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FILOSOFIA. Il desiderio del desiderio, il desiderio antropňgeno di riconoscimento, l’antropologia e la FENOMENOLOGIA ....

DELLO SPIRITO DI ALEXANDRE KOJČVE (Mosca 1902 - Parigi 1968). Una nota di Antonio Gnoli - a cura di Federico La Sala

PORTARE LA FENOMENOLOGIA DELLO SPIRITO DI "DUE IO" AL DI LA’ DELLE MAGLIE DELLA DIALETTICA SERVO-PADRONE.
lunedì 16 giugno 2008 di Maria Paola Falchinelli
[...] Per tutta la vita quest’uomo raffinato e oziosamente determinato a convincere i suoi uditori che davanti avevano semplicemente la reincarnazione dell’ultimo grande hegeliano, cercň nella paradossalitŕ la forma piů efficace del suo pensiero. Qualunque gesto, ipotesi, scelta, ossessione, risultato marciava sotto le insegne del paradosso. Paradossale, infatti, che si paragonasse a Dio, che considerava, come ci ricorda Filoni, un collega. Paradossale che da quel grande incantatore (...)

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> DELLO SPIRITO DI ALEXANDRE KOJČVE (Mosca 1902 - Parigi 1968) --- FILOLOGIA, ARCHEOLOGIA E ANTROPOLOGIA: PARMENIDE, LA "PORTA ROSA", E IL "DOPPIO GIOCO" DI KOJEVE.

sabato 30 settembre 2023

FILOLOGIA, ARCHEOLOGIA E ANTROPOLOGIA.

UN VIADOTTO NON E’ UNA PORTA: A VOLER ESSERE, "SEVERI-NO", BISOGNEREBBE "RITORNARE A ELEA".

Una nota a margine del seguente intervento del prof. Francesco Fistetti (apparso su Fbook):

      • Chiedo scusa se posto questo lungo articolo, "Schmitt e Kojčve, la politica a chiare lettere", uscito vent’anni fa su "il manifesto" del 5 settembre 2003. A spingermi a un passo del genere č stata la lettura della sezione monografica, curata da Marco Filoni e Massimo Palma, dell’ultimo numero della rivista "aut aut" (n. 399, settembre 2023), dedicata al celebre filosofo francese di origine russa Alexandre Kojčve (1902-1968). Un filosofo e un intellettuale di primo piano del Novecento, sul quale le preziose ricerche d’archivio e i meritori studi recenti, in particolare dei due studiosi curatori della sezione monografica, hanno gettato nuova luce. Fino al punto che essi arrivano a parlare di lui come di una figura "inquietante" che avrebbe praticato una sorta di "doppio gioco": da un lato con la Resistenza francese nelle cui fila ha combattuto, dall’altro con il governo di Vichy attraverso il sodalizio con uno dei ministri di Pétain, il cattolico Henri Moysset. I due studiosi ricavano questa tesi di un Kojčve doppiogiochista soprattutto dall’analisi di un foglio propagandistico, "Giornale di politica estera", dell’ottobre 1944, rivolto alle truppe tedesche di stanza in Francia ormai in disfatta. Ma non č questa la sede per mostrare, ma almeno per segnalare che proprio questo testo inedito rivela la coerenza filosofica di Kojčve, il quale afferma chiaramente che la Germania si č sbagliata nel valutare negativamente la Russia scaturita dalla Rivoluzione del 1917 e trasformata in positivo dalla "tirannide" di Stalin. Quella tirannide che sarŕ l’oggetto successivamente di una famosa controversia con Leo Strauss (1899-1973), dal momento che per Kojčve, in continuitŕ con le sue lezioni, negli anni prima della guerra, sullo Hegel della dialettica servo/padrone, il modello ideale di governo č paradossalmente quello della Russia di Stalin, prefigurazione dello "Stato universale e omogeneo" . Vale la pena osservare quanto lontana da Kojčve sia la rilettura che di Hegel e di Marx , ma anche di Stalin e del regime sovietico, aveva proposto negli anni Trenta Gramsci con la sua filosofia della prassi e con la sua teoria dell’egemonia. Kojčve abbandonerŕ le sue posizioni apertamente staliniste nel secondo dopoguerra a favore dell’idea della fine della storia, e lavorerŕ come funzionario del Ministero degli esteri francese per i Trattati del GATT. In questa fase, in piena Guerra Fredda, va ricordato che si batte per l’emancipazione dei popoli coloniali e per un assetto geopolitico multipolare.

"Schmitt e Kojčve, la politica a chiare lettere" ... chiarissimo Francesco Fistetti, condivido: siamo di fronte alla punta di un #iceberg epocale, di una #storia di #lungadurata di #doppiogiochismo e di una "coerenza filosofica" che riposa sulla incomprensione storica della lezione di #Kant e sul principio di contraddizione e sulla #dialettica hegeliana. #MichelFoucault ha risollecitato e riprendere la via del "#sŕpereaude!" kantiano (1984), ma l’#Europa, oggi, pensa ancora prima di #Koenigsberg (1784) e, ancora, nell’epoca di #Kaliningrad (2023): un #letargo di secoli (#DanteAlighieri, Pd. XXXIII, 94), che investe tutta la cultura atea e devota. Sul tema, se non sbaglio, Gramsci scriveva: "Il Cristianesimo potrebbe chiamarsi, storicamente, cristianesimo-paolinismo e sarebbe l’espressione piů esatta". O no?

Federico La Sala


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