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La costruzione del ’presepe’ cattolico-romano .... e la ’risata’ di Giuseppe!!!

MEMORIA DI FRANCESCO D’ASSISI. "VA’, RIPARA LA MIA CASA"!!! Benedetto XVI ha ricordato la conversione di Francesco: «l’ex play boy convertito dalla voce di Dio»... ma ha "dimenticato" la denuncia sul "ritardo dei lavori", fatta da Pirandello già a Benedetto XV. Che disastro!!!

LA "SACRA FAMIGLIA" DELLA GERARCHIA CATTOLICO-ROMANA E’ ZOPPA E CIECA: IL FIGLIO HA PRESO IL POSTO DEL PADRE DI GESU’ E DEL "PADRE NOSTRO". E’ ORA DI RESTITUIRE "L’ANELLO DEL PESCATORE" A GIUSEPPE, PER AMARE BENE MARIA - NON GIOCASTA!!!
giovedì 4 ottobre 2012 di Federico La Sala

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> MEMORIA DI FRANCESCO D’ASSISI. "VA’, RIPARA LA MIA CASA"!!! ------ SAN FRANCESCO ALLA CORTE DEL SULTANO. Un saggio di Jeusset ricostruisce il faccia a faccia, sotto le mura di Damietta, tra il Poverello e Malik al-Kamil San Francesco alla corte del sultano (di Edoardo Castagna).

sabato 19 luglio 2008

medioevo

Un saggio di Jeusset ricostruisce il faccia a faccia, sotto le mura di Damietta, tra il Poverello e Malik al-Kamil San Francesco alla corte del sultano

SAN FRANCESCO ALLA CORTE DEL SULTANO

Un incontro «impossibile» divenuto realtà che oggi può essere riletto come un modello di vero dialogo, dove Oriente e Occidente si confrontano senza scadere nello scontro

DI EDOARDO CASTAGNA (Avvenire, 19.07.2008)

Ha un po’ il sapore della leggenda, tanto suggestivo da apparire perfino inverosimile, se letto con le lenti venate dal pregiudizio dei nostri giorni. Eppure l’incontro tra san Francesco e il sultano d’Egitto è avvalorato da fonti storiche che inducono Gwenolé Jeusset a non avere dubbi: « I documenti sono relativamente numerosi per attestare la veridicità del fatto » , anche se, riconosce, « non conosciamo granché sul contenuto dell’incontro » . A mettere insieme tutti i tasselli del mosaico è allora proprio il francescano francese che, partendo dalla fondamentale testimonianza di san Bonaventura, ricostruisce il contesto, le tappe e il significato del faccia a faccia tra il Poverello e il sultano al- Kamil, sotto le mura di Damietta assediata dai crociati.

Francesco aveva raggiunto l’Egitto negli anni della Quinta crociata, nel corso del viaggio che l’avrebbe condotto in Siria, e l’incontro con il sultano avvenne in un momento di tregua dell’assedio a Damietta. Un contesto storico che Jeusset non esita ad affiancare a quello odierno: « L’avventura vissuta da Francesco d’Assisi - scrive - e Malik al- Kamil, se ce ne lasciamo prendere, può avere un’eco straordinaria all’inizio del terzo millennio » , perché rappresenta un esempio, raro e illuminante, di capacità di dialogo alla pari, di sapersi mettere in discussione anche all’apice del conflitto, per esplorare le possibili vie d’uscita dalle logiche dello scontro. E non di uno scontro generico, ma proprio quello tra mondo cristiano e mondo musulmano: lo « scontro di civiltà » che oggi sembra essere tornato al primo punto dell’agenda politica e culturale di Oriente e Occidente.

Francesco, osserva Jeusset, imposta fin dalla prima battuta il colloquio sul piano della fermezza nei propri principi: « Predicò al sultano - riferisce Bonaventura - il Dio uno e trino e il Salvatore di tutti, Gesù Cristo » . Nei racconti di tradizione cristiana, all’affermazione della verità segue, da parte di Francesco, la sfida alla prova del fuoco, di fronte alla quale il sultano dovette riconoscere la minor tempra dei suoi sacerdoti, che rifuggono l’ordalia. Lontano dalla logica di quanti vedono nel dialogo una sorta di costante ricerca del compromesso al ribasso, il Poverello esclude l’atteggiamento tanto caro ai teorici del relativismo culturale d’oggigiorno, che vorrebbero ogni cultura - ma in pratica solo quella occidentale - sempre pronta a fare passi indietro, a cospargersi il capo della cenere dei propri errori, ad ammettere la contingenza di ogni verità. Al contrario, Francesco butta subito sul piatto - e sul piatto rischioso del sultano d’Egitto in guerra mortale contro i cristiani - « la dichiarazione sulla vera religione » . Ma proprio per questo il suo atteggiamento e proficuo: di fronte alla prova di fermezza, di rigore e di onestà del santo cristiano, al- Kamil dà prova non solo di squisita cortesia, ma anche di totale correttezza, accettando il dialogo alla pari senza per questo recedere a sua volta dalla saldezza nella sua fede. Mostrando, dal canto suo, una simmetrica apertura al dialogo fermo nei propri principi ma anche disposto ad accettare quelli altrui; un modello per i musulmani di oggi, rileva Jeusset estendendo le possibili analogie dal campo cristiano a quello islamico. Il francescano francese, che ha imparato a conoscere il mondo dell’islam dall’interno durante i vent’anni vissuti da missionario in Costa d’Avorio e che in seguito è stato il primo presidente della Commissione internazionale francescana per le relazioni con i musulmani, mette in luce come il sultano abbia agito non tanto alla luce di un’illuminazione della Grazia che sarebbe poi approdata a una conversione, come mostrano i resoconti cristiani posteriori via via sempre più espliciti, ma anzi un fermo radicamento nell’insegnamento stesso del Corano, che nella sura XXIX recita: « Il nostro Dio e il vostro Dio è uno solo e a lui noi siamo sottomessi » . Nella speranza che questo spirito, presente nella dottrina islamica ma ai nostri giorni messo drammaticamente tra parentesi dal prevalere delle interpretazioni fondamentaliste, risorga, Jeusset conclude sottolineando che « la visita al campo musulmano di Damietta costituisce l’incontro impossibile che diviene realtà » .

-  Gwenolé Jeusset -FRANCESCO E IL SULTANO -Jaca Book. Pagine 220. Euro 22,00 29


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