IL CASO
Il manoscritto sul telefonino
"Come gli egizi... E quel Tadb..."
Molti commenti e un acceso dibattito tra i lettori di Repubblica.it sul testo "criptato" scambiato via sms tra due universitari. C’è chi grida alla fine della lingua italiana, chi consulta i prof, chi ricorda i codici dell’adolescenza e chi sdrammatizza citando precedenti illustri. Con qualche traduzione a sorpresa
di FABIO TONACCI *
Ci sono i catastrofisti, che vedono la deriva inarrestabile della lingua italiana. E ci sono gli scettici, che non credono nemmeno all’autenticità dei messaggi. C’è chi ne esalta la sintesi e chi inorridisce di fronte alla grammatica zoppicante. Qualcuno li considera del tutto irrilevanti, qualcun altro li paragona alle note tironiane dell’antica Roma. C’è chi ha provato ad abbozzare un ragionamento, e chi invece ha chiuso il discorso con una battuta: "nnc’ho cpt n’maz".
Non sono certo mancate le reazioni dei lettori alla pubblicazione su repubblica. it del manoscritto ritrovato su un telefonino [* qui, in fondo, di seguito ] rotto e smarrito sulla spiaggia di Cervia. Messaggi che si sono scambiati due giovani universitari, interessanti non per il contenuto ma per il modo in cui erano scritti: abbreviazioni estreme, espressioni in codice, emoticon, errori di ortografia e, come qualcuno ha notato, neologismi.
Ci siamo chiesti: la gran parte dei giovani comunica davvero così? Se sì, perché? Per ignoranza o solo per comodità? Per tutelare la privacy, abbiamo pubblicato gli sms in forma del tutto anonima, eliminando ogni riferimento che poteva rendere riconoscibili gli autori e usando nomi di fantasia. Senza la minima pretesa di essere un’inchiesta sociologica sull’evoluzione della lingua italiana, l’articolo, semplicemente riportando quello che a tutti gli effetti è un documento senza filtri giornalistici di un modo di comunicare moderno, via sms, tra giovani universitari - quindi di una certa cultura - ha generato un accesissimo dibattito e oltre 200 commenti.
"Con gli sms si sta perdendo di vista l’italiano - attacca sweettusce, capofila della nutrita schiera dei pessimisti preoccupati della sorte della nostra lingua - Provate a chiedere agli insegnanti nei licei". "Secondo me non dipende tanto dall’uso in sé degli sms o delle chat messe a disposizione dai social network - argomenta maryanner - ma dall’utilizzo alquanto superficiale che se ne fa".
"Non esageriamo, per favore - ribatte rese05, per niente scandalizzato dalla scrittura ’geroglifica’ - il linguaggio degli sms è un codice che serve principalmente a risparmiare spazio di caratteri nel singolo messaggio e soprattutto soldi. Viene impiegato da noi giovani un linguaggio che non è italiano ma è comunque un linguaggio, espressivo di stati d’animo e di intenti in un click".
Ragionamento però subito smontato da duque: "Non è assolutamente vero. Nei vari forum o su Facebook il limite dei 160 caratteri non esiste, eppure è pieno di k o tvtb". "Più che risparmio mi sembra ignoranza- rincara davidedado - la k al posto della c dura ha poco senso. Il linguaggio degli sms italiani ha cercato di scimmiottare quello Usa, a mio avviso con pochissima fortuna". "Non è neppure da escludere che scrivano così perché non sanno scrivere correttamente le parole e, scrivendo per intero, lo dimostrerebbero", scrive schussdgl.
E mentre darthson ipotizza che Dante si stia rivoltando nella tomba, moreno05 la butta in politica: "Ke volete ke vi dika. Mi piacerebbe che anche Fini e Berlusconi si mandassero messaggini così: ’vff kl "" nn sei più nssn "" ke brttfn ke fai"" ksa? Te frbutto,//stà ". Piccimet chiede alla comunity: "C’è ancora qualcuno che ricorda l’esclamazione ’vange!’ e cosa significava? Avevamo 16 anni anche noi!". Pare di no, nessuno replica al suo post.
Maniman amarcord: "I ragazzi oggi scrivono con i geroglifici? Lo abbiamo fatto tutti, andate a prendere i vecchi diari di scuola... cuoricini e stelline al posto dei puntini sulle i, x invece di per e via discorrendo. Persino nei temi in classe, ricordo qualche insufficienza eppure ho quasi 50 anni...".
L’invito a decifrare le tre conversazioni tra Paola e il ragazzo ha prodotto decine di traduzioni, tutte più o meno simili. La vera sorpresa è stato scoprire cosa stava dietro a quel "tadb" che i due fidanzati inserivano spesso nei messaggi. "I miei alunni quattordicenni - spiega cinzia7109 - mi hanno insegnato che è l’acronimo di ’ti amo di bene’, che è una crasi tra ’ti amo" e ’ti voglio bene’. Si usa per esprimere un sentimento più intenso dell’affetto ma non forte quanto l’amore". Mistero risolto. "Ho quasi 50 anni e ho capito tutto - scrive jondanon - può darsi che questo stile concentrato abbia origine dalle chat e dai giochi online. Nessuna meraviglia!".
Meraviglia invece è quello che si prova se si pensa che questa forma di comunicazione connessa alle moderne tecnologie potrebbe avere origini tanto antiche quanto nobili, come ipotizzano alcuni utenti: "L’uso di abbreviare risale all’antichità - spiega ventus - vedi le note tironiane dell’antica Roma (un sistema di simboli per abbreviare le parole di uso comune, ndr).
Anche Dante scrivendo la Divina commedia usava abbreviazioni. In latino dominus diventava, mi sembra, dmns. Supponete però che a trovare un simile messaggio sia un nostro discendente, con una grafia dell’italiano completamente diversa. Credete che riuscirebbe a capirci qualcosa?". "A quelli che si indignano sulla perdita di cultura delle giovani generazioni dico di andare a leggersi le epigrafi romane: erano anche loro un compendio di abbreviazioni, dovute alle caratteristiche intrinseche del mezzo (pietra) e alla mancanza di spazio e per risparmiare tempo. Quindi perché tanto moralismo", si chiede emmetieffe. "Non vi ricorda la scrittura incisa sui vasi e sulle tombe etrusche? - azzarda ilgiudizio - Loro usavano soprattutto le consonanti.. E’ un ritorno al passato?".
Quale che sia l’origine di tanta ’ermeticità’ e la reale rappresentatività di questo manoscritto riguardo al modo di comunicare dei giovani, a conti fatti i ’preoccupati’ per una potenziale degenerazione dell’italiano corretto sono più numerosi dei ’rilassati’. Rimane indecifrabile invece da che parte si schieri mononoke, che chiude le polemiche con una barzelletta: "Due cinquantenni stanno chiacchierando, ad un certo punto arriva un sms a uno dei due, che allontana l’apparecchio per vedere meglio e legge: tv1kdb. Allora fa all’amico: ’Secondo te che cosa vuol dire?’. E l’amico: ’Che te la sei scelta troppo giovane..!".
* la Repubblica, 13 agosto 2010
SOCIETA’
Manoscritto ritrovato a Cervia
Aiutateci a decifrarlo...
Frasi illeggibili, punteggiatura "creativa". Sono gli scambi di battute conservati in un telefonino che una ventenne, universitaria, ha smarrito su una spiaggia romagnola. Così comunica la generazione cresciuta con il cellulare in mano. Siete in grado di tradurre i messaggi?
di FABIO TONACCI
ROMA - "frs è sl xk il ft k lui mha dt k nn tiene + amme mha sorpreso.. k fc? Rx tadb <3".
No, non è la dimostrazione dell’ultimo teorema di Fermat. E nemmeno la formula segreta della Coca Cola. E’ un sms che una ventenne ha spedito a un coetaneo, poco prima di smarrire il telefonino su una spiaggia di Cervia.
Quando lo ritroviamo, per caso, non funziona più, la scheda è stata disattivata e la sabbia ha rovinato la tastiera. Si riescono però a leggere gli ultimi messaggi inviati e ricevuti tra la proprietaria, Paola, e un ragazzo. I due hanno una relazione e frequentano, si deduce dagli sms, l’università. La loro conversazione è un documento senza filtro del modo di comunicare della generazione nata e cresciuta con un cellulare in mano. Sintetizzata all’estremo, con una punteggiatura - diciamo così - creativa. In altre parole, "geroglifica". Ne riportiamo alcuni stralci qui sotto: siete capaci di tradurre questi messaggi? Lasciate il vostro commento in coda a questo articolo.
Prima conversazione
Paola: Ei... t dv parlare^^... kix tadoro<3ps è imp
Lui: dimmi tt
P: Me è triste... ho mezzo litigato cn alex
Lui: ma ke ha? rx
P: K ne so.. gli ho inviato 1 mex cn scritto se poteva mex e lui ha dt dno e io gli ho rx ok a dom e lui m ha rikia ttinca dicendo k nn dovevo rompe e poi ha dt k ské.. secondo te maccollo dav?<3
Lui: Te nn 6 un akkollo!
P: Allr xk lui sé comportato csi? c sn rimasta maliximo.. >.<...
Lui: ne parliamo 1a altra vit xk dv uscire. v. v tadb
Seconda conversazione
Paola: sto vedendo film con Johnny Dpp e H. Ledg... ODDIO Sbav k Fìghonì assurdi k sn: Q__Li amo <3.. rx se vuoi.. kix
Lui: kattiva
P: Fuck amore sn unici bellissimi Fìgoni: Q__johnny trpp sexy
Lui: vbb, lo vedo ankio. Hai parlato cn mamma dell’exm di dir pubblico?
P: ... ancora nn le ho dt tt ql k vlv dirle, gliel’ho sl anticipato xD..<3..
Lui: Ok tadb
Terza conversazione
Paola: piena crisi=(vorrei mandare 1 mex a Alex x dirgli k mha dato fast k sta con 1° mia amica, frs sn anco gelosa, frs è sl xk il ft k lui mha dt k nn tiene + amme mha sorpreso.. k fc? Rx tadb <3
Lui: nn so ke dirti
P: ma k ce l’hai cn me? Ho ft qlks k nn va? se è csi scsmi
Lui. No no niente è ke io nn so cm aiutarti cpt! Rx tadb
P: Preferisco k nn m parli +, >.< meglio k stia male sl io invece k tt e 2, io csn abituata**
Lui: no tranki, Xdxd xmq sei stata una delle poke ke mi ha aiutato 1 anno fa
* la Repubblica, 11 agosto 2010
Sul tema, in rete e nel sito, si cfr.:
PALEOGRAFIA (Scheda: Wikipedia).
NEL "DISCO" DI FESTO... UNA STORIA D’AMORE. L’IPOTESI DI PADRE MADAU.
SMS: NON BARBARIE, MA EPIGRAFIA POSTMODERNA
di GIUSEPPE O. LONGO (Avvenire, 16.09.2010)
Dal prossimo novembre la British Library di Londra ospiterà la mostra ’One Language, Many Voices’, destinata ad alimentare la lunga querelle tra puristi e innovatori: i primi non si rassegnano all’idea che ogni lingua è una sorta di organismo vivente in evoluzione continua, sia per le invenzioni dei parlanti sia per gli apporti e le contaminazioni da altre lingue. All’opposto, gli innovatori sono disposti ad accettare qualsiasi novità, per quanto inutile e sguaiata, pur di allontanarsi dalla tradizione. In effetti una lingua vive nell’equilibrio dinamico tra espressione e comunicazione: le necessità espressive (molto sentite da poeti e scrittori) spingono a creazioni a volte troppo audaci per essere comprese dal pubblico generale, mentre le necessità comunicative tendono ad appiattire la lingua, spegnendola in una palude di frasi fatte.
Tra i due estremi la lingua trova di volta in volta un suo bilanciamento variabile nel tempo e nello spazio. Oggi molti stigmatizzano la disinvoltura con cui i più giovani flettono l’italiano con cui stilano i messaggini che si scambiano sui cellulari, adoperando abbreviazioni del tipo: +o- (più o meno), C6 (ci sei?), cpt (capito), tvb (ti voglio bene), 610 (sei uno zero), ke (che), o ricorrendo all’uso di faccine stereotipate (’emoticon’) per riassumere una circostanza, per accompagnare il messaggio con la segnalazione di uno stato d’animo o per dare al messaggio un tono particolare: ironico, leggero, seccato e così via.
Per esempio: :-7 (falso), :-@(sono arrabbiato), :-) (sono felice), :-O (sono incredulo), :-( (sono triste), 8-/ (sono ubriaco), :-’| (ho il raffreddore), e via sfaccinando (questa è un’innovazione :-)). Ma non si creda che questi espedienti siano nuovi: già gli antichi ricorrevano a contrazioni e a crasi per comprimere la faticosa incisione su pietra delle iscrizioni a futura memoria, tanto che esiste una branca dell’antichistica, l’epigrafia, che si occupa proprio di decifrare le iscrizioni del passato, rese oscure dallo spesseggiare delle abbreviature.
Ma, tra le lingue più comuni, è l’inglese quella che più si presta a queste contrazioni; qualche esempio classico: where R U (’Where are you?’ Dove sei?), I wrote 2 U B 4 (’I wrote to you before’, ti ho scritto prima), e di questa straordinaria flessibilità (o ambiguità, dovuta alle frequenti omofonie dell’inglese) si approfittavano un po’ tutti già in epoca vittoriana (famoso il poeta Charles Carroll Bombaugh, 1828-1906, autore di un ’Oddities and Curiosities of Words and Literature’, ’Stravaganze e curiosità delle parole e della letteratura’, che ci lasciò ’A T Miles’, 80 miglia, ’M T head’, testa vuota, e così via).
Bisogna dire che, al contrario del francese, su cui veglia dal 1635 l’Académie Française, rigida custode della lingua, l’inglese non è stato mai posto sotto tutela e ciò, insieme con la sua grande duttilità, ne ha fatto una lingua ad evoluzione rapidissima e capace di assorbire tutto o quasi dagli altri idiomi.
Ci fu, è vero, nel 1712 un tentativo del ’pedante’ Jonathan Swift (quello di Gulliver), che invocò l’intervento dello stato per mettere ordine nel grande guazzabuglio della lingua di Shakespeare, e in effetti la mostra della British Library accoglierà una copia del suo ’Proposal for Correcting, Improving, and Ascertaining the English Tongue’. Ma il suggerimento non ebbe seguito, per cui sotto con gli Sms ’sincopati’!