Appello di Shirin Ebadi: «L’11 febbraio l’Onda verde in piazza»
I democratici vogliono usare l’anniversario della caduta dello Shah per denunciare il tradimento degli ideali rivoluzionari
di Ga B. (l’Unità, 08.02.2010)
Cresce come una febbre in Iran l’attesa per l’anniversario della rivoluzione khomeinista, che governo ed opposizione si apprestano a celebrare in opposta maniera. Il movimento democratico vuole trasformare la ricorrenza in un’occasione per denunciare il tradimento degli ideali rivoluzionari. Il potere si appresta a reprimere con la forza ogni manifestazione di dissenso.
Il regime cerca pretesti
Un appello ai connazionali affinché giovedì 11 febbraio scendano in piazza ed esprimano la loro esigenza di libertà, è stato rivolto ieri dalla premio Nobel per la pace 2003, Shirin Ebadi. La donna vive all’estero dai giorni delle elezioni presidenziali del giugno scorso. Ha buone ragioni di temere di essere arrestata non appena metta piede in patria.
In un’intervista al giornale britannico Sunday Telegraph, Ebadi, avvocata e fondatrice di un centro per la tutela giuridica delle vittime di abusi e violenze, esorta gli iraniani a «protestare pacificamente». «Penso che tutti dovrebbero partecipare alle dimostrazioni -affermae rivendicare i propri diritti in modo pacifico». La premio Nobel mette anche in guardia verso il fatto, a suo giudizio «evidente, che il regime cerca una scusa per poter intervenire».
Il regime già sta intervenendo.
Sette dissidenti sono stati arrestati ieri cono l’accusa di avere svolto attività sovversive. Alcuni di loro, secondo notizie diffuse dall’agenzia di Stato Irna, avrebbero agito su istruzioni della Cia e avrebbero avuto legami con «i network satellitari sionisti». Vengono loro imputati rapporti con l’emittente americana in lingua farsi Radio Farda. Sono accusati di essere stati «assunti come spie» dagli Stati Uniti e «addestrati a Dubai e a Istanbul».
I pasdaran minacciano
Sui media ufficiali è un susseguirsi di messaggi intimidatori. La notizia degli arresti è impacchettata in un comunicato del ministero dell’intelligence, secondo cui i sette avrebbero svolto un ruolo importante negli incidenti post-elettorali ed in particolare in quelli del giorno dell’Ashura, il 27 dicembre scorso. Il governo sostiene che stavano progettando una sedizione proprio per giovedì prossimo, anniversario della caduta dello shah.
«Le forze di sicurezza si occuperanno di garantire lo svolgimento delle dimostrazioni e affronteranno decisamente chiunque volesse uscire dai binari del percorso rivoluzionario», ha ammonito il comandante delle Guardie rivoluzionarie (Pasdaran), Hossein Hamedani. Secondo Hamedani l’anniversario della rivoluzione «appartiene a tutti i settanta milioni di iraniani e non permetteremo ad alcuno di appropriarsene per gli interessi di un gruppo particolare».
I dirigenti dell’Onda verde non si lasciano intimidire.
Sui siti vicini alle organizzazioni progressiste, i massimi dirigenti del movimento democratico continuano a invitare i seguaci a mobilitarsi per il trentunesimo anniversario della nascita della Repubblica islamica. Sia Mirhossein Mousavi sia Mehdi Karroubi chiedono ai concittadini di esprimere pacificamente la loro protesta nei confronti del regime, degli arresti arbitrari, delle torture.
E mentre il presidente Mahmoud Ahmadinejad sfida il mondo ribadendo l’intenzione di andare avanti con l’arricchimento dell’uranio nei siti atomici nazionali, la Guida suprema Ali Khamenei annuncia l’«imminente» distruzione di Israele. L’ayatollah si dice «molto ottimista sul futuro della Palestina» e ritiene «che l’entità sionista sia sulla strada del tramonto a e del deterioramento. A dio piacendo, la sua distruzione è imminente». ❖