Lunedì scorso la sala operatoria dell’ospedale civile di San Giovanni in Fiore è rimasta chiusa per via, pare, dello spostamento di un’infermiera deciso dal direttore sanitario facente funzioni. Sembra che nella stessa giornata vi fossero interventi programmati, anche a persone altrove residenti.
Sulle sorti della sanità in loco il silenzio è l’unica certezza, da un anno a questa parte. Prima c’erano le carovane, i cowboy, le femministe, i cortei e altri indignados dai doppi attributi. Lottavano, inveivano, appostavano, urlavano come eserciti romani ai tempi di delenda Carthago. Ora è tutto finito, come nello sfondo postatomico di Ken il guerriero.
Il messaggio fisso è uno: l’amministrazione comunale si sta impegnando: sta costruendo, facendo, vedendo, concertando, conzando, apparando e, per noi, un bel po’ fissiando. Si passa dai «successi» annunciati in consiglio comunale e deducibili - Belcastro (, «grande», «bravissimo», «unico»,) dicit - da verbali sottoscritti col mitico Scura, sino alla realtà nuda e cruda: niente piccola chirurgia, interdizione del laboratorio analisi agli esterni, anestesisti rari come il platino, sovraccarico di lavoro nei reparti, carenza specifica di personale e utilizzo improprio di quello disponibile, per via di situazioni, “papponate” alla calabrese.
In questo caos da visione di Guénon, si continua col teatro beckettiano dell’assurdo: la sanità precipita nell’abisso e l’attuale maggioranza di governo promette di «non mollare». «Boia chi molla!», cari “compagni” del Pd.
In realtà anche il suddetto codice linguistico alterato è riprova dei, con Guénon, «segni dei tempi»: le parole si svuotano, si dicono in slogan necessari, ricorrenti e insignificanti. Nel mentre cade la logica, monta la rassegnazione, aumenta l’opportunismo da morte (del corso) della storia: la pagnotta di oggi vale più del mondo di domani, Maruzzu a parte.
E mentre il governo taglia altri dodici miliardi alla sanità, nella città dell’abate Gioacchino, le cui palle interiori saranno diventate come Giove e Saturno, vive il contiano «spettacolo d’arte varia», in cui si citano a effetto i Mauro, gli Zuccarelli e gli altri santi in processione. Intanto, salta la gara per l’adeguamento del pronto soccorso, per cui la maggioranza locale aveva celebrato una Woodstock in salsa propria.
La notizia fresca fresca è che il gubernator, leader maximo di San Giovanni in Fiore, ha aderito alla campagna per il sì alla riforma costituzionale, che a suo avviso snellisce l’apparato statale e a mio parere è la tomba della democrazia e dello Stato per come l’abbiamo conosciuto. È chiaro a tutti, dunque, che rebus sic stantibus lo sfascio sarà insanabile. «Ti darò un biscotto al giorno».
Emiliano Ulrich Morrone
emilianomorrone(at)gmail.com
SAN GIOVANNI IN FIORE....
ammentre grattamunne ’u villicu??
Ma nemmeno questo!!!
Chi sa più grattarsi "’u villicu"!!??
Se lo facessimo un po’ di più e meglio,
capiremmo qualcosa di noi (esseri umani, uomini e donne), di Gioacchino, e del mondo!!!
Federico La Sala