L’operazione contro la ’ndrangheta di Corigliano e un’inchiesta di Biagio Simonetta censurata in Calabria

Santa Tecla non è più solo una strada

Informazione imbavagliata e Questione Meridionale. I clan in lombardia
lunedì 9 agosto 2010.
 

Via Santa Tecla è dietro al Duomo. Le vetrine di Montenapoleone e le luci della Galleria la nascondono un po’. Gli infiniti obiettivi dei giapponesi la ignorano. Eppure cinquant’anni fa via Santa Tecla era il posto del “Club”. Cabarettisti e aspiranti cantanti divertivano Milano con serate memorabili. Al “Club” debuttarono Giorgio Gaber ed Enzo Jannacci. Fecero storia e fortuna.

Oggi il “Club” non c’è più, il moderno ha travolto i ricordi. Via Santa Tecla è solo un posto, a Milano centro. La legge del tempo, in una città senza più identità, ha cancellato gli eventi.

Sulla strada del “Club” un pezzo di ‘ndrangheta organizzava le strategie dello spaccio. Gli appartenenti al clan si riunivano nei localini degli aperitivi chic per parlare di business: all’ombra del Duomo, con la Calabria in culo al mondo. L’operazione scattata nelle scorse ore l’hanno chiamata proprio “Santa Tecla”, che sa un po’ di rivincita e un po’ di sconfitta. Il clan che aveva egemonizzato la zona è quello di Corigliano, paesone che si affaccia sullo Jonio e si stende nei meandri della Piana di Sibari. Qui la ‘ndrangheta ha fatto morti ammazzati, ha terrorizzato gente, ha importato fiumi di eroina dall’est, ha concesso i marciapiedi agli albanesi in cambio di kalashnikov e marijuana. Il primo “locale” lo fondò don Peppino Cirillo. Il compare di Raffaele Cutolo scelse la ricca e anonima Sibaritide per far crescere i suoi affari. Erano gli anni ’70. Lasciò la Campania, forse costretto da uno sgarro imperdonabile. Si seppe rifare in Calabria. All’ombra di Cirillo imparò il mestiere Santino Carelli, boss indiscusso degli anni ’90. La sua discoteca sul lungomare di Schiavonea sparava i fari nel cielo dello Jonio, in quegli anni. Illuminavano tutto il golfo, erano visibili da Rossano ad Amendolara. Ci andai a ballare, ancora 15enne. Per l’estate i miei prendevano in affitto sempre la stessa casa, a qualche chilometro da Corigliano. Gli amici del posto mi spiegarono alcune regole, prima di entrare. Era il covo del clan, ne ero cosciente. Passai il tempo ad osservare i movimenti impacciati e gli sguardi timorosi. In quel periodo bastava un niente, e poteva essere l’ultima birra. Negli anni le operazioni “Lauro”, “Galassia” e “Omnia” hanno inflitto duri colpi al potere militare del locale coriglianese. Lo hanno decimato numericamente, indebolito. Ma l’operazione “Santa Tecla” ha dimostrato che la Santa non muore mai. Che mentre i vecchi boss stanno in carcere, nuovi scagnozzi portano avanti business importanti nella ricca Lombardia.

I lanci di agenzia sull’operazione Santa Tecla mi hanno reso nervoso. Per la prima volta da quando sono via provo rabbia e non rassegnazione.

Lo scorso gennaio, ancora in Calabria, andai a Corigliano. Erano le 4 del mattino. Ricordo il ghiaccio sul parabrezza dell’auto e una sigaretta che riscaldava il fiato. Scrutai la Sibaritide all’alba per un’inchiesta sulla ‘ndrangheta e lo sfruttamento dei clandestini. Erano i giorni della guerriglia nera a Rosarno. Toccai con mano la difficoltà dei nordafricani, i loro accampamenti da schiavi. Mi fermai in una piazza dove i furgoni dei caporali caricavano anime in pena. Venti euro per 18 ore di lavoro. I bulgari, coi loro sacchetti del discount, si vendevano per poco. E la ‘ndrangheta osservava tronfia: edificava nuovi villaggi, imponeva la coca nella piazze e la guardiania ai commercianti. Routine, in Calabria. Il racconto di quel giorno non fu pubblicato. La direzione del giornale per il quale lavoravo lo ritenne privo di valenza giornalistica. Lo cestinai senza salvarne copia. Quel giorno lasciai la Calabria, nel cuore e nella mente. Oggi che “Santa Tecla” non è più solo il nome di una strada ripenso a quel reportage censurato e alle serate sul lungomare di Schiavonea. E se ci fosse ancora Gaber, chissà cosa direbbe.

BIAGIO SIMONETTA

fonte: http://www.questionemeridionale.it


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