Inviare un messaggio

In risposta a:
Poesia della settimana

Lo avrai camerata Kesselring il monumento che pretendi da noi italiani - di Piero Calamandrei

mercoledì 25 aprile 2007 di Vincenzo Tiano
Epigrafe di PIERO CALAMANDREI *
Lo avrai
camerata Kesselring
il monumento che pretendi da noi italiani
ma con che pietra si costruirà
a deciderlo tocca a noi.
Non coi sassi affumicati
dei borghi inermi straziati dal tuo sterminio
non colla terra dei cimiteri
dove i nostri compagni giovinetti
riposano in serenità
non colla neve inviolata delle montagne
che per due inverni ti sfidarono
non colla primavera di queste valli
che ti videro fuggire.
Ma soltanto col silenzio dei torturati
Più duro (...)

In risposta a:

> Via Rasella, la scelta di Sasà. Addio al partigiano Bentivegna. Fu l’autore dell’attentato contro le SS che scatenò poi la rappresaglia delle Fosse Ardeatine. Aveva 90 anni. Come partigiano difese sempre l’azione che la Cassazione definì «legittimo atto di guerra» (di Nicola Tranfaglia - di Bruno Gravagnuolo).

martedì 3 aprile 2012

Addio al partigiano Bentivegna

La memoria di via Rasella

di Nicola Tranfaglia (il Fatto, 03.04.2012)

Di sicuro pochi sanno oggi, soprattutto tra i più giovani, chi era Rosario Bentivegna, il medico romano di novant’anni che è morto all’improvviso nella capitale, dopo una lunga vita nella quale polemiche infinite lo avevano accompagnato per quell’azione partigiana di cui era stato protagonista il 23 marzo 1944 nella Roma, occupata dalle truppe naziste e dai fascisti loro alleati.

Bentivegna che era nato a Roma il 22 giugno 1922, era un combattente dei Gap, i gruppi di azione partigiani che nella capitale occupata compivano azioni audaci contro gli occupanti, su ordine del Comitato di Liberazione Nazionale. In particolare fu Giorgio Amendola, rappresentante del Pci nella giunta del Comitato di liberazione nazionale (Cnl), a ideare l’azione e ad ordinarla al Gap di cui faceva parte Bentivegna.

L’OBBIETTIVO dell’azione che, nel primo pomeriggio del 23 marzo, si tradusse nell’attacco all’undicesima compagnia del III Battaglione del Reggimento di poliziotti sudtirolesi di Bolzano, arruolati nel Sud Tirolo dalla polizia tedesca il 1 ottobre 1943, consistette nell’esplosione di una bomba al passaggio dei soldati in via Rasella provocando la morte di 32 militari e il ferimento di altri 110, oltre a due vittime civili. Dei feriti, uno morì poco dopo il ricovero mentre nei giorni seguenti altri nove militari persero la vita, portando a 42 il totale dei caduti.

Ma la rappresaglia nazista, immediatamente decisa dopo l’attacco calcolò l’uccisione di 33 vittime tedesche a cui dovevano corrispondere 320 nemici. E di lì nacque, su ordine del Comando Supremo nazista e di Herbert Kappler, ufficiale delle SS, capo della Gestapo a Roma e del servizio segreto delle SS (l’Sd, ndr) e responsabile anche dell’ordine pubblico nella capitale, l’atroce eccidio delle Fosse Ardeatine in cui vennero uccise 335 vittime rastrellate in fretta e disordinatamente nelle prigioni romane. I processi seguiti fino all’ultima sentenza della Cassazione nel 2009 hanno riconosciuto che l’azione era stata una “legittima attività di guerra” ma questo non ha impedito polemiche aspre e continue per l’attentato di cui Rosario Bentivegna era stato protagonista. Di questi tempi è importante ricordare un personaggio capace di rischiare la vita per i suoi ideali.


Via Rasella, la scelta di Sasà

Fu l’autore dell’attentato contro le SS che scatenò poi la rappresaglia delle Fosse Ardeatine. Aveva 90 anni. Come partigiano difese sempre l’azione che la Cassazione definì «legittimo atto di guerra»

Comandava il nucleo di Centocelle e in quel frangente venne interpellato da Salinari a nome 
dei gap comunisti: «Te la senti?...» E il suo destino cambiò

di Bruno Gravagnuolo (l’Unità, 03.04.2012)

Per noi giovani Fgci del liceo Tasso della sezione Ludovisi era semplicemente «Sasà». Sapevo, sapevamo, che era stato uno dei protagonisti dell’attentato a Via Rasella. E anche per le polemiche perenni su quella azione, avevamo timore di «chiedere», e di conoscerlo. In realtà era un uomo semplice e affabile. Che ci raccontò più volte quella giornata, nella quale lui, travestito da netturbino, accese la miccia del tritolo dentro il carretto per farlo esplodere, giusto nel mezzo del corteo armato dei 33 Ss Bozen che transitavano nella celebre via, risalendola appena svoltato l’incrocio di Via del Tritone. Sasà era così: ex combattente non pentito, moderato e saggio, piuttosto di «destra» ai nostri occhi, molto togliattiano Pci.

In realtà il personaggio era anche molto di più di quella circostanza che lo vide protagonista e di cui fu attore di primo piano, quasi per caso. Era un intellettuale aspirante medico, un ex giovane dei Guf, fascista disilluso e dissidente. Prima tentato dai trotzkisti, poi conquistato da Giorgio Amendola e Salinari. Come tanti del gruppo capitolino del Pci, fatto di giovani e men giovani Ingrao tra gli altri che ebbe un ruolo chiave nel traghettare al comunismo italiano la generazione del «lungo viaggio attraverso il fascismo». In seguito Bentivegna fu infatti saggista, polemista e storico. Tutte caratteristiche che marcheranno la sua figura di comunista romano, fino a poco prima dell’era Petroselli. E però veniva da Centocelle in quella primavera del 1943, dove comandava un nucleo partigiano. E in quel frangente fu interpellato da Carlo Salinari a nome dei gap comunisti: «te la senti?».

Da allora la svolta vera, almeno nell’immagine pubblica: l’uomo dell’attentato di Via Rasella. Vale a dire: un destino inseparabilmente legato sia a quella del nemico attaccato, sia alla rappresaglia delle Ardeatine. Che la destra reazionaria, quella moderata e anche un certo revisionismo gli misero sul conto. Malgrado la medaglia al valore che gli fu elargita, malgrado i tanti processi che riconobbero che l’attentato era stata un’azione bellica e in un contesto in cui i tedeschi torturavano, deportavano, razziavano ebrei, mentre gli americani erano inchiodati ad Anzio. Già, perché come disse il Dc Taviani partigiano bianco, proprio gli anglo-americani esortavano la Resistenza romana a «rendere impossibile la vita ai tedeschi». In una città che già aveva visto numerose azioni di guerra, con i gap in prima fila contro fascisti e occupanti (e i 33 uccisi in Via Rasella non erano pacifici montanari altoatesini, bensì germanofoni volontari chiamati appositamente per schiacciare e rastrellare).

Dunque rappresaglia consumata in silenzio, con 335 vittime innocenti a fronte dei 33 Ss, e nessun invito a consegnarsi rivolto agli attentatori: la notizia infatti fu data dal Messaggero il giorno dopo. «Se lo avessimo saputo dirà Sasà li avremmo attaccati e dato il segnale della rivolta in città». E però lo abbiamo detto: nonostante l’ombra immane di quei fatti, le accuse ignobili e reiterate lungo tutto il dopoguerra, (dalla destra fino a Pannella), Sasà era sereno. Quasi scettico, disincantato, fermo nei suoi convincimementi e niente affatto risentito. Benché la sua biografia lo avesse reso bersaglio di discriminazioni anche sul piano professionale, ostacolando la sua carriera di medico.

Tutte cose queste che Bentivegna ha raccontato per filo e per segno in numerosi suoi libri, l’ultimo dei quali era stato l’autobiografia Einaudi che va dall’anno della sua nascita, 1922 a Roma, fino alle ultime polemiche mediatiche con Bruno Vespa, che aveva (in video e in uno dei suoi libri) riciclato le vecchie polemiche contro di lui per l’attentato. Per nulla settario, trovò anche il tempo per dialogare con l’ex Rsi Mazzantini, con un libro e il contributo a una fiction Tv sui «ragazzi di Salò». E rimase nel Pci fino a metà degli anni 80, uscendone contro la linea radicale dell’ultimo Berlinguer. Amendoliano, non pentito, disse sempre di non avere particolari virtù e di aver vissutio «senza fare di necessità virtù». Come nel titolo del suo ultimo e bellissimo libro.


Questo forum è moderato a priori: il tuo contributo apparirà solo dopo essere stato approvato da un amministratore del sito.

Titolo:

Testo del messaggio:
(Per creare dei paragrafi separati, lascia semplicemente delle linee vuote)

Link ipertestuale (opzionale)
(Se il tuo messaggio si riferisce ad un articolo pubblicato sul Web o ad una pagina contenente maggiori informazioni, indica di seguito il titolo della pagina ed il suo indirizzo URL.)
Titolo:

URL:

Chi sei? (opzionale)
Nome (o pseudonimo):

Indirizzo email: