Un sondaggio di Telefono Rosa dopo l’aumento degli attacchi sessuali. La percezione è quella di un fenomeno molto più diffuso e strisciante
Violenza sulle donne: non solo stupri La paura è anche tra le mura domestiche
"Un problema di sopraffazione quotidiana, casalinga e istituzionale"
di CRISTINA NADOTTI *
ROMA - L’attenzione è concentrata sugli stupri, ma il fenomeno della violenza sulle donne è più ampio, più strisciante, ancora più preoccupante. A chiedere una riflessione accurata sul problema, che vada oltre le notizie pubblicate dai media sui casi di stupro, è Telefono Rosa, che insieme alla Publica Res-Swg di Trieste ha realizzato un’indagine sul modo in cui l’opinione pubblica percepisce la violenza sulle donne.
Il progetto. "Il progetto è partito nel 2005 - ha spiegato la presidente dell’associazione, Gabriella Moscatelli - ma negli ultimi mesi è diventato di drammatica attualità. Il nostro sondaggio lo sottolinea: per l’84% delle persone intervistate, sia uomini che donne, la violenza sessuale è una piaga sociale. Di fronte a una tale emergenza la risposta delle istituzioni è considerata del tutto insufficiente, perché il 75% degli interpellati ritiene che non ci sia tutela".
Alleanze trasversali. Sono questi i dati principali dai quali, durante la presentazione dell’indagine fatta oggi a Roma, è partita la riflessione delle operatrici di Telefono Rosa e di esponenti politiche. La presenza di Cinzia Dato e Dorina Bianchi della Margherita, di Isabella Rauti della Fiamma Tricolore, di Monica Cirinnà e Adriana Spera del Comune di Roma è stata emblematica della rete di alleanze trasversali, che si crea tra le donne quando ci sono da affrontare battaglie legislative per la tutela e i diritti femminili.
Tutte concordi nel sottolineare che, mentre i fatti di cronaca enfatizzano la violenza fatta alle donne da sconosciuti e riconducono i reati a situazioni di emarginazione e di criminalità comune, a monte c’è, come ha enfatizzato Cinzia Dato, "un problema di violenza quotidiana, casalinga ed istituzionale". Il punto, insomma, non è fermare gli stupri, ma educare la società a vedere la donna in modo diverso.
Il sondaggio. I dettagli dell’indagine sono stati esposti dalla ricercatrice Elena Sismig, della Swg, che ha premesso che si è scelto di intervistare telefonicamente un campione nazionale di uomini e donne e di eseguire un’altra parte del sondaggio solo su internet. "Le donne interpellate sul web - ha spiegato Sismig - hanno avuto modo di esprimersi con meno remore su aspetti più personali della violenza e della sua percezione". Proprio dall’analisi delle risposte delle internaute è infatti emerso che la paura di subire una violenza è molto alta e che molte donne in seguito al timore hanno modificato i loro comportamenti.
Le percentuali. Insieme a quelli sottolineati in apertura dalla presidente di Telefono Rosa, i dati più rilevanti emersi dall’indagine riguardano le cause delle violenze. Secondo gli intervistati due sono le possibili origini: il 46% indica i disturbi psicologici gravi, il 31% (più uomini che donne) la crescita in un ambiente violento. I più giovani, inoltre, riconoscono nella violenza un tentativo da parte dell’uomo di affermare la propria superiorità sulla donna, mentre chi ha una scolarità più bassa e le donne con un età superiore ai 54 anni, indicano anche nella cattiveria una delle probabili cause.
E’ molto alta la percentuale di chi ritiene che ci vogliano pene più severe per chi commette una violenza, il 34%, e un ulteriore 17%, tra i quali molti giovani, è ancora più radicale e chiede la castrazione chimica dei recidivi. Su questo punto c’è stata divergenza di opinioni tra le esponenti politiche. Cinzia Dato ha ribadito che innalzare le pene per i reati di violenza contro le donne è controproducente, mentre Isabella Rauti ha chiesto pene più severe nei casi specifici di violenza sessuale, pur dicendosi d’accordo che esistono episodi più subdoli da affrontare con un approccio più ampio.
La prospettiva europea e mondiale. Adriana Spera, di Rifondazione comunista, presidente della Commissione consiliare scuola e lavoro del Comune di Roma, ha riportato un dato indicativo dell’atteggiamento delle istituzioni. "Nonostante i casi siano in aumento - ha sottolineato Spera - l’Istat fornisce dati soltanto quinquennali. L’ultimo rilevamento è del 2002 e registra un preoccupante aumento del fenomeno, ma soprattutto indica che nel 90% dei casi le donne non denunciano le violenze subite e il 77% non parla con nessuno". Spera ha inoltre ricordato che l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha indicato la violenza come fattore di rischio per una serie di patologie (ginecologiche, gastroenterologiche e mentali), tanto da diventare la prima causa di morte per le donne tra i 15 e i 44 anni.
Il progetto di legge. La nuova battaglia in Parlamento, dopo l’approvazione della legge sulla violenza sessuale, è quella per ottenere una norma organica su tutte le molestie di cui sono oggetto le donne. Su questa iniziativa, come su quella per istituire una Giornata nazionale contro la violenza sulle donne, ancora una volta non ci sono barriere politiche a impedire alleanze ampie. (28 settembre 2006)
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www.repubblica.it, 01.10.2006.