Forza ITALIA o "FORZA Italia"?! Ancora?! Chiarirsi le idee ..e andare a VOTARE !!!

Lo scatto finale ... di tutti i giocatori e di tutte le giocatrici, VIVA l’ITALIA !!!
lunedì 26 giugno 2006.
 
"Non possiamo permetterci una riforma sbagliata - insiste Prodi da sempre - che aumenterebbe le diseguaglianze fra territori e cittadini del nostro Paese, sconquasserebbe una sanità già colpita, renderebbe molto difficile legiferare, ridurrebbe il Presidente della Repubblica a un ruolo di notaio senza poteri".

L’attesa preoccupata e l’appello dei leader del centrosinistra Il premier: "Non possiamo permetterci una riforma sbagliata" "In gioco il destino del Paese" Prodi punta sullo scatto finale

di MARCO MAROZZI (www.repubblica.it, 26.06.2006)

BOLOGNA - Preoccupazione. Immensa preoccupazione. E la speranza, altrettanto forte, decisiva, che l’elettorato di centrosinistra, abbia uno scatto finale. "Consapevole che in gioco c’è il destino del Paese". L’appello, attraverso molti tam tam, cercando di superare delusioni e stanchezze, è che nelle ultime ore esploda un "fronte del no" non solo virtuale, convinto di farcela comunque per meriti altrui. Vada a votare dappertutto, finché c’è tempo. Come ha fatto, pur nel caldo e nelle percentuali senza incanti, in Emilia e in Toscana.

Romano Prodi ha lasciato Bologna fra segnali che fino all’ultimo, fino alla chiusura odierna delle urne, terranno con il fiato sospeso. Il grande dubbio era portato dai dati dell’affluenza, montava mentre le ore scorrevano. Cercava di tenere a bada la tensione e i suoi incubi.

Con la Lombardia di Formigoni, di Berlusconi, della Lega che alle dieci di sera arrivava al 42,7%. Il Veneto di Galan al 40,8. Il Nord nel suo complesso raggiungeva un pesante 41%, mentre il Centro - terra di elezione per l’Ulivo e l’Unione - si fermava al 37%.

Il sorriso al presidente del Consiglio glielo portava come sempre la sua Emilia, che tre ore prima della chiusura dei seggi, alle sette di sera mentre lui s’involava per Roma, aveva superato il 30% di affluenza: la percentuale più alta in Italia, con Reggio Emilia e Scandiano, le terre natali, a fare i record. Alla chiusura dei seggi esplodeva un 45,22 in città, il 46,17 nella provincia, il 47,61 nella natale Scandiano, con il top del 56,5 a Fabbrico e un 44,1% in regione. "Aprono sempre il cuore" dice il presidente, sperando che i segnali si dilatino all’Italia.

"Le regioni rosse, l’Emilia, la Toscana, le Marche, l’Umbria, il Lazio varranno la Lombardia e il Veneto" ha cercato di rassicurarlo Piero Fassino appena il presidente del Consiglio è atterrato nella capitale. Prodi ha preso l’aereo di Stato mentre su Bologna le prime ombre non riuscivano a cacciare un caldo grigio, senza sole. Destinazione Roma, dove oggi attende il risultato del referendum sulla Costituzione. Con la speranza che l’affluenza, l’affluenza del fronte del no, aumentasse mentre lui era in volo. E cresca ancora stamattina. "Spiegate ad amici e parenti, a tutte le persone che conoscete l’importanza dell’appuntamento. E di quanto sia importante andare a votare. Votare no" è stato il messaggio che ha ripetuto fino alla fine.

Questa domenica di urne aperte è però stato il giorno del silenzio. Il presidente del Consiglio ha scelto di vivere un giorno festivo come tutti gli altri, nella Bologna dei ritorni - "quando si può" - per i week-end. Corsa alle otto di mattina con gli amici soliti, sui colli. Un’ora e mezza tirata, fra stradine e boschi che facevano ombra e rendevano più sopportabile la calura in aumento. Politica bandita dalle chiacchiere in scarpe e tenuta da jogging.

Poi alle dieci e mezza via, al seggio. Con i giornalisti in attesa sotto casa. Il solito Liceo Galvani, fra i portici rossi di via Castiglione. Lui e Flavia. Da passeggiata domenicale, fra messa e pranzo in famiglia con Giorgio, il figlio grande, economista anche lui, Veronica e Chiara, la nuora e la nipotina. Nessuna fila al seggio, come dappertutto.

Prodi allontana ogni discorso sul referendum. Sdrammatizza, lanciandosi sui Mondiali di calcio. "Speriamo di trovarci in semifinale la Germania. Angela Merkel mi ha invitato. Con molta insistenza. Prima però bisogna vincere con l’Australia". Parla di un viaggio che sogna, per due partite decisive per l’Italia, prima l’incontro con i padroni di casa, poi la finalissima. "Comunque è un bel campionato. Mi ha fatto molta impressione per come è organizzato e per la quantità di gente negli stadi. Sempre pieni. Straordinario. Mi ricordo altri campionati in cui per le partite cosiddette minori le tribune erano mezze vuote. Adesso invece c’è un’esplosione, sempre".

Ma altri risultati oggi incombono. Oltre il match con l’Australia. la grande attesa è per il referendum e quel che succederà dopo. "Quando la partita comincerà si dovrebbe già sapere come è finita". "Non è gioco il destino del mio governo - è la linea del presidente del Consiglio - ma quello dell’Italia. Berlusconi ha tutto l’interesse a politicizzare lo scontro, ha bisogno di rivincita. Ma io nel passato non ho dato un giudizio politico sul governo di allora nemmeno quando ho commentato le elezioni locali che abbiamo stravinto. Nessuno mi ha sentito legare il risultato elettorale ad un giudizio politico sul governo. Non l’ho fatto allora, non lo farò adesso con il referendum".

Prodi sa però benissimo che una vittoria dei "sì" avrebbe un effetto fortissimo sul quadro politico: rafforzerebbe non solo l’opposizione ma consacrerebbe la leadership di Berlusconi. Aprirebbe ferite e debolezze di calibro lacerante nel centrosinistra e nella capacità di azione di una compagine governativa davanti alla quale stanno già compiti durissimi. "Non possiamo permetterci una riforma sbagliata - insiste Prodi da sempre - che aumenterebbe le diseguaglianze fra territori e cittadini del nostro Paese, sconquasserebbe una sanità già colpita, renderebbe molto difficile legiferare, ridurrebbe il Presidente della Repubblica a un ruolo di notaio senza poteri".

(26 giugno 2006)


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