Renato Pierri, mio caro ex prof. di religione, fa un’affermazione, e la sostiene appellandosi alla ragione, e citando Vangelo e Catechismo. Di Biasi non è d’accordo, e non c’è nulla di male. Ben vengano le critiche! Il fatto è però che Di Biasi, essendo forse ancora giovane, non conosce il metodo per farle le critiche. E così, anziché confutare l’affermazione stessa, smontando uno per uno gli argomenti che la convalidano, attribuisce al prof. quel che gli aggrada. L’impressione è che Di Biasi non abbia capito la lettera del prof.
Analizziamo i discorsi di Di Biasi: "Per lui è inconcepibile che l’uomo debba sacrificarsi per Dio !" . Di Biasi non ha capito. Il problema è come amare Dio e come "sacrificarsi" per Lui. Un’occhiata alla Lavanda dei piedi giovannea potrà illuminarlo.
"La morte che ci commoveva quando era quella di Dio per l’uomo, ci scandalizza quando appare come la morte necessaria dell’uomo per Dio."
"Morte necessaria dell’uomo per Dio"? Di Biasi non ha capito. Il problema è stabilire, in base alla ragione ed al Vangelo, quando "la morte dell’uomo per Dio sia da ritenersi necessaria" e non inutile. Qualora sia perfettamente inutile, non scandalizza; fanno semplicemente pena gli sciocchi che fanno falsi sacrifici non richiesti dal Signore.
"Insomma, per l’ex professore di religione cattolica, non è giusto che l’uomo debba soffrire per Dio". Di Biasi non ha capito. Il problema è stabilire in quale modo "soffrire per Dio"; quando risponde alla ragione e alle indicazioni di Gesù, e quando ad un’errata interpretazione del Vangelo, e alle proprie turbe psichiche.
Così come i suoi "discepoli", il Pierri non capisce che ciò che piace a Dio nel sacrificio di suo Figlio, e nei nostri sacrifici, non è evidentemente la sofferenza dei suoi figli, ma la fiducia che questi continuano ad avere in lui anche in mezzo alle loro prove. Di Biasi fraintende ancora. Che cosa c’entra mai la sofferenza inutile, gratutita, assolutamente non necessaria, alle volte procurata, alle volte attribuita in modo blasfemo al buon Dio, con la fiducia in Dio?
Restiamo in ogni modo in attesa delle obiezioni inconfutabili alle affermazioni della lettera sul cilicio.
Elisa Merlo