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Il grande fratello ... e il padre Nostro!!!

Cronache extra-terrestri: Legge TV. "Forza Italia" ’rimprovera’ il Presidente della Repubblica d’ ITALIA !? Giustamente il Quirinale è "stupito" ... non stupido !!! Rileggiamo il messaggio di Ciampi: VIVA LA COSTITUZIONE, VIVA L’ITALIA !!!

domenica 15 ottobre 2006 di Federico La Sala
[...] Venerdì a Londra, nel corso di una conferenza stampa, a domanda il presidente Napolitano aveva detto di «avere le spalle coperte» dal messaggio alle Camere del suo predecessore Ciampi nel 2002 in tema di libertà e pluralismo. «Ciascuna forza politica ne trae le conseguenze che crede», aveva aggiunto, invitando al dialogo e alla moderazione [...]

Legge Tv, Forza Italia attacca Napolitano
«Un’ingerenza grave». Il Quirinale stupito
di (...)

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> Cronache extra-terrestri: Legge TV. "Forza Italia" ’rimprovera’ il Presidente della Repubblica d’ ITALIA !? Giustamente il Quirinale è "stupito" ... non stupido !!! Rileggiamo il messaggio di Ciampi: VIVA LA COSTITUZIONE, VIVA L’ITALIA !!!

domenica 15 ottobre 2006

Berlusconi e il suo doppio

di Furio Colombo *

Questo articolo è dedicato a Paolo Sylos Labini, a cui l’Università La Sapienza di Roma dedica, il 16 ottobre, una giornata per ricordare "L’economista e il cittadino".

Voglio ricordarlo anch’io oggi, nel giorno in cui si torna a parlare del conflitto di interessi nell’incarnazione grande e pericolosa di Silvio Berlusconi. È giusto farlo, perché, incurante delle alzate di spalle di alcuni («il conflitto di interessi non interessa nessuno») o delle rassicurazioni di altri («il conflitto di interessi non è così importante, perché farne un’ossessione») Sylos Labini non ha mai smesso di tenere lo scandalo morale, politico, economico del conflitto di interessi al centro della sua attenzione e della nostra, nei suoi discorsi, nelle sue lezioni, nei suoi articoli per questo giornale, lui che ha formato la maggior parte degli economisti del nostro Paese.

Ma oggi è anche il giorno che rivendica l’impegno e la verità di Sylos Labini, «economista e cittadino» (come dice l’annuncio dell’Università La Sapienza). Infatti è il giorno in cui, di fronte al progetto di legge Gentiloni che cancella la "legge Gasparri" sulle Comunicazioni, e riconduce l’Italia tra i Paesi normali - in cui non diventano legge gli interessi privati e personali di chi governa - due protagonisti di quella legge confessano, finalmente, davanti a tutti, e lo fanno senza esitare. Berlusconi dice testualmente: «Non ci credo, sarebbe un atto di banditismo. E non sarebbe più democrazia quel Paese in cui una parte politica intendesse colpire l’avversario attraverso le sue aziende e le sue proprietà private. Sarebbe banditismo politico». Propongo di trascurare la parte orwelliana di questa interessante dichiarazione, dove si dice che impedire a qualcuno di violare le leggi e le regole democratiche sarebbe un atto di banditismo che nega la democrazia. Vale la pena invece di considerare la parte «colpire l’avversario attraverso le sue aziende e le sue proprietà private». È un peccato non potersi godere questa frase insieme a Sylos Labini, quel signore ostinato, quel professore integerrimo che non ha mai smesso di gridare «al ladro!».

Certo, veniva zittito da persone politicamente prudenti, quando descriveva l’immenso vantaggio che deriva a un proprietario di aziende che diventa governo e si fa fare le leggi secondo il suo interesse privato. Per esempio, se si tratta di televisioni, si fa legiferare come crede il numero delle reti che desidera. E se si tratta di un pubblicitario si fa definire secondo la sua convenienza e il suo profitto il tetto della pubblicità che gli fa comodo avere.

Osservate il senso di oltraggio con cui Berlusconi non esita a definire se stesso «l’avversario politico che possiede aziende e proprietà private» che, secondo lui, questa legge dovrebbe colpire. Eppure ci aveva detto in tutte le televisioni per lui disponibili (tutte) con persuasività e con furore, nei discorsi politici e nelle interviste senza seconda domanda, che lui ormai si era staccato, che l’azienda è dei figli, che lui non ci mette piede, tanto che aveva persino dato le dimissioni da presidente del Milan per incompatibilità con la carica di primo ministro.

Non c’è dubbio, siamo in presenza di una confessione. «Io sono Mediaset» proclama finalmente col tono di un’opera lirica Berlusconi «colpendo Mediaset colpite me».

È ovviamente una clamorosa dichiarazione anche letta al rovescio: «Quando governo io governa Mediaset. E quando faccio opposizione io è Mediaset che scende in campo, perché Mediaset sono io». È una descrizione da manuale del conflitto di interessi. Un tale possiede una enorme azienda di comunicazioni.

Facendo finta che non esistano impedimenti e ostacoli giuridici (a cominciare dalle legge del 1959 sulla ineleggibilità dei titolari di concessioni dello Stato, perché governando darebbero le concessioni a se stessi) un tale che possiede tutte le televisioni private di un Paese diventa, indisturbato, primo ministro. E da primo ministro non solo si autorizza tutto da solo, ma studia il suo caso e fa tutto, fino ai dettagli, attraverso apposite leggi, nell’interesse della sua azienda.

***

Entra in campo, senza esitazione e - si deve supporre - mal consigliato dai suoi legali, l’ex ministro delle Comunicazioni Maurizio Gasparri. Ricordate? Reagiva con furore all’accusa, piuttosto ovvia, di avere scritto una legge a vantaggio di un primo ministro proprietario di tutta la televisione privata italiana, ma anche, per funzione ministeriale, controllore dettagliato e potente della televisione pubblica (che, deve essere usata ad personam ma tenuta a bada perché non tolga proventi al lato privato della stessa persona).

Adesso Gasparri dice, senza pensarci due volte, e creando la prova perfetta per i suoi detrattori di allora: «È una legge vendetta. Di fatto danneggia le aziende televisive italiane e favorisce la colonizzazione del nostro sistema-Paese».

Dunque vediamo. Le "aziende televisive italiane" sono solo quelle di Berlusconi (le poche briciole che restano fuori da Mediaset non hanno notato alcun danno da una legge che apre il mercato). Dunque le aziende di Berlusconi risultano danneggiate dall’aver cancellato alcune parti della legge Gasparri. Vuol dire che la Legge Gasparri recava vantaggio alle "aziende televisive italiane" che, come abbiamo visto, sono quelle di Berlusconi. Per chiarezza Gasparri aggiunge: «Alcuni aspetti del ddl Gentiloni sono una chiara ritorsione verso Mediaset (finalmente non parla più di "aziende televisive italiane" ma va al sodo, ndr) e non vanno verso la crescita». Interessante affermazione. La crescita di chi? La concatenazione delle frasi è chiara. Come vi permettete di toccare una legge che favorisce la crescita di Berlusconi? Infatti una riga più sopra si dice in chiaro «Mediaset».

Il pensiero dell’ex ministro Gasparri diventa ancora più esplicito e imbarazzante quando si lancia contro l’abbassamento del tetto pubblicitario. L’intera ricchezza monopolistica della Mediaset di governo si basava sulla libertà di stabilire il proprio tetto pubblicitario (ovvero quanta pubblicità posso avere, a chi posso portarla via e quanti soldi guadagno in più). Il manager Berlusconi voleva migliorare i bilanci. Si dava il caso che il proprietario Berlusconi fosse anche il primo ministro Berlusconi e il padrone di una maggioranza che ha sempre votato alla cieca.

Ci voleva un ministro disposto a scrivere che il tetto pubblicitario si calcola su SIC, una notevole invenzione che vuol dire "Sistema di comunicazione integrato" ovvero tutto ciò che scorre nell’universo, compresi Sms e messaggi sui telefonini. Misurata rispetto all’universo la percentuale di pubblicità del tuo capo-presidente-padrone-manager sembra piccola, persino più piccola di prima, dopo la trovata della legge. In realtà si mangia tutto e produce nuova ricchezza. Per chi? Non certo per il Paese, anche se tutto avviene a cura di chi governa il Paese. Ma tutto questo è il conflitto di interessi, bellezza.

E infatti ecco Gasparri che dice: «È chiaro che questa legge vuole distruggere ricchezza e attuare vendetta politica» se è vendetta politica riguarda Berlusconi, come lo stesso Berlusconi ci ha appena detto. E allora è della ricchezza di Berlusconi che si era occupata la legge che adesso, fra tante grida e invettive, viene abrogata perché era un po’ troppo.

***

Ma la festa continua. Ecco a voi il senatore Schifani. «Il governo Prodi, con la cosidetta riforma Gentiloni vuole togliere una rete a Mediaset. È un gravissimo atto di inciviltà legislativa. Attaccare il leader dell’opposizione Silvio Berlusconi colpendo le sue aziende è un fatto inqualificabile. Si vuole aggredire Silvio Berlusconi. Non lo permetteremo. Ci batteremo per difendere i principi fondanti della nostra Repubblica».

A nessuno di noi risultava che gli interessi privati di uno che va in politica per migliorare i suoi risultati aziendali (e facendo rimuovere ogni limite alle sue fonti di profitto attraverso apposita legge) fosse principio fondante della nostra Repubblica. E che proporre una legge di ritorno alla normalità (in cui cioè, affari e politica sono separati e viaggiano su piani diversi senza permettere che una sola persona sia il benefattore e il beneficiato, il concedente e il concessionario, il legislatore e colui che gode dei benefici di quella legge) fosse «inciviltà legislativa». Non sarebbe più logico e anche psicologicamente più equilibrato dire il contrario e cioè che è inciviltà organizzativa unire le forze di una intera coalizione per favorire la proprietà personale del primo ministro?

Se la descrizione esemplare, monumentale del conflitto di interessi non è ancora abbastanza chiara, ci aiuta il presidente della Commissione di Vigilanza Rai che, direte, dovrebbe avere a cuore la Rai. Niente affatto. Landolfi sa benissimo di quali interessi si parla, ed è deciso a difenderli (anche se non è chiaro perché, considerate almeno le esigente formali della sua posizione). Comunque dice: «È una legge contra personam».

Poiché sappiamo chi è la persona, dobbiamo dirgli grazie due volte. Primo, perché ci aiuta a ricordare (ci sono tanti smemorati anche tra noi) che ci sono state, sotto Berlusconi, per la prima volta nella storia della Repubblica, leggi "ad personam". Secondo, perché dichiarando «contra personam» una legge in cui non si parla mai di Berlusconi, ma si parla di tutte le televisioni in Italia, si certifica a) che Berlusconi e tutto l’universo televisivo si identificano, b) che Mediaset è un soggetto politico e c) che chi tocca Mediaset (nel senso di limitare i vantaggi che erano stati donati dalla legge Gasparri) fomenta la lotta politica.

Conferma, con candore sorprendente Calderoli: «È l’ennesima prova di regime, una maggioranza che vuole togliere voce alla opposizione». Ma allora avevamo ragione noi quando, nelle famose 500 accuse de l’Unità che Berlusconi sbandierava come lesa maestà, dicevamo che Mediaset era il suo strumento politico, aggravato dal fatto che il padrone del settore privato controllava e dirigeva anche il settore pubblico.

C’è un passaggio di Elisabetta Gardini, la cui voce non è più così chiara nel coro affannato ed esasperato di voci del padrone che abbiamo appena citato, ma che forse vale la pena di ascoltare: «Sconcerta la posizione di Serventi Longhi sul ddl Gentiloni. Il segretario della Federazione Stampa Italiana si disinteressa totalmente dei posti di lavoro a rischio».

Dunque ascoltate bene: se sfiorando il conflitto di interessi si toccano posti di lavoro, vuol dire che quei posti di lavoro non sono il mercato, ma il frutto del conflitto di interessi realizzato attraverso l’incrocio improprio e illegale del pubblico e del privato. È, ovviamente, un concetto un po’ folle. Ma era doveroso riportare la autorevole dichiarazione della autorevole portavoce che, in televisione, è sembrata non sapere che cosa fosse la Consob.

Esiste anche il lato umano della vicenda. Sandro Bondi, che il pubblico de l’Unità ben conosce, annuncia lo sciopero della fame. Si tratta di questo. Sandro Bondi non toccherà cibo fino a quando saranno in pericolo le ricchezze di Silvio Berlusconi. Il fatto non ha precedenti nella storia: un cittadino fa lo sciopero della fame per difendere uno dei quattro o cinque colossi mediatici del mondo, e il quattordicesimo uomo più ricco del globo. La sua motivazione è nobile, ma con qualche contraddizione.

Leggiamola: «Contro l’assuefazione agli strappi della legalità e delle regole fondamentali della democrazia da parte di questo governo, dalla conquista del potere in modo dubbio alla occupazione e spartizione di tutti i vertici delle istituzioni alla distruzione sistematica di tutte le riforme varate dal governo precedente, al connubio impressionante tra affari e politica fino alla persecuzione e vendetta nei confronti del leader della opposizione». È la descrizione dettagliata del periodo di governo di Berlusconi. Con una curiosa conclusione. Se ciò che Bondi dice è vero, morirà di fame, perché ha descritto una situazione da rivoluzione. Se non è vero e forse il Paese non è pronto a muoversi con lui vivrà nel ridicolo.

Ma c’è di più. Ecco: «È in gioco la tutela doverosa di una azienda italiana quotata in borsa e sopratutto il futuro della nostra democrazia».

Serve altro per sapere, in modo chiaro, netto e in tutto il suo gigantesco pericolo, che cosa è il conflitto di interessi, qualcosa che autorizza a giocare tutto, di un Paese, pur di difendere uno e la sua ricchezza personale?

Ecco perché è doveroso dedicare questa pagina, oggi, a Paolo Sylos Labini, il mite e inflessibile professore che non ha mai smesso di insegnare come stanno le cose nell’Italia malata di Berlusconi. Eccole qua. Con parole loro.


* www.unita.it, Pubblicato il: 15.10.06 Modificato il: 15.10.06 alle ore 13.22


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