Approfondimento

Ospedale nuovo della Piana di Gioia Tauro, due riflessioni senza interessi

mercoledì 4 marzo 2015.
 

Vivo a Roma da 23 anni ma sono originario di Taurianova, un Comune in provincia di Reggio Calabria, situato proprio nel mezzo della Piana di Gioia Tauro. Sento parlare della costruzione di un nuovo ospedale - il cosiddetto "Ospedale della Piana" - da numerosi anni: Progetti, Annunci, Conferenze di Servizi, Riunioni, Problematiche, Soldi, Contrapposizioni, Analisi, Polemiche, eccetera, eccetera, eccetera. Dopo anni di niente, pare che "finalmente" l’Ospedale si faccia e si faccia nel Comune di Palmi, alla faccia di tutti quelli che - per un motivo o per l’altro - hanno manifestato la loro contrarietà.

di Avv. Domenico Monteleone

Ho avuto modo di studiare la Vicenda da un punto di vista privilegiato (che non mi va di riferire in questa sede) che mi ha consentito di avere un’idea chiara di ciò che è successo e di ciò che sta succedendo. Dal mio punto di vista privilegiato (che, ripeto, non mi va di riferire in questa sede) posso dire con molta forza che sono nettamente contrario alla relativa realizzazione se ad essa non si perviene con giusti approfondimenti secondo criteri di trasparenza e di limpidezza che non mi pare poter riscontrare nell’iter, nelle modalità e nelle logiche che sono state attuate a tutt’oggi. Ecco il perchè delle mie "perplessità".

1) IRREGOLARITA’. Intanto, mi pare di poter dire che esistono numerosissime "irregolarità" nel complesso e composito procedimento amministrativo sin qui attuato. Tali "irregolarità" sono magistralmente descritte nel Documetario di Emiliano Morrone (clicca qui per vederlo);

2) AREA DECENTRATA. Basterebbe quanto descritto da Emiliano per farsi convinti della necessità di - come dire? - pensarci un attimino di più, ma non basta. Esiste una seconda evidenza che mi fa sorgere qualche dubbio. Mi riferisco al fatto incontestabile secondo cui l’area - individuata come oggetto dell’intervento de quo - è molto decentrata rispetto al naturale bAricentro del comprensorio costituito dai tanti Comuni della Piana. E, d’altronde, è decentrata - altrettanto incontestabilmente - la Città di Palmi rispetto al medesimo Comprensorio. E allora? E allora, decentrare una struttura di tale natura vuol dire - matematicamente - trattare in maniera difforme, tra loro, gli abitanti delle città più lontane che, evidentemente, avranno un accesso più difficoltoso ad un servizio che è (per definizione) connotato dalla caratteristica dell’urgenza. Insomma, un cittadino di Molochio o di Terranova Sappo Minulio avrebbe un divario spazio-temporale molto accentuato, un divario che potrebbe, addirittura, valere una vita in una situazione di ermegenza sanitaria. In questo senso, mi pare che la connotazione pomposamente attribuita di ospedale della "Piana" (una connotazione geografica, appunto) perderebbe molto del suo senso originario. Per superare questa obiezione, i politici e politicanti del luogo hanno pensato di mantenere aperto l’Ospedale di Polistena ed è proprio questa evenienza che apre lo scenario alla terza mia osservazione;

3) CRITERI DI APPARTENENZA GEOGRAFICA. E’ stato stabilito che, a "bocce ferme", nel comprensorio della Piana di Gioia Tauro avremmo due ospedali funzionanti e cioè quello nuovo di Palmi e quello già esistente di Polistena. Su questa opzione si è aperto il dibattito e - guarda caso - si sono mostrati favorevoli i palmesi ed i polistenesi e, soprattutto, le compagini amministraive con in testa i rispettivi sindaci ed anche gli amministratori di opposizione. Mi sembra inutile aggiungere ma, pur tuttavia e ad ogni buon conto, lo aggiungo che - in questo modo - diviene manifestamente scoperta l’intenzione di favorire i propri centri, e questa intenzione è motivata da appartenenze meramente geografiche. I polistenesi vogliono l’ospedale a polistena, i palmesi lo vogliono a Palmi e così via. Se, insomma, potessero decidere i maiali, l’ospedale lo farebbero nella porcilaia ma questa è solo una metafora tirata solo per far comprendere il concetto. Credo, infatti, che una scelta oculata, oggettiva, omnicomprensiva avrebbe dovuto prescindere da campanilismi che invece - soprattutto per gente che inneggia all’Europa di Maastricht - tradiscono mire e finalità che non appare lontano dal vero individuare, nella migliore delle ipotesi, in mire elettoralistiche. Non è così che si fa. Mi pare che le appartenenze geografiche avrebbero dovuto essere accantonate a favore della scelta di un’area più mediana e vicina al centro di una ideale circonferenza che doveva ricomprendere il comprensorio della Piana;

4) SI APRE MENTRE ALTRI CHIUDONO. Secondo il piano che si sta portando avanti, dunque - nonostante le osservazioni contrarie di tante parti - alla fine avremo due ospedali. Ma il punto è: ci possiamo permettere due ospedali? Quanto a costi intendo. Eh si, perchè sento continuamente parlare di ospedali e di reparti che chiudono per carenza di denaro e di risorse e noi della Piana che facciamo? Prevediamo sin da subito di gestire ed amministrare ben due ospedali. E le risorse? Dove sono le risorse? Non si sa. Mi pare che intanto si sta pensando pervicacemente di aprirli e, poi, forse se essi si paleseranno come due vere e proprie voragini economiche: chissenefrega! Ecco, mi sembra ci sia una palese carenza di progettazione anche e soprattutto circa la sostenibilità finanziaria dell’operazione. E ciò soprattutto considerando che stiamo attraversando un’epoca di crisi e di spending rewiev. Insomma, pare che si marci in perfetto stile e secondo la migliore tradizione pubblica del Bel Paese;

5) RECUPERO NOSOCOMI ESISTENTI. Peraltro, nel caso in cui le risorse ci fossero, perchè non recuperare tutti o quqalcuno dei nosocomi già esistenti sulla Piana? Taurianova, Gioa Tauro, Cittanova, eccetera. Insomma, se il concetto è quello di servire la cittadinanza e si pensa a bilanciare il decentramento del nuovo ospedale con il mantenimento di Polistena, perchè allora non utilizzare i fondi eventualmente disponibili per attrezzare le strutture già esistenti? La risposta più "gettonata" è che non ci sono i soldi, ecco perchè mi sembra questa una domanda di fondamentale importanza anche e soprattutto in relazione all’enorme spesa che dovrebbe essere affrontata per la costruzione ex novo dell’ospedale di Palmi;

6) CUI PRODEST? A parte tutto quanto detto prima, si potrebbe aprire un altro capitolo ovvero una porta che spalanca la strada ad una domanda: Cui prodest? Dal punto di vista degli interessi veri e propri ed al di fuori degli appetiti elettoralistici, intendo. Cui prodest? Forse bisognerebbe prestare più attenzione a quanto rilevato ed accertato da Emiliano Morrone per vedere se gli interessi in questione (che non voglio dire siano necessariamente nocivi) sono o non sono compatibili con gli interessi generali. Forse bisognerebbe prestare più attenzione, ma - mi domando - c’è la volontà di appurare, di chiarificare, di prestare attenzione a tutte le questioni che appaiono irrisolte o c’è tanta troppa fretta di portare a casa il risultato, quasi fosse una partita. Anzi, forse è una partita? E se lo è, da chi e contro chi si sta giocando questa partita? Ai posteri (ed anche, naturalmente, agli scritti successivi a questo) l’ardua sentenza!

7) URLI E STREPITI. Un’altra cosa che non comprendo è rappresentata dai toni sostenuti, strillati, urlati, al di sopra delle righe utilizzati da tutti (quasi tutti, a dire il vero) quelli che - per un motivo o per l’altro - vogliono che l’ospedale venga edificato proprio lì, a Palmi, su quei terreni caratterizzati da un preciso vincolo che ne renderebbe impossibile anche solo pensare ad una tale opzione, ma tant’è ...

8) RUOLO DI CERTA STAMPA. Su questa stessa scorta, registro anche la presa di posizione - di qualche organo (o mini organo) di informazione - che si palesa netta, decisa, senza ripendamenti e senza motivi che siano razionalmente verificabilii, che siano rispondenti alle risultanze documentali e pienamente attendibili. Mi sembra che tale situazione non sia nemmeno aderente ai canoni della deontologia professionale giornalistica che chiede e pretende rigidi criteri mirati ad una necessaria equidistanza nonchè ad una reale possibilità per tutti di esporre e di vedere argomentate le proprie tesi, soprattutto in un ambito in cui sono in gioco gli interessi della persona umana. Mi sarebbe piaciuto, invero, vedere riportate un po’ dovunque le contrapposte tesi in modo che i lettori avessero avuto la possibilità di formarsi una propria idea senza condizionamenti che, invece, mi pare di poter chiaramente delineare.

Ecco tutto. Ecco perchè credo di intravvedere la necessità di porsi qualche domanda, qualche domanda di più. E cui prodest farsi qualche domanda in più? Cioè a chi giova farsi qualche domanda in più? A "chi" giova, francamente, non lo so, so a a "cosa" giova farsi qualche domanda in più: giova alla verità, alla trasparenza ed alla necessaria garanzia del cittadino medio. Ecco tutto!

Avvocato Domenico Monteleone


Ringrazio l’avvocato Domenico Monteleone, che con la sua proverbiale eleganza e profondità ha svolto 8 considerazioni molto utili a un dibattito civile e democratico sull’ospedale nuovo della Piana di Gioia Tauro (Reggio Calabria).

Per parte mia, mi limito a osservare che le istituzioni non hanno mai risposto ai diversi rilievi sull’iter amministrativo dell’opera. Della vicenda si sono occupati esponenti della società civile, del Pd, del centrodestra e del Movimento cinque stelle.

Le istituzioni sono rimaste mute, però: la Regione Calabria, i tribunali e le prefetture, nonostante i ricorsi, gli esposti e le tante, troppe uscite sulla stampa.

Questo è il fatto più inquietante. Eppure, delle due l’una: o gli atti sono regolari e l’inizio dei lavori deve avvenire subito, oppure non lo sono, e bisogna rimediare al più presto.

I silenzi e ritardi raccontano di una Calabria ancora chiusa e di uno Stato che rinuncia con caparbietà a manifestarsi.

Emiliano Morrone


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