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MAMMASANTISSIMA. Il grande ordine simbolico del "Che-rùbino" ... tutti e tutto!!!

lL "LOGO" DELLA SAPIENZA, L’UMANITA’, E L’ACQUA. PAESE IMPAZZITO: FORZA "CHE RùBINO" TUTTO E TUTTI !!! PER IL "logo" della "SAPIENZA" DI ROMA, UN APPELLO AL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA!!! Una nota, con articoli - a cura di Federico La Sala

sabato 12 luglio 2008
[...] Affinché il "cherubino" non diventi "un diavoletto"... che ha trovato una pietra "cara" e "preziosa" ed esclami: "che - rubìno!" ... Qui non capiscono il valore di un’"ACCA" - H, lo prendo Io: lo venderò a "caro-prezzo" ("caritas"); e fonderò un ’nuovo’ partito, una ’nuova’ chiesa [...]
ITALIA: LA NOSTRA PATRIA E’ LA LINGUA, NON LA TERRA NON IL SANGUE. Dante e Saussure insegnano.
EMERGENZA EDUCATIVA: TRADIMENTO DEGLI INTELLETTUALI.
 (...)

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> lL "LOGO" DELLA SAPIENZA, L’UMANITA’, E L’ACQUA. --- Pisa, Firenze, Roma, Siena. E ora blocchi e iniziative si moltiplicano... "Salviamo l’università".

venerdì 10 ottobre 2008


-  Pisa, Firenze, Roma, Siena. E ora blocchi e iniziative si moltiplicano
-  Da giorni lezioni su Ponte Vecchio. Il rettore Settis: "Rischio tagli alla cieca"

-  Dalle lezioni in strada al web
-  studenti e prof protestano insieme

di VALENTINA CONTE *

E’ iniziata nei giorni scorsi ed è destinata ad aumentare. Nelle piazze la protesta degli atenei per difendere l’università, la ricerca e contro il lavoro precario. E continuerà fino all’inaugurazione dell’anno accademico che anche i docenti vogliono bloccare. E oltre.

A Pisa l’epicentro delle scosse. Da due notti il Polo Carmignani dell’università è occupato dagli studenti. Per poche ore lo è stato anche il rettorato. Dopo assemblee partecipatissime (dicono anche tremila ragazzi) che hanno costretto chi le organizzava a uscire fuori. Ieri una folla enorme (6-7 mila persone) ha atteso per ore il ministro Gelmini con slogan e striscioni "contro". Una presenza prevista e poi smentita alla Normale per la consegna dei diplomi. Durante la cerimonia il rettore Salvatore Settis è intervenuto sui tagli all’università: "Nessuna scure che si abbatta alla cieca ha mai generato nuove forme di virtù". Gli studenti ne parlano ai "tavoli sui saperi e il reddito" sotto l’occhio della webcam che rilancia alla rete. È l’occupazione ai tempi di Internet.

Poco lontano, a Firenze, è andato in scena il nuovo appuntamento sul Ponte Vecchio. A lezione in duecento con il prof, anzi col ricercatore precario (ma ci sono anche gli ordinari), "nell’unico luogo in cui si troverà l’università fra poco: in mezzo ad una strada". Lavagne e portatili tra le botteghe degli orefici a parlare di chimica delle sostanze naturali. In piazza Pitti a illustrare i sensori. A Palazzo Vecchio per un’introduzione ai nanosistemi. "Una lezione per tutti contro un’università per pochi", dicono. Una provocazione arrivata dopo l’occupazione nei giorni scorsi del Polo scientifico di Sesto fiorentino e della facoltà di Agraria alle Cascine. E dopo gli striscioni penzolanti dai ponti Santa Trinità e alla Carraia sull’Arno. Ogni giorno assemblee di fuoco in tutta la città per decidere blocchi, cortei, manifestazioni. Intanto il consiglio di facoltà di Scienze matematiche ieri in tarda serata ha approvato un documento di invito ai docenti a bloccare la didattica fino al 31 ottobre.

Alla Sapienza di Roma dopo l’assemblea di Fisica e Lettere (nei prossimi giorni Psicologia, Scienze Politiche, Giurisprudenza), gli universitari hanno "preso" simbolicamente il rettorato e si preparano ad occupare. Ieri nell’androne di Lettere Piero Bevilacqua, docente di Storia contemporanea e promotore dell’appello firmato già da duemila docenti sul sito di Repubblica, ha proposto di aprire le università ai genitori. Un’assemblea dei padri e dei figli "perché non è in gioco l’ideologia, ma il nostro futuro", dice un ragazzo. E perché "non siamo una corporazione, non è uno scontro tra professori e governo - ripete Bevilacqua - i problemi dell’università sono i problemi del Paese". Mobilitazione permanente. Anche a Siena dove gli studenti citano Pasolini (i figli che pagano le colpe dei padri) in una lettera aperta ai professori.

L’università è dunque in fermento. Non solo a Firenze, Pisa, Roma, Siena. Ma anche a Torino, Brescia, Genova, Bologna, Palermo, Napoli, Padova: studenti e precari, insieme, contro i provvedimenti del governo su atenei e ricerca. Nel mirino delle proteste la legge 133 approvata il 6 agosto scorso - ex decreto Brunetta - e le sue norme sull’università: possibilità di trasformare gli atenei in fondazioni di diritto privato, tagli al fondo di finanziamento ordinario (un miliardo e mezzo di euro in 5 anni) e blocco del turn-over al 20 per cento (modulo 5 a 1: per cinque docenti in pensione ne entra solo uno).

I ragazzi la chiamano "controriforma Gelmini". Ne discutono in riunioni "mai così affollate dai tempi della Pantera". Quando le sale sono troppo piccole scendono in piazza. Ciclostili e tazebao sempre più affiancati (quasi sostituiti) da blog e forum. Diari spuntati con la protesta, da un mese scarso, dei bebè della rete. Il passaparola corre dunque negli spazi liberi di Internet. E così il racconto, le foto, i filmati, le testimonianze. Quasi in tempo reale. Uniriot.org (la rete dei collettivi studenteschi nata ai tempi della Moratti) e Infoaut.org raccolgono e rilanciano le informazioni.

A Napoli, università Orientale, lunedì è stato occupato palazzo Giusso. Sempre lunedì a Torino alcuni ragazzi che presidiavano il rettorato sono stati ricevuti dal Senato accademico (sabato c’era stata "la marcia dei 40 mila" contro la riforma della scuola). Sullo sfondo lo sciopero generale della scuola del 30 ottobre che darà fiato al malcontento di tutti. E quello striscione al ritiro della nazionale di calcio a Coverciano: "Salviamo l’università".

* la Repubblica, 10 ottobre 2008


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