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Il magistero della Legge dei nostri Padri e delle nostre Madri Costituenti non è quello di "Mammona" ("Deus caritas est", 2006)!

EUROPA: EDUCAZIONE SESSUALE ED EDUCAZIONE CIVICA. ITALIA "NON CLASSIFICATA"!!! Per aggiornamento, un consiglio di Freud del 1907 - con una nota introduttiva di Federico La Sala

Studio europeo nelle scuole, ma il Ministro "censura" la domanda sui metodi contraccettivi (la Repubblica/Salute, 14.02.2008, p. 19).
domenica 9 marzo 2008 di Maria Paola Falchinelli
Cosa succede in casa - nella “camera nuziale”,
e cosa succede in Parlamento - nella“camera reale”?!
Per un nuovo "romanzo familiare",
politico e teologico!!!
COME NASCONO I BAMBINI?
E COME ‘NASCONO’ I GENITORI?!
Una nota introduttiva alla
“Istruzione sessuale dei bambini” (1907)
di Sigmund Freud
di Federico La Sala *
Quali discorsi si fanno nella stanza dei bambini? Ma quali discorsi si fanno nella camera dei genitori e, ancor di più, in (...)

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> EUROPA: EDUCAZIONE SESSUALE ED EDUCAZIONE CIVICA. ITALIA "NON CLASSIFICATA"!!! Per aggiornamento, un consiglio di Freud del 1907 - .... 2006 - 2007: INDAGINE CHOC DELLA SOCIETÀ DI PEDIATRIA SULLE TEENAGER ITALIANE, TRA AMORE, ALCOL E FUMO.

mercoledì 20 febbraio 2008

L’innocenza maledetta delle bambine

Le trasgressioni delle nuove Principesse

di RAFFAELLA SILIPO *

TORINO. Hanno tra i dieci e i quattordici anni. E sono dei Peter Pan al contrario, travolti dalla fretta di crescere, pronti a spiccare un salto oltre il perimetro della loro infanzia senza fasi intermedie, senza progressioni... diventano grandi senza crescere. Lo fanno mescolando il candore, l’ingenuità dei propri anni con un’irrefrenabile urgenza di bruciare le tappe, di stanare il destino e provocarlo. Urgenza di usare il proprio corpo come i giocattoli riposti solo ieri».

Bravi bambini

Fanno paura i ragazzini raccontati senza pietà da Marida Lombardo Pijola, giornalista del «Messaggero», nel suo libro «Ho dodici anni faccio la cubista mi chiamano principessa» (edizioni Bompiani). Fanno paura perché sono così lontani dall’idea idealizzata che abbiamo di loro, «forse qualche delinquente c’è ma mio figlio è ancora così ingenuo...».

No, non sono tutti bravi bambini ubbidienti come ci piace pensare quando li vediamo tornare allegri da scuola. E dire che non passa settimana, senza che i giornali non riportino casi di bullismo e violenza ripresi dai telefonini e diffusi su Internet, ragazzine che a undici anni filmano e rivendono per un paio di euro la propria immagine nuda, fanno le cubiste nelle discoteche, chiedono cento euro per fare sesso in un angolo del camerino e magari - racconta l’autrice - rimangono incinte, abortiscono e parlano insieme delle Barbie e del loro «non bimbo» mai nato.

Sembrano invenzioni da cinema, sulla scia di «Thirteen», il film di Catherine Hardwicke che quattro anni fa ha terrorizzato un’intera generazione di genitori. Invece sono veri, perché la Lombardo Pijola è andata a stanarli uno per uno su Internet, la piazza virtuale ove i figli primogeniti di una nuova generazione mutante, cresciuta con un’offerta strabordante di tv, schiava dell’iPod e del rito degli sms, si incontrano e rivelano la loro vita, oltre lo schermo di omertà che oppongono agli adulti, restituendo le loro personalità, abitudini e linguaggi quasi totalmente sconosciuti.

Sesso e soldi

Storie di sesso precoce e di precoce devozione al guadagno («e puoi farti pagare se vuoi, così ti diverti e ci guadagni! E’ come se fossi già grande»), di affannati discorsi di gruppo in cui si rincorrono miti come il corpo, la bellezza, l’apparire, i soldi, il successo. «Inutile fingere di meravigliarsi - dice lo psicologo Federico Bianchi di Castelbianco - È evidente che i bambini ci guardano e imitano gli adulti, magari usando un po’ di fantasia. E noi siamo cattivi maestri». E quanto cattivi emerge benissimo nel libro dalle parole dei ragazzini, che trasudano diffidenza e rabbia, quando non disprezzo, verso genitori stanchi, distratti, smarriti, persi nei loro problemi. Per non parlare degli insegnanti, mortificati da un ruolo socialmente svalutato e incapaci di sedurre con la cultura.

Quali adulti?

«Impossibile dire cosa diventeranno questi ragazzini - conclude la Lombardo Pijola - che adulti saranno, mentre corrono a perdifiato, ormai incapaci di tornare indietro, verso qualcosa che scopriremo solo nei prossimi anni». Nessun giudizio, nessuna analisi sociologica, questa la forza sconvolgente del libro. Solo testimonianze dirette. Da leggere per provare a conoscere i nostri figli, ad ascoltarli, ad aiutarli. E ad aiutare noi stessi.

* La Stampa, 26/4/2007

INDAGINE CHOC DELLA SOCIETÀ DI PEDIATRIA SULLE TEENAGER ITALIANE, TRA AMORE, ALCOL E FUMO

Le ragazzine e il sesso: a 12 anni senza limiti

Alla domanda «Cosa vuoi fare da grande?» al primo posto la velina, al secondo «Non so» *

ROMA - L’allarme è stato come un fascio di luce che acceca: ci sono baby squillo sulle strade. Ce l’hanno messe i loro coetanei, per pagare debiti del gioco d’azzardo. Giuliano Amato, ministro dell’Interno, ha lanciato un sasso, l’altro giorno. E adesso rischia di venire giù una montagna. Perché quella del titolare del Viminale è la punta dell’iceberg. Ma basta fermarsi un attimo e scoprire che l’infanzia più tradizionale, ormai, non riesce a superare le classi elementari. Perché: c’erano una volta i bambini. E le bambine che giocavano con le bambole. Avevano dodici-tredici anni. E la Società italiana di pediatria (la Sip) li interrogava con domande tipo: che giornali girano in casa tua? Usi il computer? Qual è l’avvenimento che ti ha colpito di più quest’anno? L’ultima ricerca fatta così è datata 2003: non serviva più a niente. Non di certo a fotografare la realtà.

E adesso a leggere l’ultima ricerca della Società dei pediatri presieduta da Pasquale Di Pietro, quella del 2006, vengono i brividi. Proprio oggi che anche in Italia celebriamo la Giornata dell’Infanzia. Il campione: 1.251 bambini tra i 12 e i 14 anni. Una domanda. Una delle tante del questionario: «Hai mai visto un tuo amico ubriaco?». Sì, dice il 37,4% del campione. Non solo, l’8,4% aggiunge: spesso. Un’altra domanda: conosci qualcuno tra i tuoi amici che ha fumato una canna? E questa volta è quasi uno su due (44,3%) a rispondere un tondo: sì. Un altro esempio? Tre ragazzini su quattro non esitano a confessare di fare cose che loro stessi definiscono rischiose, come ubriacarsi, appunto, bere liquori, prendere farmaci, uscire da soli la sera tardi, avere rapporti sessuali non protetti. Già: hanno rapporti sessuali frequenti, i nostri ex bambini.

Modelli educativi

Gustavo Pietropolli Charmet, psichiatra dell’età evolutiva, non ha dubbi: «L’anticipazione delle tappe dello sviluppo è dovuta ai modelli educativi. Come dire? Sono stati mamma e papà che hanno voluto che succedesse, si sono dati da fare per diversificare il modello culturale che loro avevano ricevuto. Hanno accelerato le capacità di socializzazione dei loro figli. Hanno tolto loro il senso di colpa, il senso della paura. Basta provare, per credere. Basta entrare in una qualsiasi seconda media d’Italia e capire che è impossibile far sentire in colpa questi ragazzi o mettere loro in qualche modo paura». Succede così anche nella seconda media statale di Gela, Sicilia? «I ragazzi sono molto decisi, è vero», garantisce E la Aliosta, preside della scuola media alle soglie della pensione. Sono quarant’anni che la signora Aliosta ha a che fare con i ragazzi delle medie. Dice adesso: «Sono cambiati. E molto. Fisicamente, prima di tutto: un tempo le femmine arrivavano ragazzine in terza media. Oggi assomigliano a donne già quando entrano in prima. Soprattutto per come si vestono, si truccano, si pettinano i capelli. Con la complicità dei genitori, è ovvio».

«Faccio la velina»

Oppure la cubista, la show girl, la ballerina. Alla più tradizionale delle domande: «Cosa vuoi fare da grande?», le bambine intervistate dalla Società dei pediatri hanno infatti messo al primo posto: voglio fare il «personaggio famoso». E fino a qui non sarebbe una scoperta sensazionale. È che però, tolta questa prospettiva, rimane il vuoto: al secondo posto delle preferenze delle bambine c’è, infatti, un disarmante: «Non lo so». «Ho dodici anni faccio la cubista mi chiamano principessa», è il titolo del libro di Marida Lombardo Pijola, una giornalista-mamma che non a caso ha gettato scompiglio tra mamme e papà. Ha scoperchiato il mondo delle discoteche pomeridiane, lasciando disorientati nugoli di genitori davanti a frasi di bambine come: «Se fai la cubista sei una donna. Non più una ragazzina. Con i clienti della disco treschi soltanto se ti va. E puoi farti pagare...».

Non è fantasia. È qualcosa che da noi è arrivato da pochissimi anni, probabilmente importato ancora una volta dagli Stati Uniti. Era del 2003 «Thirteen, 13 anni», il film-choc ambientato a Los Angeles con protagoniste due ragazzine (tredicenni, appunto) che vivono vite sempre più pericolose tra sesso promiscuo, droga, fumo, alcol, piccoli furti, accenni di lesbismo. «Sono vent’anni che insegno nella scuola media di Centocelle, a Roma», dice Margherita D’Onofri, insegnante di scienze. E spiega: «Soltanto negli ultimi anni, però, ho visto cambiare gli atteggiamenti durante i campi scuola, ovvero quelle gite che consentono ai ragazzi di dormire fuori dalla propria città. Adesso anche nelle prime classi stanno svegli tutta la notte e si mescolano dentro le stanze. Fino a poco tempo fa non succedeva».

Alessandra Arachi

* Corriere della Sera, 20 novembre 2007


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