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Memoria della libertà e della resurrezione. Con Dante, per la nostra Costituzione ...

GESÙ "CRISTO", GESÙ DI NAZARET. MA CHI ERA COSTUI?! CERTAMENTE IL FIGLIO DELL’AMORE ("CHARITAS") DI GIUSEPPE E DI MARIA!!! NON IL FIGLIO DEL "DIO" ("CARITAS") DELLA CHIESA AF-FARAONICA E COSTANTINIANA !!! A memoria eterna di PIERGIORGIO WELBY e della sua lezione di sovranità umana, civile, e "christiana".

mercoledì 2 maggio 2007 di Federico La Sala
"CHARISSIMI, NOLITE OMNI SPIRITUI CREDERE... DEUS CHARITAS EST" (1Gv., 4. 1-16).

"Duemila anni fa, un ovulo fu miracolosamente fecondato dall’azione soprannaturale di Dio, da questa meravigliosa unione risultò uno zigote con un patrimonio cromosomico proprio. Però in quello zigote stava il Verbo di Dio"(dichiarazione del Cardinale Dario Castrillon Hoyos alla XV conferenza internazionale del Pontificio consiglio, la Repubblica del 17 novembre 2000, (...)

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> GESÙ "CRISTO", GESÙ DI NAZARET. MA CHI ERA COSTUI?! --- "Gesù, il re ribelle. Una storia ebraica". Giulio Busi racconta l’«ebreo» che fondò un Regno in antitesi con ogni regalità mondana (di Enzo Bianchi).

venerdì 13 ottobre 2023

LONTANO E VICINO

"Gesù fu un re mistico, ribelle e sovversivo che non si piegò ai romani e a nessun potere"
-  Giulio Busi racconta l’«ebreo» che fondò un Regno in antitesi con ogni regalità mondana

di ENZO BIANCHI (La Stampa - TuttoLibri, 07 Ottobre 2023) *

«È falso sino all’assurdo vedere in una “credenza” il segno distintivo del cristiano: soltanto la pratica cristiana, una vita come la visse colui che morì sulla croce, soltanto questo è cristiano... Ancora oggi una tale vita è possibile, per certi uomini è persino necessaria: l’autentico, originario cristianesimo sarà possibile in tutti i tempi... Non una credenza, bensì un fare, soprattutto un non-fare-molte-cose, un diverso essere». Queste lucide parole di Friedrich Nietzsche in L’anticristo, un pensatore non certo tenero nei confronti del cristianesimo, costituiranno sempre un buon punto di partenza per interrogarsi su cosa è essenziale alla fede cristiana, ovvero sulla singolarità del cristianesimo.

In effetti, il cristianesimo è una cosa estremamente semplice, è essenzialmente una persona: Gesù Cristo. Secondo la fede cristiana, se si vuole conoscere Dio è necessario guardare a Gesù, tenere fisso lo sguardo su di lui, perché Gesù è l’ultimo e definitivo racconto di Dio. Guai a chi rende il cristianesimo un «sistema religioso» difficile e riservato a pochi: il cristianesimo riguarda tutti gli uomini e le donne siano essi credenti o non credenti, cristiani o appartenenti ad altre religioni. Rinchiudere Gesù nel recinto spesso angusto dell’interpretazione confessionale e dottrinale cristiana della sua figura e della sua vicenda è fargli il torto più grande, quasi che l’incomprensione e il tradimento siano il destino di quest’uomo.

Per questo, il nuovo saggio di Giulio Busi "Gesù il re ribelle. Una storia ebraica"*, va accolto con ammirazione e salutato con estremo entusiasmo. Tra i principali intellettuali italiani e tra i più importanti studiosi di misticismo ebraico, Giulio Busi dal 1999 dirige l’Istituto di Giudaistica della Freie Universität di Berlino. Dopo aver pubblicato fondamentali saggi su personaggi come Pico della Mirandola, Lorenzo de’ Medici, Cristoforo Colombo e Giulio II, ora si accosta alla figura immensa di Gesù. Il titolo e il sottotitolo indicano i tre elementi portanti del libro: regalità, ribellione, ebraismo.

La prospettiva del libro è dichiaratamente ebraica. Pagina dopo pagina si percepisce a fior di pelle che quest’opera è frutto di quarant’anni di ricerca nell’ambito della lingua e della cultura ebraica. Busi applica a Gesù la sua vastissima conoscenza della mistica ebraica. Ed è questo l’apporto più inedito, significativo e originale della sua lettura ebraicamente mistica del Rabbi di Nazaret, ma un misticismo per nulla misticheggiante, al contrario è la mistica di un re ribelle, di un sovvertitore, di un eversivo. Una regalità ribelle che sfata l’immagine spesso docile e addomesticata che la tradizione cristiana ha consegnato di Gesù. Emerge in tutta la sua forza il Gesù «uomo dello scandalo, capace di ammaliare le folle e di suscitare un odio implacabile», che non evita la polemica, che sceglie l’invettiva e che dichiara apertamente di essere venuto non a portare pace ma la spada per separare. Sì, il Gesù ribelle che Busi fa emergere dai quattro Evangeli canonici - ai quali si attiene scrupolosamente ma rifiutandone l’antigiudaismo - è un ribelle che chiama i suoi seguaci e i suoi ascoltatori alla ribellione verso ogni forma di sopraffazione, ricchezza e soprattutto di potere ingiusto, sia esso politico come religioso. Ma «è la ribellione di un ebreo, orgoglioso della sua appartenenza». Per lui gli ebrei non sono mai «loro», ma sempre «noi».

La regalità vissuta e impersonata da Gesù e il Regno di Dio che annuncia sono alle antitesi della regalità mondana. Gesù è un viandante che passa da villaggio in villaggio, che cambia luogo improvvisamente e apparentemente senza ragione, è un maestro che insegna a persone senza cultura ed è tra queste che sceglie i suoi discepoli. La gente lo chiama Rabbi ma non è un Rabbi autorizzato da titoli di studio riconosciuti dell’élite religiosa. «La sua forza non è l’erudizione. Non è per studiare che ha abbandonato la casa, il lavoro, la famiglia. Se ne è andato, e ha scelto la vita del maestro itinerante, qualcuno dice vagabondo, per rispondere a una chiamata». Se le autorità religiose lo hanno rifiutato e condannato a morte per il suo tipo di ribellione, il cristianesimo ha trasformato la sua regalità senza potere in un regno solido che è durato due millenni grazie all’alleanza con imperi, regni, stati.

Grazie a una lettura intelligente e mai scontata dei racconti evangelici Giulio Busi ripercorre la vita del Nazzareno attraverso i passaggi decisivi, i momenti più significativi, le parole più intense e sconvolgenti. Emblematico dell’interpretazione dell’autore è l’accostamento di due episodi: l’immersione nel Giordano all’inizio della missione e l’incontro con l’adultera. Per quale ragione Gesù decide di ricevere da Giovanni il Battezzatore un battesimo per il perdono dei peccati? La tradizione di questo episodio è forte al punto che gli stessi evangelisti non possono sottrarsi ma il loro imbarazzo rimane evidente. Busi osserva come in principio vi sia l’acqua nella quale Gesù si immerge, entra nella corrente del fiume e lascia che il suo corpo ne venga avvolto completamente. Quando esce vede scendere su di lui una colomba lieve e leggera, mansueta ma anche enigmatica tuttavia è la forma che lo Spirito ha scelto per posarsi su di lui fino a sfiorarlo. Il cielo si apre sopra di lui come sopra il profeta Ezechiele e ode la voce. «Sei tu il mio Figlio, l’amato, in te ho posto la mia benevolenza». Il Dio fatto uomo non ha certo bisogno di conferme visibili e udibili, «eppure - osserva Busi - è lì, tra l’acqua del Giordano e la riva assolata, che avviene un passaggio decisivo. Nella vita di ogni mistico, e in questo non pensiamo che Gesù faccia eccezione, esiste una porta che separa “prima” e “dopo”. C’è insomma un’esperienza biografica iniziale, che segna la presa di coscienza dei propri poteri spirituali. Un simile cambiamento può concretizzarsi in una visione, una percezione uditiva, un trauma, o un’emozione debordante».

Se nel battesimo Gesù si è sottoposto a un rito di purificazione senza aver commesso peccato, allo stesso modo davanti alla donna sorpresa in adulterio rinuncia a giudicarla. Per Giulio Busi vi è una logica evangelica che lega l’immersione nel Giordano e il «neppure io ti condanno» annunciato all’adultera: «Gesù è il re che si ribella. Non si sottomette al potere. Non si piega ai romani, rifiuta i sacerdoti, allontana da sé la presunzione di chi è colto ma non pio. Ripudia i giudici, mescola tempo sacro e tempo profano. La prima ribellione, la più paradossale, la compie però contro se stesso». Lascio al lettore scoprire e gustare in cosa consista questa ribellione contro se stesso.

L’illuminazione del vero ricercatore che qui Busi mostra di avere, vale la lettura di un libro che non è solo erudito, ma è un libro di ricerca, di avventura, direi di autentica passione nei confronti del mistico ebreo Gesù. Questa l’illuminazione feconda: «Il progetto di Gesù si misura sulla natura misteriosa e contradditoria del Figlio dell’uomo. La sua è una regalità inaudita. Ed è questa nuova concezione del potere che egli impone, in maniera rivoluzionaria, ai suoi seguaci, chiamandoli a partecipare a un regno condiviso». Gesù è stato re al contrario, in un modo mai tentato prima e mai veramente realizzato dopo. Per questo diamo ancora la parola a Nietzsche: «In fondo è esistito un solo cristiano e questi è morto in croce».

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