISPIRATA ALLA COSTITUZIONE. ----Il nuovo slogan del ministro Gelmini: semplicità, autonomia, merito. Ma intanto taglia fondi e ore - Scuola, il maestro unico è già diventato legge. -La novità è contenuta nel provvedimento firmato dal presidente della Repubblica --- le riforme della Gelmini non toccano il cuore del problema.

martedì 2 settembre 2008

l’Unità 02.09.2008

La scuola di Mariastella: meno lezioni per tutti

Il nuovo slogan del ministro Gelmini: semplicità, autonomia, merito. Ma intanto taglia fondi e ore

Il GELMINI-PENSIERO val bene, così pensa lei, una vera strategia mediatica. Ed ecco che la ministra all’istruzione ha deciso di affidare a Famiglia Cristiana e a Radio City le sue riflessioni in materia scolastica. Che si declinano in uno slogan. Un po’ come «Tre parole: sole, cuore amore», la Gelmini riparte da «Tre parole: semplicità, autonomia, merito».

Semplicità «significa chiudere tutti i cantieri lasciati aperti negli anni scorsi, mettere a sistema tutto quanto di positivo è stato fatto dai miei predecessori, a partire da Letizia Moratti e Giuseppe Fioroni: dai nuovi cicli scolastici al recupero dei debiti formativi, alla possibilità di frequentare il biennio di obbligo scolastico anche nel sistema di istruzione e formazione professionale, così che ogni giovane e ogni famiglia possano scegliere la scuola più adatta. Ma semplicità significa anche farla finita col burocratese... Per questo ho voluto reintrodurre i voti, compreso quello in condotta, perchè la scuola deve tornare a insegnare a leggere, scrivere, far di conto e aiutare ogni giovane a diventare un buon cittadino e a rispettare l’istituzione scolastica». Per Gelmini autonomia significa invece «valorizzare la libertà di insegnamento e la specificità delle singole scuole, statali e paritarie, che sono tutte pubbliche... Non è vero, inoltre, che la qualità della scuola dipende solo dalla quantità di fondi pubblici destinati all’istruzione. La spesa dell’Italia in questo settore infatti è in linea con quella degli altri Paesi europei, ma non lo è la qualità. Il problema dunque non è quanto, ma come spendere al meglio i soldi dei contribuenti...». Merito: «Significa premiare gli insegnanti e le scuole migliori. Significa anche dare finalmente attuazione al principio costituzionale che garantisce agli studenti ’capaci e meritevoli’, ma che non possono mantenersi agli studi, le risorse necessarie per studiare. È indispensabile che la scuola sia la più formidabile leva di emancipazione e di sviluppo sociale. La meritocrazia è la più alta forma di democrazia. La speranza di modificare le cose che non vanno deve sostituirsi alla rassegnazione».

Fin qui i cosiddetti buoni propositi. Nella realtà la ministra sembra piuttosto lavorare alla destrutturazione dell’istruzione. A cominciare dalla riduzione del numero delle ore di lezione, prevista dal piano di razionalizzazione della spesa per la scuola, messo a punto dal Governo durante l’estate, che verrà presentato ai sindacati nei prossimi giorni.

Sempre a Famiglia Cristiana, il ministro ha spiegato le ore di lezione saranno ridotte «non in base a una logica di risparmio, ma di necessità perchè in questi anni, con le sperimentazioni e il prolungamento a oltranza dell’orario, abbiamo ottenuto tutt’altro che un aumento della qualità».

Il predecessore di Gelmini, Giuseppe Fioroni del Pd, tutto questo lo definisce una «strategia della distorsione che il Governo mette in atto sulla scuola». «Il problema vero - osserva Fioroni alla Festa democratica a Milano - è che Tremonti applica assieme a Bossi un federalismo sull’istruzione» che comporta «tagli per 130mila docenti e 4mila scuole». Il che vuol dire che non è garantita pari opportunità di apprendimento ai diversamente abili, ai figli degli immigrati, e alle famiglie emarginate. «Si passa ad una scuola per pochi, garantita solo a chi ha soldi e a chi è nato nel posto giusto. E questo - a sessant’anni dalla Costituzione - significa lo smantellamento dell’istruzione pubblica in Italia».


-  Svolta alle elementari dal prossimo anno
-  Scuola, il maestro unico è già diventato legge
-  Inserito nel decreto. I sindacati: aggressione alla qualità
-  La novità è contenuta nel provvedimento firmato dal presidente della Repubblica

di Giulio Benedetti (Corriere della Sera, 02.09.2008)

ROMA - Ritorna il maestro unico. Dal prossimo anno. Ormai è certo. E sempre dal prossimo anno scatta il divieto di adottare libri «usa e getta». Finora c’era stato soltanto l’annuncio, in coda al decreto del 5 in condotta, dei voti al posto dei giudizi alle elementari e medie e del ritorno dell’educazione civica appena approvato dal governo. «Ce ne occuperemo nella Finanziaria », ha detto il ministro, dopo la riunione del governo che aveva varato i tre provvedimenti. Poi è successo qualcosa. Il testo di quel provvedimento: «Disposizioni urgenti in materia di istruzione e università» è stato ritoccato in tempo record, rispetto alle versione illustrata dalla Gelmini. Ieri il presidente della Repubblica ha firmato il provvedimento. Ci sono dentro, a sorpresa, anche il maestro unico e l’adozione dei libri con cadenza quinquennale.

Il senso della modifica del decreto? Anzitutto rendere più cogente il ritorno al modello tradizionale di scuola elementare. A quel maestro unico che per secoli ha insegnato a leggere e far di conto, sostituto agli inizi degli anni ’90 dal team dei maestri.

Nel comma 4 dell’articolo 64 del decreto 112, approvato nei primi giorni di agosto, si parla genericamente di riorganizzazione della scuola primaria. Un’indicazione troppo vaga, per un tema scottante che vede nella maggioranza posizioni non sempre coincidenti. Il senso dell’integrazione è fin troppo chiaro: «Classi affidate a un unico insegnante e funzionanti con orario di ventiquattro ore settimanali». Si tratta di «paletti» che non potranno essere ignorati nelle prossime trattative tra ministro e sindacati dei prof. Secondo i dati del ministero dell’Istruzione le maestre assunte a tempo indeterminato sono 238 mila. Le classi ammontano a 137 mila 598: 33 mila 224 mila sono a tempo pieno e 104 mila 374 a tempo normale. L’adozione del maestro unico è destinata a ridurre il numero delle cattedre. In che tempi? Questo dipenderà dagli accordi tra i sindacati e il governo. «Abbiamo studiato un piano di razionalizzazione della spesa - ha dichiarato il ministro al settimanale Famiglia Cristiana - che ci consentirà di agire sul numero delle ore di lezione, che verrà abbassato. Così potremo far quadrare i conti e salvare le scuole di montagna. Ma attenzione: non agiremo in base a una logica di risparmio, ma di necessità, perché in questi anni, con le sperimentazioni e il prolungamento a oltranza dell’orario, abbiamo ottenuto tutt’altro che un aumento della qualità». Anche nel caso del ritorno al maestro unico, ha aggiunto la Gelmini, si tratta di «una scelta pedagogica, perché il bambino, almeno nei primi anni della primaria, ha bisogno non di discipline specifiche, ma di un punto di riferimento». «La scuola farà sentire la sua voce - è la risposta di Francesco Scrima, segretario confederale della Cisl scuola , il sindacato leader nella primaria -. Siamo in presenza di un’aggressione alla qualità.

Il ministro sta destrutturando per decreto la migliore scuola che noi abbiano. Vuole essere ricordata per questo? ». I prof, ecco l’altra novità inserita nel decreto, potranno adottare soltanto testi per i quali gli editori si siano impegnati a mantenere inalterato il contenuto per un quinquennio, «salvo le appendici di aggiornamento eventualmente necessarie da rendere separatamente disponibili». «L’adozione dei libri di testo - si legge nel decreto - avviene con cadenza quinquennale, a valere per il successivo quinquennio». Un aiuto alle famiglie non attraverso il contenimento del prezzo ma, indirettamente, con l’allungamento della «vita» del libro. Dopo un anno o due non sarà più carta straccia. Potrà essere passato al fratello minore o rivenduto.

La norma contro il caro-libri

Dal prossimo anno scolastico scatterà anche la norma sui libri. I prof potranno adottare solo testi per i quali gli editori si siano impegnati a mantenere inalterato il contenuto per almeno cinque anni


Scuola, le riforme della Gelmini non toccano il cuore del problema

Nessuno può insegnare con 1200 euro al mese

di Pietro Citati (la Repubblica, 02.09.2008)

La naftalina mi è sempre piaciuta moltissimo: al contrario che a Michele Serra, il quale trova un forte odore di naftalina nelle riforme scolastiche proposte dal ministro Gelmini. Ricordo la beatitudine con cui, a tarda primavera, aprivo gli armadi dove mio padre e mia madre avevano chiuso i cappotti e le pellicce invernali, e aspiravo l’odore di naftalina, che mi rammentava profumi molto più squisiti.

Michele Serra ha perfettamente ragione su un punto capitale. Non potrà esserci nessun rinnovamento della scuola italiana, se il governo non aumenterà in modo considerevole gli stipendi dei maestri elementari e dei professori delle medie e del liceo. Non è possibile insegnare con uno stipendio di 1200 euro al mese. Con questa somma non si possono comprare libri e nemmeno giornali: né si acquistano vestiti, cappotti e golf nuovi, senza i quali nessuno avrà mai il rispetto degli alunni, visto che oggi la dignità esiste solo se è accompagnata da danari. Leopardi con il vecchissimo cappotto sfilacciato e Baudelaire con le scarpe bucate non sono eroi del nostro tempo. Come il governo trovi i soldi, non so e non mi importa di sapere. So soltanto che dal 1945, quando qualcuno tocca questo argomento, la risposta è sempre la stessa: "Non c’è danaro". Mentre il danaro c’è, sempre, per le cose più sciocche.

Una di queste cose fu, appunto, quella di moltiplicare gli insegnanti nella scuola elementare: con un costo enorme. Un maestro solo (a parte l’insegnante di lingue straniere) è del tutto sufficiente. Ricordo maestre intelligenti ed eroiche che, nei piccoli paesi, fronteggiavano nello stesso tempo tre classi, alternando italiano e aritmetica, geografia e storia. Per quanto so, la scuola elementare italiana, negli anni dal 1935 al 1970, era piuttosto buona. Sarebbe sbagliato, invece, aumentare il numero degli scolari nelle classi, in specie nelle scuole elementari e medie. Non si può insegnare l’italiano a quaranta ragazzi contemporaneamente, come facevo negli anni tra il 1954 e il 1959, quando ero professore negli avviamenti. C’è un problema: i maestri e le maestre del 2008 sono ancora capaci di insegnare cinque o sei materie?

La scuola elementare e media non ha bisogno di computer, come diceva Silvio Berlusconi anni fa. Il computer è anche troppo usato, oggi, in Italia. Col risultato che ragazzi di tredici anni lo usano meravigliosamente, come un gioco spettacolare, ma non sanno scrivere una lettera in italiano.

Credo che tra voto e giudizio scolastico non ci sia una vera differenza. Tutti i professori sanno che i voti riflettevano un discussione tra professori e preside in camera di consiglio: "tu a quello togli due materie a settembre, e a questo ne aggiungo una io". Quanto ai giudizi psicologici, la pretesa di comprendere, analizzare e giudicare un bambino o un ragazzo, è completamente insensata. Nessun professore sa chi è veramente un alunno di otto o quindici anni: non lo sanno nemmeno il padre o la madre, e nessun altro essere umano.

Settantacinque anni fa, Giorgio Manganelli, il quale è stato lo scrittore italiano più intelligente dell’ultimo mezzo secolo, veniva ritenuto da tutti (presidi, maestri, professori, compagni) un idiota. Dobbiamo dare pochissimo peso ai voti e ai giudizi della scuola: sono, fatalmente, un meno peggio.

I libri scolastici sono troppi, e spesso sono cattivi. Ricordo una immensa e mostruosa antologia per i ginnasi-licei, che non spiegava i testi, ma cercava di diffondere la terminologia strutturalista ("diegesi", "attante"). Forse sarebbe necessario istituire una specie di concorso statale, con cui stabilire quali libri scolastici sono adatti, e quali no. Capisco che si tratta di una proposta pericolosa, perché non ho fiducia negli eventuali giudici.

I ragazzi non leggono, o leggono troppo poco. Spesso, i professori non sono in grado di consigliare i libri giusti. Non è possibile far leggere a un quindicenne La coscienza di Zeno (libro per lui noioso e incomprensibile), invece che I ragazzi della via Paal o Delitto e castigo, che egli amerebbe appassionatamente. Forse è ingenuo sperare in una buona lista di libri, proposta dal Ministero dell’Istruzione.


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