Ambiente

INQUINAMENTO: RISCHIO DI MORTE PER IL PM10

Sempre più spesso sono colpite anche le persone non in condizioni precarie
mercoledì 24 maggio 2006.
 

Le grandi città del centro-nord, per l’elevata concentrazione di abitazioni e per l’elevato numero di automobili possedute, sono le vere e proprie dimore dell’inquinamento atmosferico. Alcune volte queste condizioni sono accentuate dalla posizione geografica, dal clima presente e dalla ventilazione, che può incidere positivamente o negativamente sulla dispersione del particolato atmosferico, specie il PM10, che provoca l’insorgere di difficoltà respiratorie, ma anche cancro e morte prematura, oltre a permanenti danni ai bronchi ed ai polmoni. Le concentrazioni di PM10 avvengono soprattutto nei mesi tardo invernali e primaverili, anche se in realtà elevate dosi di particolato possono essere presenti durante l’intero anno, e le categorie più a rischio sono quelle che si trovano in condizioni di salute precaria. Gli anziani, innanzitutto, ma anche i bambini. E specie nelle ore più calde del giorno, è sconsigliato uscire di casa a queste categorie, ma è anche dannoso aprire la finestra per “far cambiare aria” alle persone che abitano nei piani bassi, in quanto il PM10 tende a depositarsi verso terra (quindi nei polmoni). Tuttavia, nonostante severe normative europee e nazionali prevedano per i veicoli controlli sempre più frequenti sul tasso di emissione, nonché alcune direttive obblighino le nuove vetture ad essere immatricolate secondo le famose sigle Euro 4, i tassi delle polveri sottili stanno aumentando di anno in anno. Recenti studi dimostrano che, per un aumento di 10 microgrammi per un periodo di due anni, in date categorie di persone che soffrono di diabete, cardiopatie ed altre patologie infiammatorie, il rischio di morte aumenta di oltre il 32% per i pazienti diabetici, del 27% per chi soffre di insufficienze cardiache e del 22% chi soffre di altre patologie infiammatorie. Risultati preoccupanti, questi, che se sono sommati alle altre tipologie di inquinamento presenti nelle città italiane e non solo, come quello elettromagnetico delle sempre più frequenti antenne telefoniche, ma anche dei fili dell’alta tensione, dalle reti elettriche dei mezzi terrestri come treni, tram e filobus, danno una precisa indicazione di quanto siano inefficienti direttive e controlli. Il fatto grave, ora, è che altre persone, solitamente in salute, stanno correndo il rischio di potersi ammalare con maggiore frequenza, dati appunto i continui innalzamenti dei livelli di PM10, ben oltre le percentuali, in proporzione, sopra esposte. Il risultato ottenuto tende infatti a confutare l’ipotesi secondo cui i picchi di mortalità che si verificano nei periodi di inquinamento particolarmente elevato sarebbero costituiti dalla precipitazione delle condizioni di salute di persone che sarebbero comunque morte nel giro di brevissimo tempo. Nessuno può sentirsi al sicuro ed al di fuori del discorso. Non serve a molto vietare per un giorno a settimana, a targhe alterne, il traffico veicolare delle metropoli, anche perché molto spesso “il blocco” riguarda solo le categorie di auto più inquinanti che, in confronto al parco complessivo, sono una netta minoranza. Occorre, invece, abbassare drasticamente i livelli di inquinamento, in modo di dare la possibilità di vivere più a lungo alle persone. È necessario sicuramente ampliare gli spazi verdi, ma anche disincentivare le persone all’uso delle automobili in quanto non è assolutamente vero che una Euro 4 non inquini anzi, già il fatto che si usi del petrolio raffinato, lascia immaginare tutto. Usare risorse (limitate) per mandare avanti le economie ed arricchire ulteriormente i bilanci di chi è già un magnate non giova alla salute dei cittadini. Quando prendiamo l’auto, prima di accendere il motore, pensiamo alla nostra salute!

Mauro Diana


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