Editorialazzo

San Giovanni in Fiore: s’auri vinnutu ’u spitale, ammentre grattamunne ’u villicu

venerdì 27 maggio 2016.
 

Lunedì scorso la sala operatoria dell’ospedale civile di San Giovanni in Fiore è rimasta chiusa per via, pare, dello spostamento di un’infermiera deciso dal direttore sanitario facente funzioni. Sembra che nella stessa giornata vi fossero interventi programmati, anche a persone altrove residenti.

Sulle sorti della sanità in loco il silenzio è l’unica certezza, da un anno a questa parte. Prima c’erano le carovane, i cowboy, le femministe, i cortei e altri indignados dai doppi attributi. Lottavano, inveivano, appostavano, urlavano come eserciti romani ai tempi di delenda Carthago. Ora è tutto finito, come nello sfondo postatomico di Ken il guerriero.

Il messaggio fisso è uno: l’amministrazione comunale si sta impegnando: sta costruendo, facendo, vedendo, concertando, conzando, apparando e, per noi, un bel po’ fissiando. Si passa dai «successi» annunciati in consiglio comunale e deducibili - Belcastro (, «grande», «bravissimo», «unico»,) dicit - da verbali sottoscritti col mitico Scura, sino alla realtà nuda e cruda: niente piccola chirurgia, interdizione del laboratorio analisi agli esterni, anestesisti rari come il platino, sovraccarico di lavoro nei reparti, carenza specifica di personale e utilizzo improprio di quello disponibile, per via di situazioni, “papponate” alla calabrese.

In questo caos da visione di Guénon, si continua col teatro beckettiano dell’assurdo: la sanità precipita nell’abisso e l’attuale maggioranza di governo promette di «non mollare». «Boia chi molla!», cari “compagni” del Pd.

In realtà anche il suddetto codice linguistico alterato è riprova dei, con Guénon, «segni dei tempi»: le parole si svuotano, si dicono in slogan necessari, ricorrenti e insignificanti. Nel mentre cade la logica, monta la rassegnazione, aumenta l’opportunismo da morte (del corso) della storia: la pagnotta di oggi vale più del mondo di domani, Maruzzu a parte.

E mentre il governo taglia altri dodici miliardi alla sanità, nella città dell’abate Gioacchino, le cui palle interiori saranno diventate come Giove e Saturno, vive il contiano «spettacolo d’arte varia», in cui si citano a effetto i Mauro, gli Zuccarelli e gli altri santi in processione. Intanto, salta la gara per l’adeguamento del pronto soccorso, per cui la maggioranza locale aveva celebrato una Woodstock in salsa propria.

La notizia fresca fresca è che il gubernator, leader maximo di San Giovanni in Fiore, ha aderito alla campagna per il sì alla riforma costituzionale, che a suo avviso snellisce l’apparato statale e a mio parere è la tomba della democrazia e dello Stato per come l’abbiamo conosciuto. È chiaro a tutti, dunque, che rebus sic stantibus lo sfascio sarà insanabile. «Ti darò un biscotto al giorno».

Emiliano Ulrich Morrone

emilianomorrone(at)gmail.com


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