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Memoria della libertà e della resurrezione. Con Dante, per la nostra Costituzione ...

GESÙ "CRISTO", GESÙ DI NAZARET. MA CHI ERA COSTUI?! CERTAMENTE IL FIGLIO DELL’AMORE ("CHARITAS") DI GIUSEPPE E DI MARIA!!! NON IL FIGLIO DEL "DIO" ("CARITAS") DELLA CHIESA AF-FARAONICA E COSTANTINIANA !!! A memoria eterna di PIERGIORGIO WELBY e della sua lezione di sovranità umana, civile, e "christiana".

mercoledì 2 maggio 2007 di Federico La Sala
"CHARISSIMI, NOLITE OMNI SPIRITUI CREDERE... DEUS CHARITAS EST" (1Gv., 4. 1-16).

"Duemila anni fa, un ovulo fu miracolosamente fecondato dall’azione soprannaturale di Dio, da questa meravigliosa unione risultò uno zigote con un patrimonio cromosomico proprio. Però in quello zigote stava il Verbo di Dio"(dichiarazione del Cardinale Dario Castrillon Hoyos alla XV conferenza internazionale del Pontificio consiglio, la Repubblica del 17 novembre 2000, (...)

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> GESU’ "CRISTO", GESU’ DI NAZARET. MA CHI ERA COSTUI?! ---- L’infanzia di Gesù nel vangelo di Matteo. Un testo di Giuseppe Barbaglio.

lunedì 22 dicembre 2008

TUTTO NATALE

Un testo di Giuseppe Barbaglio

Mi sembra di leggere tra le righe di questa sbobinatura la ricerca insonne di Giuseppe di capire e di tenere il più possibile distinti i confini tra storia e fede. Non perché i due filoni si depotenzino, ma anzi perché fioriscano più significati e pensieri. Per questo lui parla di "credenza". Vorrei anche ricordare che il primo libro che mi ha dedicato diceva: "L’annuncio diventa carne e abita in noi". Fino all’ultimo Giuseppe mi ha ripetuto la domanda: qual è l’annuncio di gioia da dare al mondo di oggi, alle persone discriminate?

Carla Busato Barbaglio

L’infanzia di Gesù nel vangelo di Matteo

Gesù è l’uomo che nasce dalla terra, a Nazaret, in Galilea. L’origine di questo uomo fa volgere i nostri occhi verso il cielo perché lui esprime il mondo di Dio, lo incarna, è l’epifania della benevolenza e della filantropia di Dio. Questo uomo singolo e singolare, frutto della nostra terra, è la parola di Dio, incarna la vicinanza di Dio all’uomo.

Soltanto i vangeli di Matteo e di Luca riservano i primi due capitoli alla narrazione della nascita e dell’infanzia di Gesù. Essi nascono come espressione plastica, narrativa della fede dei primi credenti in Gesù figlio di Dio. Sono due racconti molto diversi, espressione degli ambienti culturali e religiosi a cui Matteo e Luca appartenevano.

Il vangelo dell’infanzia di Matteo, che comincia con la genealogia, centra l’attenzione su Giuseppe. A lui parlano gli angeli in sogno, è lui l’anello centrale che collega Gesù alla stirpe di Davide. Perché Giuseppe ha questa importanza? I circoli cristiani a cui partecipa Matteo credono nel concepimento verginale di Gesù, ma hanno il problema di come inserire Gesù nella storia ebraica, nella storia delle promesse di Dio fatte ad Abramo (In te saranno benedette tutte le nazioni) e a Davide (Io susciterò sul tuo trono uno che regnerà in eterno).

Come si fa a collocare questo figlio in una genealogia dove i fili sono tenuti dai maschi, dai padri, se Gesù non è figlio di Giuseppe? Matteo risponde, attraverso il suo racconto, che "Gesù è il figlio di Dio ma è anche il figlio legale di Giuseppe". In questo modo collega Gesù alle promesse fatte da Dio a Abramo e a Davide. All’inizio della genealogia Matteo scrive: "Libro dell’origine di Gesù Cristo, figlio di Abramo, figlio di Davide": Gesù è l’erede delle promesse. Alla fine della genealogia, conclude: "Giacobbe generò Giuseppe, il marito di Maria dalla quale fu generato Gesù detto il Cristo". C’è uno scarto. Il racconto dell’infanzia serve a sanare questo scarto. Tutta la narrazione, i simboli, i luoghi, i personaggi vogliono confermare questa origine e collegare la vita di Gesù alla storia ebraica.

Intervengono allora gli angeli: "Giuseppe non pensare che Maria sia infedele, è la potenza di Dio che ha generato in lei il bambino, tu però sei quello che deve prendere Maria in casa, devi dare il nome al figlio e cioè lo devi inserire nella genealogia". Da una parte si afferma l’interesse alla paternità di Giuseppe, dall’altra che è il figlio di Dio. La credenza nel concepimento verginale di Gesù, ai tempi dei primi cristiani, era un modo per dire che lui era il figlio di Dio, era un’espressione di fede sull’identità di Gesù. La sua origine risale misteriosamente a Dio, è lui l’attore che sta dietro alle quinte.

La nascita avviene a Betlemme, dettaglio importante perché era la città di Davide, che conferma la discendenza davidica. Betlemme è il luogo dell’anagrafe di Dio, mentre secondo l’anagrafe umana e giudaica Gesù è il nazareno, nato a Nazaret.

I magi che vengono dall’oriente sono l’immagine dei pagani che vengono da lontano, una immagine che prefigura la missione al mondo pagano.

La fuga in Egitto, dettata in sogno a Giuseppe, e il successivo ritorno a Nazaret, rappresenta la storia del popolo ebraico, che Gesù rivive profeticamente.

Tutta la vita di Gesù incarna la storia nuova del popolo. I racconti dell’infanzia sono espressione di questa credenza in Gesù, figlio di Dio e erede delle promesse abramitiche e davidiche.

(il testo è tratto da un intervento tenuto da Giuseppe Barbaglio nella sede di Oreundici di via Ottaviano a Roma, alcuni anni fa)

-  Articolo tratto da:
-  FORUM (121) Koinonia

-  http://www.koinonia-online.it
-  Convento S.Domenico - Piazza S.Domenico, 1 - Pistoia - Tel. 0573/22046

* Il Dialogo, Lunedì 22 Dicembre,2008 Ore: 14:54


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