Fnsi, l’affondo di Bertinotti: «Senza il contratto dei giornalisti si corrode la democrazia»
di Marcella Ciarnelli *
Con un invito all’unità della categoria Paolo Serventi Longhi ha concluso il suo ultimo intervento da segretario del sindacato dei giornalisti. L’ha salutato un lungo applauso. Dei delegati della maggioranza ma anche dei rappresentanti dell’opposizione che qui, a Castellaneta, sono riuniti per eleggere la nuova dirigenza sindacale cui spetta il difficile compito, per prima cosa, di aprire un tavolo di trattativa con gli editori e cercare di firmare un contratto che la categoria aspetta da 1004 giorni. Non essere riuscito a firmare quel contratto è il primo rammarico per Serventi Longhi. L’altro, sottolineato durante il suo intervento finale, è quello di «non essere riuscito ad allargare la maggioranza». Ma l’invito a chi gli succederà è di «riprovarci» perché c’è bisogno, in una categoria che vede sempre più a rischio i propri diritti con lo spettro del precariato e di un lavoro senza tutele sempre più pressante, di «ritrovare il senso di un’unità vera». Un categoria che deve vedersela con i conflitti d’interesse, che deve battersi per il pluralismo e la dignità di «tutti i giornalismi».
I successori, Franco Siddi finora presidente della Fnsi, e Roberto Natale che ne prende il posto, sono intervenuti in successione. Promettendo Siddi «un sindacato della concretezza e dei bisogni». E Natale invitando gli esponenti dell’opposizione ad un tavolo per «riscrivere le regole». Ma impegni espliciti per la salvaguardia degli scatti di anzianità e sulla possibilità di indire un referendum sul contratto, una volta che sarà stato sottoscritto (le richieste della minoranza) se ci sono stati sono stati solo formali e non concreti. Le votazioni per l’elezione del segretario sono cominciate a tarda sera.
Il contratto. Regole per giornalisti ed editori. Una garanzia «di coesione sociale» ha detto il presidente della Camera, Fausto Bertinotti, intervenuto nella sessione conclusiva del congresso, subito dopo il presidente della Regione Puglia, Nichi Vendola che, a proposito della vicenda Rai-Mediaset, ha parlato «dell’onore perduto del servizio pubblico» mentre per Bertinotti «la Rai non è in grado di creare una coscienza e una cultura nazionale e di sottrarsi all’omologazione dell’informazione. Se il linguaggio della tv il linguaggio delle curve questo diventa quello prevalente nella società». «Il contratto - ha detto il Presidente - è un elemento inalienabile che, quando non c’è, corrode la democrazia». «Quello che si sta creando è un mondo del lavoro che fa della precarietà un sistema». Si punta, insomma, «a forme di lavoro dipendente che siano anche autonome. Una contraddizione in termini». Le istituzioni hanno il dovere di intervenire.
Anche il sottosegretario all’editoria, Ricardo Franco Levi, titolare della riforma che avvierà il suo iter «subito dopo la Finanziaria» ha convenuto che «il rinnovo del contratto è un pezzo essenziale della normalizzazione del settore. Il governo farà la sua parte fino in fondo. Una riforma senza contratto non è immaginabile».
* l’Unità, Pubblicato il: 30.11.07, Modificato il: 30.11.07 alle ore 9.48