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Tradimento strutturale della fiducia. Vedi alla voce: "Abate" (Voltaire, "Dizionario filosofico"). Motto dell’Illuminismo: "Abbi il coraggio di servirti della tua propria intelligenza!" (Kant).

ITALIA. VATICANO. Restaurato il "Portone di Bronzo" (del 1600) di un Palazzo "Costantiniano" in avanzato stato di degrado. Sospeso il monsignore, padre Tommaso Stenico, capo ufficio della Congregazione per il Clero, per le sue dichiarazioni a "Exit" - a cura di pfls

domenica 14 ottobre 2007 di Maria Paola Falchinelli
[...] "Non posso smentire il fatto", ha spiegato padre Lombardi. "I superiori - ha aggiunto - stanno trattando la situazione con la dovuta riservatezza e con il dovuto rispetto per la persona interessata, anche se questa persona ha sbagliato". Le autorità vaticane - ha proseguito - "devono intervenire con la decisione e la severità richieste da un comportamento non compatibile con il servizio sacerdotale e con la missione della Santa Sede". Padre Lombardi ha riferito che il monsignore é (...)

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> VATICANO. Restaurato il Portone di Bronzo, ma è tutta la "Reggia" che sta andando in ruina!!! Sospeso un Monsignore della Congregazione per il Clero perché ha dichiarato "urbi et orbi" - in Tv e in "spirito di verità" - di essere gay. Nella Chiesa cattolico-romana sono permesse solo l’omosessualità negata, la pedofilia nascosta e le relazioni eterosessuali clandestine!!! - ---- Parla Monsignor Stenico: “Non sono gay, il mio era un esperimento per scrivere un libro contro l’omosessualità nel clero”.

sabato 13 ottobre 2007

EXIT

di Gianluca Barile *

CITTA’ DEL VATICANO - Il Direttore di un quotidiano, sia esso di carta stampata o Internet, ha il dovere di assumersi delle responsabilità. E’ toccato a me, quindi, comunicare già martedì scorso a Monsignor Tommaso Stenico che la sua collaborazione con “Petrus” (che era gratuita e si basava sul fatto che avevamo avuto il suo consenso a pubblicare gli editoriali riportati nel suo blog) era sospesa a causa del suo coinvolgimento nell’inchiesta giornalistica condotta dalla trasmissione “Exit” de “La7”. Un coinvolgimento palese considerato che malgrado il camuffamento del viso e della voce, anche in Vaticano, i suoi stessi superiori, lo hanno riconosciuto e identificato in quel sacerdote che, ripreso da una telecamera nascosta, incurante dei pericoli ed irrispettoso del luogo e dell’abito che indossava, portava nel suo ufficio un giovane conosciuto in una chat room a luci rosse per tentare di consumare un rapporto sadomaso che poi - grazie a Dio - non c’è stato. Monsignor Stenico sostiene che si trattava di un esperimento, che è stata una leggerezza e che il suo era solo il tentativo di scrivere un libro per denunciare l’omosessualità nel clero. Sospendiamo il giudizio: solo lui conosce la realtà deo fatti. Ma ancora oggi, più forti che mai, risuonano nella nostra mente le parole dell’allora Cardinale Joseph Ratzinger alle meditazioni per la Via Crucis del 2005: “Signore, la tua Chiesa è una barca che affonda...quanta sporcizia nella tua Chiesa!”. Dunque, non è nostra intenzione insediare tribunali mediatici ed emettere sentenze; anche perché ben sappiamo che un giorno saremo giudicati con lo stesso rigore, o la stessa misericordia, con cui abbiamo giudicato in vita. Ma lo stesso Monsignor Stenico converrà con noi sul fatto che - se le cose stanno diversamente da quanto lui sostiene - sia stato oltremodo scandaloso, vergognoso, ignobile, blasfemo, demoniaco che abbia tentato di consumare un rapporto sessuale - lui che ha fatto promessa di castità - non solo tra le pareti che lo hanno chiamato a santificarsi per il bene della Chiesa, ma addirittura nel luogo simbolo della Cristianità, il Vaticano, laddove Pietro è andato incontro al martirio e da dove continua a parlarci ogni giorno per bocca dei suoi Sommi successori. «Mundamini, qui fertis vasa Domini» - Purificatevi, voi che portate i vasi sacri del Signore: queste parole del profeta Isaia (Is. LII, 11) tornano alla mente come un monito e come un richiamo alla santità richiesta a quanti sono insigniti dell’Ordine sacro. Un monito che nell’antico Pontificale veniva rivolto dal Vescovo all’ordinando Diacono, ricordandogli che se sino ad allora non aveva saputo essere «ab omni illecebra carnis alienus», estraneo ad ogni peccato della carne, lo diventasse almeno a partire da quel momento, visto che nel sacro ministero quell’uomo diventa cooperatore della Consacrazione, della quale sarà poi protagonista nel Sacerdozio. Eppure in quelle stesse tremende parole del Pontificale si trova una luce di grande umanità: la consapevolezza che il Sacerdote è pur sempre un uomo, ferito come tutti dal vulnus del peccato originale e come tutti sottoposto alle seduzioni del mondo, della carne e del demonio. La liturgia glielo fa ripetere molte volte: più il suo ministero richiede la potenza divina, più il ministro si confessa «indignus», chiedendo a Dio di sopperire alle miserie della natura umana con la Sua grazia. È quella stessa umanità che sa condurre al confessionale anche i Sacerdoti, i Vescovi, i Principi della Chiesa e lo stesso Romano Pontefice, poiché nessuno è esente da colpa sinché è pellegrino in questa valle di lacrime. Il riconoscersi peccatori non dev’essere inteso tuttavia come una sterile presa d’atto di uno stato di colpa, quasi a voler legittimare le proprie cadute o addirittura ad attribuirne la responsabilità a Colui che pur volendoci santi ci ha lasciato alla mercé delle tentazioni: l’atto umile del «mea culpa» ed il ricorso fiducioso all’aiuto di Dio dev’essere sprone a migliorarsi, a crescere nella santità, ad evitare le occasioni di peccato e ad espiare nella preghiera e nella penitenza le colpe passate. Vivere costantemente al cospetto della Maestà divina e sotto lo sguardo benigno della nostra santissima Madre, «Auxilium Christianorum», è certamente uno dei modi più efficaci per essere veramente «ab omni illecebra carnis alienus». La società profana - che ama gli scandali degli ecclesiastici solo perché tramite questi può screditare la Chiesa a cui essi appartengono - ha uno sguardo orizzontale, privo di pietà ed estremamente disumano: si scoprono le miserie del singolo sperando che colpendo quest’ultimo si possa colpire anche l’istituzione ch’egli rappresenta. Non si vuole aiutare il ministro indegno: al contrario si sfruttano le sue colpe per accusare di indegnità l’intero Ordine sacerdotale. Quando le squallide vicende emerse a seguito del video sui preti omosessuali trasmesso nel corso del programma Exit su La7 lo scorso 1° Ottobre hanno permesso di riconoscere un nostro collaboratore - quasi due settimane orsono - noi non abbiamo gettato in pasto all’opinione pubblica le sue colpe: abbiamo invece interrotto la sua collaborazione, in attesa di un pronunciamento dell’Autorità ecclesiastica, che si è mossa immediatamente e senza aspettare che la notizia trapelasse sui giornali. Crediamo di aver agito secondo coscienza, tutelando il nome di “Petrus” e dando modo al sacerdote chiamato in causa di difendersi nelle sedi opportune. Sarà un regolare processo disciplinare o canonico a fare giustizia, non la piazza. Noi non amiamo gli scandali, ma tantomeno vogliamo coprire omertosamente chi si rende indegno del proprio ministero.

* PETRUS. Il quotidiano on-line ... 13/10/2007.


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