L’Unione capitanata da Prodi ha vinto nei tempi di recupero contro la corazzata Casa delle Libertà: un risultato di misura, ma pur sempre una vittoria

Laboratorio di giornalismo - di Mauro Diana - MA LASCIAMOLI GOVERNARE: LE POLITICHE DEL 2006

giovedì 27 aprile 2006.
 

MA LASCIAMOLI GOVERNARE: LE POLITICHE DEL 2006

L’Unione capitanata da Prodi ha vinto nei tempi di recupero contro la corazzata Casa delle Libertà: un risultato di misura, ma pur sempre una vittoria

Devo dire la verità. L’esito elettorale mi lascia alquanto spiazzato. Non tanto per il risultato (definitivo?) finale, ma soprattutto per ciò che è stato perpetrato in campagna elettorale e nei primi giorni del dopo-voto. Tantissime belle parole, da una parte e dall’altra. Parole di cui i politici si riempiono la bocca, facendo sperare quei tanti italiani in cerca di una qualche certezza nella sfera pubblica ed economica. Il centro sinistra, forte perché si è trovato nella parte dello sfidante, ha inevitabilmente trovato difficoltà nell’impostare una coalizione fatta di troppe diversità politiche. Il centro destra, dal canto suo, debole ma non troppo perché ha avuto a disposizione una compagine che è durata per cinque anni di fila con risultati a volte contrastanti e spesso insoddisfacenti, ha sfruttato appieno l’immagine del Cavaliere per raccogliere i voti dal ceto alto ed imprenditoriale e da quello “basso” composto di casalinghe, inguaribili nostalgici e pseudo-liberali. In un mondo come quello attuale in cui l’immagine ed il controllo dell’informazione sono le carte vincenti, chi ha l’asso in mano ha ottime probabilità di vittoria. Ed in questo Berlusconi ha vinto. La Rai, fatta eccezione per l’oasi della Terza Rete, ha il CDA composto per 2/3 da membri della Casa delle Libertà. Il Tg5, dopo l’addio di Mentana e l’arrivo di Rossella, si è apertamente schierato, dando ampio risalto agli onori del Cavaliere. Non si menzionano, per ovvietà, il Tg4 e Studio Aperto. Ma, per volontà degli italiani, specie quelli all’estero, il risultato elettorale sembra contraddire l’affermazione prima enunciata. In realtà non è così. I fatti parlano chiaro: evidentemente i nostri connazionali all’estero, anche via satellite, preferiscono non vedere le trasmissioni nazionali. Tuttavia anche Prodi ha vinto: tra mille difficoltà è riuscito, appunto, a mettere insieme diverse opinioni della stessa matrice politica, dimostrando unità ed uno spirito partitico difficile da trovare di questi tempi. Il Professore ha vinto anche quando la maggior parte delle televisioni e della carta stampata gli davano contro perché non voleva andare, senza garanzie di par condicio, nella “fossa dei leoni”, alias Mediaset. L’unico fatto veramente di rilievo, che dovrebbe far riflettere, è stato l’errore di non presentare lo schieramento dell’Ulivo al Senato. Infatti il partito ha raggiunto una ottima percentuale di votanti nella Camera, ma nel Senato, ove si sono presentate separatamente Margherita e DS, i voti si sono divisi generando confusione nell’elettore che, cercando un partito quanto meno moderato, si è trovato di fronte un simbolo con un fiore ed un altro dove, sotto un albero di quercia, spunta quell’ormai obsoleta bandiera comunista tanto demonizzata dal Presidente del Consiglio. Forse l’esito non soddisfa nessuno: non c’è stata quella netta vittoria da tanti pronosticata del centro sinistra, ma neanche quella riconferma tanto decantata dai sondaggi del centro destra. Ma, si sa, in democrazia anche chi ha un solo voto in più ha vinto. Ed allora bisogna fare i complimenti per la vittoria a Romano Prodi, futuro premier e futuro sigillo di garanzia per la sua coalizione. Di certo i dubbi sorgono su come si possa governare con una maggioranza peregrina in una delle due Camere, ma questo non deve essere un problema che riguarda gli italiani. Il problema è e sarà di Prodi e dell’Unione: saranno loro che, finalmente, dovranno per forza rimboccarsi le maniche e non lasciare che tutte le promesse enunciate in campagna elettorale vadano a farsi benedire; sarà Prodi che dovrà farsi garante di mantenere gli impegni presi per tentare di governare una legislatura intera. Ecco, forse è questa l’unica nota di cui dovrebbero preoccuparsi tutti gli italiani. Ed è questa l’unica forza unificatrice che, forse, permetterà all’Unione di rimanere salda per una intera legislatura. Nonostante il centro destra, ad oggi, non si dia ancora per vinto, e grida allo scandalo che un comunista possa essere una delle più alte cariche dello stato, Bertinotti, pur non ricordando che, tempo fa, una certa Nilde Iotti era già stata una carica istituzionale importante, ecco già che spuntano futili divisioni nell’Unione, a quanto pare celermente risanate. Infatti, a dimostrazione che l’unione fa la forza, si è potuto apprezzare il gesto di Massimo D’Alema, papabile presidente della Camera dei deputati, che ha lasciato la poltrona al “compagno” Bertinotti. Il rischio di uno sfaldamento della coalizione e futuro governo di centro sinistra non risiede tanto nelle idee di Bertinotti, ma in quelle di Mastella, il cui ruolo nella coalizione non è ben noto sia a lui che alla stessa coalizione, che agli elettori. Ma tutti insieme dovranno comunque governare: e tutti, volenti o nolenti, ne devono prendere atto. Saremo poi noi, quando sarà il momento, che come una commissione d’esame, giudicheremo il lavoro svolto e quello non svolto e lì decideremo se rinnovare la fiducia oppure voltare le spalle. Intanto: li lasciamo governare?

Mauro Diana


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