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Venezuela

Chavez: sirena venezuelana - di Cosmo de La Fuente

Articolo pubblicato nel rispetto della libertà di opinione su cui si basa, come principo, il giornale La Voce di Fiore
mercoledì 7 dicembre 2005 di Emiliano Morrone
Quando al mattino spalanchi la finestra su Caracas la vita è già cominciata da un pezzo. La naturale allegria del venezuelano è un po’ intiepidita dalla soffocante situazione economica.
E’ vero che il caraibico ha sempre voglia di vivere e che trova nella musica e nell’amore la giusta compensazione alla miseria in cui vive. Quando però il caraibico diventa genitore cominciano ad esistere anche le necessità dei figli, che per crescere hanno bisogno di alimentarsi e tutto il resto. In (...)

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domenica 26 febbraio 2006

Esce in lingua italiana il testo di Alan Woods VENEZUELA, UN LIBRO PER CONTINUARE A DISCUTERNE di Claudio Bellotti (Liberazione, 26.02.2006)

Gli avvenimenti continuano a marciare rapidamente in Venezuela e nell’America Latina tutta. La vittoria di Evo Morales in Bolivia rappresenta un nuovo punto di svolta in un processo continentale che non dobbiamo esitare a definire rivoluzionario. C’è un filo rosso chiaramente riconoscibile negli avvenimenti che almeno dal 2000 scutono il continente. Il movimento si è espresso in tutte le forme possibili, dalle rivolte di massa (Argentina, Ecuador, Bolivia), fino al terreno elettorale e parlamentare; si affacciano idee che l’ideologia dominante aveva dichiarato seppellite dalla storia; in centinaia di fabbriche e aziende si discute di esproprio, di nazionalizzazione, di controllo operaio, e si tenta di mettere in pratica una risposta operaia alla devastazione economica e sociale portata dalla crisi capitalista; si dibatte non fra ristrette avanguardie, ma a livello di massa, di riforma agraria, di nazionalizzazione delle risorse strategiche. In Bolivia la parola d’ordine della battaglia per il gas, nacionalizar y luego industrializar, è la bandiera di un movimento che trova le sue radici nelle rivolte per l’acqua di Cochabamba e che nel 2003 e nel 2005 ha rovesciato, lasciando sulle strade centinaia di morti, due presidenti sostenuti dagli Usa e che oggi vota massicciamente Evo Morales alla presidenza. Non è un caso se tanti osservatori hanno descritto il recente Forum sociale mondiale di Caracas come “il più radicale” che si sia tenuto in questi dei anni. Si apre un dibattito non sul bricolage sociale di questa o quella iniziativa di solidarietà, ma sull’alternativa all’imperialismo, al capitalismo, sul “socialismo del secolo XXI”.

Le forze riformiste in Europa hanno in questi anni tentato con ogni mezzo di isolare e sconfiggere il processo rivoluzionario bolivariano. Il Psoe spagnolo, i Ds, il Labour di Blair avevano sostenuto, più o meno apertamente, il golpe dell’aprile 2002 e la serrata padronale del dicembre dello stesso anno, che tentava di ripetere lo scenario cileno del 1973; sconfitti sul campo da una gigantesca mobilitazione di massa, ribadita la vittoria del movimento con il referendum dell’agosto 2004, non restano loro che la congiura del silenzio o le campagne di disinformazione.

Ma anche qui le cose cominciano a cambiare, di quanto accade in Venezuela si parla sempre di più anche in Europa, fino al punto che il congresso delle Trade Unions britanniche vota (cosa impensabile fino a tempi recenti) una mozione di solidarietà con la rivoluzione bolivariana in cui oltre a criticare aspramente le ingerenze di Washington, si impegna a stabilire legami con la Unt (la nuova federazione sindacale venezuelana fondata dopo che la Ctv si era schierata a favore dei golpisti nel 2002). Un ordine del giorno analogo è stato discusso in diversi congressi locali e di categoria della Cgil e dovrebbe essere portato al dibattito anche nel congresso nazionale della confederazione.

Di tutto questo si deve continuare a parlare, di più e meglio. In primo luogo, perché la rivoluzione bolivariana ha bisogno del nostro sostegno politico, militante, di fronte a un’aggressione che non rifugge dalle minacce di morte contro Chavez (ancora recentemente rilanciate dal “reverendo” cristiano fondamentalista Pat Robertson), alle provocazioni e alla cospirazione.

Soprattutto dobbamo discuterne perché nella nostra migliore tradizione, le risposte ai difficili compiti che abbiamo di fronte le dobbiamo cercare non solo nei libri, nei documenti o nei convegni, ma in primo luogo apprendendo dall’esperienza viva e in pieno sviluppo dei movimenti reali, così come si manifestano sotto i nostri occhi, attraverso lo studio rigoroso e la partecipazione attiva.

Va in questa direzione un’iniziativa editoriale della quale, assieme ad altri compagni, mi sono reso partecipe: la pubblicazione in lingua italiana del libro di Alan Woods LA RIVOLUZIONE VENEZUELANA. UNA PROSPETTIVA MARXISTA (AC Editoriale). 14 articoli e un’ampia introduzione che ripercorrono gli avvenimenti compresi fra il golpe fallito e il referendum del 2004. Un libro militante che si sta presentando in decine di iniziative locali e che speriamo possa contribuire a mantenere aperto un dibattito decisivo per tutti noi.


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