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In principio era la Parola di Amore ("charitas") o di Mammona ("caritas" = caro-prezzo)?!

FURTO O DONO? LA CECITA’ DEL DESIDERIO, LA NEGAZIONE DELL’ALTRO, E "LA VITALITA’ DELLA NOSTRA ESISTENZA". La risposta "ambivalente" di Umberto Galimberti a una lettera di Giuseppe Ferrara - a cura di pfls

mercoledì 23 aprile 2008 di Maria Paola Falchinelli
[...] che cos’è davvero il desiderio? È, come tutti credono, l’amore per l’altro? Roland Barthes ci mette in guardia da questa idilliaca persuasione perché, nella forma dell’amore per l’altro, in realtà "io desidero il mio desiderio, e l’essere amato non è altro che il suo accessorio". E di rincalzo Freud scrive: "Dove amiamo non proviamo desiderio, e dove lo proviamo non possiamo amare".
Ignorando il reciproco scambio che si è soliti supporre in ogni relazione d’amore, il desiderio, (...)

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> FURTO O DONO? LA CECITA’ DEL DESIDERIO, LA NEGAZIONE DELL’ALTRO, E LA VITALITA’ DELLA NOSTRA ESISTENZA. ----- la minaccia per l’equilibrio psicologico dei manager ’decaduti’ è ancora più forte perché - spiega Galimberti - "si trovano ad affrontare anche il disprezzo sociale. Non solo non hanno più il loro posto di prestigio e tutti i soldi che avevano prima, ma sono anche guardati dall’opinione pubblica quasi come dei ’ladri in giacca e cravatta’".

sabato 4 ottobre 2008

’’Guardati come ’ladri in giacca e cravatta’, si trovano ad affrontare anche il disprezzo sociale’’

Galimberti: ’’Manager in caduta rischiano rifugio in psicofarmaci’’

Il filosofo all’Adnkronos Salute: "Essendo abituati al problem solving immediato preferiranno andare dal farmacista che sul lettino dello psicanalista’’. E sottolinea: ’’Se l’identificazione con il proprio ruolo è stata totale sarà difficilissimo adattarsi a lavori di minor prestigio"

Roma, 4 ott. (Adnkronos Salute) - La crisi finanziaria potrebbe avere risvolti devastanti sul piano psicologico per i top manager che si troveranno a perdere il lavoro e lo status sociale, travolti dal terremoto dei mercati. E, vista la loro abitudine a risolvere i problemi in tempi rapidi, per combattere un probabile stato depressivo "sceglieranno di andare dal farmacista piuttosto che dallo psicanalista", rifugiandosi così, erroneamente, negli piscofarmaci con l’illusione di una cura immediata. A descrivere i rischi in agguato per chi "ha identificato se stesso con la propria carriera", è lo psicanalista e filosofo Umberto Galimberti (nella foto), che illustra all’ADNKRONOS SALUTE "la forte crisi d’identità" che rischiano i grandi manager della finanza, una volta caduti ’in disgrazia’.

Oggi poi la minaccia per l’equilibrio psicologico dei manager ’decaduti’ è ancora più forte perché - spiega Galimberti - "si trovano ad affrontare anche il disprezzo sociale. Non solo non hanno più il loro posto di prestigio e tutti i soldi che avevano prima, ma sono anche guardati dall’opinione pubblica quasi come dei ’ladri in giacca e cravatta’". In generale - riferisce l’esperto - queste persone "che già oggi frequentano spesso gli studi di psicanalisti e psichiatri, hanno sostanzialmente identificato se stesse con il loro mestiere e la carriera. Non sanno chi sono, di solito hanno grosse carenze affettive, trascurano la famiglia con cui non hanno un vero dialogo. E sono maledettamente attaccati al proprio status perché senza di esso perdono l’identità".

Ora, di fronte alla crisi finanziaria e a una perdita di potere, "se la loro identità è collocata solo in quello che fanno, il giorno in cui non possono più farlo non sanno più chi sono", e si ammalano. Così - aggiunge Galimberti - "essendo abituati al problem solving immediato, di solito, per affrontare il problema, preferiscono andare dal farmacista piuttosto che sul lettino dello psicanalista. Ma - avverte - dimenticano che con gli psicofarmaci si riducono i sintomi e non la depressione che è alla base". Una depressione "che - sottolinea - quando deriva dall’identificazione nella propria funzione, è seria e può anche portare al suicidio".

Qualora poi dovessero riciclarsi in un nuovo lavoro meno gratificante o di potere, "se sono riusciti a conservare un minimo di identità sganciata dalla funzione ce la faranno, ovviamente rimboccandosi le maniche e adattandosi a lavori di minor prestigio. Se invece - sostiene l’esperto - l’identificazione con il proprio ruolo è stata totale sarà difficilissimo per loro scendere nella scala sociale".


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