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La democrazia, l’antinomia istituzionale del mentitore e la catastrofe culturale italiana....

UMBERTO ECO E IL POPULISMO DI "FORZA ITALIA". Un’intervista di Marcelle Padovani (2002) e un’intervista di Deborah Solomon (2007) - a cura di pfls

Un elegante palazzo milanese di fronte al castello sforzesco, costruito nel XIV secolo, del quale scorge la splendida torre medioevale dalla finestra del suo studio.
domenica 25 novembre 2007 di Maria Paola Falchinelli
[...] In questo momento l’Italia sta attraversando un periodo strano...
«Certo. Tutti i giornalisti vengono a intervistarmi su Berlusconi. Rispondo loro che si occupa dei suoi interessi con successo. Il problema è quel 50% di Italiani che gli permette di farlo, e il rischio di contagio che può effettivamente colpire la Francia e la Germania. Questa maniera di considerare la politica come un’impresa pubblicitaria è un problema che riguarda tutto l’Occidente.
Ma lasciamo che (...)

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> UMBERTO ECO E IL POPULISMO DI "FORZA ITALIA". --- Quasi vent’anni dopo - dal 1994: La Rossanda e l’allarme di Umberto "Gran brutta aria, regime ancora no" (di Alessandra Longo).

giovedì 3 luglio 2008


-  La Rossanda e l’allarme di Umberto "Gran brutta aria, regime ancora no"
-  "Se il 47% degli italiani rifiuta i rom, bisogna battersi contro di loro"
-  Gli intellettuali sul rischio-autoritarismo.
-  La fondatrice del "manifesto": con Di Pietro in piazza mai
-  Lo scrittore Matvejevic: in Italia solo l’involucro della democrazia

-  di Alessandra Longo (la Repubblica, 03.07.2008)

ROMA - Difficile non confrontarsi con le parole di Umberto Eco. Difficile non chiedersi se davvero noi italiani siamo con un piede nel burrone, se davvero la democrazia qui, adesso, è in pericolo. «Non siamo ancora al regime - dice Rossana Rossanda - ma ci sono molti segnali di avvicinamento. Siamo al limite, tira un’aria brutta. Trovo importante che Eco sia intervenuto. Il rischio c’è. E a preoccuparmi non sono solo le gesta di Berlusconi, di La Russa, della "banda" che ci governa, ma il guasto profondo che si è prodotto nella società italiana, nell’opinione pubblica». Da Parigi, dove ormai vive quasi in pianta stabile, senza tuttavia perdere nulla di quel che succede in Italia, Rossanda vede un Paese incline al «populismo», in cerca del «capro espiatorio», «del poveraccio, del diverso», su cui far convergere frustrazioni, rancori, paure: «Se è vero che il 47 per cento degli italiani prova repulsione all’idea di vivere accanto a un Rom, allora bisogna battersi contro quel 47 per cento, ribellarsi all’egoismo, all’individualismo, risvegliare le coscienze».

Una democrazia, quella italiana, che scivola lentamente in altro. Dice Eco che «la maggioranza ha diritto di governare», ma altra cosa è il sentirsi depositari dell’unica verità. Dacia Maraini si farà prendere pubblicamente le impronte, il 7 luglio prossimo, a Roma, come atto di protesta contro uno dei provvedimenti più odiosi decisi da questo governo, la schedatura dei piccoli Rom. E’ d’accordo con Eco: «Questo Paese è borderline dal punto di vista della democrazia. Berlusconi non tiene conto di nulla, è un estremista, gestisce l’Italia come fosse una sua azienda. Maggioranza non può essere diritto di impunità, non è dominio sulla minoranza, non implica l’uso personalistico, poliziesco della politica».

La storia non si ripete o, semmai, si può ripetere in farsa, «ma anche le farse, a volte, possono essere inquietanti», avverte Rossanda che attribuisce un certo torpore etico anche alla scomparsa dei comunisti alla Berlinguer: «Potevi non essere d’accordo con loro, ma il Pci di allora, con le sue denunce, ti faceva sentire in colpa, agitava le coscienze». Oggi gli anticorpi sembrano minori. Che serva il ritorno alla piazza? «Se fossi a Roma - dice Rossanda - non andrei alla manifestazione dell’8 luglio perché intravvedo in Di Pietro un’idea della democrazia alimentata dalla vendicatività che non condivido». A ognuno il suo. Vincenzo Cerami pensa che, «per carità, un girotondo vada benissimo» ma da un «grande partito come il Pd, doverosamente dotato di senso delle responsabilità istituzionali, ci si attende una manifestazione alta, matura». Eco, dice Cerami, ha ragione quando fiuta il pericolo-regime in Italia ma l’immagine di «una minoranza che non osa reagire» non si applica certo all’opposizione veltroniana che, a mio avviso, non è né paciosa né tranquilla. Io dico: una manifestazione il Pd la farà, con i suoi tempi, con i suoi modi, senza un linguaggio impulsivo. Lasciamo che la maggioranza si cuocia nel suo brodo, lasciamo che vengano più allo scoperto...».

Lo scrittore Predrag Matvejevic, che ha conosciuto il regime croato di Tudjman e l’aria irrespirabile dei Paesi dell’Est, e ha ricevuto la cittadinanza italiana dal presidente Napolitano, tifa per un’Italia più reattiva: «Una democrazia a rischio può scivolare facilmente in quello che io chiamo "democratura" dove tutto sembra come prima, dove si proclama con forza il rito della democrazia ma, in realtà, è rimasto solo l’involucro».


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