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WIKILEAKS E I VALORI NON NEGOZIABILI DELLE GERARCHIE FALSE E BUGIARDE. "Il potere messo a nudo": una riflessione di Joaquín Navarro-Valls, ex direttore della sala stampa della Santa Sede - a c. di Federico La Sala

Il fenomeno WikiLeaks, in fin dei conti, non è una violenta patologia del mondo della comunicazione, ma l’impossibilità della vecchia politica di essere adeguata ad una realtà in cui tutto può essere fatto circolare, tutto può essere rivelato
sabato 11 dicembre 2010.
 

[...] L’unico rimedio che resta alle autorità per resistere al global gossip è praticare l’autorevolezza personale e responsabile nell’esercizio del potere. Perché in futuro sarà impossibile essere pervertiti e apparire puri o essere guerrafondai e apparire pacifisti. L’era di Internet non fa più sconti a nessuno. Non tanto perché l’apparire conti più di essere, quanto piuttosto perché essere è diventato inseparabile dall’apparire stesso. Può sembrare buono solo chi lo è realmente e apparire cattivo anche chi fa di tutto per sembrare buono. Un paradosso che, tuttavia, mette molto più in fuga l’ipocrisia di quanto non svigorisca l’autorità [...]


Il potere messo a nudo

di Joaquín Navarro-Valls (la Repubblica, 10.12.2010)

Non tutte le scoperte umane hanno eguale importanza. Non tutte le trovate rispondono ad un medesimo intento positivo. Molto dipende dagli effetti che ne derivano. Certamente, la diffusione di Internet è stata una grande svolta del millennio.

Ovviamente, tante incognite restano sul tappeto. La prima e più importante è quella della privacy. Con la comparsa, ad esempio, dei social network si è resa lampante ai frequentatori di Facebook e di Twitter quanto sia fragile il confine che separa la curiosità dal voyeurismo, il comunicare dal vilipendere, e così via. In questi giorni, poi, si è presentato un nuovo caso inerente, per l’appunto, all’uso e abuso della rete. Si tratta, come si sa, del sito web WikiLeaks, fondato da Julian Assange, che sta pubblicando ormai da una settimana una serie di documenti riservati.

Lasciando a margine le singole pubblicazioni, molte delle quali considerate illegali perché coperte dal segreto di Stato, il fenomeno stimola una riflessione generale sui rapporti tra la dimensione pubblica e quella privata, oltre che tra i fatti che possono essere resi noti e quelli che non dovrebbero esserlo affatto. In questo caso, in effetti, si ha a che fare con un discredito riguardante sia l’esercizio del potere e sia la sovranità delle istituzioni.

Non a caso, in italiano esiste una distinzione linguistica tra l’autorità e l’autorevolezza. La prima compendia esattamente il compito e il ruolo di chi detiene una carica, la seconda la credibilità effettiva delle persone che ricoprono specifiche funzioni. E’ difficile dire se la campagna di pubblicazione dei dossier che sta facendo WikiLeaks riguardi più il primo o il secondo di questi aspetti. Probabilmente, entrambi. Anche se si tratta di due temi profondamente diversi che devono restare nettamente distinti.

Prendendo ad esempio la notizia più importante che il sito web ha reso pubblica, vale a dire la richiesta saudita agli americani di bombardare l’Iran, è logico presumere non solo che i protagonisti ne escano male, ma anche che i governi rispettivi siano delegittimati nel loro prestigio e nella loro facoltà.

Il punto vero è che ritornano costantemente i due livelli di giudizio sulla messa in piazza delle pratiche politiche e personali dei governanti. Il primo riguarda la riservatezza come tale. E’ evidente che nella gestione di uno Stato non tutto può essere reso pubblico. Ciò non in ragione di un chissà quale mistero, ma perché esistono delle trattative e degli accordi che per funzionare e garantire la democrazia devono restare lontani dal clamore pubblico.

Non si tratta, in questo caso, di difendere la vita privata delle persone al governo, ma di salvaguardare una prassi politica e diplomatica che è bene per tutti se rimane discreta. L’efficacia di un’autorità, a questo livello, si esprime non solo nella dinamica comando-obbedienza, ma più ancora nell’incisività di una linea negoziatrice che evidentemente non può filtrare per intero all’opinione pubblica.

Vi è, poi, un secondo livello che coinvolge la vita privata dei politici. Spiace dirlo, ma nel nostro tempo, con o senza WikiLeaks, sarà assai difficile lasciare separata la sfera personale dall’immagine pubblica dei protagonisti. Appunto perché oggi è non solo conoscibile ma comunicabile tutto, nascondere il privato è un’utopia irrealizzabile.

In fondo, la vita privata come tale non sembra avere oggi un grande spazio per i personaggi che hanno scelto di essere in pubblico. Esistono solo gradi diversi di vita pubblica, più o meno intimi e più o meno interiori. E dunque aspetti più o meno interessanti da sapere e esprimere. L’elisione della barriera tra il comportamento riservato e il contegno noto al pubblico deve andare a vantaggio del buon fare e della coerenza nel modo di essere, senza le quali l’autorevolezza svanisce e l’autorità rischia di essere trascinata nel pantano di un vile sciacallaggio.

Il fenomeno WikiLeaks, in fin dei conti, non è una violenta patologia del mondo della comunicazione, ma l’impossibilità della vecchia politica di essere adeguata ad una realtà in cui tutto può essere fatto circolare, tutto può essere rivelato, ogni cosa può essere affissa nel virtuale.

L’unico rimedio che resta alle autorità per resistere al global gossip è praticare l’autorevolezza personale e responsabile nell’esercizio del potere. Perché in futuro sarà impossibile essere pervertiti e apparire puri o essere guerrafondai e apparire pacifisti. L’era di Internet non fa più sconti a nessuno. Non tanto perché l’apparire conti più di essere, quanto piuttosto perché essere è diventato inseparabile dall’apparire stesso. Può sembrare buono solo chi lo è realmente e apparire cattivo anche chi fa di tutto per sembrare buono. Un paradosso che, tuttavia, mette molto più in fuga l’ipocrisia di quanto non svigorisca l’autorità.

WikiLeaks, insomma, potrebbe diventare una garanzia finale del fatto che i valori se non diventano virtù oggi non sopravvivono, perché prima o poi sono smascherati dai comportamenti incoerenti dei falsificatori del costume pubblico.


Sul tema, nel sito, si cfr.:

INDIETRO NON SI TORNA: GIOVANNI PAOLO II, L’ULTIMO PAPA. PER IL DIALOGO A TUTTI I LIVELLI: UT UNUM SINT. Un omaggio a WOJTYLA: UN CAMPIONE "OLIMPIONICO", GRANDISSIMO. W o ITALY !!!

-   I TRE ANELLI E L’UNicO "PADRE NOSTRO". NATHAN IL SAGGIO: CHE ILLUSIONE AFFIDARSI ALLA CHIESA ’CATTOLICA’!!!

-  VIVA L’ITALIA. LA QUESTIONE "CATTOLICA" E LO SPIRITO DEI NOSTRI PADRI E E DELLE NOSTRE MADRI COSTITUENTI. Per un ri-orientamento antropologico e teologico-politico.


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