Governi

La politica è irrimediabilmente maschilista

Come cambiarla
giovedì 18 maggio 2006.
 

Anche se può apparire sterile polemica, è proprio vero che in campagna elettorale si fanno tante belle chiacchiere sulla presenza di donne in politica. Tutti pronti a dire, auspicare, favorire ma quando è il momento di chiudere il cerchio le donne rimangono stranamente fuori. Una sola donna, Livia Turco, ha un ministero con portafoglio, le altre in totale cinque ministeri senza tasche che sanno tanto di contentini. Se poi diamo un’occhiata a viceministri e sottosegretari, ci accorgiamo che le donne sono un numero così sparuto da non avvertirne la presenza. Traiamo la seguente conclusione: la politica è irrimediabilmente maschile e le donne in politica sono spesso usate per facciata. Le ragioni dell’esclusione possono essere molteplici (a cominciare da quelle storiche, la politica nell’antichità era sorella della guerra...) che non approfondisco per mia ignoranza. Però, nessuna incisiva azione positiva volta a favorire l’eguaglianza sostanziale è stata mai fatta. Da una parte si oppone quella corrente del femminismo che vede in queste azioni una dichiarazione di inferiorità. Dall’altra gli uomini che, accogliendo questa concezione, hanno mantenuto lo status quo, lasciando le donne ai margini della politica. Sebbene riconosca che le azioni positive (chiamamoli pure favoritismi o porte riservate) non siano una bella cosa, ritengo tuttavia che rappresentino un passo obbligatorio per riequilibrare adesso in modo forzoso una situazione che poi in futuro dovrà essere naturale. In altri termini: occorre garantire con regole precise la presenza femminile oggi, perché in futuro non occorra più pensarci. Altrimenti il rischio è quello di mantenere una disuguaglianza che è presupposto da una parte di strumentalizzazioni e false promesse, dall’altra di una politica maledettamente maschilista. Occorre abbattere la barriere all’entrata, in modo che le donne possano esprimersi e dimostrare le loro capacità.

Vincenzo Tiano


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