Perché le sono grata
Con quel monologo sullo stupro ha aiutato tutte le italiane
di Mariella Gramaglia (La Stampa, 30.05.2013)
Nei primi Anni 60, quando ero ragazzina, la ricordo recitare nel piccolo teatro fiocchi e gale della mia città d’Ivrea. Biondissima e tanto bella, non era una sirena, era già un pesce combattente. Sicuramente ci metteva strane idee per la testa. Anche se ridevamo così tanto alle commedie sue e di Dario Fo da non esserne del tutto sicure. Poi ci furono gli anni dell’odio e delle bombe. Lei non fu capace di separare e di distinguere e probabilmente sbagliò, come molti.
Ma è impossibile per le donne italiane (tutte) non esserle grate. Ancora giovane, in piena carriera, recitò in tv, in una trasmissione come Fantastico, condotta da Celentano, lo stupro di cui era stata vittima nel 1973. Era il 1988, in prima serata. In una trasmissione popolare. «Uno mi divaricava le gambe... i piedi sui miei... una punta di sigaretta sul seno sinistro... con una lametta mi tagliano tutti gli abiti... È terribile sentirsi godere nella pancia delle bestie».
Così per 14 minuti, mimando, gridando, recitando come se ripetesse in stato di ipnosi l’accaduto. Poi l’epilogo sconsolato, simile a quello di molte altre: «Mi sento male per le mille sputate che mi sono presa nel cervello... cammino... davanti a palazzo di Giustizia, penso alle domande, ai mezzi sorrisi... vado a casa. Li denuncerò domani».
Passano gli anni e «la lotta continua», come forse le sarebbe piaciuto dire. Ma fino a poco fa anche con lei. Nel 2006 viene eletta senatrice nel gruppo di Di Pietro: scopre cose strane e scandalose: i collaboratori dei parlamentari sfruttati, i soldati italiani di ritorno dai Balcani colpiti dall’uranio impoverito. Si sente impotente. Se ne va. Il Senato - dice - «è un frigorifero dei sentimenti». Ambiente inadatto a una rosa rossa.