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COSTITUZIONE E ANTICOSTITUZIONE. Il magistero della "Bibbia civile" e il magistero della "Bibbia cattolico-romana"

FARMACI E PILLOLE, MEDICI MEDICINE E FARMACIE. IN ITALIA: LA LEGGE PREVEDE L’OBBLIGO DI GARANTIRE I MEDICINALI PRESCRITTI. NELLO STATO DEL VATICANO, IL PAPA ORDINA L’OBIEZIONE DI COSCIENZA DEI FARMACISTI - a cura di pfls

Il concordato è anticostituzionale. Intervista a Sergio Lariccia.
martedì 30 ottobre 2007 di Maria Paola Falchinelli
ABORTO E EUTANASIA: IL PAPA, OBIEZIONE DI COSCIENZA DEI FARMACISTI *
CITTA’ DEL VATICANO - L’obiezione di coscienza è un "diritto riconosciuto" anche per i farmacisti in caso di medicine "con scopi immorali", come aborto ed eutanasia. C’é poi da ribadire un diritto alle cure che è di tutti, e va garantito soprattutto agli indigenti e ai Paesi più poveri. Lo afferma il Papa, chiedendo inoltre che scienza e ricerca siano per il "benessere" delle persone, prima che per il progresso (...)

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> FARMACI E PILLOLE, FARMACIE E SUPERMERCATI, MEDICI E MEDICINE. ABORTO EUTANASIA. L’ITALIA: FEDERFARMA, E’ OBBLIGO GARANTIRE QUELLI PRESCRITTI. LO STATO DEL VATICANO: OBIEZIONE DI COSCIENZA DEI FARMACISTI - a cura di pfls

martedì 30 ottobre 2007


-  Il Papa: i farmacisti diventino obiettori
-  Libertà di scelta
-  Su aborto ed eutanasia.
-  La categoria: impossibile, la legge lo vieta
-  È loro diritto non collaborare alla fornitura di prodotti che abbiano come scopo delle scelte chiaramente immorali
-  L’ala cattolica: giusto l’appello del pontefice, intervenga il Parlamento

di MARCO POLITI (la Repubblica, 30.10.2007)

CITTÀ DEL VATICANO - I farmacisti cattolici incrocino le braccia e si rifiutino di consegnare sia la pillola abortiva sia la "pillola del giorno dopo". È la parola d’ordine lanciata da papa Ratzinger, che esorta i farmacisti cattolici all’obiezione di coscienza.

L’appello, che porterebbe ad una balcanizzazione di qualsiasi servizio sanitario (con i titolari di farmacie cattolici, ebrei, musulmani o di qualsiasi altra religione che decidono di fare come gli pare a seconda dei propri dogmi), arriva durante l’udienza concessa dal pontefice al congresso internazionale dei farmacisti cattolici. Benedetto XVI è oltremodo esplicito: «L’obiezione di coscienza è un diritto che deve essere riconosciuto anche alla professione dei farmacisti». È giusto permettere loro di «non collaborare direttamente o indirettamente alla fornitura di prodotti, che abbiano come scopo delle scelte chiaramente immorali, come ad esempio l’aborto e l’eutanasia». Immediata la precisazione di Federfarma, l’associazione che riunisce le sedicimila farmacie italiane. Per Franco Caprino, segretario nazionale, «è anacronistico» immaginare l’obiezione di coscienza dei farmacisti durante la vendita di farmaci etichettati eticamente sensibili. Comunque non è legale. E spiega: «I farmacisti hanno l’obbligo di legge, dietro prescrizione medica, a consegnare il farmaco o a procurarlo, se non disponibile, nel più breve tempo possibile». Naturalmente, sottolinea Caprino, c’è «rispetto» per le parole del pontefice, ma l’obiezione di coscienza per i farmacisti «è inattuabile in Italia come in ogni altro Paese».

Papa Ratzinger sembra però deciso a proseguire l’offensiva contro la pillola del giorno dopo e soprattutto la Ru 486, che dovrebbe tra non molto essere venduta ufficialmente in Italia. Sviluppando la sua teoria dei cosiddetti principi non negoziabili, il Papa esorta i farmacisti a farsi educatori dei pazienti, facendo loro conoscere le «implicazioni etiche dell’uso di alcune medicine».

Non turba Ratzinger l’idea di un farmacista pedagogo, che entra nella sfera privata dei pazienti (e magari li interroga sul loro tasso di cattolicità) ingaggiando un dibattito dal bancone. O magari controllando in un piccolo paese quanti pazienti seguono le prescrizioni dell’autorità ecclesiastica.

«Non è possibile - proclama il pontefice - anestetizzare le coscienze, ad esempio, sull’effetto delle molecole che hanno come solo scopo quello di evitare l’annidamento di un embrione (nell’utero) o di abbreviare la vita di una persona». In questo senso i farmacisti devono «invitare ciascuno ad un sussulto di umanità». Operando affinché «ogni essere sia protetto dalla concepimento fino alla morte naturale e perché i farmaci svolgano davvero il proprio ruolo terapeutico».

Si schiera con il Papa, il presidente della Federazione degli Ordini dei farmacisti italiani, Giacomo Leopardi: «Pienamente d’accordo il suo messaggio». Su posizione totalmente differente dalla Federfarma, Leopardi chiede che si arrivi a definire l’obiezione di coscienza e sollecita Governo e Parlamento a un «intervento legislativo che regolamenti la delicata questione in via definitiva». Piero Uroda, presidente dei farmacisti cattolici, plaude alle parole del Papa: «Siamo intransigenti sull’obiezione di coscienza perché è una posizione a difesa della vita». La pillola del giorno dopo, sostiene, non è contraccettiva, ma abortiva.

Benedetto XVI è sceso in campo sin dal primo anno del suo pontificato. E nel gennaio del 2006 lo ha dichiarato apertamente al sindaco di Roma Veltroni e agli amministratori di Regione e Provincia, bollando come «scelta contro la vita» l’introduzione di quei farmaci che «nascondono la gravità dell’aborto».

Quando negli anni scorsi si sono avute in Italia le prime sperimentazioni in ospedali pubblici della Ru 486, la Cei, l’Avvenire e l’Osservatore hanno sparato a zero e a Torino il cardinale Poletto marchiò persino di «terrorismo» la pillola del giorno dopo, considerandola abortiva. In serata il portavoce vaticano, padre Lombardi, ribadisce pubblicamente: l’obiezione di coscienza è un diritto. Perché «i farmacisti, come i medici, sono chiamati esplicitamente a non collaborare a ciò che va contro la vita in modo diretto».


L’ONCOLOGO

Veronesi: allora vendiamo più anticoncezionali

di Mario Pappagallo (Corriere della Sera, 30 ottobre 2007)

FIRENZE - «I farmacisti dovranno tenere conto della loro coscienza e, secondo scienza e coscienza, decidere liberamente. Sapendo però che vendere anticoncezionali vuol dire diminuire il numero di aborti».

Umberto Veronesi replica all’invito che Papa Ratzinger ha rivolto ai farmacisti perché esercitino l’obiezione di coscienza nel vendere farmaci «immorali», favorenti l’interruzione di gravidanza o l’eutanasia, ma anche il concepimento. Un distinguo va subito fatto: medicinali come la Ru 486, la cosiddetta pillola abortiva, sono per legge di esclusivo uso ospedaliero. Così come è difficile immaginare un’eutanasia fai da te. Quindi, l’appello del Papa sarebbe rivolto alla cosiddetta pillola del giorno dopo e probabilmente a tutti gli anticoncezionali, pillola tradizionale compresa... «Anche la pillola del giorno dopo - commenta Veronesi - è un anticoncezionale, così come lo è la spirale. Ma mentre la pillola del giorno dopo è stata sempre "bollata" come abortiva, la spirale no. Mi chiedo perché. Quindi si parla di anticoncezionali tout court. E non vorrei che veramente il Papa si riferisse anche ai preservativi. Non venderli, gli anticoncezionali, vuol dire favorire gli aborti, visto che le campagne a favore della totale castità non mi risulta abbiano questo grande successo. E a me personalmente costringere le donne ad abortire non piace proprio».

Quanto all’appello di Benedetto XVI, per l’oncologo «il Papa ha il diritto di fare tutti gli appelli che ritiene giusti, così come gli scienziati hanno il diritto di fare ricerca e di sperimentare ciò che viene ritenuto importante per una vita senza malattie o con malattie dalle conseguenze ridotte al minimo. Medici e farmacisti cattolici valutino secondo coscienza questi appelli, ma non dimentichino comunque di essere al servizio del benessere psicofisico di tutti i cittadini, a qualunque religione appartengano, compresi gli atei. Non bisogna limitarsi a vietare tutto, qualunque sia la conseguenza». E Veronesi non si tira indietro neppure di fronte all’idea di un contro-appello ai farmacisti. Che esprime senza mezzi termini. «Ripeto: intensificare l’uso degli anticoncezionali affinché diminuiscano gli aborti. Questo è saggio e proponibile».


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