DEVOZIONE POPOLARE
Riconciliazione ed Eucaristia: pellegrini e penitenti hanno affollato la basilica di Collemaggio. Stasera la chiusura con l’arcivescovo Molinari: «Rinnoviamo ogni giorno la festa della conversione»
L’Aquila apre con Sepe la Porta Santa del perdono
L’arcivescovo di Napoli ieri ha dato il via alla «Grande Indulgenza» concessa da Celestino V nel 1294
Da L’Aquila Claudio Tracanna (Avvenire, 29.08.2007)
«È il Signore stesso che ci invita alla riconciliazione e al perdono. Egli sta alla porta della nostra vita e bussa, chiedendo di entrare per offrirci il dono della sua presenza e del suo amore. La porta è aperta, anzi parafrasando il servo di Dio Giovanni Paolo II, è spalancata!». Con queste parole l’arcivescovo di Napoli, il cardinale Crescenzio Sepe, ha aperto - ieri pomeriggio, davanti a una grande folla - i battenti della Porta Santa della basilica di Santa Maria di Collemaggio dando così inizio alla Grande Indulgenza concessa da Celestino V nel 1294. Il rito d’apertura della Porta Santa e la Messa - presieduta dallo stesso Sepe e animata dal coro diocesano dell’Aquila - si sono svolti dopo il «Corteo storico della Bolla di san Celestino V», preceduto a sua volta dalla lettura della Bolla da parte del sindaco della città abruzzese, Massimo Cialente.
Il corteo storico, partito alle ore 15, e il rito celebrato da Sepe alle 18 hanno fatto da solenne, partecipato prologo a una fitta serie di celebrazioni in basilica: alle 21 la Perdonanza scout con la Messa presieduta da don Dino Ingrao, assistente ecclesiastico degli scout; alle 22 la Perdonanza degli sportivi con la Messa presieduta da don Danilo Priori, assistente provinciale del Csi; alle 23 la Perdonanza giovani con la Messa presieduta da don Dante Di Nardo, vicario episcopale per la pastorale; alle 24 infine la veglia dei giovani.
Ma torniamo a Sepe che nel corso del rito si è soffermato sulla ricchezza della simbologia della porta. «In verità vi dico: io sono la porta: se uno entra attraverso di me, sarà salvo», si legge nel Vangelo di Giovanni. «Solo Cristo è il Signore e Salvatore. Gli altri che vogliono sostituirsi a lui, sono ladri e briganti che non vengono "se non per rubare, uccidere e distruggere" - ha commentato Sepe attingendo ancora al Vangelo di Giovanni -. Anche oggi dobbiamo constatare la presenza di tanti che, come ladri e briganti, tentano di rubarci la fede, di uccidere la nostra identità cristiana, di distruggere la nostra dignità umana e sociale. Ladri e briganti sono quelli che si vestono dei panni di uno sfrenato materialismo, e tentano di pervadere le nostre menti, i nostri cuori, la nostra volontà; di entrare nella nostra vita, svuotando di senso la nostra esistenza, di dissolvere la nostra libertà; di chiudere gli orizzonti soprannaturali, impedendoci ogni gesto di amore e di solidarietà verso i nostri fratelli più bisognosi, provocando solo sofferenza e morte. Non diversamente da quelli di Celestino - ha aggiunto - anche i nostri giorni hanno fame e sete di riconciliazione. È il dramma, il grande e spesso inesplicabile dramma dei nostri tempi, questa mancanza di pace che dalle coscienze si riversa e quasi esplode all’esterno... Quel che è più grave, è il fatto che anche noi cristiani non sempre, pur disponendo di questa pace, siamo in grado di offrirla, di metterla al centro del nostro pensare e agire. Il risultato è sotto gli occhi di tutti. I sintomi di un forte malessere sociale esistono tutti».
Stasera alle 18 l’arcivescovo dell’Aquila, Giuseppe Molinari, celebrerà la Messa di conclusione della Perdonanza celestiniana. Ciò al termine di una giornata che vedrà la basilica accogliere fin dall’alba (la Messa dell’aurora con don Osman Prada alle 6,30) una fitta serie di celebrazioni - come quella delle 15, la Perdonanza dei malati, la Messa con l’Unzione degli infermi presieduta dal vescovo emerito di Volterra, Vasco Giuseppe Bertelli. Ma il flusso dei pellegrini e dei penitenti non si è fermato nemmeno stanotte. Migliaia di fedeli si sono accostati al sacramento della Riconciliazione.
«Oggi - spiega Molinari - abbiamo tutti la sciocca convinzione di essere giusti, come il figlio maggiore della parabola del figliol prodigo, che non seppe chiedere perdono e non entrò nella sala della festa approntata dal padre misericordioso. San Celestino ci aiuta a entrare e rimanere ogni giorno nella festa della conversione. Questa è la Perdonanza celestiniana».