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Venezuela

Chavez: sirena venezuelana - di Cosmo de La Fuente

Articolo pubblicato nel rispetto della libertà di opinione su cui si basa, come principo, il giornale La Voce di Fiore
mercoledì 7 dicembre 2005 di Emiliano Morrone
Quando al mattino spalanchi la finestra su Caracas la vita è già cominciata da un pezzo. La naturale allegria del venezuelano è un po’ intiepidita dalla soffocante situazione economica.
E’ vero che il caraibico ha sempre voglia di vivere e che trova nella musica e nell’amore la giusta compensazione alla miseria in cui vive. Quando però il caraibico diventa genitore cominciano ad esistere anche le necessità dei figli, che per crescere hanno bisogno di alimentarsi e tutto il resto. In (...)

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> Se «Hugo Chávez è stato fonte di ispirazione per milioni di persone che, in Venezuela e nel mondo, credono che la giustizia sociale debba essere il cuore del contratto sociale di una società», il miglior modo «di preservare la sua eredità non è ignorare i problemi macroeconomici del Paese, ma porvi rimedio».

martedì 17 dicembre 2013

VENEZUELA BOLIVARIANO: IL CHAVISMO VINCE ANCHE SENZA CHAVEZ *

37436. CARACAS-ADISTA. Le ha tentate tutte il leader dell’opposizione venezuelana Henrique Capriles per rovesciare il governo bolivariano: prima disconoscendo il risultato delle elezioni vinte da Nicolás Maduro con uno stretto margine di voti e scatenando un’esplosione di violenza dal bilancio pesantissimo; poi promuovendo una strategia mirata a destabilizzare il Paese - ribattezzata dai chavisti “guerra economica” - e a diffondere, soprattutto all’estero, l’immagine di un Venezuela ormai in rovina, e nello stesso tempo cercando con grande energia una sponda in Vaticano, fino a farsi ricevere in udienza da papa Francesco; infine, sicuro della vittoria, tentando di trasformare le elezioni municipali dell’8 dicembre in un plebiscito sul governo, per accelerarne la caduta.

Gli è andata malissimo: la netta vittoria del fronte chavista - sei punti di vantaggio, su base nazionale, rispetto alla coalizione di destra e oltre il 75% dei municipi conquistati (malgrado la dolorosa perdita di Barinas, Valencia e Barquisimeto) - gli si è rivoltata contro come un boomerang, cosicché, come ha indicato il diplomático venezuelano Arévalo Méndez Romero, «ad essere delegittimato non è stato il governante, ma l’oppositore aspirante tale», sconfitto per la quarta volta consecutiva in 15 mesi, e quest’ultima volta in maniera tanto più amara in quanto inattesa, pensando Capriles di poter far leva sullo scontento provocato dalle difficoltà economiche in cui si dibatte il Paese. Scontento, tuttavia, non abbastanza profondo da mettere a repentaglio le tante conquiste sociali realizzate dalla rivoluzione bolivariana, e a cui il governo Maduro ha dimostrato di saper dare continuità.

Tuttavia, come scrive il giornalista e militante bolivariano Rafael Rico Ríos su Rebelión (9/12), non si è trattato, propriamente, neppure di una vittoria del governo Maduro, a cui va anzi rimproverato più di un errore, in termini di inefficienza e di mancanza di programmazione: «Non è stata una vittoria del governo, ma una vittoria ideologica», scrive Rico Ríos evidenziando come il popolo venezuelano, benché orfano del suo leader storico, «abbia assimilato con grande maturità e chiarezza il significato della lotta di e della contrapposizione tra due modelli economici», mostrando di saper ben distinguere tra «la difesa degli interessi di da parte dell’oligarchia e i possibili errori commessi dall’attuale governo.

Pertanto, se qualcosa non può fare ora il presidente è adagiarsi sugli allori: chiedendo e ottenendo dall’Assemblea nazionale, nel novembre scorso, l’approvazione della Ley Habilitante (che, come previsto dalla Costituzione, gli conferisce la possibilità di governare per decreto per un anno) Maduro si è assunto il compito di fronteggiare l’assalto della destra contro l’apparato produttivo del Paese, condotto attraverso la speculazione, l’accaparramento dei beni di prima necessità, alimenti compresi, il contrabbando e il mercato nero delle valute, e di trovare soluzione ai problemi mai risolti, come la corruzione, l’insicurezza e una spaventosa inflazione (a cui però andrebbero aggiunti anche lo scarso impulso all’industra nazionale, l’eccessiva dipendenza dal petrolio, i guasti legati al modello estrattivista).

Già nei giorni precedenti alle elezioni, del resto, Maduro aveva lanciato un’offensiva - risultata determinante per la vittoria elettorale - contro «i responsabili della rapina ai danni del popolo», imponendo prezzi giusti per i generi di consumo, oggetto di speculazioni e aumenti ingiustificati, e intervenendo sui margini di profitto e sull’utilizzo dei dollari statunitensi che lo Stato concede alle imprese. E, all’indomani della vittoria, ha annunciato un nuovo impegno sul fronte della politica abitativa, della sicurezza e del miglioramento del sistema ospedaliero, nonché la ripresa di quel dialogo con la popolazione, ribattezzato “governo in strada”, intrapreso dal presidente appena tre giorni dopo il suo insediamento, quando percorse in lungo e in largo il Paese per discutere con il popolo di salute, educazione, politiche abitative, potere popolare.

Un cambio di passo, tuttavia, è quello che chiede Felipe Pérez Martí, già ministro della pianificazione economica nel governo Chávez negli anni 2002-2003 e convinto sostenitore degli ideali della Rivoluzione Bolivariana, secondo il quale, se Hugo Chávez «ha fatto molte cose bene», ha tuttavia anche commesso alcuni errori, a cominciare dalla sottovalutazione del tema della sostenibilità macroeconomica: quello che il governo è chiamato a fare ora, scrive (Financial Times, 11/12), è una profonda revisione della politica economica, mettendo mano all’enorme deficit fiscale, allo squilibrio cambiario e alla riforma del fisco. Se «Hugo Chávez è stato fonte di ispirazione per milioni di persone che, in Venezuela e nel mondo, credono che la giustizia sociale debba essere il cuore del contratto sociale di una società», il miglior modo «di preservare la sua eredità non è ignorare i problemi macroeconomici del Paese, ma porvi rimedio». (claudia fanti)

* Adista Notizie n. 45 del 21/12/2013


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