IL COMMENTO
Un lavoro di squadra
di ROBERTO RHO *
Pronostici rispettati, vittoria larga: Milano ospiterà, dal maggio al settembre del 2015, l’Esposizione Universale. All’obiettivo hanno lavorato, per una volta in sintonia fine, il governo Prodi e le amministrazioni locali, il sindaco Letizia Moratti, il governatore Roberto Formigoni, il presidente della Provincia Filippo Penati. Un progetto, abilmente confezionato, di mille pagine, pieno di numeri e soprattutto di promesse, un anno e mezzo di lavoro diplomatico, in giro per il mondo a incrociare le armi con il poderoso esercito diplomatico messo in campo dall’avversaria Smirne, che qualche buona carta da mettere sul tavolo - più geopolitica che di sostanza - in realtà l’aveva. Ma la disparità dei contendenti era tale che il successo è arrivato, e in proporzioni anche più ampie di quanto previsto alla vigilia. Ed è un successo nazionale, oltre che milanese.
Ora, però, comincia la parte più difficile del lavoro. Ci sono sette anni di tempo per tradurre quelle promesse in gesti di governo. Perché sarà anche vero, come ha ripetuto all’infinito il sindaco Moratti, che quello del 2015 sarà l’Expo di tutti, non solo di Milano. Ma è Milano che dovrà ospitare per quattro mesi 120 paesi espositori, 29 milioni di visitatori, e, prima di allora, gestire un enorme flusso di denaro - tra investimenti diretti, indiretti e indotto un totale di almeno 20 miliardi di euro - per adeguare non solo il polo fieristico ma anche tutte le infrastrutture di collegamento, per scrivere quel progetto di città che oggi non si vede, per condividerlo con chi a Milano vive e lavora, per creare strutture che vivano oltre il 2015, in armonia con l’ambiente e con tutto quello che sta intorno. L’opportunità di ridisegnare la città - sulla base di un’idea che oggi non c’è, e che dovrà necessariamente uscire dal confronto con tutti coloro che, a vario titolo, allo sviluppo della città sono interessati - è straordinaria, ma almeno altrettanto grande è il rischio di sprecarla o, peggio, di usarla male.
* la Repubblica, 31 marzo 2008.