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Francia, elezioni sempre più mediatiche Royal, Sarkozy, Bayrou: è "berlusconisation"
di Ilvo Diamanti*
C’è qualcosa di nuovo, nell’aria, anzi d’antico, in queste elezioni presidenziali francesi, per chi sia reduce da quasi vent’anni di anomalia italiana. (In Francia continuano a pensarci così. Una anomalia democratica). I due candidati più importanti, Nicolas Sarkozy, leader dell’UMP, e la socialista Ségolène Royal, si confrontano ormai da più di un anno. Manco si trattasse delle presidenziali americane. O della campagna elettorale italiana, durata un’eternità, e ancora non finita, con gli stessi candidati di dieci anni prima. La Royal si è affermata sugli altri candidati socialisti affrontando le primarie (senza vincitore annunciato, in questo caso). Ma "primarie": la novità sperimentata dal centrosinistra italiano che, da molto tempo a questa parte, abbia avuto maggiore successo, in Francia. La Royal e Sarkozy sono molto "mediatici".
Curano l’immagine, la comunicazione, le loro interviste sono ben preparate. Belle foto, mai improvvisate. Ogni giorno un tema e un argomento diverso, rivolto a un segmento di elettori diverso. Il lavoro, le donne, i giovani, la sicurezza, la protezione dello Stato. Siamo incerti se parlare di "americanizzazione". Ma in Francia si preferisce usare la formula "berlusconisation".
Senza più il tono sanzionatorio e stigmatizzatore di poco tempo fa. Certo: non è un complimento. Suona, invece, come una constatatazione un po’ amara. Una formula descrittiva e non prescrittiva. Fra i due candidati maggiori si è inserito François Bayrou, leader dell’UdF. Un partito moderato, fino a ieri, in Italia, avremmo detto di centrodestra.
Naturalmente alleato con l’UMP, guidata dai gollisti. Oggi solo di centro. Ambisce a intercettare il voto fra coloro che non ne possono più del bipolarismo francese. I sondaggi lo incoraggiano, indicano come molti "moderati", fra i ceti più istruiti e responsabili, siano attratti dal suo messaggio. Ha promesso che finite le elezioni non tornerà nella casa del centrodestra. Cercherà di allargare lo spazio del centro.
La frammentazione, la moltiplicazione dei candidati è sempre elevata. Qualche giorno fa un editoriale non firmato di "Le Monde", quindi riconducibile al Direttore, ha sostenuto l’opportunità di bilanciare il doppio turno, alle elezioni legislative, con una quota di proporzionale. Per evitare che tutti i partiti e i candidati, vista l’impossibilità di accedere al Parlamento, con questa legge, cerchino visibilità alle Presidenziali.
Naturalmente i francesi, tanto più dopo la recente crisi politica delle settimane scorse, continuano a sostenere che noi italiani siamo un po’ matti, che non ci capiscono. Siamo una anomalia. E noi siamo d’accordo con loro. Ci sentiamo un po’ folli, non riusciamo a comprenderci. Ci riteniamo anomali.
Però, ripeto, in tutto ciò che succede in Francia, c’è qualcosa di antico, già visto. Quasi il remake di un film a cui ho già assistito. E partecipato, come comparsa.
* la Repubblica, 8 marzo 2007