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UNA CATTOLICA, UNIVERSALE, ALLEANZA "EDIPICA"!!! IL MAGGIORASCATO: L’ORDINE SIMBOLICO DELLA MADRE, L’ALLEANZA DELLA MADRE [GIOCASTA] CON IL FIGLIO [EDIPO], REGNA ANCORA COME IN TERRA COSI’ IN CIELO

DONNE, UOMINI E VIOLENZA: "Parliamo di FEMMINICIDIO". Dalla democrazia della "volontà generale" alla democrazia della "volontà di genere". L’importanza della lezione dei "PROMESSI SPOSI", oggi. Una nota di Federico La Sala

IL MAGGIORASCATO. La crisi epocale dell’ordine simbolico di "mammasantissima" ("patriarcato": alleanza Madre-Figlio).
martedì 8 gennaio 2013 di Federico La Sala
Foto. Frontespizio dell’opera di Thomas Hobbes Leviatano.
[...] l’esame della vicenda della monaca di Monza “alle genti svela / di che lagrime grondi e di che sangue” una società basata sulla proprietà e sul maggiorasco e mostra di essere, senza alcun dubbio, un contributo critico di altissimo livello, degno di stare a fianco del Discorso sull’origine della disuguaglianza di Rousseau e della cosiddetta “accumulazione originaria” del Capitale di Marx (ma anche, se si (...)

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> DONNE, UOMINI E VIOLENZA: "Parliamo di FEMMINICIDIO". ---- Nicole Kidman, ambasciatrice del Fondo delle Nazioni Unite per le donne: «Una su tre subisce abusi, la vita senza violenza è il diritto di ogni donna».

venerdì 21 novembre 2008

l’Unità 21.11.08

Nicole Kidman: «Una su tre subisce abusi, la vita senza violenza è il diritto di ogni donna»

Una donna su tre può subire abusi e violenze nel corso della sua vita. Si tratta di una tremenda e diffusa violazione dei diritti umani e non di meno rimane una pandemia in gran parte invisibile e sottostimata. Provate a pensarci: essere una donna o una bambina vi mette in pericolo. Altrettanto inquietante è il fatto che troppe persone - gente della strada come esponenti di governo - ritengono inevitabile la violenza contro le donne.

Dobbiamo cambiare questa mentalità. È di vitale importanza che si prenda coscienza del problema della violenza contro le donne e che la si consideri una forma di violazione dei diritti umani. Si tratti di violenza domestica, di stupri in tempo di guerra o di pratiche quali la mutilazione genitale femminile o i matrimoni forzati o in età quasi infantile, la violenza contro le donne è un crimine che non può essere tollerato. La violenza contro le donne, dovunque si verifichi, va contrastata con il massimo rigore della legge.

Sono diventata ambasciatrice del Fondo delle Nazioni Unite per le donne (Unifem) per dare voce alle donne e alle bambine che hanno subito violenze e abusi. In un numero crescente di Paesi le donne si stanno rifiutando di essere vittime passive. Le donne si stanno organizzando, si fanno sentire, chiedono che i colpevoli rispondano dei loro atti e che si intervenga e dicono «NO» alla violenza che sono costrette a subire per il solo fatto di essere donne o bambine.

È compito di tutti porre fine alla violenza contro le donne. Per questa ragione nel mese di novembre dell’anno passato in occasione della Giornata internazionale per eliminare la violenza contro le donne, l’Unifem ha lanciato su Internet la campagna «Dite NO alle violenza contro le donne» chiedendo alla gente di tutto il mondo di far sentire la propria voce e di aggiungere il proprio nome ad un movimento che si va facendo sempre più grande.

Ad un anno circa di distanza centinaia di migliaia di persone di ogni parte del mondo hanno risposto alla campagna «Dite NO» e hanno vinto una grossa battaglia contro la violenza di genere: Nujood Ali, una bambina yemenita di 10 anni, è fuggita dalla casa del marito che era stata costretta a sposare e la sua avvocata, Shada Nasser, si è battuta per garantire la libertà della bambina. Dopo aver subito ripetute percosse e violenze sessuali, Nujood, andata in sposa all’età di nove anni, è scappata di casa cercando scampo in tribunale in cerca di aiuto. A differenza delle decine di migliaia di bambine che sopportano la terribile tradizione dei matrimoni in età pressoché infantile, Nujood ha avuto coraggio e ha avuto la fortuna di trovare una avvocata altrettanto coraggiosa nella persona di Shada specializzata nella difesa dei diritti umani. Il loro caso ha fatto il giro del mondo ad aprile quando, grazie all’intervento di Shada, Nujood non solo ha ottenuto il divorzio, ma ha visto premiato il suo coraggio e indicato una strada per la difesa dei diritti umani delle donne e delle bambine. Nujood è tornata a scuola e quando gli si chiede cosa intende fare in futuro risponde: «....Voglio esercitare la professione di avvocato».

In passato in Kosovo ho avuto modo di ascoltare molte donne che, travolte da quel conflitto, avevano subito brutali violenze sessuali da parte dei soldati. I loro racconti avrebbero potuto essere ripresi dai titoli di giornale di oggi. La violenza sessuale è un’arma di guerra, uno strumento di terrore che colpisce la vita delle donne e degli uomini, manda in frantumi le comunità e costringe le donne a scappare di casa. E tuttavia troppo a lungo le violenze sessuali in tempo di guerra sono state avvolte nel silenzio e dimenticate dalla storia. Il 20 giugno 2008 il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite ha dato una risposta al peso di quel silenzio adottando all’unanimità la Risoluzione 1820 che riconosce esplicitamente che non possono esservi né pace né sicurezza fin quando le comunità vivono all’ombra del terrore sessuale. La Risoluzione auspica uno sforzo maggiore da parte di tutti coloro che sono coinvolti in un conflitto per proteggere le donne e le bambine dalle aggressioni. È di tutta evidenza che porre fine alla violenza contro le donne è un tema ormai in cima alla lista delle priorità dei governi e di importanti organismi quali le Nazioni Unite.

L’Unifem, unitamente al Segretario generale delle Nazioni Unite, auspica un sostegno di gran lunga maggiore al Fondo delle Nazioni Unite per porre fine alla violenza contro le donne che fornisce alle organizzazioni locali dei Paesi in via di sviluppo le risorse necessarie a trovare soluzioni pratiche e operative. Le sovvenzioni del Fondo dell’Onu hanno consentito di sventare il traffico di esseri umani in Ucraina, hanno aiutato le superstiti delle violenze domestiche a Haiti e hanno contribuito a far approvare una nuova legge sullo stupro nella Liberia tormentata dalla guerra.

Progetti come questi e molte iniziative in ogni parte del mondo dimostrano che la pandemia di violenza contro le donne è un problema che ha una soluzione. Là dove ci sono impegno e risorse, maggiori sono le possibilità di cambiare le cose: le politiche possono essere modificate, si possono istituire servizi e si possono formare giudici e agenti di polizia. Di conseguenza in questo 25 novembre incoraggiamo i governi a tenere fede ai loro impegni e gli uomini e le donne a partecipare alle iniziative delle loro comunità per mettere fine alla violenza contro le donne e a far sapere alle autorità dei loro Paesi che attuare politiche volte a porre fine alla violenza contro le donne è importante per loro perché una vita senza violenza è il diritto di ogni donna.

***

Nicole Kidman è ambasciatrice del Fondo delle Nazioni Unite per le donne © IPS Traduzione di Carlo Antonio Biscotto


l’Unità 21.11.2008 Una vittima ogni tre giorni e l’assassino è in famiglia

Ogni tre giorni, in Italia, una donna viene uccisa dall’uomo che diceva di amarla: solo nel 2007 le vittime sono state 122. E il più delle volte l’assassino non ha neppure bussato alla porta, perché aveva già le chiavi di casa: in tre casi su quattro era il convivente o il marito. A scattare questa triste fotografia sono gli esperti dell’ospedale Fatebenefratelli di Milano, durante la presentazione di un libro sul tema per i medici di famiglia. «Nel 40% dei casi il carnefice è mosso da motivi passionali, o meglio da forme patologiche di gelosia e disturbi paranoici - spiega Claudio Mencacci, direttore del dipartimento di Psichiatria - mentre il 34% degli uxoricidi è scatenato da liti e da una conflittualità elevata». Cosi’ quattro donne su dieci sono vittime di un’arma da taglio, mentre tre su dieci sono colpite da armi da fuoco. «Da diversi anni e’ stato cancellato il delitto d’onore nel nostro codice - aggiunge Mencacci - ma ancora oggi rimane l’ estrema incapacità degli uomini di tollerare l’emancipazione femminile». Non è dunque un caso che proprio a Milano, dove lavora quasi il 60% delle donne, si abbia un elevato numero di uxoricidi: dal 2000 al 2006 - specifica Alessandra Bramante, psicologa e criminologa - si sono registrate 48 vittime.


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