INTERVISTA.
«Il cristianesimo è l’unico vero antidoto alla crescita del fanatismo, anche religioso»: parla il grande filosofo francese
Girard: ma Dio non è violento
Dice l’antropologo: «I capri espiatori sono finiti: o scegliamo la non violenza oppure la guerra nucleare, il terrorismo, i disastri ambientali generati dall’uomo finiranno per distruggerci»
DA PARIGI FRANÇOIS D’ALANÇON *
I «capri espiatori» sono finiti. La violenza non ha più scusanti. O si sceglierà la nonviolenza, oppure la guerra nucleare, il terrorismo, i disastri generati dall’uomo distruggeranno il mondo. Non ha mezzi termini René Girard, 85 anni, l’intellettuale franco-americano (ha insegnato e vive a Stanford) reso famoso dai suoi studi sulla violenza «religiosa» e dalla teoria del capro espiatorio, secondo cui la rivelazione evangelica manifesta agli uomini una verità radicalmente alternativa sulla violenza.
Professor Girard, che senso dà al comandamento «Non uccidere»?
«Le religioni arcaiche si fondavano sull’appello all’omicidio e ai sacrifici rituali per risolvere il problema della violenza ristabilendo l’unità della comunità contro una vittima. È ciò che ho chiamato il fenomeno del capro espiatorio. Quando l’omicidio riesce, la vittima acquisisce un considerevole prestigio, i capri espiatori vengono divinizzati a causa della loro virtù riconciliatrice. Le religioni arcaiche sono fondate sull’illusione che quei capri espiatori siano dei, perché stabiliscono una certa pace tra gli uomini. È questa pace che si rinnova immolando vittime umane o animali deliberatamente scelti a tale scopo. Il comandamento della Bibbia rompe categoricamente con questa pratica. Il cristianesimo ci insegna che essa è un’illusione, un trucco che usiamo con noi stessi. Tutte le grandi scene della Bibbia vanno nel senso dell’abolizione o della diminuzione della violenza contro l’uomo, sul modello del mancato sacrificio di Isacco nell’Antico Testamento, sostituito all’ultimo momento da un montone. Nella passione di Cristo è esattamente l’inverso, l’assassinio religioso è per la prima volta categoricamente rifiutato. Cristo si offre come vittima per rivelare la verità agli uomini. Invece di sacrificare altri - l’atteggiamento normale degli uomini -, Cristo si offre come vittima per rivelarsi agli uomini così com’è, cioè completamente estraneo alla violenza».
L’Antico Testamento e i Vangeli sono gli unici testi-base che condannano l’omicidio e la vendetta?
«Penso siano gli unici a condannare l’assassinio religioso. La condanna dell’omicidio nella Dichiarazione dei diritti dell’uomo non è un’invenzione dell’umanesimo occidentale, ma un’invenzione cristiana. L’umanesimo si è mostrato ancora più impotente del cristianesimo a metterla in pratica perché oggi siamo in un universo che rischia ad ogni istante di autodistruggersi».
Il mondo globalizzato moderno è pronto a intendere il messaggio cristiano di riconciliazione e di rinuncia alla violenza?
«Oggi la verità diventa più esplosiva, anche se pochissimi individui si convertono. La nostra civiltà è più creatrice e potente che mai, ma anche più fragile e più minacciata poiché non dispone più della protezione del religioso arcaico. In nome del desiderio di benessere e progresso, gli uomini producono i mezzi per autodistruggersi. Il nostro mondo è minacciato e del tutto impotente a prendere precauzioni per evitare i pericoli più immediati come il riscaldamento climatico, le manipolazioni genetiche o la proliferazione nucleare».
Il terrorismo islamico è una nuova tappa della crescita degli estremismi, un ritorno all’arcaico?
«La crescita degli estremismi si serve dell’islamismo. Il possesso dei mezzi di distruzione più perfezionati è un segno del ritorno all’arcaico. L’islam ha tentato di regolare la violenza attraverso la sua forte capacità di organizzazione; il mondo islamico non si identifica con lo scatenamento di una violenza a cui noi saremmo estranei. Tuttavia penso che il cristianesimo abbia una visione più profonda della violenza ».
Per rinunciare alla violenza, l’uomo deve rinunciare al desiderio?
«Il cristianesimo dice che l’uomo deve desiderare Dio. Oggi, gli individui intelligenti e ambiziosi sembrano rivolti all’accrescimento del potere e alla ripetizione degli errori del passato. I testi apocalittici dei Vangeli annunciano precisamente che gli uomini soccomberanno alla loro violenza. È la fine del mondo permessa attraverso gli uomini. Il paradosso è che l’umanità è più scettica che mai in un’epoca in cui sa di avere tutti i mezzi per distruggersi. Da parte loro, i cristiani interpretano spesso il cristianesimo come una semplice filosofia ottimista e, col pretesto di rassicurare, ne danno soltanto una versione edulcorata. Sarebbe meglio mettere in guardia le persone e risvegliare le coscienze addormentate, anziché negare i pericoli. Noi viviamo contemporaneamente nel migliore e nel peggiore dei mondi. I progressi dell’umanità sono reali. Le nostre leggi sono migliori e ci uccidiamo meno gli uni gli altri. Allo stesso tempo, non vogliamo vedere le nostre responsabilità nelle minacce e nelle possibilità di distruzione che pesano su di noi. I testi cristiani, in particolare i testi apocalittici, si adattano in maniera impressionante alla realtà attuale, ovvero una confusione tra i cataclismi generati dalla natura e i disastri causati dagli uomini, una confusione tra il naturale e l’artificiale. Nel ciclone che ha devastato New Orleans, non si poteva più distinguere la responsabilità della natura da quella degli uomini».
Non è troppo tardi per rimediare?
«Stiamo arrivando a un mondo in cui ci troveremo posti davanti all’alternativa cristiana, il regno di Dio o la distruzione totale, la riconciliazione o niente. Gli uomini cercano scappatoie per non vedere ciò che è loro imposto, per non essere pacifici, per non incontrare l’altro. Il cristianesimo è l’unica utopia che dica la verità su questa situazione. O gli uomini la realizzeranno rinunciando alla violenza, o si autodistruggeranno. Sarà la violenza assoluta oppure la pace».
(per gentile concessione del quotidiano francese «La Croix»)
* Avvenire, 30.08.2008