SCUOLA, SOCIETA’, E CIVILTA’ DELLE IMMAGINI: IL RINASCIMENTO - OGGI. Perché la storia dell’arte può offrire lo spunto per inventare la didattica futura ....

PER UNA SCUOLA "NOVANTICA", UNA "PAIDEIA" DEL XXI SECOLO. Un’indicazione di Marc Fumaroli - a c. di Federico La Sala

L’Italia è nella posizione adatta per ricominciare in circostanze nuove l’avventura della Villa Giocosa e delle Accademie fiorentine.
venerdì 16 settembre 2011.
 
[...] il problema della scuola non è mai stato tanto scottante. La sfida è gigantesca. Come gli umanisti del Quattrocento, ma con ben altra urgenza e con nemici ben più attrezzati, abbiamo il dovere di inventare, contro gli utilitaristi e contro gli stregoni, la schole, l’università e le scienze umanistiche di oggi e di domani [...]


-  Perché la storia dell’arte può offrire lo spunto per inventare la didattica futura
-  E fondare così una "paideia" del XXI secolo da contrapporre al mercato dei gadget

-  Creiamo un regno delle immagini come gli umanisti del Quattrocento

-  di Marc Fumaroli (la Repubblica, 10.09.2011)

Il maestro di color che sanno, Aristotele, chiama schole, scuola, il periodo di vacatio che viene concesso all’infanzia e all’adolescenza degli uomini liberi prima dell’inizio della vita attiva, e durante gli anni in cui le giovani facoltà sono più ricettive. È allora che bisogna seminare il buon grano che lieviterà per tutta la vita e che verrà raccolto in una vecchiaia felice. Spetta dunque alla scuola gettare le basi della maturità libera e civilizzata. Dal Medioevo di Alcuino al Novecento di Alain, questa definizione aristotelica della scuola non è mai stata smentita.

La democrazia moderna ha voluto estendere a tutti i cittadini la possibilità di godere del privilegio ateniese della schole. Oggi questa logica generosa non è più oggetto di un’adesione unanime ed entusiastica. Qualcuno ormai vede nella schole aristotelica o nell’Università del cardinale Newman (l’idea è la stessa) solo un lusso inutile. La scuola utilitaria, al servizio del mercato, serve a procurare un lavoro, non a formare uno spirito libero e critico, a educare un gusto, a risvegliare delle doti.

Altri farebbero volentieri a meno di qualsiasi a scuola, utile o meno: sono i padroni di un mercato onnipresente, le cui immagini e i cui gadget, rinnovati costantemente, hanno i bambini e gli adolescenti per clientela e per target. Così è la scuola di oggi e di domani: è ovunque e da nessuna parte.

A che serve, ci si domanda, la scuola arcaica? In questa nuova scuola non si inseminano le facoltà naturali, le si rimpiazza con una memoria, un’immaginazione, un’intelligenza artificiali. I videogiochi di guerra si prendono perfino la briga di sostituire il senso morale elementare con un’indifferenza calcolata nei confronti della sofferenza e della morte di altre persone. Sì, sono questi i barbari, numerosi, miliardari, che prosperano fra di noi.

Dunque il problema della scuola non è mai stato tanto scottante. La sfida è gigantesca. Come gli umanisti del Quattrocento, ma con ben altra urgenza e con nemici ben più attrezzati, abbiamo il dovere di inventare, contro gli utilitaristi e contro gli stregoni, la schole, l’università e le scienze umanistiche di oggi e di domani.

Dobbiamo ritorcere contro i barbari le loro stesse armi. Hanno conquistato l’impero delle immagini? Dobbiamo contrapporgli i regni dell’immagine! A mio parere sarà intorno alla storia dell’arte, capace di unire tutte le scienze umanistiche, che dovrà emergere questa paideia novantica (nuova e antica insieme, n.d.r.) di cui oggi sentiamo tanto crudelmente la mancanza. L’Italia è nella posizione adatta per ricominciare in circostanze nuove l’avventura della Villa Giocosa e delle Accademie fiorentine. (Traduzione di Fabio Galimberti)


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