Obama verso la nomination ma la Clinton non si ritira
Barack Obama annuncia: sarò il candidato democratico alla presidenza degli Stati Uniti. Dopo il voto in South Dakota e Montana (nel primo ha vinto la Clinton, nel secondo il senatore afro-americano), Obama ha raggiunto la soglia dei 2118 delegati democratici che gli garantiranno la nomination al congresso democratico.
Figlio di un immigrato del Kenya e di una madre bianca del Kansas, il 46enne senatore è il primo afro-americano a correre per diventare presidente. Il suo sfidante sarà il senatore repubblicano John McCain. Da New York, la Clinton gli ha fatto i complimenti, con un riconoscimento implicito della sconfitta, senza però annunciare formalmente il ritiro. Ma il suo staff ha fatto sapere che la senatrice cerca un incontro privato al più presto con Obama e crescono le voci di un suo possibile ruolo di vice nel ’ticket’ presidenziale.
«Stanotte è la fine di uno storico viaggio e l’inizio di un altro. Stanotte posso dire, dopo 54 dure battaglie, che sarò il candidato democratico per la presidenza degli Stati Uniti» ha detto a St.Paul, nel Minnesota. Obama ha celebrato la sua vittoria in un luogo altamente simbolico: lo stesso palazzo dello sport dove a settembre si svolgerà la convention repubblicana che proclamerà ufficialmente la candidatura del senatore John McCain. Obama ha attaccato il repubblicano per la sua politica troppo simile a quella di George W. Bush. «Non si può parlare di mutamento quando McCain ha votato per George Bush al Senato il 95 per cento delle volte - ha detto Obama - Non è mutamento quando offre altri quattro anni di politiche economiche di Bush. Non è mutamento quando promette di continuare la politica in Iraq che chiede tutti ai nostri coraggiosi soldati e niente ai politici iracheni». Obama ha reso omaggio a Hillary. «È una leader che ha ispirato milioni di americani con la sua forza e il suo coraggio - ha detto Obama - Io sono oggi un candidato migliore perché ho avuto l’onore di competere con Hillary Rodham Clinton».
Obama ha parlato ad una folla di oltre 30 mila persone, 17 mila nello stadio e 15 mila fuori, con il suo tono ispirato e carismatico strappando frequenti applausi e cori del caratteristico «Yes, we can» diventato da tempo il grido di battaglia dei suoi sostenitori. «America, questo è il nostro momento, questo è il nostro tempo - ha detto alla folla - È il momento di voltare la spalle alla politica del passato e di offrire una nuova direzione al paese che amiamo. Il viaggio sarà difficile. La strada sarà lunga. Ma se restiamo uniti, ce la possiamo fare».
Al neo candidato, sono già arrivate le congratulazioni del presidente Bushe del segretario di Stato Condoleeza Rice: Bush ha ricordato il «lungo percorso» che Obama ha fatto «per arrivare a questo punto: il suo risultato storico - aggiungono dalla Casa Bianca - riflette il fatto che anche il nostro paese ha percorso molta strada». Anche per la Rice la candidatura di un afroamericano alla guida degli Usa è segno di uno sviluppo «straordinario».
* l’Unità, Pubblicato il: 04.06.08, Modificato il: 04.06.08 alle ore 20.48