mercoledì 7 novembre 2007
di Maria Paola Falchinelli
[...] c’è in Nietzsche una volontà profonda di rifare della vita qualcosa di splendido, e di comprendere che questo splendore proviene dal fatto che è una rivelazione, anzi un’autorivelazione, perché ogni affetto si rivela da sé, sente se stesso. Abbiamo una prova di questo carattere fenomenologico della vita, del tutto opposto a un abbandono all’inconscio, all’oscurità, all’anonimato, qual si trova in Schopenhauer e parzialmente anche in Freud. La prova di questo valore di rivelazione (...)
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