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Al di là della trinità "edipica" - e "mammonica" ("Deus caritas est": Benedetto XVI, 2006)!!!!

LUCETTA SCARAFFIA E MARY ANN GLENDON: CONTRO IL FEMMINISMO, RILANCIANO LA VECCHIA "DIABOLICA ALLEANZA" CON LA CHIESA CATTOLICO-ROMANA. "NUOVA ALLEANZA"?!: A CONDIZIONE CHE ACCANTO A "MARIA" CI SIA "GIUSEPPE"!!! - a c. di Federico La Sala

Uscire dallo "stato di minorità" non significa mangiare un "piatto di lenticchie" ... né "sposare" il figlio!!!
venerdì 26 gennaio 2007
Un nuovo femminismo che tuteli la vita e non imiti soltanto i modelli maschili: un faccia a faccia ieri a Roma
Donne e Chiesa, nuova alleanza?
Nella storia del cristianesimo i primi casi di donne leader sul piano culturale e spirituale.
Per superare le incomprensioni è fondamentale proporre modelli di vera ed efficace complementarietà
Da Roma *
La Chiesa va d’accordo con le donne, ma non con il femminismo, se per femminismo intendiamo il movimento che si è sviluppato a partire dagli (...)

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> "NUOVA ALLEANZA"?!: A CONDIZIONE CHE ACCANTO A "MARIA" CI SIA "GIUSEPPE"!!! --Maria Maddalena: finalmente apostola! Maria Maddalena, apostola degli apostoli.

lunedì 25 luglio 2016

Maria Maddalena: finalmente apostola!

      • La creazione della festa liturgica di Santa Maria Maddalena ha un importante significato simbolico, soprattutto se si pensa al grande processo di "riduzione" subito dalla figura di questa donna cristiana nel corso dei secoli. Per documentarsi e rendersene conto, sarebbe importante leggere dare spazio a un libro che purtroppo ha avuto scarsa diffusione: Marinella Perroni - Cristina Simonelli, "Maria di Magdala. Una genealogia apostolica" (Aracne) che presenterò prossimamente anche su "Jesus". L’Osservartore Romano pubblica, invece, un articolo di LUCETTA SCARAFFIA che qui riporto. *

Da quasi duemila anni era sotto gli occhi di tutti la presenza decisiva davanti al sepolcro vuoto di Maria Maddalena, la prima a dare la buona notizia della resurrezione: proprio lei, una donna. Nessuno però sembrava essersene accorto veramente. Nei secoli si sono persino formate storielle misogine, come quella che Gesù fosse apparso innanzi tutto a una donna perché le donne chiacchierano di più e così la notizia si sarebbe diffusa più in fretta. Inoltre, alcuni autorevoli commentatori si erano domandati come mai il risorto avesse trascurato sua madre, giungendo perfino a immaginare un’apparizione a Maria prima dell’incontro con la Maddalena, in modo da ristabilire una gerarchia che si considerava alterata.

Su Maria di Magdala, proprio per la sua evidente vicinanza con Gesù, erano sorte addirittura voci inquietanti, tanto da farla diventare simbolo della trasgressione sessuale, rilanciato da leggende tenaci, vive ancora oggi: molti ricordano la Maddalena del film di Martin Scorsese L’ultima tentazione di Cristo, e certo molti di più hanno letto Il codice da Vinci, best seller fondato proprio sul presunto segreto del matrimonio fra lei e Gesù.

Del resto Maddalena è l’unica protagonista importante della storia sacra a essere stata rappresentata nell’iconografia un po’ discinta, e quasi sempre con i capelli rossi, a lungo ritenuti segno di disordine sessuale. In sostanza, anche se veniva considerata una santa, era raffigurata quasi come simbolo opposto all’immagine verginale di Maria, vestita di bianco e di azzurro. Tanto che fra le femministe degli anni Settanta cominciò a diffondersi l’uso di chiamare Maddalena le loro figlie, come segno di ribellione alla tradizione religiosa. Più lungimirante è stata invece la tradizione popolare, che ha immaginato un suo viaggio per mare fino alle coste meridionali della Francia: per evangelizzare, proprio come gli altri apostoli, una parte del mondo allora conosciuto.

Tanto è stata lunga e difficile la strada che ha portato all’accettazione della verità, una verità semplice ma espressiva di un messaggio che molti non volevano ascoltare: e cioè che per Gesù le donne erano uguali agli uomini dal punto di vista spirituale, avevano lo stesso valore e le stesse capacità. Per questo era così difficile ammettere che Maddalena era un’apostola, la prima fra gli apostoli a cui si è manifestato il Signore risorto. Per questo proprio da lei, cioè dalla restituzione del posto che le spetta nella tradizione cristiana, può finalmente partire il riconoscimento del ruolo delle donne nella Chiesa. Papa Francesco l’ha capito chiaramente, e ha avviato in questo modo un processo che non si potrà più fermare.

Colpisce che la data del documento sia quella del giorno in cui si festeggia il Sacro Cuore di Gesù: una devozione diffusa da una donna, Margherita Maria Alacoque, e rilanciata con passione da tante sante ottocentesche, come Francesca Cabrini. Altre conferme, queste, che le donne nella Chiesa ci sono sempre state, hanno svolto ruoli importanti e contribuito alla costruzione della tradizione cristiana.

Grazie allora a Papa Francesco da parte di tutte le donne cristiane del mondo, perché con la creazione della nuova festa di santa Maria Maddalena rende loro merito.

* FONTE. SPERARE PER TUTTI, 11/06/16


Sul tema, nel sito, si cfr.:


Maria Maddalena, apostola degli apostoli

di ENZO BIANCHI (Osservatore Romano, 21 luglio 2016)

Maria di Magdala è una delle figure femminili più intriganti per il lettore. Presente in tutti i vangeli insieme alle altre discepole di Gesù, donne di Galilea, è da Giovanni particolarmente evidenziata come donna vicina a Gesù e come prima testimone della sua resurrezione. Significativamente, nel quarto vangelo appare presso la croce insieme alla madre di Gesù, alla sorella della madre, a Maria di Cleopa e al discepolo amato da Gesù. Nell’ora di Gesù, nell’ora dell’innalzamento del Figlio dell’uomo (cf. Gv 3,14; 8,28) e della sua glorificazione (cf. Gv 12,23), sotto la croce sono presenti gli amici del Signore, quelli legati a lui da amore e ora chiamati a diventare la comunità di Gesù, nella scandalosa assenza dei discepoli, meno uno.

Ora Maria di Magdala è là sotto la croce, nell’ora estrema della vita di Gesù (cf. Gv 19,25), mentre tutti gli altri discepoli sono fuggiti abbandonandolo. Proprio lei e il discepolo amato sono gli unici testimoni della morte di Gesù e della sua resurrezione. Alla croce non dice e non fa nulla, ma il terzo giorno dopo la morte, cioè nel primo giorno della settimana ebraica, di buon mattino, mentre è ancora buio, Maria viene al sepolcro (cf. Gv 20,1-2.11-18). Secondo Giovanni la sua è un’iniziativa personale, ma di fatto in quel suo andare alla tomba, quale figura tipica ed esemplare rappresenta anche le altre donne che, secondo i sinottici, vi erano andate con lei; ecco perché parla al plurale, anche a nome loro: “Non sappiamo dove l’abbiano posto”.

Perché Maria, passato il sabato, appena possibile, va alla tomba? Il quarto vangelo non ci fornisce il motivo: non va per ungere il cadavere di Gesù (cf. Mc 16,1; Lc 24,1), né per osservare la tomba (cf. Mt 28,1), ma in modo totalmente gratuito. Possiamo solo dire che in lei c’è un desiderio di stare vicino al corpo morto di Gesù: colui che Maria ha amato è morto, ora il suo corpo è là nella tomba e Maria vuole stargli semplicemente vicino. È come torturata dall’“ardente intimità dell’assenza” cantata da Rainer Maria Rilke. Giunta alla tomba, vede la pietra rimossa e allora fa una corsa, va da Pietro e dal discepolo amato e dice loro: “Hanno portato via il Signore dal sepolcro, e non sappiano dove l’abbiano posto”. All’udire ciò, i due discepoli corrono subito al sepolcro, e in quella corsa c’è una vera e propria con-correnza: il discepolo amato è più veloce e giunge per primo, poi arriva anche Pietro, che entra, vede le bende che giacciono a terra e il sudario avvolto in modo ordinato. Pietro è nell’aporia (cf. Gv 20,3-7), mentre il discepolo amato, entrato pure lui nel sepolcro, “vide e credette” (Gv 20,8).

Mentre attorno a Maria avviene tutto questo, ella, come se non se ne accorgesse, continua a piangere e, chinatasi verso il sepolcro, “scorge due angeli in bianche vesti, seduti l’uno dalla parte del capo e l’altro presso i piedi, dove giaceva il corpo di Gesù”. Maria non fa molto caso neppure ai due angeli, che pure erano una manifestazione divina e avrebbero dovuto destare in lei timore (cf. Mt 16,5 e par.). No, Maria cerca Gesù, il suo Signore e - si potrebbe dire - degli angeli non sa che farsene. Proprio come Bernardo di Clairvaux che, commentando il Cantico dei cantici, esprime così la sua ricerca di Gesù: “Rifiuto le visioni e i sogni, ... mi infastidiscono anche gli angeli. Perché il mio Gesù li supera di molto con la sua bellezza e il suo splendore. Non altri, dunque, sia angelo, sia uomo, ma lui prego di baciarmi con i baci della sua bocca (cf. Ct 1,2)!” (Sermoni sul Cantico dei cantici II,1). Gli angeli luminosi le chiedono: “Donna, perché piangi?”, ma Maria continua ad affermare in modo ossessivo la sua ricerca di Gesù, che definisce “il mio Signore”. Gesù è il Signore, il Kýrios della chiesa, ma è da lei chiamato “il mio Signore”. C’è qualcosa di straordinario in questo amore persistente al di là della morte, che induce Maria a cercarlo, a soffrire per il suo non sapere dove sia il suo corpo morto... Il pianto testimonia il suo dolore reso eloquente da tutto il corpo: è la Maddalena, con tutto il suo essere, corpo, mente e cuore, che cerca il corpo di Gesù, il corpo dell’amato. A Maria non bastano né il ricordo, né le sue parole, né il sepolcro che è un memoriale (mnemeîon, così il sepolcro è definito in tutti i vangeli): vuole stare accanto al corpo di Gesù. Ricerca amorosa, fedele, perseverante, che fatica ad accettare la realtà della fine di un rapporto, perché per lei Gesù significava tutto.

Maria la madre di Gesù certamente viveva per Gesù, Maria di Magdala invece viveva grazie a Gesù. A lei è stato dato di fare quell’esperienza che alcuni nella propria vita fanno per straordinaria grazia: risalire, grazie a qualcuno, dall’ombra di morte, dal non senso, dall’essere preda del nulla, a una vita che conosce l’essere amati e l’amare. La Maddalena, infatti, è amata da Gesù e ama a sua volta Gesù, verso il quale si sente debitrice. Ecco perché il suo pianto è quello dell’amata-amante che ha perduto il suo amato-amante, come avviene nel Cantico dei cantici, dove la ragazza di notte cerca il suo amato, si alza, con audacia vaga nel buio per cercarlo, interroga le guardie notturne, e poi finalmente lo trova nel suo giardino (cf. Ct 3,1-4). E così avviene in quell’aurora primaverile, sul monte degli aromi (cf. Ct 2,17; 8,14), là dove c’era un giardino, luogo della sepoltura di Gesù.

Tra le lacrime, Maria risponde ai due angeli che l’hanno interrogata sul suo pianto: “‘Hanno portato via il mio Signore, e non so dove l’abbiano posto’. Detto questo, si voltò indietro (estráphe eis tà opíso)”, dando inizio al dialogo con un altro personaggio, questa volta umano. Il suo voltarsi indietro ha un valore simbolico: Maria rilegge tutta la sua vita con Gesù, fa anamnesi del suo rapporto carico di amore con lui e quindi continua a piangere anche per la nostalgia per ciò che è stato e non potrà più ritornare. Nel suo dolore, si volta indietro, non guarda più la tomba né gli angeli, ma scorge un uomo, il quale le pone la medesima domanda: “Donna, perché piangi?”. Come Gesù pianse per Lazzaro morto (cf. Gv 11,35), così Maria piange per Gesù morto. Piange per amore e per dolore dell’amore, e non affatto i suoi peccati: Maria è la sola che piange per Gesù! È solo Pietro l’icona evangelica che piange i suoi peccati, la sua orrenda viltà, il suo amore breve come la rugiada del mattino (cf. Os 6,4). Pietro non piange su Gesù ma su di sé, per aver tradito l’amico (cf. Mc 14,72 e par.). Sì, Pietro dovrebbe essere icona del pentimento cristiano e Maria Maddalena icona dell’amore per Gesù!

Maria, pensando che colui che ora ha di fronte sia il giardiniere, il custode di quel giardino in cui Gesù era stato seppellito da Giuseppe di Arimatea e da Nicodemo, gli risponde: “Signore, se lo hai portato via tu, dimmi dove l’hai posto, e io andrò a prenderlo”. Ma quell’uomo, che è Gesù, le chiede anche: “Chi cerchi?”, domanda analoga a quella da lui posta ai due discepoli del Battista: “Che cosa cercate?” (Gv 1,38: le sue prime parole nel quarto vangelo!). In questo interrogativo c’è qualcosa che per Maria non è nuovo, perché è la domanda essenziale che Gesù poneva a chiunque volesse diventare suo discepolo: cercare è la condizione specifica del discepolo. A quel punto Gesù, con il suo volto contro il volto di Maria, le dice: “Mariám!”, la chiama per nome, e subito lei, “voltandosi” (strapheîsa) nuovamente verso di lui, il Gesù glorificato, è pronta a riconoscerlo e a dirgli: “Rabbunì, mio maestro!”. Quante volte era avvenuto quel dialogo tra lei e Gesù: lei, la pecora perduta ma ritrovata da Gesù (cf. Mt 18,12-14; Lc 15,4-7), chiamata per nome, riconosce la voce del pastore (cf.Gv 10,3-4). “Maria!”, una nuova chiamata, e, subito dopo, un invito: “Cessa di toccarmi”, cioè stacca le tue mani da me, perché non c’è più possibilità di incontro tra corpi come prima, essendo ormai il corpo di Gesù risorto nel seno del Padre. Maria, che poteva dire di essere tra quelli che “avevano udito, visto con i loro occhi, contemplato e toccato con le loro mani la Parola della vita” (cf. 1Gv 1,1), ora deve credere e amare Gesù in modo altro: il suo amore non muore, non verrà meno, ma altro è il modo in cui ora Maria deve amare Gesù! Si era voltata indietro verso il suo passato, ma ora, chiamata da Gesù, si volta verso di lui, il Risorto, senza più nostalgia del tempo precedente il suo esodo da questo mondo al Padre (cf. Gv 13,1).

Questa pagina giovannea risulta molto “affettiva”, nel senso che è piena di sentimenti e, come tale, ispira anche la nostra immaginazione nel pensare il rapporto d’amore con il Signore Gesù. È una pagina che ha chiaramente in sottofondo il già ricordato Cantico dei cantici, nel quale in un giardino avviene un dialogo d’amore tra i due partner (cf. Ct 4,16; 5,1; 6,2), che si perdono, si cercano e si ritrovano (cf. Ct 3,1-4; 5,1-8). Come la donna del Cantico, Maria di Magdala è donna del desiderio, un desiderio talmente forte e tenace che consente solo a lei, rimasta al sepolcro per cercare Gesù, di poterlo vedere. Ma ciò che in particolare mi preme mettere in evidenza è il fatto che questa ricerca, questa perseveranza, questa individuazione della presenza del corpo sono tratti tipicamente femminili, essenziali nell’amicizia tra uomini e donne. Nello stesso tempo, questa pagina giovannea è dangereuse, pericolosa, per chi non sa capire l’amore con occhi puri, fino a essere indotto a molte fantasie sul rapporto tra Gesù e la Maddalena. Si tratta di una reazione non nuova, già avvenuta nella storia e testimoniata in testi apocrifi, soprattutto nel vangelo di Filippo: deriva dovuta al prurito di chi non sa se non attribuire a Gesù i propri modesti desideri!

In quell’incontro con il Risorto, Maria di Magdala è subito resa apostola, inviata ai discepoli, ai fratelli di Gesù, per portare loro l’annuncio pasquale. Ed essa, in piena obbedienza, dichiara: “Ho visto il Signore” e riferisce ciò che egli le ha detto. Sì, all’origine della fede pasquale vi è innanzitutto Maria di Magdala (e le donne discepole da lei rappresentate), una donna che ha creduto nel Signore Gesù e lo ha amato. Purtroppo però in occidente Maria ha conosciuto una triste ma non strana vicenda ed è stata sottoposta a una serie di equivoci: è diventata anche la peccatrice, la prostituta di Luca, anche Maria di Betania, e la si è dipinta nell’atto di piangere i suoi peccati, dei quali nessun vangelo ha mai parlato. Infatti, che Gesù “avesse scacciato da lei sette demoni” (cf. Mc 16,9; Lc 8,2) indica solo il suo essere liberata da una grave situazione di malattia (sette è un numero che indica pienezza, dunque malattia grave), non i suoi peccati! L’incontro con Gesù aveva significato per lei guarigione, liberazione da queste forze oppressive, rinascita e possibilità di una vita nuova, sensata: da donna “morta” quale era, era stata rialzata e riportata da Gesù alla vita piena, quella in cui si vivono affetti, relazioni, amore, comunione, gioia, insieme alla fatica del duro mestiere di vivere.

Va però riconosciuto che, se è vero che Maria di Magdala ha beneficiato in oriente del titolo di “iso-apostola”, uguale agli apostoli, e in occidente di quello di “apostola degli apostoli”, in realtà non le sono mai stati riconosciuti nessun valore ecclesiale e nessuna qualità ministeriale. Siamo ben lontani dall’aver preso sul serio le parole di Rabano Mauro, un monaco e vescovo vissuto tra l’VIII e il IX secolo, il quale nella sua biografia di Maria di Magdala commenta l’apparizione a lei di Gesù risorto, mettendo in risalto come tale evento conferisca una decisiva funzione ecclesiale a questa donna discepola:

Maria crede al Cristo, attingendo la fede in lui dall’ascolto della desiderata voce del Signore, e dalla sua stessa presenza così desiderabile ... Credette fermamente che il Cristo Figlio di Dio, che lei vedeva risorto, era vero Dio, colui che ella aveva amato da vivo; che veramente era risuscitato dai morti colui che aveva visto morire ... Il Salvatore, persuaso che quello di Maria era purissimo amore, ... la elesse apostola della sua ascensione ... come poco prima l’aveva istituito evangelista della resurrezione ... Ella, innalzata a tanta e così alta dignità d’onore e di grazia, dallo stesso Figlio di Dio e Salvatore nostro, ... non indugiò a esercitare il ministero di apostola del quale era stata onorata ... Maria, con i suoi co-apostoli, annunciò il Vangelo della resurrezione di Cristo con le parole: “Ho visto il Signore” (Gv 20,18), e profetizzò la sua ascensione con le parole: “Ascendo al Padre mio e Padre vostro” (Gv 20,17).



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