Depenalizzazione dell’omosessualità
No del Vaticano alla proposta Onu
Monsignor Migliore ribadisce inoltre il no della Chiesa all’ipotesi di introdurre l’aborto
tra i dirittti umani: "Barbarie moderna che, dal di dentro, ci porta a smantellare le nostre società"
CITTA’ DEL VATICANO - Il Vaticano si oppone alla proposta di depenalizzazione universale dell’omosessualità, presentata all’Onu dalla Francia.
L’osservatore permanente della Santa Sede presso le Nazioni Unite, monsignor Celestino Migliore, ha spiegato che l’Onu non deve depenalizzare l’omosessualità perché ciò porterebbe a nuove discriminazioni, in quanto gli Stati che non riconoscono le unioni gay verranno "messi alla gogna".
"Tutto ciò che va in favore del rispetto e della tutela delle persone - ha affermato l’arcivescovo - fa parte del nostro patrimonio umano e spirituale. Il Catechismo della Chiesa cattolica, dice, e non da oggi, che nei confronti delle persone omosessuali si deve evitare ogni marchio di ingiusta discriminazione".
"Ma qui - ha aggiunto Migliore, in riferimento alla proposta che la Francia ha intenzione di presentare all’Onu in favore della depenalizzazione dell’omosessualità nel mondo intero - la questione è un’altra. Con una dichiarazione di valore politico, sottoscritta da un gruppo di paesi, si chiede agli Stati ed ai meccanismi internazionali di attuazione e controllo dei diritti umani di aggiungere nuove categorie protette dalla discriminazione, senza tener conto che, se adottate, esse creeranno nuove e implacabili discriminazioni".
"Per esempio - ha detto l’arcivescovo all’agenzia cattolica I-Media - gli Stati che non riconoscono l’unione tra persone dello stesso sesso come "matrimonio" verranno messi alla gogna e fatti oggetto di pressioni".
Durissima la replica dell’associazione Arcigay: "È di una gravità inaudita che il Vaticano, e quindi, la Chiesa cattolica tutta, si adoperi affinché questa richiesta non passi e, si prefigura come un vero e proprio atto di condanna a morte contro i milioni di gay e di lesbiche che hanno la sfortuna di abitare in paesi sanguinari".
L’Arcigay ricorda che in 91 Paesi del mondo sono previste sanzioni, torture, pene e persino l’esecuzione capitale (10 paesi islamici) contro le persone omosessuali. "La scusa per cui la richiesta francese non dovrebbe passare perché da quel momento gli stati che non riconoscono le unioni gay sarebbero messi all’indice, - conclude l’Arcigay - non solo non ha alcun senso, ma è una studiata e cinica bugia per nascondere ciò che realmente il Vaticano vuole: mantenere la pena di morte e il carcere per le persone omosessuali".
Monsignor Migliore si dice anche "indignato e rattristato" dal progetto di introdurre l’aborto tra i diritti umani promosso da alcune associazioni sempre all’Assemblea Generale dell’Onu.
L’iniziativa "rappresenta l’introduzione del principio homo homini lupus, l’uomo diventa un lupo per i suoi simili", afferma il presule. "Questa è la barbarie moderna che, dal di dentro, ci porta a smantellare le nostre società".
* la Repubblica, 1 dicembre 2008
Sul tema, nel sito, si cfr.:
PROCUSTE (Wikipedia)
Eu-manità ... ed ev-angelo
EU-ROPA: ITALIA. RISOLUZIONE DEL PARLAMENTO EUROPEO SULL’OMOFOBIA
FLS
Papa Francesco: Dio si fa vicino a tutti con cuore di Padre
Dio "si avvicina con amore ad ognuno dei suoi figli, a tutti e ad ognuno di loro. Il suo cuore è aperto a tutti e a ciascuno. Lui è Padre". Così Papa Francesco in una breve lettera autografa in spagnolo inviata al padre gesuita James Martin, che svolge il suo apostolato tra le persone Lgbt, in occasione del webinar "Outreach 2021", tenutosi ieri.
Il sacerdote ha pubblicato oggi la lettera su Twitter.
"Lo ’stile’ di Dio - scrive il Papa - ha tre tratti: vicinanza, compassione e tenerezza. Questo è il modo in cui si avvicina a ciascuno di noi. Pensando al tuo lavoro pastorale, vedo che cerchi continuamente di imitare questo stile di Dio. Tu sei un sacerdote per tutti e tutte, come Dio è Padre di tutti e tutte. Prego per te affinché tu possa continuare in questo modo, essendo vicino, compassionevole e con molta tenerezza".
Francesco ringrazia padre Martin per il suo zelo pastorale e per la sua "capacità di essere vicino alle persone con quella vicinanza che aveva Gesù e che riflette la vicinanza di Dio".
"Prego per i tuoi fedeli, i tuoi ’parrocchiani’ - conclude il Papa - tutti coloro che il Signore ha posto accanto a te perché tu ti prenda cura di loro, li protegga e li faccia crescere nell’amore di nostro Signore Gesù Cristo".
* https://www.vaticannews.va/it/papa/news/2021-06/lettera-del-papa-a-padre-james-martin.html
Omosessualità, lezioni di pastorale
Da qui a settembre un percorso per sacerdoti impegnati nell’accompagnamento delle persone Lgbt. Nei giorni scorsi il primo modulo per un centinaio di partecipanti. Obiettivo, andare oltre l’accoglienza.
di Luciano Moia (Avvenire, 25 febbraio 2021, p.19)
Pastorale e omosessualità. Le indicazioni del magistero al tempo di papa Francesco non potrebbero essere più chiare. Tre esempi, per non lasciare parole nel vago.
Cominciamo dalla ‘Relazione dopo la discussione‘ del Sinodo straordinario del 1914. Al n. 50 si afferma: «Le persone omosessuali hanno doti e qualità da offrire alla comunità cristiana».
Secondo esempio, al n.250 di Amoris laetitia (2016), il Papa sollecita i vescovi a fare tutto quanto necessario «affinché coloro che manifestano la tendenza omosessuale possano avere gli aiuti necessari per comprendere e realizzare pienamente la volontà di Dio nella loro vita».
Terzo esempio, Relazione finale del Sinodo dei giovani (2018). Al n.150 si dice: «Esistono già in molte comunità cristiane cammini di accompagnamento nella fede di persone omosessuali: il Sinodo raccomanda di favorire tali percorsi». Tutto ben spiegato. Ma tracciata la strada, cominciamo i problemi.
Indubitabile l’esigenza di accogliere, accompagnare, discernere e integrare, ma come farlo? Occorre accogliere la persona o anche il suo stile di vita? Per le persone omosessuali credenti occorre immaginare percorsi specifici oppure l’obiettivo dell’integrazione suggerirebbe l’inserimento nella pastorale ordinaria? A queste e tante altre domande cerca di rispondere il primo Corso di formazione per operatori pastorali e accompagnatori spirituali di Persone omosessuali, di cui si è svolto il primo modulo nei giorni scorsi. L’iniziativa si inserisce nella serie degli incontri promossi già nel 2016 ad Ariccia (diocesi di Albano), e nel 2018 a Bologna.
Programmato come corso ‘in presenza‘ un anno fa, al Centro di Spiritualità ‘Villa San Giuseppe’ dei gesuiti di Bologna, è stato rimandato a quest’anno, in versione on line a causa della pandemia. Una modalità che ha permesso padre Pino Piva, gesuita, esperto di ‘pastorale di frontiera’, anima dell’iniziativa, di accogliere tutte le richieste di partecipazione. Oltre un centinaio, in maggior parte operatori pastorali sui temi della famiglia ma anche nell’accompagnamento delle persone lgbt.
Obiettivo del primo modulo quello di sondare il dato antropologico di fondo (filosofico e psicologico) su cui la teologia è chiamata a riflettere alla luce della Rivelazione e del magistero, tema che sarà affrontato nel secondo modulo, a giugno. Obiettivo finale? Offrire l’orizzonte adeguato per le proposte pastorali opportune. E sarà il terzo modulo, a settembre.
Impegnativi, soprattutto perché originali e spiazzanti, gli approfondimenti presentati. Don Stefano Guarinelli, psicologo e psicoterapeuta, docente alla facoltà teologica dell’Italia settentrionale e autore tra l’altro di Omosessualità e sacerdozio. Questioni formative (Ancora) ha spiegato perché occorre intendere l’omosessualità come ‘tratto’ da integrare in una visione globale della personalità.
«Visto che non abbiamo una teoria condivisa che ci spieghi da dove arrivi l’orientamento omosessuale, spesso facciamo fatica a individuare l’approccio pastorale più opportuno». Così si pensa di risolvere tutto chiedendo semplicemente alla persona omosessuale di tacitare il suo orientamento con una pretesa che suona più o meno così: «Per comportati da cristiano devi diventare ciò che non sei. Ma questa - ha osservato il prete psicologo - è una pretesa anti-cristiana».
Chiara D’Urbano, psicoterapeuta, perita dei Tribunali del Vicariato di Roma, autrice di Percorsi vocazionali e omosessualità (Città Nuova) da anni impegnata nell’accompagnamento psicoterapeutico per il sacerdozio e la vita consacrata, ha spiegato che è giusto parlare di persone omosessuali psicologicamente mature e vocazionalmente compensate. «Anche se - ha ammesso - in ambito vocazionale l’omosessualità continua a costituire un certo imbarazzo». E ha spiegato che, anche in ambito vocazionale esistono persone ‘tipiche e insoddisfatte’ a cui cioè l’orientamento omosessuale non impedisce di comportarsi secondo i parametri della ‘normale’ mascolinità o femminilità.
Damiano Migliorini, docente di filosofia, autore di molti studi sul tema - tra l’altro ha scritto con Beatrice Brogliato L’amore omosessuale. Saggi di psicanalisi, teologia e pastorale (Cittadella Editrice) - partendo da una prospettiva ‘relazionale’, ha proposto una visione antropologica integrata attraverso cui leggere e comprendere la realtà delle persone lgbt.
Infine padre Giovanni Salonia, cappuccino, docente di psicologia e di pastoral counseling nella Pontificia Facoltà Teologica di Sicilia, escludendo in maniera netta la condizione omosessuale dall’ambito della patologia, ha invitato ad una più profonda riflessione teologica e pastorale, che possa promuovere un vissuto più integrato delle persone omosessuali nella società e nella comunità cristiana.
Quindi, ha detto, basta parlare di accoglienza. «Per un omosessuale è un’offesa. È come se gli dicessimo: sei fuoriposto, sei fatto male e quindi ti devo accogliere. La persona che si dice disposta ad accogliere già indica una diversità. La misericordia di Dio è per tutti e non può far sentire le persone sbagliate, tantomeno - ha concluso - le persone omosessuali».
Tra i relatori i cardinali Semeraro e Zuppi
Il percorso di formazione per operatori pastorali che si dedicano alle persone Lgbt credenti, è organizzato dai gesuiti di Bologna.
Il primo modulo ha visto come relatori Damiano Migliorini (docente Filosofia); don Stefano Guarinelli (psicoterapeuta); Chiara D’Urbano (psicoterapeuta); padre Giovanni Salonia (psicologo- psicoterapeuta).
Il secondo modulo a giugno sull’approfondimento teologico. Tra i relatori don Valentino Bulgarelli (preside Facoltà Teologica Emilia Romagna); Cristina Simonelli (presidente Coordinamento Teologhe Italiane); don Basilio Petrà (preside Facoltà Teologica Italia Centrale); don Aristide Fumagalli (Facoltà Teologica Italia Settentrionale).
A settembre il terzo modulo sull’approfondimento pastorale con i cardinali Matteo Zuppi (arcivescovo di Bologna) e Marcello Semeraro (prefetto Congregazione per i Santi), don Gabriele Davalli (direttore Ufficio Famiglia Bologna); padre Victor De Luna (Apostolato Courage); don Gianluca Carrega (pastorale con persone Lgbt diocesi di Torino).
COSTANTINO, IL CONCILIO DI NICEA, E LA DICHIARAZIONE DELL’HOMOOUSIOS. *
BENEDETTO XVI
Il ritorno di Ratzinger: «Nozze gay e aborto segni dell’Anticristo»
L’anticipazione del nuovo libro del papa emerito
di Redazione Online (Corriere della Sera, 3 maggio 2020).
Il Papa emerito Ratzinger parla di crisi della società contemporanea paragonando al «matrimonio omosessuale» e l’«aborto» al «potere spirituale dell’Anticristo», in una nuova biografia scritta dal suo amico giornalista Peter Seewald, «Ein Leben» che esce lunedì, mentre per la versione italiana e inglese occorrerà aspettare l’autunno, con una intervista dal titolo «Le ultime domande a Benedetto XVI» e che, come nel libro di Sarah, propone ai lettori un verbo che scalda gli animi dell’ala conservatrice della Chiesa, quella parte che gli è rimasta fedele anche dopo la rinuncia dell’11 febbraio 2013. Lo anticipa il sito americano conservatore LifeSiteNews, lo stesso che in questi mesi ha diffuso le uscite anti-Francesco dell’ex nunzio a Washington Carlo Maria Viganò, attacca a testa bassa l’’ideologia dominante’ nella società e opponendosi alla quale, spiega, si è scomunicati. Si percepisce, nel suo dire, l’eco del testo di un anno fa dedicato alla pedofilia, con quella condanna delle aperture iniziate nel ‘68, l’incipit a detta sua del decadimento morale della società e di una crisi irreversibile della Chiesa.
Il nemico è sempre il medesimo: la rivoluzione degli anni Sessanta-Settanta. «Cento anni fa - afferma Benedetto - tutti avrebbero considerato assurdo parlare di un matrimonio omosessuale». Mentre oggi, dice, si è scomunicati dalla società se ci si oppone. E lo stesso vale per «l’aborto e la creazione di esseri umani in laboratorio». E ancora: «La società moderna è nel mezzo della formulazione di un credo anticristiano e se uno si oppone viene punito dalla società con la scomunica. La paura di questo potere spirituale dell’Anticristo è più che naturale e ha bisogno dell’aiuto delle preghiere da parte della Chiesa universale per resistere».
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Sul tema, nel sito, si cfr.:
COSTANTINO, SANT’ELENA, E NAPOLEONE. L’immaginario del cattolicesimo romano.
"NUOVA ALLEANZA" ?!: A CONDIZIONE CHE ACCANTO A "MARIA" CI SIA "GIUSEPPE"!!!
DAL "CHE COSA" AL "CHI": NUOVA ERMENEUTICA E NUOVO PRINCIPIO DI "CARITÀ"! DELLA TERRA, IL BRILLANTE COLORE.
GUARIRE LA NOSTRA TERRA : VERITÀ E RICONCILIAZIONE. Lettera aperta a Israele (già inviata a Karol Wojtyla) sulla necessità di "pensare un altro Abramo"
Federico La Sala
Oms toglie transessualità da lista malattie mentali
Entra nel nuovo capitolo ’condizioni di salute sessuale’
di Redazione ANSA *
ROMA - La transessualità non è più classificata dall’Oms come malattia mentale. "L’incongruenza di genere è stata rimossa dalla categoria dei disordini mentali dell’International Classification of Diseases per essere inserita in un nuovo capitolo delle ’condizioni di salute sessuale’", spiega l’Organizzazione Mondiale della Sanità, sottolineando che "è ormai chiaro che non si tratti di una malattia mentale e classificarla come tale può causare una enorme stigmatizzazione per le persone transgender". La decisione di lasciarla in un capitolo dell’International Classification of Diseases (ICD), spiega ancora l’Oms, nasce dall’esistenza di un notevole bisogno di importanti cure sanitarie che può essere soddisfatto se la transessualità rimane all’interno dell’Icd stesso. La transessualità, spiega Lale Lay, coordinatrice del team che gestisce le problematiche di adolescenti e popolazioni a rischio, è stata collocata "in un capitolo di nuova creazione, per dare spazio a condizioni collegate alla salute sessuale e che non necessariamente hanno a che fare con altre situazioni codificate nell’Icd".
Alla base della decisione c’è "l’aver capito che non si tratta di una condizione mentale e lasciare l’incongruenza di genere in quel capitolo avrebbe creato biasimo e condanna" per i transgender, ma "è stato inserito comunque in un altro capitolo" per "garantire l’accesso agli adeguati trattamenti sanitari".
Questo potrebbe "portare ad una migliore accettazione sociale degli individui" e, a cascata, "migliorare l’accesso alle cure perché riduce la disapprovazione sociale".
CHIESA
Teologia e pastorale
Fare l’amore sotto il sorriso di Dio
di MATTEO MENGHINI*
Sebbene, in seguito all’elezione di Bergoglio, alcune cose siano cambiate e ci siano state delle parziali aperture da parte dello stesso Francesco, non si può certo dire che a queste abbiano fatto seguito dei concreti mutamenti nella pastorale. Anzi, eccetto qualche raro caso, si è di fatto rimasti fermi ad una teologia di stampo tridentino.
Per rendersene conto, sarebbe sufficiente recarsi in una delle tantissime parrocchie cattoliche o chiedere a qualche coppia omosessuale o di conviventi quale sia il trattamento loro riservato. Non nego che ci siano alcuni bravi parroci che sappiano guardare oltre il diritto canonico e siano in grado di mettere in secondo piano la rigida morale vaticana.
Noi teologi abbiamo però un difetto (per fortuna!): difficilmente - nel mio caso “mai” - ci accontentiamo delle risposte preconfezionate e ciò che amiamo fare di più è dubitare di quanto “da sempre e in ogni luogo”, per parafrasare Vincenzo di Lerino, ci viene insegnato ed è accettato da molti come vero.
Pensando alla bimillenaria condanna dell’omosessualità, ma non solo, da parte della Chiesa, la mia mente non può dimenticare quanto si afferma al par. 2357 del Catechismo della Chiesa cattolica, un testo - non dimentichiamolo! - fortemente voluto da Giovanni Paolo II ed espressione della teologia promossa nel corso del suo pontificato. In esso, si parla, a proposito dell’omosessualità, di una «genesi psichica (...) in gran parte inspiegabile » e di «atti intrinsecamente disordinati».
Chiunque incappi in queste parole non può non essere portato a pensare all’omosessualità come ad un disturbo di natura psichica. Fortunatamente, nel 1973, l’Associazione psichiatrica americana ha declassificato l’omosessualità come disturbo mentale. Oggi, si sa, omosessuali si nasce, non ci si diventa né, tanto meno, ci si ammala.
In questa sede, il mio intento non è semplicemente quello di invitare alla riflessione circa l’accettazione o meno degli omosessuali o delle coppie conviventi, quanto piuttosto di rilevare alcune delle innumerevoli aporie, o contraddizioni che dir si voglia, fra il messaggio e l’antropologia biblica, da un lato, e l’atteggiamento della Chiesa, dall’altro.
Ciò che è in ballo non è infatti la sola omosessualità, ma, in termini molto più generali, la visione complessiva della sessualità umana.
Premesso che sarebbe un grave errore ecclesiologico identificare nella Chiesa la sola gerarchia (la Chiesa comprende, a mio avviso, non solo quanti sono stati battezzati, ma l’umanità intera, se è vero che c’è un solo Padre, del quale siamo perciò tutti figli), è ormai noto che l’antropologia cattolica è tutto fuorché cristiana.
La netta distinzione dell’essere umano in corpo e anima ed il disprezzo per le realtà materiali, sessualità compresa, non risale certo a Gesù di Nazareth, ma al pensiero greco ed, in particolar modo, a Platone.
Il cristianesimo ha, ahimè, ereditato e fatto proprio quest’erroneo modo di vedere le cose. Perché erroneo? Perché esso non ha nulla a che fare con la predicazione evangelica, né con l’antropologia biblica.
Chi ha un po’ di dimestichezza con le Scritture, le legga e, soprattutto nell’Antico Testamento, che io preferisco chiamare “Primo”, non troverà la benché minima contrapposizione fra corpo e anima. L’essere umano si qualifica, sin dalle prime pagine della Genesi, come un’unità inscindibile. Non è un caso che Gesù s’incarni e risorga anche corporalmente.
Quel che allora mi chiedo e che, senza dubbio, molti prima di me si saranno chiesti è: se io sono figlio di Dio e Sua creatura, perché mai dovrei disprezzare il mio corpo e, in particolar modo, la mia sessualità che, dopo il linguaggio verbale, costituisce il mio principale approccio al mondo?
Se questo corpo è stato creato ad immagine e somiglianza di Dio e se l’essenza di Dio è Amore e relazione, perché mai, al di fuori del matrimonio, la sessualità dovrebbe costituire un atto peccaminoso?
Non si tratta, come molti potrebbero pensare, di giustificare la sessualità come puro e semplice atto di godimento, in cui l’altro è ridotto a mero strumento del mio personale piacere.
La sessualità va invece vista e vissuta come dono e apertura all’altro; se, dunque, essa si concretizza nella dimensione dell’amore, non può essere classificata come peccato e questo per il semplice fatto che, laddove c’è amore, non ci può essere peccato, a prescindere dalla natura di questo amore (sia esso etero o omosessuale).
C’è di più. In un recente intervento, Vito Mancuso ha non a torto parlato di una dimensione triplice dell’amore, che ognuno di noi avrà certamente, almeno una volta, sperimentato e che trova, per così dire, conferma nei tre sostantivi con cui gli antichi Greci designavano quello che oggi è troppo facilmente etichettato come amore. Vi siete mai chiesti quale sia il vero e profondo significato della parola amore: essa significa carità (agape), cioè quella propensione insita in ciascuno ad amare il prossimo come se stessi, amicizia (philia) e passione (eros).
Ebbene, ogni essere umano è chiamato a vivere questa dimensione triplice dell’amore e a non soffocare l’una in favore dell’altra. Questo non vuol certo dire che sbaglia chi, consapevolmente ed in piena libertà, sceglie di vivere nella castità o nella continenza o nell’attesa.
Però, si noti bene: ho scritto “in piena libertà”. La libertà è quello spazio della nostra coscienza che, per definirsi tale, necessita di essere assoluto, cioè svincolato da ogni realtà o istituzione esterna. È naturale che se, non dico vogliamo, ma almeno aspiriamo ad essere cristiani, l’esercizio di questa libertà deve sempre avvenire nel rispetto di chi ho di fronte.
Concludendo questa mia riflessione, ricordo con simpatia la teologa Caterina Jacobelli, autrice del tanto amato-odiato “Risus paschalis”: un contributo, quello di Jacobelli, a cui devo molto e che ha segnato la mia giovinezza e il mio modo di studiare e vivere la teologia.
La mia simpatia va anche a Franco Barbero che, in un faccia a faccia con Oreste Benzi, non si vergognava a dire: «Fate l’amore sotto il sorriso di Dio».
* Laureato in Scienze bibliche e teologiche alla Valdese di Roma e in Scienze delle religioni all’Università di Padova. Il suo blog è teologiainpillole.wordpress.com/blog
* Adista Segni Nuovi 19 NOVEMBRE 2016 • N. 40
L’Islam contro l’omosessualità
un reato dall’Iran alla Nigeria
Nessuna delle tre religioni monoteiste accetta l’unione tra due persone dello stesso sesso ma per i fedeli musulmani è una ribellione contro Dio
di Tahar Ben Jelloun (la Repubblica, 15.06.2016)
NESSUNA delle tre religioni monoteiste accetta la pratica dell’omosessualità. Per quanto riguarda l’islam, questa è condannata da quattro versetti in tre Sure che la qualificano come un’aberrazione, un crimine, una turpitudine punita molto severamente. Alla giustizia esercitata dagli uomini verso gli omosessuali si aggiunge quella di Dio: l’omosessuale è maledetto, reietto, Dio non poserà gli occhi su «quel peccatore e quel criminale » e nessuna misericordia sarà accordata a chi va contro la legge di Dio.
L’Islam considera l’omosessualità un crimine ben più grave dell’adulterio e dei rapporti prematrimoniali. Peggio di ogni altra cosa, unire due uomini è considerato una rivolta contro Dio, una disobbedienza intollerabile. Questo “crimine” è punito con la lapidazione, o con altre declinazioni della pena capitale, perché introduce nella città delle pratiche che mettono in discussione non tanto la natura quanto l’ordine stabilito da Dio. Questa “decadenza” dei costumi è considerata una forma di smarrimento.
La città di Sodoma era famosa per ospitare degli omosessuali. Ecco che cosa ne dice il Corano: «Lot disse al suo popolo: Vorreste commettere un’infamità che mai nessuna creatura ha mai commesso? Vi accostate con desiderio agli uomini piuttosto che alle donne. Sì, siete un popolo di trasgressori» (Sura VII, versetto 81). Il versetto successivo è ancora più chiaro: «E in tutta risposta il suo popolo disse: “Cacciateli dalla vostra città! Sono persone che vogliono esser pure!”».
Questo concetto di purezza è essenziale nell’Islam e regola lo svolgimento della preghiera, del digiuno di Ramadan e del pellegrinaggio alla Mecca. La purezza o purificazione è alla base di ogni pratica della fede musulmana. È per questo che le piccole abluzioni sono obbligatorie prima della preghiera e le grandi (lavare tutto il corpo) dopo l’atto sessuale. Ebbene, l’omosessuale è colui che, anche se si lava, resta internamente impuro. Non può essere un musulmano perché la sua sporcizia principale deriva dalla ribellione contro Dio. Nella Sura XXVIII la parola del Corano ritorna su questo argomento: «Scacciate dalla vostra città la famiglia di Lot! È gente che pretende di essere pura».
Il codice civile di alcuni paesi musulmani parla di “pratica contro natura” punita con la prigione. In certi casi si arriva alla pena capitale. In Iran, gli omosessuali sono puniti con la flagellazione e, se perseverano, alla terza recidiva sono condannati a morte. In Nigeria per gli omosessuali è prevista la pena di morte. Il Corano non parla di natura ma di ribellione contro la volontà divina, un po’ come per chi attenta alla propria vita: il suicidio è condannato perché è percepito come una sfida all’ordine divino.
Il Corano parla soprattutto di omosessualità maschile. L’omosessualità femminile è citata, ma senza essere criticata così severamente. Nel suo Dictionnaire du Coran, Mohammad Ali Amir-Moezzi ci informa che «la punizione delle donne colpevoli di tribadismo (sihâq) è a discrezione delle autorità ». Lo stesso vale per quanto riguarda l’amore per gli efebi (amrad) e per i travestiti, perché sono effemminati (mukanath): in questi casi l’amore è adorazione e non accoppiamento.
Nelle Mille e una notte, la famosa raccolta di novelle di autori anonimi di diversa provenienza, ci sono riferimenti a tutte le forme di sessualità, ma è una raccolta di racconti di fantasia da cui non si pretende che rispecchino la realtà. Molto probabilmente è proprio per le pagine torride in cui sono rappresentate varie perversioni sessuali che nel mondo arabo e musulmano quel libro è stato spesso messo al bando.
( traduzione di Elda Volterrani)
Ma davvero la famiglia della dottrina ecclesiastica corrisponde al disegno di Dio?
di Vito Mancuso (la Repubblica, 23.01.2016)
CONTRARIAMENTE a molte altre volte, il Papa non ha sorpreso nessuno con il discorso di ieri al Tribunale della Rota Romana, un testo del tutto secondo copione, il medesimo che non solo Benedetto XVI e Giovanni Paolo II ma anche tutti gli altri 263 Papi avrebbero potuto tenere.
FRANCESCO ha detto che «non può esserci confusione tra la famiglia voluta da Dio e ogni altro tipo di unione », perché la famiglia tradizionale (cioè quella «fondata sul matrimonio indissolubile, unitivo e procreativo ») appartiene «al sogno di Dio e della sua Chiesa per la salvezza dell’umanità». Vi è quindi un modello canonico di famiglia, rispetto al quale tutte le altre forme di unione affettiva e permanente sono livelli più o meno intensi di quanto il Papa ha definito «uno stato oggettivo di errore». È per questo che solo la famiglia della dottrina ecclesiastica merita il nome di famiglia, mentre a tutte le altre spetta il termine meno intenso di «unione».
Ma è proprio vero che la famiglia della dottrina ecclesiastica corrisponde al disegno di Dio? Oppure è anch’essa una determinata espressione sociale, nata in un certo momento della storia e quindi in un altro momento destinata a tramontare, come sta avvenendo proprio ai nostri giorni all’interno delle società occidentali?
Penso che il referendum della cattolicissima Irlanda con cui è stata mutata la costituzione per permettere a persone dello stesso sesso di contrarre matrimonio sia una lezione imprescindibile per il cattolicesimo, della quale però a Roma ancora si fatica a prendere atto.
In realtà che la famiglia evolva e cambi lo mostra già il linguaggio. Il termine “famiglia” deriva dal latino familia e sembra quindi dotato di una stabilità più che millenaria, ma se si consulta il dizionario si vede che il termine latino, ben lungi dall’essere ristretto al modello di famiglia della dottrina cattolica, esprime una gamma di significati ben più ampia: «Complesso degli schiavi, servitù; truppa, masnada; compagnia di comici; l’intera casa che comprende membri liberi e schiavi; stirpe, schiatta, gente».
Lo stesso vale per il greco del Nuovo Testamento, la lingua della rivelazione divina per il cristianesimo, che conosce un significato del tutto simile al latino in quanto usa al riguardo il termine oikia, che significa in primo luogo “casa” (da qui deriva anche il termine “parrocchia”, formato da oikia + la preposizione parà che significa “presso”). Anche nell’ebraico biblico casa e famiglia sono sinonimi, dire “casa di Davide” è lo stesso di “famiglia di Davide”: si rimanda cioè al casato, comprendendo mogli, figli, schiavi, concubine, beni mobili e immobili.
Quindi le lingue della rivelazione di Dio non conoscono il termine famiglia nel senso usato dalla dottrina cattolica tradizionale e ribadito ieri dal Papa. Non è un po’ strano? La stranezza aumenta se si apre la Bibbia. È vero che in essa si legge che «l’uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie e i due saranno un’unica carne» (Genesi 2,24), ma se si analizzano le esistenze concrete degli uomini scelti da Dio quali veicoli della sua rivelazione si vede uno scenario molto diverso con altre forme di famiglia: Abramo ebbe 3 mogli (Sara, Agar e Keturà), Giacobbe 2, Esaù 3, Davide 8, Salomone 700. A parte Salomone, che in effetti eccedette, non c’è una sola parola di biasimo della Bibbia a loro riguardo.
Che dire? La parola di Dio è contro il disegno di Dio? Oppure si tratta di testi che vanno interpretati storicamente? Ma se vanno interpretati storicamente i testi biblici, come non affermare che va interpretato storicamente anche il modello di famiglia della dottrina ecclesiastica?
Ciò dovrebbe indurre, a mio avviso, a evitare affermazioni quali «stato oggettivo di errore». La vita quotidiana nella sua concretezza insegna che vi sono unioni ben poco tradizionali di esseri umani nelle quali l’armonia, il rispetto, l’amore sono visibili da tutti, e viceversa unioni con tanto di sacramento cattolico nelle quali la vita è un inferno.
Siamo quindi davvero sicuri che la dottrina cattolica tradizionale sulla famiglia sia coerente con l’affermazione tanto cara a papa Francesco secondo cui «il nome di Dio è misericordia»?
Io ovviamente mi posso sbagliare, ma mi sento di poter affermare che Dio non pensa la famiglia, meno che mai quella del Codice di diritto canonico. Pensa piuttosto la relazione armoniosa alla quale chiama tutti gli esseri umani, perché il senso dello stare al mondo è esattamente la relazione armoniosa, che si esplicita in diversi modi e che trova il suo compimento nell’amore. Ogni singolo è chiamato all’amore: questo è il senso della vita umana secondo il nucleo della rivelazione cristiana. Sicché nessuno deve poter essere escluso dalla possibilità di un amore pieno, totale, anche pubblicamente riconosciuto. Ed è precisamente per questo che ci si sposa: perché il proprio amore, da fatto semplicemente privato, acquisti una dimensione pubblica, politica, in quanto riconosciuto dalla polis. Questo amore è definibile come integrale, in quanto integra la dimensione soggettiva con la dimensione pubblica e oggettiva dell’esistenza umana.
La nascita di alcuni esseri umani con un’inestirpabile inclinazione sessuale verso persone del proprio sesso è un fatto, non piccolo peraltro: essi devono strutturalmente rimanere esclusi dalla possibilità dell’amore integrale? In realtà l’aspirazione all’amore integrale deve essere riconosciuto come diritto inalienabile di ogni essere umano acquisito alla nascita. L’amore integrale è un diritto nativo, primigenio, radicale, riguarda cioè la radice stessa dell’essere umano, e nessuno ne può essere privato. Spesso nel passato non pochi lo sono stati, e ancora oggi in molte parti del mondo non di rado continuano a esserlo. Oggi però il tempo è compiuto per sostenere nel modo più esplicito che tutti hanno il diritto di realizzarsi nell’amore integrale, eteroaffettivi e omoaffettivi senza distinzione.
La maturità di una società si misura sulla possibilità data a ciascun cittadino di realizzare il diritto nativo all’amore integrale, ma io credo che anche la maturità della comunità cristiana si misuri sulla capacità di accoglienza di tutti i figli di Dio così come sono venuti al mondo, nessuno escluso.
Che cosa vuol dire che «il nome di Dio è misericordia» per chi nasce omosessuale? È abbastanza facile dire che Dio è misericordia quando ci si trova al cospetto di casi elaborati da secoli di esperienza. Più difficile quando ci si trova al cospetto della richiesta di riconoscimento della piena dignità da parte di chi per secoli ha dovuto reprimere la propria identità. Qui la misericordia la si può esercitare solo modificando la propria visione del mondo, ovvero infrangendo il tabù della dottrina. Ma è qui che si misura la verità evangelica, qui si vede se vale di più il sabato o l’uomo. Qui papa Francesco si gioca buona parte del valore profetico del suo pontificato.
Gender, non parlarne è una scelta sbagliata
di Donatella Di Cesare (Corriere della Sera, 13.11.2015)
Sarà perché è in inglese, ma la parola gender sembra ormai diventata nel nostro Paese una minaccia tale da dover essere interdetta e vietata nello spazio pubblico. Così il sindaco di Padova è arrivato a negare la sala del Comune dove avrebbe dovuto essere presentato il nuovo libro della filosofa Michela Marzano, Papà, mamma e gender, uscito solo qualche giorno fa per la Utet.
L’inquietante gesto di Massimo Bitonci è paradossalmente la conferma di quel che Marzano denuncia sin dall’inizio nel suo libro: «L’ostilità crescente nei confronti di ogni iniziativa finalizzata a decostruire gli stereotipi sessisti e omofobi». Che senso ha impedire il dibattito, fare in modo che non ci possa essere né riflessione né, addirittura, informazione? Tanto più che si pretende di sapere che cosa sia la «teoria del gender », mentre spesso domina l’ignoranza. E così si immagina che il gender sia quasi un demone maligno che viene a squassare la famiglia. Meglio sarebbe allora tacere - e far tacere - sull’argomento.
Che il divieto abbia colpito il libro di Marzano è triste, perché si tratta del tentativo di far luce sulla questione con toni dialoganti. Fino a che punto il genere sessuale è determinato biologicamente e fino a che punto è una costruzione culturale? Parliamone. Ma con la delicatezza e la profondità che un tale argomento richiede. Anche perché, proprio in Italia, un certo modo di considerare il genere - maschile e femminile - ha portato a modelli normativi, spesso accettati acriticamente anche dai più giovani, i cui effetti devastanti sono sotto gli occhi di tutti. E dovrebbe ormai essere chiaro che dove si discrimina chi è diverso si finisce per avallare la violenza. Speriamo, dunque, che a Michela Marzano si aprano molti spazi pubblici in cui possa esserci un confronto sui temi del suo libro.
LO SPETTRO del GENDER
Quale sarà il grave pericolo per i bambini che ieri ha fatto scendere in piazza decine di migliaia di persone al grido di "salviamo i nostri figli"?
di CHIARA SARACENO (la Repubblica, 21.06.2015)
A SENTIR loro è l’indistinzione dei sessi, che sarebbe la conseguenza sia di una educazione che insegni a maschi e femmine a rispettarsi reciprocamente e a non chiudersi (e non chiudere l’altra/o) in ruoli stereotipici e rigidi, sia del riconoscimento della omosessualità come un modo in cui può esprimersi la sessualità, della legittimità dei rapporti di amore e solidarietà tra persone dello stesso sesso e della loro capacità genitoriale.
Stravolgendo le riflessioni di sociologhe/i, filosofe/i, antropologhe/i, persino teologhe/i sul genere come costruzione storico-sociale che attribuisce ai due sessi capacità, destini (e poteri) diversi e spesso asimmetrici, attribuiscono ad una fantomatica “teoria del genere” e alla sua imposizione nelle scuole - e la parola gender spiccava ieri sui cartelloni innalzati in piazza - la negazione di ogni distinzione tra i sessi e la volontà di indirizzare i bambini e i ragazzi verso l’omosessualità o la transessualità, quasi che l’orientamento sessuale sia esito di scelte intenzionali e possa essere orientato dall’educazione.
Timore, per altro, paradossale e contraddittorio in chi pensa che solo l’eterosessualità sia lo stato di natura. Rifiutando di distinguere tra conformazione sessuata dei corpi, ruoli sociali, orientamento sessuale, considerano chi propone questa distinzione come un pericoloso sostenitore tout court dell’androginia indifferenziata. Timorosi della “normalità”, e dello stigma e del disgusto che l’accompagnano, sono a loro agio solo nella perfetta, e unidimensionale, sovrapposizione delle tre dimensioni, che non dia adito a dubbi, in cui ciascuno “ sta al proprio posto”, assegnato da una natura priva di varietà, storia, cultura,intenzioni.
Per questo ce l’hanno tanto con l’omosessualità e il riconoscimento delle coppie omosessuali, perché non vi vedono solo uomini e donne che sono attratti da e amano persone del proprio sesso pur sentendosi rispettivamente maschi e femmine, ma uomini e donne che sconfinano dal proprio sesso, che non ne riconoscono le regole, sul piano della sessualità, ma anche della identità, incrinando perciò l’ordine di un mondo in cui maschile e femminile sono nettamente separati e l’eterosessualità non è solo una forma di sessualità, ma una norma sociale che assegna a ciascuno i propri compiti e posto in base al sesso di appartenenza.
In agitazione continua contro ogni proposta di riconoscimento delle coppie dello stesso sesso, a prescindere dalla affettività e solidarietà che le lega non diversamente dalle coppie di sesso diverso (migliaia di emendamenti alla proposta di legge Cirinná), da qualche tempo hanno aperto un fronte anche nei confronti della scuola, dalla materna in su.
Se la prendono con le iniziative che mirano a contrastare sia il bullismo omofobico sia la stereotipia di genere (due fenomeni distinti, anche se la seconda può favorire il primo) e ad aiutare i bambini e ragazzi a comprendere la varietà delle forme famigliari in cui di fatto vivono.
Purtroppo, come a suo tempo per l’educazione sessuale di cui hanno con successo impedito avvenisse a scuola, hanno trovato ascolto presso il ministero dell’educazione e la ministra Giannini, che dopo la manifestazione di ieri sarà ancora più attenta alle pressioni di chi non vuole che si tocchino questi temi a scuola.
Resta da vedere che cosa ha da dire il presidente Renzi, se si farà impaurire anche lui, che si propone come un innovatore, rimandando ancora una volta il riconoscimento delle coppie dello stesso sesso e lasciando fuori dalla “buona scuola” quei temi che, se affrontati serenamente e con consapevole legittimità, aiuterebbero ad evitare molte paure e molte violenze.
Freud e il senso della divisione tra i ruoli
«Ai bambini servono entrambe le figure»
di Silvia Vegetti Finzi (Corriere della Sera, 02.1.2013)
Da tempo la psicoanalisi ha perso la capacità di sollecitare la riflessione collettiva sulle strutture profonde che reggono l’identità individuale e sociale e ciò proprio nel momento in cui si delineano radicali trasformazioni. A rompere questo silenzio giunge quanto mai opportuno l’invito che Ernesto Galli della Loggia rivolge agli psicoanalisti perché non temano di far sentire la loro opinione, anche quando non è conforme al «mainstream delle idee dominanti».
Ormai le psicoanalisi sono tante e non parlano «con voce sola» ma, come storica e teorica del campo psicoanalitico, farò riferimento a Freud, che non credo abbia esaurito il suo compito di fondatore e di maestro. Poiché da oltre un secolo i suoi eredi raccolgono e interpretano, attraverso la pratica dell’ascolto e della cura, i vissuti consapevoli e inconsapevoli della nostra società, mi sembra doveroso interrogare un sapere che si fonda sull’Edipo, così come è stato tramandato dalla tragedia di Sofocle.
L’Edipo, che Freud definisce «architrave dell’inconscio», è il triangolo che connette padre, madre e figlio. Entro le sue coordinate si svolgono i rapporti inconsci erotici e aggressivi, animati dall’onnipotenza Principio di piacere, «voglio tutto subito», che coinvolgono i suoi vertici. Per ogni nuovo nato il primo oggetto d’amore è la madre ma si tratta di un possesso sbarrato dal divieto dell’incesto, la Legge non scritta di ogni società.
Questa impossibilità è strutturante in quanto mette ognuno di fronte alla sua insufficienza (si desidera solo ciò che non si ha) e alla correlata impossibilità di colmare la mancanza originaria. Il figlio che vuole la madre tutta per sé innesca automaticamente una rivalità nei confronti del padre, che pure ama e dal quale desidera essere amato.
La contesa, che si svolge nell’immaginario, termina per due motivi: per il timore della castrazione, la minaccia di perdere il simbolo dell’Io, e per l’obiettivo riconoscimento della insuperabile superiorità paterna. Non potendo competere col padre, il bambino s’identifica con lui e sceglie come oggetto d’amore, non già la madre, ma la donna che le succederà.
Attraverso questo gioco delle parti, il figlio rinuncia all’onnipotenza infantile, prende il posto che gli compete nella geometria della famiglia, assume una identità maschile e si orienta ad amare, a suo tempo, una partner femminile. Tralascio qui il percorso delle bambine, troppo complesso per ridurlo a mera specularità. Ma già quello maschile è sufficiente a mostrare come l’identità sessuale si affermi, non in astratto, ma attraverso una «messa in situazione» dei ruoli e delle funzioni che impegna tanto la psiche quanto il corpo dei suoi attori.
Se, come sostiene Merleau Ponty, «noi non abbiamo un corpo ma siamo il nostro corpo», non è irrilevante che esso sia maschile o femminile e che il figlio di una coppia omosessuale non possa confrontarsi, nella definizione di sé, con il problema della differenza sessuale. La psicoanalisi non è una morale e non formula né comandamenti né anatemi ma, in quanto assume una logica non individuale ma relazionale, mi sembra particolarmente idonea a dar voce a chi, non essendo ancora nato, potrà fruire soltanto dei diritti che noi vorremo concedergli.
Tra questi, credo, quello di crescere per quanto le circostanze della vita lo consentiranno, con una mamma e un papà.
Le famiglie gay e i figli
«Più attenzione ai bambini per essere buoni genitori»
intervista a Fulvio Scaparro
a cura di Luisa Pronzato (Corriere della Sera, 3 gennaio 2013)
Niente guerre sui bambini, niente fanatismi né da parte di chi sostiene le famiglie omoparentali né da parte di chi non le accetta. Fulvio Scaparro, psicoterapeuta e neuropsichiatra che sulla famiglia lavora da una decina di lustri, non prende parte.
«Concordo con Silvia Vegetti Finzi sul Corriere di ieri: i bambini hanno diritto di crescere per quanto le circostanze della vita lo consentiranno con una mamma e con un papà», dice. «Ma non seguo il discorso di Ernesto Galli della Loggia che nel suo editoriale di domenica ha sostenuto che i genitori omosessuali non possono creare buone famiglie».
I genitori, sostiene Scaparro, non sono buoni sulla base del loro orientamento sessuale. Due mamme, due papà. Genitori dello stesso sesso. La società sta attrezzandosi a considerarli al pari di ogni padre e ogni madre. La politica (le leggi) e l’etica spesso non trovano accordo.
Galli della Loggia nel suo editoriale ha investito la psicanalisi perché legga, al di là delle morali, le dinamiche che si creano crescendo con genitori dello stesso sesso. Silvia Vegetti Finzi, seguendo le teorie freudiane, ha rimesso il punto sulla necessità della figura maschile e femminile nella costruzione dell’identità.
«Per dirla con Freud, è costruttivo crescere con modelli nei diversi generi», dice Scaparro. «Ma oggi l’identità non si costruisce solo nel rapporto con i genitori. Si diventa grandi attraverso un’intensa rete di persone di ogni sesso, dagli zii all’allenatore, agli amici dei genitori che diventano affettuosi riferimenti al di là del grado di parentela».
Scaparro riporta al pensiero di Winnicott e alla definizione di «ambiente sufficientemente buono». Necessario per uno sviluppo cognitivo e psicologico equilibrato», dice Scaparro. L’elenco è lungo qualche decennio di studio ma si sintetizza con il contenimento, la stimolazione cognitiva e affettiva, l’attendibilità e coerenza degli adulti, l’empatia, l’ascolto, la flessibilità. In pratica la sicurezza e guida della famiglia. «Un clima attento anche a dire no quando è il momento. Un ambiente non dico privo di tensioni ma dove si imparano le regole della convivenza tra diversi e la difficile arte di non trasformare i conflitti in guerra né il confronto in opposizione muro a muro. Non c’è una di queste voci che genitori dello stesso sesso non possano garantire». È una questione di diritto alla famiglia più che di genere dei genitori... «Si parla delle nuove famiglie ma la discussione è al calor bianco quando si tocca il tema, ormai la realtà, delle famiglie omoparentali», insiste lo psicoanalista.
«Di fronte ad attacchi forsennati come quelli di chi sostiene che crescere con genitori omosessuali è un’aberrazione che produrrà psicotici e psicotiche, ci sono studi che lo smentiscono. Come quello del francese Boris Cyrulnik che mostra come i bambini cresciuti con genitori omosessuali non abbiano più difficoltà psicologiche degli altri. Forse il problema è che i loro genitori devono dimostrare di essere migliori degli altri. Devono essere perfetti. E perfetto non è nessun genitore».
E allora, continua lo psicoanalista «non gridiamo allo scandalo, non fa bene ai bambini. Ascoltiamo piuttosto chi queste esperienze le vive, i genitori gay e i loro figli. Loro sono in grado di dirci come si cresce con due mamme o due papà. Forse non sempre bene. Esattamente come con una madre e un padre che non riescano a essere genitori sufficientemente buoni». Mi ha colpito, conclude Scaparro la testimonianza di un bambino. «Sto bene in questa casa con i mie due papà, peccato che non possa parlarne. Mi prendono in giro».
Luisa Pronzato
Papa benedice promotrice legge che prevede pena di morte per gay in Uganda
di Redazione *
Una legge contro l’omosessualità - da approvare - che tra le ipotesi prevede la pena di morte. Succede in Uganda, uno dei 37 paesi nel mondo che considerano nel loro codice penale l’essere gay un reato. Il presidente del parlamento ugandese, Rebecca Kadaga, lo scorso 12 novembre aveva annunciato che questa norma sarebbe stata un ”regalo di Natale” per tutti gli ugandesi anti gay. La signora, come si legge sul sito del parlamento del paese africano, è stata ricevuta e benedetta ieri dal Papa che oggi, nel suo messaggio per la Giornata mondiale della pace, ha definito i tentativi di accomunare i matrimoni gay a quelli fra uomo e donna “un’offesa contro la verità della persona umana” e “una ferita grave inflitta alla giustizia e alla pace”. Nella foto si vede Benedetto XVI accanto alla speaker.
La legge anti-gay, “The Kill gay bill” duramente contestata, potrebbe essere approvata nei prossimi giorni e per questo sta crescendo la pressione del popolo del web. L’ultimo dato relativo alla petizione on line è che oltre un milione di persone hanno firmato l’appello promosso dalla web community Avaaz.org; “Ultime ore per fermare l’orribile legge anti-gay in Uganda” si legge sulla home page. “Chiediamo ai leader dell’Uganda e ai suoi maggiori paesi partner di unirsi a noi nel condannare ogni persecuzione e difendere i valori della giustizia e della tolleranza”, si legge nel testo della petizione.
Il disegno di legge, presentato dal deputato David Bahati, propone pene detentive più lunghe per gli atti omosessuali rispetto a quelle attualmente in vigore, tra cui l’ergastolo, ma nella sua bozza originale era prevista anche la pena di morte nei casi di omosessualità aggravata; se a commettere il reato per esempio è un malato di Hiv o se si hanno rapporti con minorenni. Nel presentare la legge la Kadaga, lo scorso 12 novembre aveva annunciato che sarebbe stata un ”regalo di Natale”. Il testo, definito lo scorso anno ”odioso” dal presidente americano Barack Obama, ha già scatenato una serie di proteste da parte di alcuni leader mondiali che hanno minacciato di sospendere gli aiuti in favore di Kampala. Chi dovesse vivere con una persona del suo stesso sesso, in caso di approvazione della legge, rischierebbe 14 anni di galera.
“Quello che oggi papa Benedetto XVI ha anticipato quale messaggio per la Giornata Mondiale della Pace che si celebrerà l’1 gennaio 2013 è probabilmente il peggiore di sempre: arma infatti gli omofobi di tutti i paesi con un invito ad una crociata senza quartiere contro il matrimonio tra persone dello stesso sesso” commenta Flavio Romani, presidente nazionale Arcigay, secondo il quale “leggere pero’ nelle altisonanti parole del pontefice che il matrimonio tra persone dello stesso sesso è una minaccia per la giustizia e per la pace, oltre a qualificare da sé il messaggio, testimonia l’assenza di argomentazioni realistiche e sensate da parte della Chiesa Cattolica sull’argomento”.
Per Romani “il matrimonio anche per gay e lesbiche ha vinto e si sta affermando in tutto il mondo, in paesi governati sia da conservatori che da progressisti, e arriverà anche in Italia, al di la’ di questo canto del cigno. Certo, dopo il laico pronunciamento di ieri del Parlamento europeo a favore di unioni civili e matrimonio per persone dello stesso sesso votato democraticamente a maggioranza, non ci attendevamo di meglio da una teocrazia che rincorre su questi temi il peggior integralismo.
Il messaggio anticipato oggi è tristemente coerente con la benedizione data ieri in Vaticano alla delegazione parlamentare ugandese guidata dalla portavoce Rebecca Kadaga, una delle più forti promotrici della ‘Kill the Gay Bill’, la legge che il parlamento ugandese si appresta ad approvare e che prevede la pena di morte per ‘omosessualità aggravata’. Con queste due azioni - conclude - Benedetto XVI continua a rappresentarsi come un apostolo di ingiustizia, divisione e discriminazione ai danni delle persone omosessuali, lesbiche e transessuali. E’ necessario che la società civile e i rappresentanti politici, a tutti i livelli, facciano sentire le loro parole di condanna di fronte ad atti e parole così gravi”.
Il teologo David Berger:
“Papa Benedetto XVI è gay”
Secondo lo studioso “quando si parla tra studiosi in privato, tutti concordano sull’omosessualità di Ratzinger”. Indignati i cattolici
di Emiliana Costa *
“Papa Ratzinger è gay”. La scioccante dichiarazione è di David Berger, il teologo tedesco che nel novembre scorso era salito alla ribalta delle cronache per aver fatto coming out e aver lanciato input pruriginosi sull’omosessualità di molti preti nella chiesa cattolica. A distanza di pochi mesi, Berger è tornato con un pettegolezzo choc sulle inclinazioni sessuali di Benedetto XVI. E lo ha fatto dalle colonne del mensile gay “Fresh”.
Secondo il teologo “quando si parla tra studiosi in privato, tutti concordano sull’omosessualità di Ratzinger. Lui viene da una cultura clericale nella quale il tema dell’amore per persone dello stesso sesso era totalmente tabù. Quello che odia in sé lo proietta sugli altri e lo disprezza”.
Nel suo libro “Una sola illusione: un teologo gay nella Chiesa cattolica”ci sarebbero anche le dichiarazioni della giornalista Valeska von Roques, secondo cui Benedetto XVI durante la sua attività di cardinale avrebbe avuto storie omosessuali con alcune guardie svizzere.
“Il Papa - ha aggiunto Berger - è costantemente preoccupato dell’omosessualità, la prima cosa che ha fatto nel 2005 è stato un documento contro i preti gay, per lui sono pericolosi”. Secondo il teologo, Benedetto XVI avrebbe avuto contatti regolari con cardinali omosessuali.
Mentre sul web, la notizia rimbalza da un portale all’altro, il mondo cattolico si indigna davanti a simili dichiarazioni. Il sito cattolico kath.net sostiene che quella di Berger sia pura diffamazione di un uomo potente come papa Ratzinger. Anzi alcuni sono molto taglienti e ribattono che la tesi di Berger dimostrerebbe come l’omosessualità spenga il cervello.
Kreuz.net definisce Berger una “latrina omosessuale”, in quanto “avrebbe insultato il Papa nello squallido mensile omosessuale descrivendolo come un sodomita”.
* REPORTER: Emiliana Costa, 15 aprile 2011
Il Vaticano, in sede ONU, ancora una volta non prende le distanze dall’omofobia. Perché?
di Nuova Proposta
in “www.nuovapropostaroma.it” del 23 marzo 2011
Noi di "Nuova Proposta, donne e uomini omosessuali cristiani", rimaniamo ancora una volta sgomenti nel leggere oggi l’intervento di monsignor Saverio Tomasi, rappresentante della Santa Sede presso le Nazioni Unite, in occasione della sedicesima sessione dello Human Rights Council tenutasi ieri, 22 marzo 2011, sul tema dell’omofobia, in cui afferma che: "Gli Stati possono, e devono, regolare i comportamenti, inclusi vari comportamenti sessuali. In tutto il mondo c’è consenso nelle società che alcuni tipi di comportamenti sessuali devono essere proibiti per legge. Pedofilia e incesto sono due esempi".
E ancora: "Le persone sono attaccate per le proprie posizioni contrarie ai rapporti sessuali tra persone dello stesso sesso. Quando esprimono le proprie convinzioni morali o circa la natura umana, che possono anche essere espressione del proprio credo religioso, o manifestano opinioni su proclami scientifici, sono svilite e perseguitate. (...) La verità è che questi attacchi sono violazioni dei diritti umani fondamentali e non possono essere giustificate per nessuna circostanza".
Non possiamo rimanere che imbarazzati di fronte a queste parole espresse da un rappresentante autorevole di quella Chiesa di cui ci sentiamo tutti parte, come popolo di Dio in cammino. A monsignor Tomasi dobbiamo in primis ricordare, e purtroppo speravamo che non ce ne fosse più bisogno, che accomunare l’orientamento affettivo, incluso quello omoaffettivo, a comportamenti che esprimono perversioni, quali la pedofilia e l’incesto, è un abominio.
L’orientamento affettivo è parte integrante della personalità, e ne costituisce una componente inalienabile. Diverso è parlare di perversioni e di malattie.
Avvicinare queste due cose, fenomeno che troppo spesso si ritrova nei pronunciamenti di alcuni rappresentanti della Santa Sede, è fare violenza su tutte le persone che, ancora oggi faticosamente, cercano di realizzare un progetto di vita pieno, che includa l’affettività come terreno in cui esprimere il proprio potenziale di dono e di capacità di costruire insieme.
Non possiamo altresì non notare che nell’intervento di monsignor Tomasi ricorra in maniera ossessiva il termine "sexual", come se si volesse confinare il tutto alla dimensione dell’atto sessuale, tralasciando, invece, il molto più esplicativo termine "affettività" che caratterizza decisamente la personalità e la vita di ciascuno di noi: le persone oggetto di omofobia non lo sono perché mettono in atto dei comportamenti sessuali, ma semplicemente perché "sono omosessuali".
A monsignor Tomasi, inoltre, non possiamo non ricordare come proprio l’espressione di quelle convinzioni, morali o religiose, contrarie all’omoaffettività, sia spesso arma letale che spinge all’uccisione o costringe al suicidio molte persone. Dobbiamo rammentare la recente morte di David Kato Kisule in Uganda, massacrato a martellate perché, sull’impeto di una propaganda omofoba messa in atto da alcuni rappresentanti evangelici, il suo volto, nome e indirizzo privato erano stati messi alla pubblica gogna in un popolare giornale locale.Ma ricordiamo anche il fenomeno allarmante dei suicidi tra gli adolescenti gay negli Stati Uniti, vittima del bullismo omofobico che non ha consentito loro di vedere una prospettiva nelle loro vite.
Chiediamo, infine, a monsignor Tomasi di citare esempi concreti della persecuzione di cui sarebbero oggetto persone che esprimano oggi posizioni contrarie all’omoaffettività e, soprattutto, se queste paventate persecuzioni siano in alcun modo paragonabili agli effetti disastrosi, sopra ricordati, dell’omofobia.
Con spirito di confronto e dialogo che da sempre caratterizza la nostra presenza e attività, rimaniamo a disposizione di monsignor Tomasi, e di ogni altra persona rappresentante l’Istituzione della Chiesa Cattolica, per un incontro di approfondimento sulla realtà omosessuale e sulla piaga dell’omofobia purtroppo sempre più dilagante.
Le donne e gli uomini di Nuova Proposta
Mons. Tomasi si converta. Ricordi che Gesù non parla mai di omosessualità, mentre parla spesso di ipocrisia
di Gianni Geraci*
in “www.gionata.org” del 24 marzo 2011
Quando, ieri sera, ho letto il comunicato stampa che gli amici del gruppo Nuova Proposta hanno stilato per commentare le dichiarazioni da lei fatte il 22 Marzo scorso in occasione della sedicesima sessione dello Human Rights Council, debbo confessarle di aver fatto una certa fatica a cogliere il senso di quello che lei aveva detto.
Eppure il testo era molto lineare e non si prestava ad equivoci. «Le persone sono attaccate per le proprie posizioni contrarie ai rapporti sessuali tra persone dello stesso sesso. Quando esprimono le proprie convinzioni morali o circa la natura umana, che possono anche essere espressione del proprio credo religioso, o manifestano opinioni su proclami scientifici, sono svilite e perseguitate. (...) La verità è che questi attacchi sono violazioni dei diritti umani fondamentali e non possono essere giustificate per nessuna circostanza».
Il fatto è che le frasi che le vengono attribuite, alla luce di quello che succede in giro per il mondo, sono così paradossali da suonare incredibili.
Spero davvero di un colossale equivoco. Lo spero per la dignità dell’istituzione che rappresenta e lo spero, soprattutto, per la sua salvezza eterna.
Perché vede, Monsignore, i fatti dicono che sono gli omosessuali ad essere insultati, a essere cacciati dalle loro case, a essere picchiati, a essere massacrati, a essere uccisi.
Gli amici di Nuova Proposta hanno citato il caso del povero David Kato Kisule, l’avvocato ugandese massacrato a colpi di martello per il suo impegno in favore dei diritti degli omosessuali, ma di esempi ce ne sono centinaia: in Italia e all’estero; nei paesi ricchi e nei paesi poveri.
Al momento, pur essendo una persona che segue assiduamente certe situazioni, non ho mai avuto notizia di qualcuno che sia stato ucciso per aver espresso delle riserve, o peggio, per aver utilizzato un linguaggio pieno di insulti e di disprezzo, nei confronti delle persone omosessuali.
E anche quelli che nel suo discorso vengono definite «violazione dei diritti umani fondamentali» risultano essere al massimo delle accuse di ignoranza, di oscurantismo e di ipocrisia che potranno essere degenerate, in alcuni casi, arrivando all’insulto, ma che non hanno mai minacciato l’integrità fisica o la liberà della persona insultata.
Davvero non credo che siano in alcun modo paragonabili le esecuzioni, gli omicidi, i pestaggi, le pene corporali e le pene detentive che patiscono le persone omosessuali alle parole forti di cui sono invece vittima quanti esprimono le proprie convinzioni «contrarie ai rapporti sessuali tra persone dello stesso sesso».
Si tratta di un’operazione disonesta e grave. Disonesta perché non rispetta la realtà. Grave perché giustifica gli episodi di omofobia che, questa volta per davvero, rappresentano una violazione grave dei diritti fondamentali.
Naturalmente, come capitò poco più di due anni fa, se la polemica continuerà a montare, sono sicuro che arriverà la marcia indietro della Santa Sede che dirà che le parole da lei pronunciate sono state interpretate male e che lei non voleva in alcun modo avvallare le condanne a morte, gli omicidi, i pestaggi e le persecuzioni di cui gli omosessuali sono oggetto in molti paesi.
Mi permetta però di dirle fin da ora che, in questo caso, una rettifica di questo tipo sarebbe insufficiente, perché se davvero non voleva giustificare certi episodi di omofobia aveva la possibilità di aggiungere al suo discorso un paragrafo dedicato alla condanna esplicita di tutti i comportamenti, legali e non legali, che intaccano l’integrità fisica e la sicurezza delle personeomosessuali.
Purtroppo le cose sono andate in maniera diversa e lei, invece di condannare le esecuzioni, gli omicidi, i pestaggi, le persecuzioni e gli insulti di cui sono vittime le persone omosessuali ha deciso di condannare il fatto che chi si esprime senza preoccuparsi del fatto che le sue parole spesso ispirano questi comportamenti viene «svilito».
Non so se lei sia più ignorante o più ipocrita. Nel primo caso i suoi superiori dovrebbero richiamarla per manifesta incapacità a svolgere le sue funzioni.
Nel secondo caso ricordi che nel Vangelo, Gesù, non parla mai di omosessualità, mentre parla molto spesso di ipocrisia, condannandola sempre con parole molto dure.
Se davvero tiene alla salvezza della sua anima cerchi di cambiare registro. Non vorrei un giorno vederla bruciare all’Inferno con quanti si sono resi complici, insieme a lei, dei tanti omicidi di cui le persone omosessuali sono vittima.
*portavoce del Guado
Il silenzio è il rimedio peggiore
di Gian Enrico Rusconi (La Stampa, 12 marzo 2010)
Quello che sta accadendo nella Chiesa cattolica tedesca, dopo l’inattesa esplosione e l’apparente incontrollabilità dello scandalo della pedofilia e della violenza sui minori in alcuni istituti religiosi, è molto serio.
Con risonanze profonde e riflessi diretti in Vaticano, perché Papa Ratzinger reagirà tenendo conto di come si svilupperà il caso in Germania. Ci si aspetta una risposta non soltanto disciplinare ma anche e soprattutto di natura religiosa e teologica.
Mi spiego. Cardinali, ecclesiastici e difensori d’ufficio rispondono o reagiscono alla vergogna pubblica appellandosi a patologie psicologiche, a pedagogie sbagliate, ad esistenze umane infelici. Nessuna argomentazione religiosa.
Apparentemente è un sollievo per tutti poter dire che «la religione non c’entra», che il problema non
è religioso ma pedagogico. Certo. Ma non è proprio la Chiesa a presentare se stessa come la vera ed
unica educatrice affidabile? Specificatamente nella gestione della «sana sessualità»?
Accompagnandola con le polemiche continue contro il modernismo laicista licenzioso e permissivo
soprattutto in tema di omosessualità?
Chiariamo subito un possibile equivoco: nessuno intende mettere sotto accusa o sotto sospetto le istituzioni educative dirette da religiosi come tali. Assolutamente no. Abbiamo troppo rispetto della Chiesa per non essere sinceramente dispiaciuti per quanto sta accadendo. Ma proprio per questo ci aspettiamo una reazione rigorosa e forte.
Invece in Germania accanto ad impressionanti confessioni pubbliche spontanee di alcuni educatori implicati, accanto a coraggiose autodenunce da parte di responsabili di istituti coinvolti, al massimo livello gerarchico si è sentita la voce irritata dell’arcivesovo di Ratisbona contro la ministra della Giustizia, che aveva lamentato la mancata collaborazione della Chiesa nel fare sistematicamente piena luce sugli episodi.
In Germania sembra profilarsi una certa tensione tra la Chiesa cattolica e lo Stato che si sente in dovere di rispondere ad un’opinione pubblica sconcertata, che ogni sera viene informata dai telegiornali (spesso come prima notizia) dell’ultima rivelazione di abusi su minori.
Giustamente il governo non può rimanere indifferente quasi si trattasse di una questione che possa risolversi privatamente tra psicologi, avvocati e magistrati. Si è davanti ad una emergenza pubblica che esige la piena e leale collaborazione dell’istituzione ecclesiale. Si fanno così varie proposte di «tavole rotonde pubbliche», sulle quali tornerò più avanti.
Riprendendo la problematica generale, l’unico nesso evocato per ora - ad alto livello - per spiegare i comportamenti patologici di alcuni uomini di Chiesa è la questione del celibato. Nel mondo cattolico questo tema solleva notoriamente sempre molto rumore. Ma esso diventa davvero significativo e discriminante soltanto se si riconosce che le sue radici scendono in profondità nella visione religiosa e teologica cattolica tradizionale.
Ciò che manca è una sorta di rivoluzione teologica in tema di sessualità, di cui non si vedono ancora i segni. Lo stesso vale per la richiesta che le donne abbiano finalmente un ruolo più significativo e riconosciuto nella Chiesa. Anche questo è vero. Ma sin tanto che non si rompe il tabù del sacerdozio femminile, la questione rimane irrisolta. Insomma gli scandali di oggi non sollevano semplicemente un problema di disciplina ecclesiastica ma la necessità di una revisione teologica radicale.
Ma qui urtiamo contro l’insuperata incapacità degli uomini di Chiesa di coniugare il dato religiosoteologico tradizionale con la (post) modernità. Avendo ossessivamente interpretato quest’ultima come quintessenza della licenza, del libertinismo, del laicismo, non hanno capito l’originale moralità che sta al fondo del moderno. E si ritrovano con le peggiori patologie in casa propria, nelle proprie istituzioni pedagogiche.
Nel mondo pluriconfessionale tedesco ci sono fortunatamente anche episodi di segno opposto. Alcune settimane fa la Presidentessa delle Chiese evangeliche, il vescovo-donna Margot Kaessmann, è incappata in un increscioso incidente. Con cattivo gusto da sagrestia la nostra stampa (anche quella che si ritiene laica) si è limitata a scrivere che la «papessa ubriaca» era stata beccata dalla polizia e costretta alle dimissioni. Da noi tutto è finito lì.
In Germania invece per alcuni giorni il pubblico ha assistito sui giornali e nei grandi mezzi televisivi ad una straordinaria manifestazione di dignità, di senso di responsabilità e di altissima religiosità della donna-vescovo che ha considerato il suo errore incompatibile con il suo ruolo istituzionale. Molti hanno avuto la conferma paradossale che la Chiesa evangelica tedesca - matura anche per quanto riguarda la teologia della sessualità - meritava proprio quella donna al suo vertice.
Tornando alla questione degli scandali sui minori può darsi che nelle prossime settimane si arrivi a due tavole rotonde pubbliche. Una, proposta dalla ministra della Giustizia, dovrebbe essere riservata ai rappresentanti delle istituzioni coinvolte e alle vittime. Bisognerà parlare anche di risarcimenti.
L’altra iniziativa promossa dalla ministra della Famiglia e da quella dell’Istruzione (e caldeggiata dalla stessa cancelliera Merkel) dovrebbe essere aperta anche alle associazioni dei genitori e avere come obiettivo la prevenzione degli abusi e l’aiuto psico-pedagogico alle vittime.
La strada della discussione pubblica aperta è la più giusta e coraggiosa. Ne aspettiamo gli esiti. Mentre da noi in Italia si tace.
L’amministrazione Usa si appresta a dare il proprio sostegno a una dichiarazione delle Nazioni Unite
contro la criminalizzazione dell’omosessualità proposta dalla Francia e bocciata anche dalla Santa Sede
Obama, nuova svolta anti Bush
Sì al documento Onu per i diritti dei gay
WASHINGTON - Nuovo passo avanti di Barack Obama sui diritti civili. L’amministrazione Usa si appresta a dare il proprio sostegno a una dichiarazione dell’Onu contro la criminalizzazione dell’omosessualità, invertendo la rotta rispetto alla linea scelta dall’ex presidente George W.Bush, che aveva rifiutato di far firmare il documento. Lo indicano fonti del governo americano, citate dai media in vista di un annuncio ufficiale. I diplomatici americani all’Onu, affermano le fonti, avrebbero informato in questi giorni la Francia, che ha promosso la dichiarazione, sulle intenzioni degli Stati Uniti.
Lo scorso dicembre, l’amministrazione Bush fu al centro di critiche per aver rifiutato di sottoscrivere il documento. Sulla stessa linea il Vaticano che ha bocciato il progetto proposto dalla presidenza di turno francese dell’Unione europea, che invece è stato accolto da tutti i 27 Paesi della Ue e al quale è stato dato l’appoggio tra gli altri da Giappone, Australia e Messico. Al momento sono 66, su 192, i membri dell’Onu che hanno firmato il documento sui diritti dei gay.
Ancora in molti Paesi del mondo l’omosessualità è punita con sanzioni, torture, pene e persino l’esecuzione capitale. Ma la Santa Sede non solo si è rifiutata di sottoscrivere il documento ma ha attaccato prima l’Onu e poi la Francia che lo ha promosso.
Vaticano: depenalizzazione omosessualità lede libertà religiosa *
La petizione proposta dalla Francia all’Onu, a nome dell’Unione europea, per la depenalizzazione universale dell’omosessualità «mette a rischio la libertà religione». È la bizzarra tesi sostenuta dall’Osservatore romano, spiegando il motivo del "no" vaticano alle Nazioni Unite.
«Il documento francese proposto alle Nazioni Unite non è un documento finalizzato, in primis, alla depenalizzazione dell’omosessualità nei Paesi in cui è ancora perseguita, come i media, semplificando, hanno raccontato. Se fosse stato così, non ci sarebbe stato motivo perché l’Osservatore Permanente della Santa Sede a New York criticasse quel documento», scrive il quotidiano vaticano in un corsivo. Il documento francese, invece, «promuove un’ideologia e dà impulso al falso convincimento che l’identità sessuale sia il prodotto di scelte individuali, insindacabili e, soprattutto, meritevoli in ogni circostanza di riconoscimento pubblico».
In questo senso, il «riconoscimento di diritti di famiglia alle coppie omosessuali» (e i connessi diritti »all’adozione e alla procreazione assistita«), «mette a rischio l’esercizio di altri diritti umani», per l’Osservatore romano. «Si pensi alla libertà di espressione, oppure a quella di pensiero, di coscienza e di religione. Le religioni, per esempio, potrebbero vedere limitato il loro diritto di trasmettere il proprio insegnamento, quando ritengono che il libero comportamento omosessuale dei fedeli non sia penalizzabile, tuttavia non lo considerano moralmente accettabile. E verrebbe così intaccato uno dei diritti primari su cui si fonda la Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo del 1948: quello alla libertà religiosa».
* l’Unità, 19 dicembre 2008
L’Osservatore Romano duro sulla proposta contro il reato di omossesualità "Voglio aprire la strada al matrimonio gay e alla possibilità di adozione"
Onu, nuovo attacco Vaticano alla Francia
"Abbatte la differenza uomo-donna"
Il Vaticano torna a lanciare strali contro la mozione che la Francia ha presentato alle Nazioni Unite contro il perseguimento penale dell’omosessualità in vigore in diversi Paesi del mondo. In realtà, afferma l’Osservatore Romano, l’obiettivo non è quello di tutelare diritti fondamentali ma affermare l’identità di genere che supera la differenza biologica uomo-donna e stabilisce che gli orientamenti sessuali sono frutto della cultura. Da qui la strada è aperta, per il quotidiano della Santa Sede, al matrimonio fra persone dello stesso sesso e all’adozione dei bambini da parte delle coppie gay così come alla procreazione assistita, tuttoo in base a un concetto astratto di individuo.
* la Repubblica, 19 dicembre 2008
Gay in piazza contro il Vaticano: appoggia le peggiori dittature *
Sono scesi in piazza per protestare contro le dichiarazioni del Vaticano che non ha firmato i documento dell’Onu in cui si chiedeva agli 80 paesi che ancora considerano l’omosessualità un reato, di depenalizzarlo. Sono i gay, trans, lesbiche e bisessuali italiani che non ci stanno ad essere considerati dei criminali. A capitanarli, c’è l’ex deputato di Rifondazione Comunista Vladimir Luxuria: porta il cappio al collo, per ricordare tutte quelle persone che, a causa del proprio orientamento sessuale, vengono uccise e torturate. «Il Vaticano - spiegano gli organizzatori del sit-in - non firmando il documento che la Francia ha proposto all’Onu per chiedere la depenalizzazione dell’omosessualità, di fatto sostiene gli oltre 80 paesi del mondo che perseguitano gli omosessuali, in 9 dei quali è prevista la pena di morte».
Alla manifestazione, promossa dalle associazioni Certi Diritti, Arcigay e Arcilesbica, hanno aderito Radicali Italiani e, tra le altre, le associazioni lgbt Mario Mieli, DjGayProject, GayLib, Libellula, Rosa Arcobaleno, oltre alle Associazioni Luca Coscioni e Nessuno Tocchi Caino. In piazza c’è anche l’ex deputato socialista Franco Grillino: «Con il rifiuto di sottoscrivere la mozione europea all’Onu - dice - il Vaticano getta la maschera del suo presunto buonismo schierandosi con le peggiori dittature islamiche comprese quelle dove governi islamo-fascisti comminano la pena di morte agli omosessuali: Iran, Mauritania, Sudan, Emirati arabi uniti, Yemen, Arabia Saudita, Nigeria».
Secondo Luxuria, quella del Vaticano contro i gay è una vera e propria crociata: «Ormai hanno un’ossessione di odio nei nostri confronti da rimanerne accecati - dice - non c’è nulla di evangelico nè di cristiano contro la depenalizzazione gay e la difesa della vita - conclude - non può essere fatta solo per gli embrioni o per Eluana Englaro».
* l’Unità, 06 Dic 2008
«Gay criminalizzati. In Asia e Africa arresti e torture»
di Delia Vaccarello *
Tortura e repressione politica. A questo servono in molti Paesi le norme contro i rapporti omo. Rama Yade, responsabile Esteri francese per i Diritti Umani presenterà a giorni all’Onu una proposta di depenalizzazione universale con l’appoggio dei Paesi Ue. Come già anticipato dal nostro giornale, nella pagina di «Liberi tutti» di lunedì scorso, si tratta di uno «statement» e non di una dichiarazione, dunque non è passibile di voto, strategia adottata per non drammatizzare lo scontro. Il Vaticano però è contrario. «È molto grave. Le norme vengono utilizzate anche per atti crudeli e arresti arbitrari», risponde Stefano Fabeni direttore dell’Iniziativa per i diritti delle persone Lgbt dell’Ong internazionale Global Rights.
Fabeni, perché il Vaticano, attraverso monsignor Migliore, ha preso una posizione contraria, anticipandola rispetto alla discussione all’Onu?«La Francia propone uno statement, come già ne sono stati presentati sul rispetto dei diritti umani indipendentemente dall’orientamento sessuale e l’identità di genere, ma la novità è che in questo caso sarà presentato all’Assemblea Generale di New York e non al Consiglio per i diritti umani di Ginevra. In una prospettiva di difesa dei diritti umani la posizione del Vaticano è non solo incomprensibile ma molto grave. Forse Migliore ignora che le norme che criminalizzano gli atti sessuali tra adulti consenzienti dello stesso sesso sono raramente applicate in modo conforme alla legge, ma per lo più utilizzate da parte delle autorità in molti Paesi dell’Africa e dell’Asia per arresti arbitrari, tortura o altri trattamenti crudeli e degradanti come ad esempio in India, Uganda, Zimbabwe, Nigeria; o per limitare la libertà di associazione e espressione, come in Botswana o nei Caraibi inglesi; ed in alcuni casi per arrestare oppositori politici come in Malaysia. Forse il Vaticano ignora che ci sono Paesi al mondo che prevedono ed applicano la pena di morte utilizzando tali leggi, com in Iran. O forse non sa che sulla base di una legge simile due donne sono state recentemente condannate a 20 frustate e sei mesi di carcere da una corte islamica in Nigeria».
Il Vaticano dice che ciò porterebbe a nuove discriminazioni in quanto gli Stati che non riconoscono le unioni gay verranno «mesi alla gogna». Che differenza c’è tra riconoscere le unioni gay e non prevedere pene per gli atti omossessuali?«La differenza è evidente: in un caso si parla di carcere per un atto sessuale tra adulti, nell’altro caso si parla di diritti per scelte di vita comune. L’idea della gogna, sinceramente, mi fa sorridere, se non fosse che il Vaticano, nel rendere tale affermazione, si pone dalla parte di chi viola i diritti umani. Ma per confutare l’affermazione del Vaticano, un esempio su tutti: l’Italia è stato il 7° paese al mondo a depenalizzare gli atti sessuali tra adulti consenzienti dello stesso sesso nel 1889, e 120 anni dopo il nostro Paese ancora non riconosce le unioni tra gay. Qual è il legame, dunque?»
Non è la prima volta che si parla di depenalizzazione dei rapporti omosessuali all’Onu. Quali i precedenti? «È la prima volta che uno statement sul tema viene proposto all’Assemblea Generale. Non è la prima volta che l’Onu afferma che la criminalizzazione degli atti sessuali tra adulti consenzienti dello stesso sesso viola il diritto internazionale dei Diritti umani. Nel 1994 il Comitato sui Diritti umani, l’organismo che interpreta e monitora il Patto internazionale per i Diritti civili e politici, ha affermato che tali norme penali violano gli articoli 17 e 26 del Patto, che rispettivamente proteggono il diritto alla vita privata ed affermano il principio di non discriminazione. Da allora numerose volte il Comitato ed altri organismi ed esperti dell’Onu hanno ribadito tale interpretazione».
Il Vaticano ha agito di anticipo, senza aspettare che Rama Yade riferisse all’Onu. Quali i possibili scenari adesso?«Non mi aspetto nessuna reazione particolare. I Paesi che sostengono l’iniziativa continueranno a sostenerla. E non credo che l’affermazione di Migliore farà cambiare opinione ad altri Paesi che stanno considerando di appoggiarla. Semplicemente si tratta di una conferma che il Vaticano ha scelto di stare dalla parte di chi viola i diritti umani».
delia.vaccarello@tiscali.it
* l’Unità, 03 Dic 2008
Sabato sit-in delle associazioni gay
contro le posizioni del Vaticano
Alle 17 manifestazione di protesta a pochi passi da San Pietro
E oggi un’analoga manifestazione si tiene a Genova
ROMA - Un sit-in in piazza Pio XII, adiacente a San Pietro, al confine tra lo Stato italiano e quello vaticano, alle 17 di sabato 6 dicembre. "Mai più uccisi perché gay", è lo slogan dell’iniziativa promossa da Arcigay roma, Arcilesbica roma e Certi diritti. Per protestare contro l’iniziativa dell’osservatore permanente del Vaticano presso le Nazioni Unite, Celestino Migliore, che ha chiesto all’Onu di non impegnarsi per la depenalizzazione universale dell’omosessualità - proposta promossa dal governo francese.
"Questa posizione ha turbato fortemente la nostra comunità, e non solo. Tantissimi sono i messaggi di solidarietà che ci stanno arrivando - afferma il presidente di Arcigay Roma, Fabrizio Marrazzo - il Vaticano continua a offendere la vita di milioni di persone criminalizzandone l’orientamento sessuale. Una posizione contraria a qualsiasi concetto evangelico di amore e fratellanza".
Nel mondo ci sono 88 paesi che condannano con il carcere, la tortura e i lavori forzati le persone in quanto lesbiche, gay e trans. In 7 di questi - Iran, Arabia Saudita, Yemen, Emirati arabi, Sudan, Nigeria, Mauritania- è prevista la pena capitale. "Vogliamo rivolgerci - aggiunge Marrazzo - anche ai fedeli cattolici, offesi, come noi, da parole che negano la vita della persona. A loro chiediamo di riflettere, perché siano al nostro fianco in un momento in cui è importante ribadire con forza che nessun credo religioso può giustificare l’opposizione alla cancellazione di una barbarie che ogni anno produce incarcerazioni e sentenze di morte".
Un’analoga manifestazione di protesta di tiene oggi a Genova, organizzata sempre dall’Arcigay: dalle 12 alle 14, davanti all’Arcivescovado. Il capoluogo ligure sarà la sede del prossimo Gay Pride.
* la Repubblica, 3 dicembre 2008
«È STATA SOLO APPLICATA LA DOTTRINA DELLA CHIESA» *
Giovanni Maria Vian, direttore dell’«Osservatore Romano », cosa pensa delle reazioni suscitate dall’intervista di monsignor Migliore?
«Penso che siano state generate da lanci di agenzie di stampa che hanno dato conto in modo non corretto delle sue affermazioni. Poi sono scattate dichiarazioni non tanto sul tenore delle sue risposte, quanto sulle domande dell’intervistatore. E si è innescato il solito circolo vizioso di titoli sempre più "strillati" ».
«Ha ribadito la linea della Santa Sede e la dottrina della Chiesa, da sempre contrarie a ogni discriminazione. Del resto le sue dichiarazioni sono state rese nel contesto del prossimo 60Ëš anniversario delle Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo ».
Cosa ha detto in realtà Migliore?
La «mozione» francese chiede la «depenalizzazione» del comportamento omosessuale, che in molti Paesi è sanzionato duramente, fino alla condanna capitale...
«Da sempre la Santa Sede è a favore del rispetto di ogni persona umana. Migliore l’ha affermato con chiarezza. Ha sottolineato infatti che "il Catechismo della Chiesa cattolica, dice, e non da oggi, che nei confronti delle persone omosessuali si deve evitare ogni marchio di ingiusta discriminazione". Certamente, da diplomatico di grande esperienza qual è, Migliore ha voluto anche mettere in guardia...».
Da chi e da che cosa?
«Ha voluto sottolineare che ci sono organismi che lavorano ideologicamente per trasformare scelte personali in nuovi diritti. La difesa della persona non deve costituire la base o il pretesto per estendere o per promuovere le unioni omosessuali o per mettere in difficoltà, con pressioni e discriminazioni, gli Stati che non riconoscono l’unione tra persone dello stesso sesso come "matrimonio". Non per nulla, come molto opportunamente ha fatto notare padre Lombardi alla Radio Vaticana, meno di 50 Stati membri delle Nazioni Unite hanno aderito alla proposta in questione, mentre più di 150 non vi hanno aderito. Cioè la stragrande maggioranza degli Stati è sulla stessa posizione della Santa Sede».
Giornalista
Giovanni Maria Vian
* Corriere della Sera, martedì 02 dicembre 2008
VATICANO, ATTO CONTRO L’UMANITà
Si trovi il coraggio di condannarlo
di Aurelio Mancuso (Liberazione, martedì 02 dicembre 2008)
Questa chiesa ha con la dichiarazione di ieri fatto il definitivo salto indietro che tanti prevedevano. D’ora in poi non saranno più possibili furbeschi giri di parole. Chi avrà, anche all’interno, il coraggio di condannare apertamente questo atto contro l’umanità allora non sarà complice.
Chissà cosa ne pensano in questo senso la Comunità di Sant’Egidio, le tante associazioni cattoliche pacifiste, impegnate nel volontariato internazionale. E il silenzio è sempre corresponsabilità, così come è avvenuto ieri, quando la gran parte dei mass media si è "dimenticato" che ricorreva la Giornata Mondiale di lotta contro l’Aids, rimozione probabilmente dettata dai tempi, dalle opportunità politiche, per tacere quello che il nostro paese non fa da decenni. Stare zitti è colpevole e nessuno si potrà sottrarre.
Il Vaticano ha superato il limite, nessuna scappatoia è possibile: i politici di sinistra, centro sinistra, destra e centro destra, devono dire con chiarezza cosa ne pensano, senza arrampicarsi come al loro solito sugli specchi!
A niente vale l’obiezione che il Vaticano ha uno status di semplice osservatore e, quindi, non vota. Sappiamo bene quale profondo e continuativo lavoro di lobbing svolge in quel palazzo, in alleanza proprio con quei paesi dittatoriali, teocratici che negano la libertà alle donne e alle persone lgbt.
Attendiamo con grande curiosità le parole che si sapranno pronunciare in queste ore da parte del mondo politico, ma anche da quello culturale, della comunicazione. Da oggi lo spartiacque è finalmente stato delimitato e non è necessario essere anticlericali per provare un moto di sdegno contro un’azione che di cristiano, di messaggio evangelico, non ha proprio nulla.
Questa è la stessa gerarchia che piange (giustamente) quando i preti vengono uccisi, quando i cattolici vengono perseguitati, ma non fa altrettanto contro tutte le altre ingiustizie del mondo. E’ la stessa gerarchia che ha stretto la mano a Pinochet, che ha taciuto sull’omicidio del vescovo Romero, che si è collusa con la mafia, con la P2, con le deviazioni criminali dello Stato italiano.
E’ la stessa gerarchia, che, strumentalizzando un profondo senso religioso, che è ben altra cosa rispetto ai giochi di potere del palazzo, utilizza i soldi per l’8 per mille per organizzare milizie reazionarie di contrasto alle libertà individuali, contro l’autodeterminazione delle donne, contro ogni possibile vita degna per le persone gay e lesbiche.
E noi viviamo nella stessa Italia, che da quasi ventanni non ha una classe politica adeguata a difendere la laicità dello Stato, che ha permesso lo spadroneggiare in tutti gli ambiti di una casta di uomini, eunuchi per il regno dei cieli, che senza averne titolo e mandato, continuano ad opprimere ogni volontà di vera riforma sociale e civile. Speriamo, che almeno in questa occasione, non siamo lasciati soli a difendere non solo noi stesse e noi stessi, ma a difendere il principio di libertà, salvaguardia delle vite, vera e quotidiana democrazia!
Appello
FIRMA PER DEPENALIZZARE L’OMOSESSUALITA’!
Il ministro francese per i Diritti umani, Rama Yade, si è fatta promotrice di una proposta per la depenalizzazione universale dell’omosessualità.
Con il pieno appoggio del governo di centro destra presieduto da Sarkozy, presenterà la sua richiesta all’Assemblea generale delle Nazioni Unite, il prossimo dicembre.
"Questa iniziativa è importantissima. Ben 91 paesi nel mondo posseggono legislazioni che condannano gli atti omosessuali - dichiara Luca Trentini responsabile Diritti umani di Arcigay - e, fra questi, ben sei prevedono la pena di morte. È una situazione intollerabile, che lede i diritti umani fondamentali. Il mondo civile, e fra questi ci auguriamo anche l’Italia, devono sostenere questa iniziativa e farsi portatori di una cultura di rispetto e civiltà. Solo la settimana scorsa l’Iran ha condannato a morte per sodomia Nemat Safavi, l’ultima vittima di una lunga scia di delitti di stato".
Il forum di ellexelle, web della comunità lesbica italiana, ha lanciato una campagna di raccolta firme a sostegno di questa iniziativa che si può sottoscrivere cliccando sul link:
http://firmiamo.it/decriminalizzazionedellomosessualita
Arcigay aderisce a questa campagna e si adopererà perché l’opinione pubblica italiana sia sensibilizzata sulla situazione di persecuzione che molte persone omosessuali devono subire nei loro paesi d’origine e che, di fatto, impedisce loro di vivere liberamente il proprio orientamento sessuale e vìola il diritto fondamentale di ogni persona alla libera espressione. "Ci auguriamo che il Governo Italiano - dichiara Aurelio Mancuso Presidente nazionale di Arcigay - e in modo particolare il Ministro delle Pari opportunità Mara Carfagna sostenga nelle sedi opportune questa iniziativa e si adoperi perché in tutto il mondo l’omosessualità sia riconosciuta come un orientamento sessuale umano naturale (OMS) e non sia criminalizzata da leggi discriminatorie ed illiberali che privano della libertà, e a volte anche della vita, in nome del pregiudizio e dell’intolleranza".
Funziona dal 2006. Quasi mai attacchi alla Chiesa, solo
una confraternita per la ricerca di conforto, dialogo e anche di possibilità d’incontro
Funziona dal 2006.
Venerabilis, la chat dei sacerdoti gay
"Grazie per averci dato una voce"
Assoluto anonimato, molte domande da parte di giovani seminaristi
"Credevo di essere solo, ma ora capisco che posso essere uomo tra gli uomini"
di MARCO PASQUA *
Si definisce "confraternita dei preti romano-cattolici omosessuali" e vuole essere un punto di riferimento nel web per i sacerdoti omosessuali. Il suo sito internet, intitolato "Venerabilis", ha una chat multilingue (in italiano, inglese, francese e spagnolo), anche se è nei commenti alle diverse notizie pubblicate, che ci si scambiano e-mail e impressioni. Molti suoi frequentatori si dichiarano preti. C’è chi vuole conoscere altri confratelli o seminaristi, chi ha bisogno di confrontarsi sul complesso tema dell’omosessualità e della fede. Spesso sono anche semplici cattolici, in cerca di un parere.
Il colore dello sfondo del sito si richiama a quello ufficiale del Vaticano. Non è però uno spazio contro la Chiesa cattolica e, anzi, si tiene a precisare che queste pagine web "non condividono la cultura gay, diffusa dai tanti gruppi omosessuali e dai mass media, per una società laica" ostile alla chiesa. I sacerdoti gay vengono definiti col termine di "omosensibili", e a tutti viene rivolto l’invito di fare molta attenzione nel fornire il proprio indirizzo l’e-mail. Il timore è che qualcuno possa volerli smascherare, incluso il gestore del sito, rigorosamente anonimo (il suo nickname è "venerabilis"). I moderatori si definiscono tutti "sacerdoti".
Tanti i messaggi di supporto, da quando il sito, che è registrato in Turchia, ha ufficialmente aperto i battenti, nel 2006. Rob scrive inglese e se la prende col Vaticano: "La cosa peggiore che possa fare, è costringere i gay a rinunciare ai voti. Chi prenderà il loro posto?". "Se solo il Vaticano capisse di aver bisogno anche dei preti che si ritrovano nella nostra confraternita, aprirebbe le porte della chiesa a molte più persone", aggiunge ancora Rob. Alcuni dichiarano di essere sacerdoti, e ringraziano il sito per la possibilità che offre loro: "Sono un prete di 48 anni e frequento da alcuni mesi il sito e la chat di Venerabilis. Vorrei dirti grazie di cuore per aver dato la possibilità di incontrarci in questa fraternità. Mi firmo anonimo perché ritengo che la privacy sia una conquista di civiltà quando vuole salvaguardare l’intimo e l’inviolabile delle persone. Il grazie è per aver dato voce a chi desidera incontrare con semplicità e serietà altri fratelli e pur essendo conscio che questo può prestarsi ad ambiguità penso che anche con questo sito si possa credere amare e sperare ma soprattutto imparare a condividere sentimenti e ideali che ci qualificano ogni giorno".
Anche "Giovanni" ha parole di elogio per Venerabilis: "Grazie a questo sito ho scoperto un nuovo mondo. Credevo d’essere solo, ma ora capisco che posso essere uomo fra uomini. Unico neo: temo di restare confinato in una dimensione virtuale. Vorrei fare quattro chiacchiere de visu con qualcuno per capire di più di me e non chiudermi in me stesso".
Dalla Germania arriva il messaggio di un altro sedicente prete: "Sono un prete tedesco e vorrei conoscere altri sacerdoti e anche coppie gay per conoscenza e scambio di idee". Ildefonso, "futuro teologo moralista", incoraggia tutti ad andare avanti: "Sento il dovere, come futuro teologo moralista, di esortarvi a non mollare. Anche io 10 anni fa volevo diventare prete. La vigilia dell’ammissione agli ordini fui invitato a seguire degli incontri con psicologi e psichiatri, alla fine mollai. Terapie riparative hanno offuscato ancor di più la mia identità sessuale, che, seppur omosessuale, era equilibrata. Un caro saluto a tutti, specialmente a quei sacerdoti gay che io conosco, miei carissimi amici e per me fratelli, che ogni giorno lottano per vivere nella serenità cristiana".
E poi c’è anche chi cerca incontri: "Finalmente un sito dove spero poter incontrare dei preti maturi per poter scambiare oltre a belle parole anche momenti di intimità sani, spirituali e amorevoli. Ho 40 anni e adoro preti anziani dolci e saggi", scrive un utente che si firma Pino e fornisce la sua e-mail. "Cerco un prelato discreto, affidabile, per confessarmi, conoscerci/conoscermi", è il testo pubblicato da un altro utente anonimo.
La confraternita ha uno spazio su Twitter (http://twitter. com/vnews), sul quale riporta gli aggiornamenti salienti del sito, e una web-radio (V Live Radio), che offre a tutti gli internauti la possibilità di intervenire, registrando un messaggio audio. C’è anche la chat "chiedi al sacerdote", dov’è possibile "consultare con assoluta tranquillità e riservatezza, oltre a sacerdoti, religiosi e alcuni laici ma anche personale qualificato (psicologi o medici)".
L’ultimo messaggio pubblicato, nell’homepage del sito, è un "Sos" da parte di un utente che vuole essere "aiutato a realizzare la vocazione al sacerdozio". Il moderatore gli suggerisce, come prima cosa, di "riconoscere qual è la sua vera identità affettiva e sessuale, di accertarla e stabilizzarla".
Spettabile Consiglio di sicurezza delle Nazioni unite,
Segretario
Generale delle Nazioni Unite, Mr. Ban Ki-Moon
Gentilissimo Presidente
del Parlamento Europeo Hans-Gert Pöttering
Presidente della
Commissione Europea, Mr. Barroso
Presidente d’Italia, Mr Napolitano
Petizione:
intervento contro la politica della negazione del Vaticano.
I crimini
contro l’umanità - Tribunale Penale Internazionale
Il Vaticano nega in continuazione i diritti alla esistenza e alla dignità umana degli omosessuali. L’APARTHEID contro gli omosessuali non è più tollerato.
Ogni giorno la discriminazione mediatica è una minaccia alla pace, la politica del Vaticano ricorda i nazisti che preferivano la purezza della razza. Tutto quello che non è eterosessuale viene negato, annullato, azzittito, ignorato,condannato... ripudiato,diffamato, rinnegato, calpestato...perseguitato...
Il Vaticano nega il diritto alla vita, alla libertà affettiva, alla libertà di legalizzare i rapporti umani.
I Talebani negavano i diritti umani, il Vaticano nega i diritti umani. L’apartheid contro la gente di colore negava i diritti...
Le Nazioni Unite non possono stare a guardare questo scempio, questa minaccia alla pace da parte del Vaticano, indotta dalla negazione dei diritti di libertà e dei diritti umani della persona.
I governi dell’Europa chiedano sanzioni contro il Vaticano in applicazione art. 40 UN per la minaccia alla pace e l’istigazione al odio razziale, al odio per degli omosessuali, alla privazione della libertà e alla interferenza nella sovranità della Repubblica Italiana e del suo Parlamento.
I cittadini italiani lavorano, pagano le tasse, chiedono solo diritti umani come accade in ogni paese nel mondo civile.
Ma il Vaticano cosa fa? E fonte di istigazione al odio, fonte di discriminazione omofobica.
Ogni giorno il Vaticano viene coperto dei crimini contro l’umanità a spessa dei bambini da parti dei suoi prelati pedofili, cosa stiamo a fare? Quale risoluzione delle Nazioni Unite fu mai proclamata in difesa dei bambini violentati da preti pedofili?
Siamo tutti complici di questi crimini contro l’umanità, contro i bambini, contro la libertà della donna, alla parità, contro la discriminazione di certe religioni, contro la discriminazione sul orientamento sessuale....contro le diverse forme di famiglie.
Mi appello a voi per sradicare l’odio, le discriminazioni, le violenze, da qualsiasi governo della terra.
Cordiali saluti,
Pablo Lapi
-Secretary-General of the United Nations, Mr. Ban Ki-Moon
Security
Council of United Nations.
President of the European Parliament Hans-
Gert Pöttering
President of the European commission, Mr. Barroso
President of Italia, Mr. Napolitano
Appeal: intervention against the political of the Vatican negation. the crime against humanity -- penal international court
The Vatican denies in continuation the rights to the existence and to the human dignity of the homosexuals. The apartheid against homosexuals is not more born.
Every day the media discrimination is a threat to the peace, the Vatican politics remember the nazi that prefered the purity of the race. Everything that is not heterosexual to come hopeless, annuled, resetted, silenced, unknown, convict...repudiated, defamed, disowned, stamp on...victim of persecution...
The Vatican denies the rights to the life, to the affective liberty, to the liberty to legalize un human relationships.
Talebani denied the human rights, the Vatican denies the human rights. The apartheid against the people of color denied of rights...
United Nations are not able be to look this halves, this threat to the peace by the Vatican, induced by the negation of the right by liberty and of human rights of the person.
Governments of the Europe ask of sanctions to the Vatican, application art. 40 UN for hurl insults at it the peace, for the promotion and instigation to the racial hate, to the hate for of the homosexuals, to the deprivation of liberty and to the interference in the sovereignty of the Italian republic and of its parliament.
Italian citizens work, they pay the taxes, they ask only of the human rights as every country in the civil world.
The Vatican does? and source of instigation to the hate, source of homophobic discrimination.
Every day the Vatican comes covered by the crimes to the humanity to often of children by its Prelates pedophile, does are to do? Which resolution of the united nations never was proclaimed in defence of children violated by pedofhile priests?
Are all privy to these , crime against humanity against the children, against the liberty of women to the parity, against the discrimination for sure religions, against the discrimination on the sexual orientation....against the different forms of families.
I call me to you to eradicate the hate, the discriminations, the violences, from any government of the earth.
Yours truly,
Pablo Lapi
-Respetable consejo de seguridad de las naciones unidas,
Secretario general de las naciones unidas, Sr. Ban Ki-Moon
Presidente del Parlamento Europeo Hans-Gert Pöttering
Presidente
de la comisión europea, Sr. Barroso
Presidente de Italia, Sr.
Napolitano
Apelación: intervención contra la político de negacion del Vaticano. Los crimenes contra la humanidad-- Tribunal penal internacional
El Vaticano niega en continuación los derechos a la existencia y a la dignidad humana de los homosesuales. El apartheid contra los homosesuales no es más tolerado.
Cada día la discriminación mediática es una amenaza a la paz, la política del Vaticano recuerda los nazistas, que preferían la pureza de la raza. Todo lo que no es heterosexual viene negado, anulado, ajustado, ignorado, condenado...repudiado, difamado, renegado, pisado...perguido...
El Vaticano niegan los derechos a la vida, a la libertad afectiva, a la libertad de legalizar las uniones humanos.
Los Talebanes negaban los derechos humanos, el Vaticano nega los derechos humanos. El apartheid negaba a la gente de color los derechos humanos...
Las Naciones Unidas no pueden estar a mirar este estrago, esta amenaza a la paz de parte del Vaticano, inducido de la negación de los derechos de libertad y de los derechos humanos de la persona.
Los gobiernos del Europa piden sanciones contro el Vaticano, aplicación art. 40 UN por las amenazas a la paz, por la promoción e instigación al odio racial, al odio por los homosesuales, a la privación de la libertad y a la interferencia en la soberanía de la República Italiano y de su Parlamento.
Los ciudadanos italianos trabajan, pagan los impuestos, piden solo los derechos humano como en todos los países en el mundo civil.
¿El Vaticano que hace? Es fuente de instigación al odio, fuente de discriminación homosesual.
Cada día el Vaticano viene cubierto de los crimenes a la humanidad sobre los niños, por partes de sus curas. Que hacemos al respecto? ¿cuál resolución de las naciones unidas fue proclamada en defensa de los niños violentados de sacerdotes pedofilos?
Somos todos cómplices de estos crimenes contra la humanidad, contro los niños, contra la libertad de la mujer a la igualdad, contra la discriminación de ciertas religiones, contra la discriminación sobre la orientación sexual.... contra las diversas formas de familias.
Me apelo a vosotros para desarraigar el odio, las discriminaciones, las violencias, de cualquier gobierno de la tierra.
Cordiales saludos,
Pablo Lapi
Appel: interventionne contre la politique de la négationne du Vatican. les crimes contre les humanitée -- tribunal pénales internationales
Le du Vatican nie dans la continuationne les endroits à l’existence et à la dignitée humaine des homosexuels. L’apartheid contre les homosexuels n’est pas plus toléré.
Chaque jour la discriminationne médiatique est une menace à la paise, la politique du du Vatican rappelle les nazis qui préféraient la puretée de la race. Tout celui-là qui n’est pas hétérosexuel vient refusé, annulé, ignoré, condamné...répudié, diffamé, renégat, piétiné...persécuté...
Le du Vatican nie l’endroit à la vie, à la libertée affective, à la libertée de légaliser les rapports humains.
les |talebani| niaient les endroits humains, le du Vatican nie les endroits humains. L’apartheid contre les gens de couleuse niait les endroits...
Les Nationnes Jointes ne peuvent pas être à regarder quelqu’un celui-ci dédouble, cette menace à la paise de la part du du Vatican, induit par la négationne des endroits de libertée et des endroits humains de la personne.
les gouvernements de l’europe demandent sanctionnes contre du Vatican dans l’applicationne de |art|. 40 UN pour les menaces à la paise et l’incitationne à la haine raciale, à la haine pour des homosexuels, à la privationne de la libertée et à l’interférence dans la souverainetée de la république italienne et de son parlement.
les habitant d’une ville italiens travaillent, ils/elles paient les taxes, ils/elles demandent seulement endroits humains comme il se passe en chaque pays dans le monde civil.
Mais la due vaticane chose fait? et source d’incitationne aux haine, source de discriminationne de |omofobica|.
Chaque jour le du Vatican vient abri des crimes contre la humanitée à épais des enfants des parties de ses prélats de pédophiles, chose sont à faire? quel résolutionne des nationnes jointes feues jamais proclamé en faveur des enfants violés par les prêtres de pédophiles?
Nous sommes tous complices de ces crimes contre la humanitée, contre les enfants, contre la libertée de lefemme, à la paritée, contre la discriminationne certainements religionnes, contre la discriminationne sur leorientationne sexuelle....contre les différentes formes de familles.
M’appelle à vous pour déraciner la haine, les discriminationnes, les violences, de n’importe quel gouvernement de le terre. Cordiaux saluent,
Pablo Lapi
Sehr geehrt Sicherheitsrat von der vereint Nationen,
Generalsekretär von der Vereinte Nationen, Mr. Ban Ki-Moon
Präsident
von der Parlament europäisch Hans-Gert Pöttering
Präsident von der
europäisch Auftrag, Mr. Barroso
Italien Präsident, Mr Napolitano
Italienisch Parlament, Mr, marinieren, Mr. Bertinotti
Appell: Eingreifen gegen die Politik von der Verweigerung von der vatikanisch. die Verbrechen gegen der Menschheit-- international Strafgericht
Der vatikanisch verneint dauernd die Rechte im Bestehen und in der Menschenwürde von den Homosexuellen. Der APARTHEID gegen die Homosexuellen ist nicht als ertragen.
Jeder Tag der |mediatica| Unterscheidung ist eine Drohung im Frieden, der Politik von der vatikanisch sich erinnern an die Nationalsozialiste dass sie zogen die Reinheit von der Rasse. All der dass er/sie/es/Sie ist nicht heterosexuell kommt unbegabt, für ungültig erklärt, |azzittito|, nicht gekannt, Verurteilte...verstossen, verleumdet, Renegat, getreten... Verfolgte...
Der vatikanisch verneint das Recht im Leben, in der gefühlsmässig Freiheit, in der Freiheit von legalisieren die menschlichen Verhältnisse.
die |talebani| verneinten der Menschenrechten, der vatikanisch verneint die Menschenrechten. Der |apartheid| gegen die Farbigen verneinte der Rechte...
Der Vereinte Nationen nicht können zusehen dieser Gemetzel, dieser Drohung im Frieden seitens der vatikanisch, induziert von der Verweigerung von den Rechten von Freiheit.
die Regierungen von Europa fragen Sanktionen gegen vatikanisch in |art| Anwendung. 40 UN für die Drohungen im Frieden und der Anstiftung im Rassenhass, im Hass für von den Homosexuellen, im Freiheitsentzug und in der Interferenz in der Souveränität von der italienischen Republik und von seinem Parlament.
die italienischen Bürger arbeiten, sie zahlen der Gebühren, sie fragen nur Menschenrechten wie gescheht in jedem Land in der bürgerlichen Welt.
Aber der vatikanisch Ding macht? und Anstiftung Quelle in der Hass, Unterscheidung Quelle |omofobica|.
Jeder Tag der vatikanisch kommt Gedeck von den Verbrechen gegen die Menschheit in dicht von den Kindern von Geburten von sein Pädophilen Prälate, Ding sind in machen? welches Auflösen von der Vereinte Nationen waren nie ausgerufen in Verteidigung von den Kindern vergewaltigt von Pädophilen Priester?
Sind alle Komplizen von diesen Verbrechen gegen die Menschheit, gegen die Kinder, gegen die Freiheit von der Frau, in der Gleichheit, gegen die Unterscheidung gewiss Religionen, gegen die Unterscheidung auf derGeschlechtse Orientierung....gegen die einig Formen von Familien.
Ich appelliere mir euch für entwurzeln der Hass, der Unterscheidungen, der Gewalten, von irgendeiner Regierung von der Erde. Herzliche Grüsse,
Pablo Lapi
Il cattivo paradosso
di GIAN ENRICO RUSCONI (La Stampa, 2/12/2008)
E’ grottesca la motivazione con cui il Vaticano si oppone alla proposta di depenalizzazione dell’omosessualità che sarà presentata all’Onu dalla Francia a nome dei 25 Paesi della Unione europea. Il Vaticano infatti è preoccupato che «nuove categorie protette dalla discriminazione creeranno nuove e implacabili discriminazioni».
Siamo al cattivo paradosso che per proteggere le persone omosessuali, queste dovrebbero essere mantenute sotto la minaccia di reato perseguibile per legge. Il Vaticano non si impegna affinché gli Stati che praticano contro gli omosessuali sanzioni, torture e persino pene capitali (in dieci Paesi islamici), modifichino il loro atteggiamento, muovendosi appunto nella linea recentemente enunciata dalla Chiesa stessa che invita ad evitare «ogni marchio di ingiusta discriminazione». No. La preoccupazione vaticana è che «gli Stati che non riconoscono l’unione tra persone dello stesso sesso come “matrimonio” vengano messi alla gogna e fatti oggetto di pressioni». Il problema che sta a cuore alla Chiesa non è l’abbattimento effettivo della discriminazione tramite la legge, ma l’imbarazzo («la gogna») in cui si troverebbero gli Stati che praticano leggi punitive contro l’omosessualità. O gli Stati che, pur tollerando benevolmente le persone omosessuali, non riconoscono loro la pienezza dei diritti. È evidente che qui il Vaticano pensa a possibili effetti a catena a favore delle unioni omosessuali, legalmente riconosciute, là dove non esiste ancora alcuna legislazione in proposito (come Italia). Non credo che abbia a cuore le difficoltà in cui si troverebbero gli Stati islamici, che ovviamente si opporranno frontalmente alla proposta europea.
L’alleanza tra Stati islamici e Vaticano su questo punto è garantita. Con buona pace degli alti discorsi della «razionalità della fede» cristiano-cattolica rispetto alla dottrina religiosa islamica. Quando si tratta di sesso e di famiglia le differenze teologiche tacciono. Rinunciamo in questa sede ad esporre ancora una volta le posizioni di principio di una visione laica in tema di responsabilità etica dell’individuo, di concezione non mitica, ma critica e riflessiva di «natura umana», di concezione delle unioni familiari, di separazione tra «reato» e «peccato» ecc. Sono anni che ci confrontiamo su questi temi. Invano. Non si dialoga più. Si contrappongono posizioni sempre più intransigenti. Ciò che conta è la loro potenzialità mediatica, che nel nostro Paese è saldamente in mano alla linea vaticana.
Rimanendo a livello di strategia comunicativa, viene spontanea un’ultima riflessione. Contrapponendosi all’iniziativa dell’Unione Europea, il Vaticano ribadisce ancora una volta la sua contrarietà all’orientamento laico dell’Europa, ovviamente diffamato come laicista (relativista, immoralista e via via elencando tutte le nefandezze della ragione illuministica). Non è chiaro dove porterà questa strategia. Nel caso della depenalizzazione dell’omosessualità la linea vaticana smentisce esperienze drammatiche e ben meditate interne allo stesso mondo cattolico. Verosimilmente non interpreta neppure i convincimenti di milioni e milioni di sinceri credenti. Perché si adotti oggi questa strategia non è chiaro. Evidentemente il sesso e una certa idea di famiglia contano di più delle riflessioni della fede. Ma qui il laico tace.
IL VATICANO ALL’ONU: MEGLIO LASCIAR MORIRE E PERSEGUITARE GLI OMOSESSUALI CHE RISCHIARE IL MATRIMONIO GAY : SE I GAY VALGONO MENO DI UN ASINO! (la parabola evangelica dell’asino caduto nel pozzo )
IL VATICANO DETTA LA LINEA ALL’ONU SUI DIRITTI UMANI...
MA PUO’ UN CIECO GUIDARE UNO CHE CI VEDE GIA’ POCO?
NON FINIRANNO AMBEDUE NEL FOSSO? come diceva Gesù Cristo....
L’ULTIMA USCITA del RAPPRESENTANTE del VATICANO ALL’ONU supera di gran lunga ogni fantasia e supera ogni previsione possibile: in puro stile antievangelico, clericale, misantropo, ideologico ed ipocrita, preferisce lasciare intatta una legislazione degli Stati che prevede punizioni anche gravi, detenzione, torture e persino pena di morte per chi è oosessuale o pratica l’omosessualità, con la risibile scusa che altrimenti gli Stati che non avessero domani una legislazione anti-omofobia verrebbero attaccati perchè non contemplano il matrimonio tra omosessuali: siamo alla paranoia pura.
NON SI RIESCE PIU’ NEMMENO A DISTINGUERE, SECONDO L’ANTICA TRADIZIONE (già invero carente mutuata da S. Agostino e da altri Padri della Chiesa ) CATTOLICA ROMANA del cosiddetto " MALE MINORE"... e cioè che si deve promuovere la strada che consente un male minore a fronte di uno maggiore... e che quindi nel caso di specie adrebbe concesso il "rischio" del matrimonio omosessuale a fronte dell’uccisione e persecuzione di persone umane!
INVECE NO! LA SANTA SEDE (Santa fino a che punto non si sa...) pontifica dicendo che è meglio rischiare in vari Stati dittatoriali o teocratici islamici l’uccisione di anti gay e lesbiiche, piuttosto che veder ventilato in un futuro un posibile matrimonio di persone dello stesso sesso.
Se non è barbarie teologica e civile, giuridica e umana insieme, questa! ... non sappiamo quale possa esserlo!
Ci sovviene alla mente una parabola evangelica : quella che Gesù ha usato contro i farisei del suo tempo...
LA PARABOLA DELL’ASINO CADUTO NEL POZZO IN GIORNO DI SABATO: diceva Gesù
" Se a Voi cade un asino nel pozzo in giorno di Sabato (festivo per gli ebrei) lo tirate fuori dal pozzo o lo lasciate morire perchè è giorno di Sabato?... Imparate che è il Sabato per l’Uomo e non l’Uomo per il Sabato!... così pure se Voi che siete cattivi e un vostro figlio vi chiede un pane, non gli darete un sasso o uno scorpione, tanto più il Padre celeste che è buono darà ai suoi figli...!"
INVECE IL VATICANO, IL PAPA, E QUESTO MONSIGNOR CELESTINO MIGLIORE (in realtà PEGGIORE!) hanno decretato senza scrupolo e dubbio alcuno che è meglio lasciar morire l’asino e l’uomo insieme, poichè la norma che uccide è meglio dell’amore e della misericordia che fa’ vivere! Hanno decretato che è meglio dare sassi e scorpioni in faccia a chi chiede qualche pane del riconoscimento sociale e qualche diritto a non essere discriminato o penalizato e punito o addirittra ucciso perchè ritenuto diverso!
ECCO DOVE CI PORTA IL MORALISMO DI RATZINGER E DEI PRELATI DELLA CURIA ROMANA VATICANA, COME AI TEMPI DI CRISTO: IL LORO NEOFARISEISMO CATTOLICO CONDUCE DIRITTO DIRITTO ALLA NEGAZIONE DEL VANGELO E DI CRISTO!
E dulcis in fundo, (in cauda venenum, cioè in coda c’è sempre il veleno, cioè il peggio...) il buon PADRE FEDERICO LOMBARDI DELLA SALA STAMPA VATICANA aggiunge che " tuttavia nel no alla proposta francese all’Onu per depenalizzare l’omosessualità la Santa Sede «non è sola: meno di 50 membri delle Nazioni Unite hanno aderito» all’iniziativa" .... INTERESSANTE GIUSTIFICAZIONE E ARGOMENTAZIONE DEL GESUITA CHE SI OCCUPA DEI MASS- MEDIA IN VATICANO.... non c’è che dire! in puro stile machiavellico e gesuitico che è la stessa cosa dasecoli ormai... con una ipcrisia che farebbe impallidire anche quella del Sinedrio di allora... che procesò e condannò Gesù Cristo!
Una motivazione, sofistica, speciosa, al limite del cinismo e del beffardo : " meno di 50 Stati membri hanno aderito all’iniziativa...! " per forza sono gli stessi STATI DITTATORIALI E I INTERGRALISTISLAMICI CHE SIEDONO ALL’ONU, gli stessi che boicottano tutte le leggi e risoluzioni sui dirittti umani e sui diritti delle donne nei Paesi più arretrati... e tra i quali c’è chi lapida le donne adultere ed impicca i gay le le lesbiche...
Questo il gesuita Lombardi non lo dice, lo tace!... che coraggio trovare risibili giustificazioni in questo!
Se avesse taciuto del tutto era meglio, molto meglio!
Il gesuitismo di Gesuiti senza Gesù fa rabbrividire!....
OGGI IL VATICANO HA SUPERATO SE STESSO NELLA NEGAZIONE DELL’AMORE DI CRISTO E DEL VANGELO!
(non dimentichiamo che accadde così anche alla fine della Seconda Guerra Mondiale nel 1945, quando la sempre solerte Santa Sede chiese al Governo Italiano di De Gasperi di tenere in piedi qualche dispozionie delle Leggi razziali del 1938 contro gli Ebrei promulgate dl fascismo, perchè - argomentavano allora i gesuiti e i prelati vaticani - in alcune parti erano buone e auspicabili!....
AB OMNIBUS MALIIS ECCLESIASTICORUM LIBERA LIBERA NOS DOMINE!
AMEN!
I TEOLOGI DEL CENTRO STUDI TEOLOGICI di MILANO
Centro Ecumenico
mons. + GIOVANNI CLIMACO MAPELLI
Arcivescovo Primate
Facilmente possiamo capire perchè tutti coloro che non credono nella dottrina della Chiesa, come il Mapelli, minimizzino o fanno finta di nulla dei numerosi avvertimenti di Gesù contro satana e l’inferno.
" A voi, miei amici, dico : non temete coloro che uccidono il corpo e dopo non possono far più nulla. Vi mostrerò invece chi dovete temere: temete colui che, dopo aver ucciso, ha il potere di gettare nella geenna: Sì, ve lo dico, temete costui (Lc 12, 4-5).
Chi non crede più all’esistenza di sanzioni eterne, non prende più seriamente le esigenze morali del vangelo e si sente libero dal regime della Legge.
Carissimo Biasi,
i primi a non credere più alle sanzioni eterne sono, forse, certi politici calabresi. Si potrebbe indicarne più di qualcuno, spietato quanto abile, falso quanto camaleontico. I cattolici dovrebbero reagire responsabilmente. Ma temo che questo non accadrà. E allora anche per diversi fedeli della nostra terra si profilano sanzioni eterne, che evidentemente tralasciano. Imminente è l’Età dello Spirito. Una nuova Gerusalemme sta per nascere sulle rovine della nostra regione. Retta da pochi Adamo. Disobbedienti, scaltri, incauti.
Ti abbraccio.
emiliano
Amatissimo Direttore,
mi piace ricordare a riguardo un filosofo gesuita svizzero, Hans Urs von Balthasar, che in un suo libro "Seul l’amour est crédible" (Solo l’amore è credibile, ed. Borla, 1982) scriveva :" Posso parlare dell’inferno solo per me, non foss’altro perchè non potrei mai immaginare che la condanna di un altro è più verosimile della mia" .
Noi cattolici dovremmo leggere più attentamente l’apostolo Luca, il quale evita di proposito di nominare Giuda durante il racconto dell’ultima cena, evitando così che il lettore possa sentirsi tranquillo sul destino di qualcun altro vissuto nel passato, senza chiedersi se lui stesso potrebbe diventare l’attore di un tradimento sempre possibile nella passione continuata di nostro Signore.
Ricambio con molto piacere il tuo abbraccio
biagio
Amatissimo Biagio,
ti ringrazio per il richiamo all’apostolo Luca, che è fondamentale. Se non erro, Hans Urs von Balthasar teorizzava anche la corrispondenza fra bello e buono. E in Calabria ci sarebbe da meditare in proposito, anche ragionando sul contrario. Mi piace richiamare don Peppe Diana, qui e ora, che diceva più o meno: "Non mi interessa sapere se Dio c’è, mi importa sapere, piuttosto, da che parte sta".
Ti abbraccio ancora, con l’affetto, la stima e l’amicizia di sempre.
Tuo emiliano
La Stampa, 1/12/2008 (17:56)
"Il Vaticano sbaglia"
Lettera del presidente nazionale Arcigay
AURELIO MANCUSO
Cara LaStampa.it,
ma perché il Vaticano ha oggi deciso di mettersi nel novero dei paesi che ammettono il reato di omosessualità? Quale ispirazione divina, ha consigliato al rappresentante osservatore all’Onu della chiesa cattolica di scagliarsi contro la richiesta presentata dal governo francese, e sottoscritta anche dal governo italiano, di depenalizzare l’omosessualità?
Circa novanta paesi nel mondo prevedono il reato di omosessualità, una cinquantina di questi lo puniscono con il carcere, le sevizie, la tortura, i lavori forzati, di questi una decina prevedono la pena capitale. Non c’è ragione ideale, religiosa, culturale che possa giustificare una simile presa di posizione vaticana! Ci attendiamo una retro marcia, una presa di distanza diffusa dentro la chiesa, una reazione da parte del mondo intellettuale, civile e politico italiano. Quello che è accaduto non ha giustificazione, non è ammissibile nella comunità internazionale libera dalle dittature, dalle teocrazie, di regimi sanguinari che impiccano, lapidano, schiacciano vivi, migliaia di gay, di lesbiche, di donne. Invochiamo delle scuse, ci appelliamo a tutti i cittadini italiani affinché a facciano sentire la propria voce!
Aurelio Mancuso presidente nazionale Arcigay
In nove paesi gli omosessuali pagano con la vita
Altrove li attendono il carcere a vita, le percosse e i lavori forzati
Pena di morte e frustate
La mappa della discriminazione
ROMA- Pena di morte. Carcere. Frustate. Lavori forzati. Multe. E’ lunga la lista delle pene con cui alcuni paesi puniscono l’omosessualità. E che oggi, dopo il no del Vaticano alla proposta di depenalizzazione universale dell’omosessualità, presentata all’Onu dalla Francia, vale la pena di scorrere. Per capire quanto sia ampia la geografia della discriminazione.
Nel mondo sono circa un’ottantina i paesi che hanno leggi che puniscono gli atti sessuali con persone del proprio sesso. La pena capitale è prevista in Mauritania, Arabia Saudita, Emirati Arabi, Yemen, Sudan, Iran, Afghanistan, Nigeria, Somalia. Il carcere a vita, invece, è previsto in India, Pakistan, Birmania, Guyana (l’unico Stato latinoamericano dove l’omosessualità è reato), Sierra Leone, Uganda, Tanzania, Bangladesh, Barbados.
Ma condanne e punizioni sonno ampiamente diffuse in molte zone del mondo. E non solo il carcere ma anche i lavori forzati. In Guinea Bissau, per esempio. Oppure l’Angola e il Mozambico. Ed ancora multe e pene cosidette "più lievi" (come qualche anno di carcere). Si passa dai 14 del Malawi, ai 20 della Malesia, ai dieci della Maldive.
Altro aspetto da segnalare è che sono molti i paesi che considerano reato la sola prostituzione maschile: Kenia, Lesotho, Swaziland, Uganda, Zambia, Zimbabwe, Baharain, Maldive, Territori della Palestina, Turkmenistan, Uzbekistan, Grenada, Giamaica, Kiribati, Nauru, Palau, Papua Nuova Guinea, Tonga, Tuvalu, Guyana.
* la Repubblica, 1 dicembre 2008
Voi continuate a scrivere simili sciocchezze sulla Chiesa, per poi lamentarvi se al governo sale la destra oppure se si fondano nuovi partiti come quello nato ieri da Magdi (Cristiano) Allam (www.protagonistiec.it).
Siete solamente autolesionisti e incapaci di vedere ed interpretare la realtà !
SAN BIAGIO, AIUTACI TU
M. cari saluti e - Buon Natale!!!
Federico La Sala
Aiutati, che Dio ti aiuta
Grazie per gli Auguri anticipati, caro Prof. (ma penso che continuerò a romperti le "palle di Natale" fino alla fine... dell’anno)
Con incommensurabile simpatia
bia